bad romance

Pov Mingi
Il pomeriggio d'allenamento era stato fantastico. Mi sentivo in forma e in sintonia con il corpo, un po' come se ogni peso della giornata fosse svanito.

Con l'ansia crescente per gli esami, allenarmi era diventato il mio modo di liberarmi della tensione; era l'unico momento in cui tutto sembrava semplice, sotto controllo. L'unica nota stonata, quel giorno, era l'assenza di Yunho, che aveva dovuto saltare per un appuntamento dal dentista. Potevo sembrare sdolcinato, ma ogni volta che mi fermavo a pensare finivo per pensare a lui. La sua presenza nella mia vita la rendeva più luminosa e meno caotica, e mi sembrava di essere una versione migliore di me stesso quando lui era vicino.

E così, mentre mi avviavo verso gli spogliatoi, sentivo la mente già partire per conto suo, a fantasticare su quando ci saremmo rivisti. Mi sembrava quasi strano quanto fosse diventato importante per me.

Persino a livello accademico, con lui mi sentivo più forte e motivato. Andava tutto così bene che quasi non sembrava reale.

Stavo per entrare nello spogliatoio quando un gruppo di cheerleader dall'altro lato del corridoio mi distolse dai pensieri. Le loro risate stridule riempivano l'aria, e le ignorai senza sforzo. Ma appena girato l'angolo, prima di raggiungere la porta, la vidi. Minnie.

Appariva quasi dal nulla, come un presagio inaspettato.

D'istinto accelerai il passo, sperando che non mi notasse, ma la sua voce si fece sentire alle mie spalle prima che potessi attraversare la soglia.
«Mingi.»

Trattenni un'imprecazione. La tentazione di ignorarla e scappare a gambe levate era forte, ma non ci riuscivo. Minnie mi aveva portato al limite, separandomi da Yunho e mettendo in discussione il nostro legame. Per colpa sua, avevo sofferto davvero. Cercai di ignorare quella tensione dentro di me e feci un altro passo verso la porta, voltandomi verso di lei solo all'ultimo istante.

«Ciao. - la mia voce era fredda, un mormorio gelido - Perché sei qui?»

Lei abbassò lo sguardo, grattandosi la nuca come se fosse imbarazzata. «Ehm... volevo... volevo chiederti scusa. Davvero, Mingi.»

La sorpresa mi colse impreparato. Chiedere scusa? Adesso?

«Minnie, ma ti ascolti? - sbottai, guardandola con disprezzo. - Onestamente, l'unica persona a cui devi delle scuse sei proprio tu.»

«Mingi, so che è...»

Alzai una mano per fermarla. «No, lasciami parlare. Ci hai usati, Minnie. Questo è quello che hai fatto. Eri confusa, frustrata per la fine della tua relazione, e hai riversato tutto su di noi. Hai approfittato di me e Yunho, delle persone che ti volevano bene. Sei stata disonesta e meschina. Non hai fatto altro che metterci i bastoni tra le ruote, perché non sopportavi l'idea di non essere più al centro dell'attenzione.»

Scossi la testa, la mia voce un sibilo tagliente. - Credo che il tempo per le scuse sia finito. Buona serata.»

Feci per abbassare la maniglia della porta, deciso a chiudere la conversazione una volta per tutte, ma lei parlò di nuovo, la voce quasi spezzata.

«Mingi, ti prego. Lasciami spiegare.»

Mi voltai appena, un'espressione impassibile sul volto, incrociando le braccia in attesa. Mi accorsi solo in quel momento che una lacrima le rigava il viso.

Lei lo pulì in fretta, riprendendo a parlare. «Hai ragione, sono stata... una stronza. Ho voluto che tutto seguisse la mia visione, come se fosse l'unica possibilità, senza rispettare i tuoi sentimenti o quelli di Yunho. So che è tardi per chiedere scusa, e so che probabilmente niente potrà mai riportare l'armonia di prima. Ma... mi auguro che voi stiate bene, davvero. Prendetevi cura di voi.»

In quel momento, pensai che la conversazione fosse finita, e stavo per andarmene, ma poi la sua voce cambiò. Divenne più morbida, più intima.

«Ma sai, Mingi...» aggiunse con un tono più sottile, quasi confidenziale. «Pensi davvero che tra te e Yunho sarà così semplice come credi?»

Mi irrigidii, guardandola con una smorfia leggera. Stava insinuando qualcosa, ma non riuscivo a capire fino in fondo dove volesse arrivare. Lei colse il mio silenzio come un invito a continuare.

«Tu e Yunho avete un legame, certo, ma... sarà mai davvero lo stesso senza di me?» abbassò appena la voce, come per rendere le parole più intime, persino convincenti. «Tu lo conosci, sì, ma io... io conosco una parte di lui che solo con me si è lasciato mostrare. Ci sono lati di Yunho che nessuno potrà mai capire come ho fatto io. Neanche tu.»

La fissai incredulo e per un attimo, solo per un attimo, sentii le sue parole insinuarsi. Era vero: tra loro c'era stata un'intesa che a tratti era sembrata impossibile da spezzare. Però... no, non poteva aver ragione. Non aveva più un posto nella vita di Yunho e comunque il fatto che lo avesse avuto non escludeva che anch'io lo conoscessi molto bene.

