guerrilla
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⚠️Questo capitolo contiene linguaggio volgare e riferimenti sessuali espliciti⚠️
San si svegliò con la luce del mattino che filtrava tra le tende, un riflesso dorato gli accarezzava il viso, facendogli socchiudere gli occhi, cercando di schivare quel chiarore gentile ma insistente.
Si voltò per guardare Wooyoung ancora nel suo letto, su un fianco. E lo fece sorridere il fatto che avesse riposto la testa sotto il cuscino, quasi a voler ignorare qualsiasi input per iniziare la giornata.
Alzandosi, si allungò piano verso di lui, e al contatto della sua mano sul braccio, lui si mosse letteralmente.
«Sei sveglio?» domandò
«Mmh - mugugnò, la voce ancora impastata di sonno. Si posizionò supino, dandogli piena visuale del suo bel viso ancora assonnato - che ore sono?»
«Le 8:30.»
A quelle parole, il ragazzo sobbalzò, alzandosi a mezzo busto. «Cazzo, mi sono addormentato, volevo andare a correre.»
San si sedette accanto a lui, provocandolo «Non so se valga come allenamento - fece una piccola pausa, carezzando da sopra la coperta il corpo di Wooyoung, all'altezza della sua intimità - Ma se vuoi ho in mente un bel risveglio muscolare.»
Wooyoung, in risposta a quel tocco, gettò fuori un misto tra un ansimo e una risata provocatoria.
«Non so che muscoli tu voglia far svegliare, ma hai tutta la nostra attenzione.» mormorò ridacchiando. Toccò da sopra il pigiama lo stesso punto appena sfiorito da San, avvertendone il calore.
San ridacchiò, chinandosi per stampargli un breve bacio sulle labbra. «Sei tremendo.» commentò, alzandosi dal letto in cui si era appena seduto
«Certo, io!» ribatté cinicamente il ragazzo ancora steso sul letto, inerme.
San si abbandonò ancora una volta ad una lieve risata, prima di togliersi gli indumenti che aveva indosso, restando in boxer, sotto lo sguardo curioso del compagno di stanza.
«Entra in doccia con me.» propose
Fu una proposta che, visto tono autoritario del ragazzo dai capelli rosa, quasi non sembrò tale.
Wooyoung, dal canto suo, non se lo fece ripetere due volte. Adorava quei rari momenti in cui San era dolce con lui, ma ogni volta che San lo sfiorava sentiva un fuoco dentro di sé che nessun altro sarebbe stato in grado di accendere il quel modo.
Scostò la coperta e fece per alzarsi, andando incontro al ragazzo in piedi.
«Entro dove vuoi tu.» lo schernì, un sorriso malizioso gli abbandonò le labbra con estrema giocosità.
Viveva per quei momenti: quei silenzi sottesi, quelle provocazioni sottili. È sempre stato un fan di quel tipo di flirt un po' spinto, quel crescendo di tensione sessuale che entrambi portavano avanti con estrema naturalezza e desiderio.
San lo condusse nel bagno con sé, aprendo l'acqua della doccia abbastanza grande da ospitare entrambi. Iniziarono a baciarsi con foga e, in un raptus di passione, i due fecero scivolare la propria biancheria intima dritta sul pavimento.
Wooyoung afferrò la mano di San e la portò sulla sua erezione turgida, emettendo un sospiro avvertendone la presa. Il ragazzo dai capelli rosa, effettuò un movimento con la mano prima lento, poi più rapido, osservandolo corrugare il viso, pervaso dal piacere.
«Questo muscolo di sicuro non ha problemi a svegliarsi.» mormorò divertito
Wooyoung rise a sua volta, seguendolo sotto il getto d'acqua calda. Si guardarono intensamente negli occhi, vogliosi, mentre l'acqua percorreva i loro lineamenti, talmente definiti da sembrare quasi plasmati con lo scalpello.
Proseguirono con i movimenti di mano l'uno verso l'altro per ancora qualche minuto, al punto che fu difficile trattenere i gemiti. E proprio quando San avvertì che il moro stava per venire, glie lo impedì.
«Facciamo una cosa.» ammise, sospirando.
Fu un'affermazione carica d'attesa, un misto tra un sospiro e una richiesta e Wooyoung si scaldò ancora oltre quanto non lo fosse già.
San sorrise, osservandolo, bellissimo, seguendo le gocce scorrere lungo il suo corpo tonico e il moro si limitò ad annuire, facendolo inginocchiare davanti a sé. Gli occhi vitrei di San si dispersero nei suoi.
Tracciò una linea con la lingua lentamente, inumidendo quell'area tanto sensibile. Poi, con le mani di Wooyoung tra i suoi capelli, lo accolse completamente tra le labbra, aumentando il ritmo.
Wooyoung si lasciò sfuggire gemiti incontrollati, alcuni più sommessi, altri più sonori e intensi, finché non raggiunse l'apice del piacere.
«Ho capito, i capelli sono rosa perché sei un porcellino.» gli sussurrò Wooyoung scherzosamente, guadagnandosi in tutta risposta una leggera sculacciata.
