angel's kiss
POV Hongjoong
Non sapevo esattamente come fossi finito lì, seduto sul bordo del divano con Seonghwa così vicino. La luce naturale entrava dalle finestre, filtrata da tende bianche legate ai lati. La giornata non era un granché,
ma neppure il grigiore del cielo riusciva ad eclissare la figura eterea di Seonghwa. Lui era davanti a me, sdraiato in una posizione che faceva apparire del tutto naturale, pronto a farsi scattare una foto.
«È da tre ore che siamo qui. Riesci almeno a fare una foto decente?»
La sua voce aveva quel tono scherzoso che mi fa sempre sorridere, ma non riuscivo a rilassarmi del tutto. Feci un respiro profondo cercando di aggiustare l'inquadratura, ma non sapevo come mettermi.
Non so mai quale sia il mio posto quando Seonghwa è così vicino.
«Scusa. Provo di nuovo.» dissi, senza guardarlo negli occhi. Sistemai il cellulare, cercando di centrare la sua figura e nel farlo, lo guardai attraverso la fotocamera.
Seonghwa sembrava un angelo, indossava un top bianco senza maniche di tessuto morbido e leggero, con dettagli traforati che lasciavano intravedere la sua pelle candida. I capelli gli ricadevano ordinatamente intorno al viso, incorniciandolo.
Mi sfoderò l'ennesimo sorriso rassicurante, prima di mettersi in posa ancora una volta. Eseguii più scatti di fila e nel ricontrollarli non potei fare a meno di rimanere estasiato dalla sua bellezza.
«Ehi, fai vedere anche a me!» protestò.
Si sporse verso di me, e potei sentire il calore del suo corpo accanto al mio. Fu solo per un secondo, mentre cercava di farsi spazio per guardare insieme a me, ma scostai il telefono, ostruendogli la visuale.
«Ma allora!» il ragazzo forzò un tono offeso, ridendo sotto i baffi.
«Sei bellissimo, però hm, c'è qualcosa che non va...rimettiti un secondo per dov'eri.»
Il ragazzo cercò di nuovo la posizione giusta, appoggiandosi al bordo ligneo della finestra. Adagiò una mano dietro la testa e volse lo sguardo lateralmente, con un'espressione calma, quasi assorta nei propri pensieri. Stavolta, nel mettersi in posa, il top si sollevò leggermente, scoprendo una porzione del ventre, ben definito ma naturale, con una linea sottile che seguiva i contorni della muscolatura.
«Posso toccarti? È solo per sistemarti un po'.»
La domanda mi uscì spontanea, ma delicata, quasi come un sussurro. E, chiaramente, se avesse detto di no non avrei insistito.
Lui mi guardò, e per un istante sembrò voler dire di no. Ma poi annuì lentamente.
Mi sporsi verso di lui, e il mio respiro si mescolò al suo. Le mie dita solleticarono la sua fronte, raccogliendo una ciocca ribelle e spostandola dietro il suo orecchio. Fu un gesto semplice, ma mi colpì più del dovuto. La sua pelle era calda sotto le mie dita, e io mi trattenni dal fare qualsiasi cosa di più.
«Così va meglio.» mormorai
Mi allontanai nuovamente verso l'inquadratura e incorniciai l'ennesimo scatto.
L'ultimo, il migliore.
Seonghwa tratteneva il fiato ed era un gesto mi faceva sorridere. Mi piace questo effetto che ho su di lui, ma non lo forzo mai. Lo lascio decidere quanto può darmi.
Finita la foto, mi sfilò il cellulare dalle mani prima che me ne accorgessi. «Visto che se ti impegni riesci a fare un buon lavoro?»
«Faccio sempre un buon lavoro. Sei tu che sei troppo pignolo.» lo provocai, incrociando le braccia.
«Oh, davvero? Gne gne gne» mi fece il verso, la lingua leggermente fuori.
«Non permetterti mai più di farmi il verso.» Cercai di mantenere un'espressione seria, ma fallii miseramente.
«Sennò?» Seonghwa ridacchiò, il suo corpo scosso da una risata sincera.
Poi, all'improvviso, si fece più serio. Mi guardò con intensità, il cellulare ancora stretto nella mano. «Hongjoong.» La sua voce era bassa, quasi timida, un netto contrasto con il tono scherzoso di prima.
«Sì?»
Esitò per un attimo, mordendosi leggermente il labbro inferiore. «Toccami.»
Il cuore mi saltò in gola. Non era una richiesta casuale, non stavolta. C'era qualcosa nella sua voce, nel modo in cui mi guardava, che mi fece trattenere il fiato. «Seonghwa...» iniziai, ma non sapevo come continuare.
