III

Maggio 1945

Dopo che i bambini e ragazzi ebbero finito di farsi fotografare e di dare il proprio nome in questura, uscirono fuori. Stavano attendendo che il carro coperto che li aveva accompagnati quella mattina fin lì venisse a prenderli.

Non c'era molto spazio sul piazzale davanti alla questura, quindi l'uomo zoppo aveva dovuto guidare molto per trovare un posto.

Sul piazzale i bambini più piccoli stavano giocando ad acchiapparella.

Giovanni si avvicinò al sedicenne che l'aveva protetto durante il viaggio. Con i segni delle mani che aveva imparato, cercò di comunicargli: "Vuoi venire a fare una passeggiata con me nei dintorni?"

Il ragazzo, che non conosceva l'alfabeto dei segni, disse: «Scusami Giovanni. Non so cosa tu abbia detto, ma non ho proprio la forza di alzarmi da questo "muretto"» disse, indicando verso il basso l'ammasso di mattoni su cui si era seduto, che tutto era fuorché un muretto.

Giovanni lo pregò a mani giunte. Non vedeva l'ora di poter gironzolare per le strade di Roma. Supplicò anche Pavel, il ragazzo accanto al sedicenne che, con accento polacco, disse: «No no. Se Gabriel no si alza, io qui. No muovo senza lui».

Giovanni, a braccia conserte, mise il broncio. Iniziò a camminare da solo pur non conoscendo la zona, richiamato dagli altri due, fino a quando un enorme cane marrone gli si parò davanti, iniziando ad abbaiare.

Al piccolo Giovanni si mozzò il respiro. Non poteva urlare, non poteva chiamare quello che aveva scoperto chiamarsi Gabriel. Non riusciva minimamente a muoversi.

Una serie di immagini si materializzarono davanti a lui: il vagone merci che si apriva; lui, con la sua famiglia, spintonati verso terra, con le mani in alto; ed enormi pastori tedeschi che abbaiavano.

In quel momento, il bambino rispose al suo istinto di alzare le mani, pensando che il cane si sarebbe calmato, ma non fu così: l'animale spalancava sempre di più le sue fauci, quasi a volerlo mangiare, interpretando il gesto del bambino come un attacco alla sua integrità.

Il respiro divenne corto.

Tutto era successo in una manciata di secondi.

Lui era a terra, circondato da Gabriel e altri ragazzi che mandavano via quel cane e che cercavano di far riprendere il bambino.

L'uomo zoppo, che finalmente era giunto sul posto con il camion coperto, vide tutta la scena e si avvicinò. «Toglietevi tutti! Fatelo respirare!» D'istinto, l'uomo lo pose su un fianco e, quasi come d'incanto, il bambino tornò a respirare.

-

La "mamma della tenuta" aveva appena finito di coltivare le sue rose con Lisa: era molto contenta di aver ricevuto un caro aiuto da quella bambina.

Quando il camion giunse presso la tenuta, lei si era preparata ad accogliere alla meglio i bambini. Aveva già messo alcuni fornai a lavorare per preparare del buon pane.

Quando l'autista arrivò con il camion nel cortile della tenuta, lei sorrise.

Ma il sorriso le sfuggì quando vide la faccia seria del compagno di lavoro, mentre la raggiungeva. «Che succede?»

L'uomo sembrava infuriato. «Non so come possiamo andare avanti nel fare questo lavoro. Dio vuole troppo da noi».

«Che succede?» ripeté la donna.

Quando i ragazzini iniziarono a scendere dal camion, la donna scorse la testa di Giovanni: sorrise con fare materno.

«Vedi quel bambino, quello biondo?» Indicò proprio Giovanni. «Ha avuto un brutto attacco di panico a causa di un cane che abbaiava. Era paralizzato». Sembrava aver totalmente perso la sua iniziale furia. «Chissà cosa deve aver passato quel piccino? Un bambino senza qualche trauma passato avrebbe iniziato a correre, cercando riparo in qualche adulto, avrebbe urlato o avrebbe preso un bastone per difendersi. Lui no. Lui si è bloccato nella posizione in cui si trovava con le braccia alzate, come se lo stessero arrestando. Sembrava un pezzo di ghiaccio».

La giovane donna si pose una mano sulla bocca, ripensando al fatto che anche quando lei era giovane, era accaduto un fatto analogo nella sua famiglia, ma con risvolti differenti.

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Eccoci in un nuovo capitolo. Come vi sembra il piccolo Giovanni? ❤️  Per lui ci siamo ispirate ad alcuni dettagli dalla serie TV  La guerra è finita.

Lilingel

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