3
Ci erano voluti diciotto mesi di terapia per tornare in sé, ma non era mai sè stessa, non più.
La sua famiglia, a modo loro, le stava vicino.
Era difficile per lei non poter raccontare la verità, avrebbe messo in pericolo le persone che amava. Il fatto di non poter parlare a nessuno le pesava.
Il ricordo di Alexander sbiadì con il tempo, quello di Stephen invece non scemò nemmeno una volta.
Le fu chiesto di rientrare alla CIA come insegnante, ma aveva detto che ci avrebbe pensato.
~~♡~~
Si alzò con l'angoscia, era notte fonda, nel sonno leggero aveva sentito qualcosa. Un lampo e un tuono la fecero tremare.
Si abbracciò le gambe e sospirò, prima di alzarsi e andare in cucina.
Guardò fuori: un altro lampo e vide un ombra. Rimase con la tazza di tè a mezz'aria.
Guardò meglio e solo allora mollò tutto, aprì la porta e corse fuori.
La pioggia battente l'aveva completamente inzuppata in pochi istanti ma arrivò di fronte all'uomo.
-Stephen!- Lo guardò avvicinandoglisi piano. -Cosa ci fai qui?-
-Paris.- Mormorò lui facendo un passo verso di lei e cadendo in ginocchio.
-Entriamo in casa, qui i vicini vedono tutto.- Gli mise un braccio in vita e lo aiutò ad alzarsi trascinandolo in casa. Lo portò dritto in bagno, lo spogliò controllando il suo corpo.
Lui la guardava come fosse un sogno, aveva le pupille dilatate. Spogliò anche se stessa e mise entrambi nella doccia con l'acqua calda.
-Paris. Sei così bella.- Le toccò i capelli, lento . -Non volevo lasciarti, avrei voluto che restassi con me.-
-Ti hanno drogato?- Gli chiese professionale.
-Falla nel sistema.- Rispose lui con voce atona.
-Chi ti ha drogato?- Gli chiese ancora.
-Avrei voluto prenderti quella notte e tu fossi mia... Tenerti per sempre mia.-
-Concentrati! – Lo sgridò lei. -Chi ti ha drogato?- Scandì le parole, lui ci pensò a lungo prima di rispondere.
-Falla nel sistema.-
Lo avvolse in un asciugamano e indossò un accappatoio. Lo portò in camera e lo aiutò a stendersi sul letto. Gli si mise accanto e coprì entrambi con delle coperte. Lui la strinse a sé con forza.
-Paris.- Mormorò stringendola addormentandosi di colpo.
Quella notte lei, per una volta, riuscì a dormire tranquilla.
~~♡~~
Un tenero bacio sulle labbra la riscosse, fissò gli occhi di Stephen che la guardava.
-Paris.-
-Rome, io sono Rome.- Lo corresse lei.
Lui le sorrise.
-Come mi hai trovato?-
-Ho sempre saputo dove eri. La domanda, piuttosto, è perché sono qui?-
-Ricordi che tipo di droga ti hanno dato e chi è stato?-
Lui scosse la testa.
-Ripetevi: "falla nel sistema".- Lo guardò arrossendo, sotto le coperte erano ancora nudi. -Ti dice qualcosa?-
Lui la guardava sospirando, chiuse gli occhi per qualche attimo e si spostò. -Devo andarmene da qui.-
-Ormai è tardi. I miei vicini avranno chiamato la mia famiglia e tempo...- Guardò l'orologio. -In meno di un ora saranno qui.-
La fissò intensamente negli occhi. -E che gli dirai?-
-Se vuoi che ti aiuto, fingerai di essere il mio ragazzo, così la smetteranno di controllarmi. Altrimenti la porta sai dove sta.-
-Aiutarmi?- Chiese lui con un sorriso.
-Sei venuto qui, vorrà dire qualcosa. Quindi dammi qualche giorno e rientro dalla mia aspettativa.-
Stephen la guardò avvicinandosi di più. Erano nudi sotto quelle coperte e lo sapevano entrambi.
Avevano i visi vicinissimi e i loro respiri erano eccitati. Si baciarono con foga con urgenza, come se fossero degli assetati nel deserto.