Seonghwa prese delicatamente la mia mano, guidandola con una sicurezza disarmante fino alla sua spalla. La sua pelle era calda sotto il tessuto leggero del top, e mi sembrava di avvertire ogni singolo battito del suo cuore attraverso quel contatto. Rimasi immobile, trattenendo il fiato mentre lui si limitava a guardarmi, aspettando che fossi io a decidere cosa fare dopo.
Con un gesto lento, lasciai che la mia mano scivolasse lungo la curva del suo collo, seguendo la linea elegante della sua pelle fino a raggiungere la sua guancia. Era così morbida e pallida che il contrasto con il rossore appena accennato mi fece sorridere involontariamente. Lui chiuse gli occhi per un istante, quasi come se quel tocco lo stesse rilassando, ma potevo sentire un velo di tensione nei suoi movimenti, come se stesse lottando contro qualcosa dentro di sé.
«Sei sicuro?» chiesi sottovoce, con la voce spezzata da un'incredulità che non riuscivo a nascondere.
Seonghwa aprì lentamente gli occhi, fissandomi con un'espressione seria ma vulnerabile. Annuì, anche se c'era una rigida esitazione nelle sue spalle, un riflesso involontario che tradiva le sue emozioni. Tuttavia, le sue mani non si mossero dai miei fianchi, come per dimostrarmi che non si sarebbe tirato indietro.
Poi parlò, e la sua voce sembrava incrinarsi leggermente: «Ho visto come mi guardi.»
Quelle parole mi trafissero, lasciandomi senza fiato. Provai ad aprire bocca per dire qualcosa, per giustificarmi, ma non ci riuscii. Lui continuò, il suo sguardo intenso, quasi dolorosamente sincero.
«Pensavi che non me ne accorgessi? - Il suo sorriso era lieve, appena accennato, ma i suoi occhi brillavano di una luce che non avevo mai visto prima. - Ogni volta che mi sfiori, ogni volta che mi parli... Hongjoong, è così evidente. E mi piace così tanto.»
Le sue parole mi scossero, facendomi abbassare lo sguardo per un momento. «Non volevo che ti sentissi a disagio...» mormorai, ma lui scosse la testa, interrompendomi.
«Non lo sono mai, con te. - La sua mano si posò sopra la mia, ancora appoggiata sulla sua guancia, tenendola lì con una dolcezza che mi fece tremare. - Anzi, mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo a capirlo.»
Quelle ultime parole mi colpirono come un fulmine. Alzai lo sguardo verso di lui, cercando di capire se lo stesse dicendo per compiacermi, ma non c'era traccia di disagio sul suo viso. Era serio, sincero, e in quel momento non c'era nient'altro al mondo che i suoi occhi e il suono del suo respiro.
Inaspettatamente, Seonghwa si mosse per primo. In modo lento, impercettibile, inclinò il viso verso di me, senza mai staccare gli occhi dai miei. Non c'era fretta nei suoi gesti, solo una calma decisa che sembrava volermi dire: È ok, sono qui.
Avvertii il cuore battere con forza, ma non mi tirai indietro. Non avrei mai potuto, proprio ora che era lui a volersi avvicinare a me.
Quando le sue labbra sfiorarono le mie, fu come se il tempo si fermasse. Non c'era nulla di invasivo in quel gesto—era un tocco lieve, casto, che sapeva di incertezza ma anche di una sincerità disarmante. Mi sembrò quasi che stesse chiedendo il permesso di essere lì.
Chiusi gli occhi senza rendermene conto, lasciandomi andare a quel contatto. La sua bocca era morbida, calda, e il bacio durò solo un istante.
Quando si staccò, i suoi occhi mi cercarono subito, come per assicurarsi che stesse andando tutto bene. Ero senza fiato, ma lo trovai in fretta. Mi accorsi di sorridere, un sorriso involontario, quasi imbarazzato ma pieno di gioia. Lui fece lo stesso, un rossore leggero che gli colorava le guance e che lo rendeva ancora più bello, ove possibile.
«Avrei voluto che qualcuno inquadrasse questo.», mormorò, cercando di stemperare la tensione con un pizzico di ironia.
«E a cosa devo quest'improvvisa voglia di baciarmi?»
Il moro ridacchiò, portandosi una mano a coprire il viso per un momento. Poi mi guardò di nuovo, serio ma con una luce dolce negli occhi. «Al fatto che sei bellissimo e che mi piace stare con te. E poi...non so. Però volevo farlo.»
Annuii, il cuore che finalmente rallentava. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo, ma in quel momento, con lui così vicino, era come se fossimo pronti a scoprirci vicendevolmente.
Anche a me piace stare con te, Hwa.
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