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Qualche ora dopo alcuni oggetti richiesti stavano già arrivando.
-Come cazzo hanno fatto?- Esclamò Patrick fissando alcune cose sconvolto. -Ci misi mesi per procurarmene uno!-
Rome rise aveva un tablet in mano dove teneva tutto sotto controllo. Diede un'occhiata alla palestra. Il primo piano e la telecamera in casa sua che puntava sui due pannelli segreti.
Avrebbe dovuto dire loro del secondo pannello segreto e cosa conteneva. Sospirò. Guardò Berlin.
-Che ne pensi?-
Lui la guardò per un lungo momento. -Da dove vuoi che inizio?-
Rome sorrise alzando le spalle.
-Bentornata sorella!- Le disse senza aggiungere altro, rispondendo poi al suo sorriso. -Ho parlato con Jordan nel frattempo. Dobbiamo allestire un piccolo studio medico. Il tuo appartamento su è troppo grande e dispersivo, se aggiungiamo qualche muro e delle attrezzature mediche, potrebbe essere usato da lui una volta ogni quindici giorni per le visite mediche e quelle specialistiche. Ha pure le coniscenze per richiedere protesi a costo zero. Si è già messo in moto. Dopodomani viene qui portandoti progetti e prospetti. Essendo che loro non hanno idea di cosa fai per lavorare... ho detto loro della palestra. Che per ora hai investito tutto qui. Come progetto sociale.- La guardò. -E che sei diventata istruttrice tattica, riprendendo a lavorare in una base. Quindi sei coperta per quando sei al lavoro.- Poi indicò Stephen e Patrick. -Per quanto riguarda loro e la loro presenza qui, non ho detto ancora nulla. Il fatto che ci siano altre entrate per arrivare, può aiutare, ma dobbiamo trovare una scusa plausibile.- La guardò seriamente. -Anche perché sai benissimo che lo verrebbe a sapere anche Athena, dopo ciò che è successo e del fatto di come si sono lasciati... e perché si sono lasciati... sarebbe da sistemare le cose.- La guardò alzando un sopracciglio, vedendo che guardava Patrick. -Sai che so sondare la gente, lui è cambiato veramente, Rome. Se non credi a lui credi a me.-
-Lo so, Berlin.- Lei sospirò. -Razionalmente lo so. Dammi tempo per farmene una ragione. Non chiedo altro, sto facendo pace con quei fantasmi, è una cosa che devo fare con calma. Non è facile.-
Le mise una mano sulla spalla sorridendole. -So che ci riuscirai. Come in tutto ciò che fai.-
Stephen li guardò in quel momento, Patrick stava attaccando, con cavi e viti, gli oggetti che erano stati portati. Sembrava un bambino con il giocattolo nuovo: gli occhi lucidi e frenetici.
-Tienilo d'occhio e che dorma o ricomincerà con la droga. Qui ho messo il divieto di droghe e alcool.-
Berlin fece un gesto con la testa. -Lo sappiamo, lo sa pure lui.- Le sorrise. -Ci ha detto chiaramente di prenderlo a pugni se non fa come gli si viene detto e di nominare Athena.-
Rome guardò il fratello e poi Patrick. -Lo fa per lei?-
-No, lo fa per te, per dimostrarti di essere degno di Athena. Spero lo faccia presto visto il coglione con cui sta uscendo ora.- Sbuffò guardandola di sbieco. -Non dirò altro su Athena. Ma eviterò di dirti quanto male hai fatto a tutti.-
Rome abbassò il volto. -Lo so.-
Berlin le diede una pacca leggera sulla spalla abbassando la voce -Sistema le cose anche con Stephen. Visto che ne sei innamorata.-
Rome lo fissò di sbieco e lui rise divertito. -Povera la mia Rome, non capisci un cazzo di sentimenti! Ricordati di mamma e papà, è bastato uno sguardo perché si innamorassero e si sposassero in poco tempo.-
-Noi non siamo loro. Io sono....-
-Confusa e incline a scappare quando ti senti coinvolta. Ora devi affrontare le cose. Datti una possibilità.- Smisero di parlare quando Stephen si avvicinò a loro. Le braccia incrociate sul petto e la fissava truce.
-Hai altri segretucci di cui vuoi metterci al corrente? O posso star tranquillo?-
Rome abbassò lo sguardo. Si schiarì la gola. -Bè... effettivamente...-
Stephen allargò le braccia. -Cosa?-
-Avrei un'armeria in camera da letto.- Rome mormorò, sia Berlin che Stephen la guardarono spalancando le bocche.
-COSA CAZZO HAI DETTO?- Stephen urlò quasi.
Berlin iniziò a ridere nervosamente. -E magari è pure nascosta dietro qualche pannello alla "mission impossible"?-
Rome arrossì e Berlin smise di ridere di colpo. -Cristo, Rome!-
-Che volete che vi dica, ho messo in previsione ogni scenario possibile, da "se ci scoprono", a "se ci dovessero attaccare". La palestra è protetta e anche gli altri piani, ogni persona che arriva qui... è un ex militare, quindi sanno sparare e sanno fare ancora il loro dovere se necessario. Sono tutti sotto alias, sotto nomi in codice e tutti fidati con livello 5.-
-Come cazzo hai fatto tutto questo?- Stephen sembrava furioso, si era trovato porte chiuse in ogni luogo e non poteva parlare con nessuno, lei era riuscita a scavalcare tutti e a portare a livello di sicurezza e segretezza quel posto. -Diciamo che in ballo non c'è solo la CIA.-
Dava così poche informazioni, Stephen diede un calcio al tavolo. -Ti stai vendicando di me? Mi tieni all'oscuro di tutto?-
Rome sapeva che non l'avrebbe presa bene, ma aveva chiesto favori ad altre agenzie. -Perché ho preso io degli impegni, non il team. Ho chiesto favori e appena finito questa missione dovrò restituirli.-
Stephen la fissò sorpreso, il volto si trasformò in furente infine indossò una maschera di pietra. Senza salutare nessuno si diresse verso una delle uscite.
-Bene cominciate a comunicare.- Rise Berlin alzandosi, andando a prendere delle birre e staccando Patrick dai collegamenti e appoggiando tutto ciò che aveva in mano sul tavolo. Lo portò a sedersi vicino a Rome. Gli mise la birra in mano e bevvero in silenzio per qualche minuto.
Rome lo fissò dritto negli occhi, lui sostenne il suo sguardo.
-Se farai soffrire Athena, io ti ucciderò!- Gli disse infine, alzandosi e raggiungendo la porta per tornare a casa sua.
Patrick era rimasto sorpreso e guardò Berlin. -Cosa intendeva?-
-Ti ha appena dato fiducia, è come se ti avesse detto di andare da lei.- Patrick guardò la bottiglia che aveva in mano. -E muoviti!- Gli disse ancora Berlin.
Lui fece un salto prese la giacca e corse via da un'altra uscita.
Berlin sorrise, sua sorella lo aveva sorpreso. Spense le luci e uscì dal garage.
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