Continuarono a baciarsi sempre più a fondo. Erano sul punto di iniziare anche altro quando il campanello di casa sua suonò.
-Preparati a troppe domande a cui non sapremo come rispondere.-
-Dì solo che sono un tuo ex commilitone- Le sorrise. -Non potranno fare troppe domande.-
Lei sorrise, mentre si alzava e si vestiva con dei pantaloncini e una maglietta, andò all'armadio e gli lanciò una tuta maschile.
Scese e aprì la porta mentre l'ennesimo scampanellio la urtava.
-Ciao Athena, ciao Berlin.- Disse aprendo la porta senza nemmeno guardare e spalancandola.
Li guardò, entrambi fissavano un punto sulle scale con la bocca aperta.
-Vogliamo prenderci un caffè? Così vi presento?- Spinse la sorella e il fratello verso la cucina.
Stephen li seguì e le andò dietro sorridendo divertito da quella scena.
Dopo le presentazioni, ci furono le domande, tante domande... Troppe domande.
Rome sospirò. -Eravamo nello stesso posto, nello stesso periodo. Athena sai che non possiamo parlarne.-
Berlin guardò Stephen di sbieco. -È solo sesso o è qualcosa di più?-
Rome stava bevendo il caffe che sputò iniziando a tossire. -Berlin! Come diamine ti permetti di...-
Stephen rise. -Ci eravamo persi, quando lei è rientrata. E appena ho potuto mi sono messo a cercarla. Ieri sera ci siamo ritrovati dopo quasi due anni.- La guardò negli occhi sorridendo. Le prese una mano e la tirò verso di lui. Era quasi tutto vero, solo che lui sapeva benissimo in quei due anni dove fosse.
La abbracciò dolcemente e guardò i due: sembravano convinti. Berlin era ancora leggermente sospettoso, ma si trattenne da dire altro.
Passarono la restante ora con loro e poi i due se ne andarono.
-Non è andata male.- Le disse baciandole una tempia.
Lei lo guardò con un espressione del tipo "povero sciocco".
-No?- Disse un poco più insicuro.
-Ora, sono dai miei discutendo sul fatto che ti hanno trovato qui e che facciamo sesso. Poi metteranno di mezzo anche l'altra sorella sposata, e la convinceranno a chiamarmi, perché essendo che mi sento in colpa a non esserci stata al suo matrimonio, credono che con lei mi confidi di più.-
Stephen rise, lei rimase seria.
-Allora non facciamoci trovare impreparati. –
-Qualsiasi cosa, noi saremo impreparati. Perché pensi abbia scelto una carriera militare?-Gli sorrise scuotendo la testa.
La prese per le spalle guardandola dritto negli occhi. -Sono ancora attratto da te, come a quel tempo.-
Le si formò un sorriso triste. -Io ora non sono più quella donna: Paris è morta ed è ritornata Rome.-
-Il nome cambia, i tuoi occhi quando mi guardano... sono gli stessi di quel tempo.
Mi piaci, mi piaci molto, troppo. So che non ti sono indifferente o stamattina mi avresti cacciato, siamo stati bene.- Le mise le mani sulle guance avvicinandosi con le labbra alle sue.
La baciò con dolcezza, le loro mani si toccavano si accarezzavano ancora, i loro corpi stretti.
Poi di nuovo un campanello.
Si staccarono dal bacio. -Questo era ciò che intendevo. La famiglia al completo in consultazione e ora avranno mandato Barcellona con il marito.- Alzò le braccia al cielo. -Ora comprendi perché stavo bene nelle missioni in Afghanistan ?-
Lui si sistemò i pantaloni e lei si passò una mano fra i capelli andando ad aprire. Fissò la sorella e il cognato trucemente. -Mamma e papà? Non hanno potuto?-
-Dovresti esserci abituata Rome. Sai come sono le procedure di emergenza in casa.- Rise la sorella.
-A te non l'hanno fatta.- Guardò truce il cognato.
-Diversa situazione Rome.- La prese a braccetto. – Su portami da questo, cito testualmente, "Dio sexy".-
Stephen ebbe il tempo di calmarsi, era la seconda volta che venivano interrotti.