Lo afferrò saldamente per i fianchi e lo avvicinò a sé, baciandolo con fervore.
«Te l'ho detto che sei tremendo, principessa.»
Trascorsero ancora un po' di tempo sotto il getto d'acqua calda, insaponandosi l'un l'altro tra baci, carezze e gemiti.
Wooyoung spinse San contro la parete del box, facendolo mugugnare appena.
«Ancora non hai visto nulla.» lo intimò
San lo osservò curioso. Sembrava come una minaccia.
Una bella minaccia.
POV Hongjoong
Tirai un lungo sorso di iced coffee dalla cannuccia, osservando i ragazzi seduti davanti a me. Yeosang scorreva con attenzione le pagine di appunti, mentre Jongho sembrava immerso nella scelta del suo prossimo boccone, un biscotto appena sfornato che scricchiolava sotto i denti con un suono soddisfacente.
«Non c'è cosa più bella di fare colazione fuori» dissi, sorseggiando ancora con un sorriso compiaciuto.
Jongho alzò lo sguardo e rise leggermente. «Hai proprio un modo elegante di mangiare.» La sua voce era carica di ironia bonaria, quel tipo di commento che tra noi era quasi un rito. Yeosang rise a sua volta, e tutti insieme scoppiammo in una breve risata che fece eco tra i tavolini semi vuoti del locale.
Era una mattinata particolarmente luminosa, di quelle che sembrano spingerti fuori casa con la loro promessa di calma e bellezza. Le lezioni erano sospese per la settimana: pausa didattica in vista degli esami. E noi tre avevamo deciso di rifugiarci in quella caffetteria. Mi piaceva da sempre: luci soffuse, musica lofi che cullava l'ambiente, e quel profumo di dolci che galleggiava nell'aria come un abbraccio. Quando non c'era troppa gente, diventava il mio posto preferito per studiare, immergendomi in quell'atmosfera serena che mi aiutava a restare concentrato.
Passammo una ventina di minuti così, tra chiacchiere leggere e colazione. I nostri discorsi andavano da un argomento all'altro, toccando solo lievemente i nostri impegni accademici. Era come se tutti e tre sapessimo che il tempo per studiare sarebbe arrivato e che, per ora, potevamo permetterci di essere soltanto ragazzi, lontani dai grafici, dai libri di testo e dalle scadenze imminenti.
Quando alla fine ci rituffammo nel lavoro, la montagna di compiti sembrò meno insormontabile. Avevamo una presentazione importante da preparare e un test scritto che incombeva, ma con Jongho al nostro fianco la fatica si dimezzava: era metodico, sempre sul pezzo, e non esitava mai a dare una mano. La sua determinazione era contagiosa.
A un certo punto, Jongho si alzò per andare in bagno. Colsi, in quel breve momento di silenzio, un movimento appena percettibile di Yeosang. Sollevò gli occhi verso di me, una luce incerta nello sguardo, come se volesse dirmi qualcosa ma fosse frenato da un pensiero di troppo.
«Tutto ok?» chiesi, rompendo la tensione sospesa tra di noi.
Yeosang distolse lo sguardo per un attimo, quasi imbarazzato. «Sì, sì... potrei chiederti la stessa cosa.» La sua voce era un sussurro, ma percepii una nota di preoccupazione.
Rimasi spiazzato, senza capire del tutto cosa intendesse. «Eh?»
Lui abbassò ancora un po' la voce. «È solo che... da qualche giorno sembri... strano. Sai che puoi parlarmi di tutto, vero? Voglio dire, se c'è qualcosa che ti turba, sono qui.» Il suo sguardo era sinceramente premuroso, e quel sorriso, che provava a incoraggiare, mi disarmò del tutto.
La verità era che nemmeno io sapevo cosa mi stesse succedendo. Da quando avevo avuto quella curiosa conversazione con Seonghwa, una serie di pensieri era entrata furtivamente nella mia testa, come ombre che sfiorano appena la coscienza. L'idea di poter cambiare qualcosa nel mio rapporto con lui—Seonghwa—si era insinuata tra le pieghe dei miei pensieri, un'ipotesi timida ma inaspettatamente piacevole. Ma era una sensazione agrodolce, confusa, e più cercavo di darle una direzione precisa, meno appariva plausibile.
E poi c'erano dei trascorsi tra San e Seonghwa: un'incompatibilità palpabile tra di loro che non faceva che complicare le cose. L'ultima cosa che desideravo era creare tensioni nel gruppo.
Sospirai internamente, cercando di scacciare la mia guerriglia interiore . Forse era solo una fase, forse stavo solo facendo overthinking e di lì a poco mi sarei dimenticato tutto.
«Sì, sì. Lo so. - abbozzai un sorriso per rassicurarlo. - Tranquillo, è tutto a posto.»
Yeosang mi osservò per un attimo. Sembrava ancora titubante, ma non disse altro. Mi sorrise debolmente, quasi volesse dirmi che ci sarebbe stato comunque, anche se non gli avessi detto nulla. Tornammo a concentrarci sui libri.
Eppure, non potei fare a meno di sentire che, in fondo, non gli avevo dato una risposta completa.
Non credo se la sia bevuta del tutto.
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