«Minnie, che tu lo voglia o meno, io e Yunho non abbiamo bisogno di te. Quello che abbiamo costruito è solo nostro, e andremo avanti da soli.»

Lei mi guardò ancora per qualche istante, come se sperasse di riuscire a incrinare la mia sicurezza, ma poi un sorriso triste affiorò sulle sue labbra.

«Lo spero di cuore, Mingi, sul serio. Ma non lo dico per cattiveria... forse il tempo ti farà capire che ciò che io e lui avevamo non si può replicare.»

Minnie si allontanò, lasciandomi solo. E mentre me ne stavo lì, ancora con la mano sulla porta, mi resi conto di quanto quella conversazione mi avesse lasciato inquieto.

Sebbene volessi convincermi che lei avesse torto, che il mio futuro con Yunho fosse stabile e sicuro, una piccola voce dentro di me continuava a chiedersi:
E se avesse ragione?

Pov Seonghwa
Il brusìo della mensa si faceva sempre più intenso, un sottofondo costante che avrebbe potuto essere quasi rilassante, se non stessi cercando di concentrarmi sull'articolo. Cercavo di mettere insieme le idee, di dare coerenza a ciò che avevo scritto. Ero perso tra le parole, ma d'un tratto, la presenza di qualcuno mi riportò alla realtà. Hongjoong posò il suo vassoio di fianco al mio laptop, interrompendo i miei pensieri.

«È un buon momento?» mi domandò con un sorriso gentile, uno di quelli che usava quando cercava di apparire rilassato, ma che tradiva una leggera ansia.

«Sì, dimmi pure.» Ricambiai il sorriso, richiudendo il laptop per dedicargli la mia attenzione. «Ti serve qualcosa?»

Hongjoong si grattò la nuca, esitante. «È per quel progetto che mi hai proposto l'altra volta... Ecco, io... personalmente, non credo sia una buona idea.»

«Ah. - Provai a nascondere la delusione. - Non te la senti, quindi.»

«Non è questo, cioè...È solo che... - Sospirò e distolse lo sguardo, come se cercasse le parole giuste. - Ho tanti impegni nell'ultimo periodo, non credo sia il caso di vincolarmi ulteriormente.»

Il modo in cui lo disse mi colpì. Provai una sensazione strana, qualcosa che mi stringeva lo stomaco. Avevo sempre cercato di mantenere un tono neutro con lui, come se volessi proteggermi, eppure ogni volta che parlavamo provavo qualcosa che non riuscivo a definire. Era come se tra di noi ci fosse un legame silenzioso, un'intensità sottile che mi lasciava senza difese.

«Capisco. - Le parole mi uscirono meccaniche, eppure dentro sentivo una delusione che non riuscivo a interpretare. - Non c'è problema, Hongjoong. È solo un'idea. Magari ne parleremo un'altra volta.»

Lui non rispose subito e nella sua espressione apparve una nota di esitazione, come se stesse cercando di dire qualcosa.

Io, dal canto mio, per quanto cercassi di convincermi che non fosse nulla, avvertivo una strana consapevolezza. Mi trovavo a desiderare di capirlo, di avvicinarmi a lui in un modo che andava oltre. Eppure, non riuscivo a definire cosa fosse quella sensazione, perché quella vicinanza per me era totalmente fuori dal comune.

«Ah...ottimo. - mormorò, distogliendo lo sguardo e mordendosi il labbro. Era come se volesse dire qualcosa, ma avesse paura. - Allora vado, buon pranzo.»

E con un ultimo sguardo, si voltò, mischiandosi alla folla della mensa.

Mi ritrovai a fissarlo allontanarsi, e una strana sensazione mi travolse. C'era qualcosa di intenso in quel contatto visivo, un desiderio indefinibile, un senso di connessione che mi lasciava disorientato. Dentro di me si agitavano emozioni contrastanti, e per quanto provassi a ignorarle, sembrava che ogni volta che ci parlavamo queste emergessero più forti.

Con Hongjoong, qualcosa di nuovo stava emergendo. Non sapevo nemmeno come definirlo. Non era qualcosa di convenzionale ma sentivo un bisogno viscerale di avvicinarmi a lui, di conoscerlo in modo più profondo, di comprendere quei lati di lui che teneva nascosti agli altri. Era una sensazione sconvolgente, un misto di curiosità e timore, come se stessi scoprendo un lato di me che non avevo mai esplorato.

Mi chiesi se fosse possibile che questa connessione si concretizzasse, se fosse solo un'idea, frutto della mia testa, che sfuggiva alle definizioni. Ed era questo che mi disorientava: avevo sempre avuto un'idea chiara di cosa volessi e cosa non volessi, e ora, di fronte a Hongjoong, tutte le certezze sembravano sfumare.

Avvertivo la tentazione di parlarne, di dirgli cosa provavo, ma mi trattenni. Le parole non dette rimasero sospese tra noi, come un accordo tacito e fragile. Forse la cosa migliore era davvero non approfondire, lasciar scorrere il tempo e vedere se questo sentimento, qualunque cosa fosse, si sarebbe dissipato.

Ciao Hongjoong.

Pov Wooyoung

san
mia madre ha avuto una complicanza.
19:47
sono in viaggio.
19:47
torno a casa per un po'.
19:48

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