Venne presentato alla donna, lei e Rome si somigliavano molto, se non per il colore degli occhi e il taglio corto di Rome, potevano passare per gemelle. Athena era molto diversa: rossa di capelli e solo il colore degli occhi ricordava Barcellona e Berlin era diverso da tutte loro.
Il marito di Barcellona gli sorrise, prese due birre e lo portò in giardino.
-Abbi pazienza. È stato un fulmine a ciel sereno.- Gli disse toccando la bottiglia con la sua.
-Non comprendo tutto questo interesse per me.-
Jordan gli sorrise. -Da quanto so, Rome è la pecora nera, quella che ha dichiarato più volte di non volere una storia seria, di non volersi sposare e non voler una famiglia. In una famiglia come la loro, una dichiarazione simile è qualcosa di innaturale.-
Stephen guardò Jordan sorridendo. -Quindi aver trovato un uomo in casa è così sconvolgente?-
Jordan rise. -No, il fattore primario è il fatto che tutto il vicinato sa che hai dormito con lei.- Gli diede una pacca sulla spalla. -Questa è zona della loro famiglia, conoscono tutti, e ogni movimento strano viene riportato immediatamente.- Jordan bevve una sorsata della birra. -Il fatto che l'hai cercata dopo tanto tempo e che lei ti abbia accolto come ha fatto, significa qualcosa. Lei non è una persona "semplice" e non ha mai portato nessun uomo in questa casa.-
-Non mi ha portato lei, sono venuto io a cercarla.- Rise Stephen.
-Non chiederò cosa vi sia successo in missione, ma vedo che siete legati in qualche modo.-
Stephen guardò Rome che gli sorrise. -Pensavo che non ci saremmo più rivisti.- Si riscosse, era vero e ora erano in un "inizio missione". Avrebbero mentito alla sua famiglia, per colpa sua.
Non ricordava che droga gli avevano dato, ma era arrivato a lei e lei si era rimessa in gioco per aiutarlo.
Quando lui e Jordan rientrarono parlavano come due vecchi amici. Barcellona guardò suo marito che le strizzò un occhio e lei si rilassò. Chiacchierarono per qualche tempo, poi Jordan trascinò via Barcellona vedendo gli sguardi infuocati che si lanciavano i due.
-Deve arrivare ancora qualcuno?- Chiese Stephen ridendo, avvicinandosi e appoggiandole una mano in vita.
Rome sorrise allacciandogli le braccia intorno al collo e strusciandosi addosso. Scosse la testa sorridendo e si avvicinò alle sue labbra. -La sfilata della famiglia, per ora è finita.-
Si baciarono con passione iniziando a spogliarsi e salendo le scale per andare nella camera. Di nuovo nudi sul letto. Si baciarono a lungo le mani spaziavano sul corpo dell'altro. Rome si trovò a desiderarlo come mai prima le era successo. Quando lui entrò in lei, sospirò beata, godendo di quell'attimo solo loro.
~~♡~~
Sorrise appoggiata sul suo petto, alzò il viso guardandolo: avevano dormito pochissimo, si cercavano anche nel sonno.
-Credo abbiamo bisogno di una doccia e di un caffè...- Sorrise guardando come lui spostava le labbra all'insù, tenendo ancora gli occhi chiusi.
-Io sto bene così.- Le rispose ridendo.
Lo guardò un lungo momento seria. -Sono rientrata in servizio.-
Lui le fece un sorriso triste. -Questo è al di fuori del lavoro, lo sai vero? Io e te...-
Rome annuì guardandolo negli occhi. -Si ma dovremmo dirlo.-
-Non ancora. Loro pensano che noi manterremo la parte per i tuoi. Quello che facciamo al di là, sono affari nostri. Ma se ti fa sentire più tranquilla, apriremo una pratica per un coinvolgimento sentimentale tra colleghi. Ti va bene?-
Rome lo fissò sorridendogli. -Doccia e caffè, il resto lo faremo giorno per giorno.-
~~♡~~
Qualche giorno dopo furono invitati a pranzo dai suoi e tutta la famiglia presente. C'erano le sue sorelle, suo fratello, suo cognato. Sospirò lanciando un'occhiata a Stephen. Lui le sorrise baciandola sulle labbra.
-Su sta tranquilla. Andrà tutto bene.-
Lo guardò preoccupata, ma annui.
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