14
Arrivò all'aula erano passate sessanta ore, tre del corso erano là che la guardavano con le teste basse, erano stati pizzicati dalla polizia ed erano finiti in manette. Il suo capo li aveva recuperati e portati là.
-Vi è andata bene. Farete dei corsi intensivi con la N.S.A., buona fortuna.- I tre uscirono guardandosi l'un l'altro.
Si fermarono e uno tornò indietro. -Abbiamo fallito e ci da comunque altre opportunità, perché?-
Gli altri tornarono indietro per ascoltare la sua risposta.
-Avete delle potenzialità e anche molto buone, ma non per lavorare sotto copertura. Vi ho studiato, sapevo già dove mandare ognuno di voi. In questo lavoro ci vuole anche molta empatia per comprendere chi hai di fronte. Io dal primo giorno sapevo chi era chi e cosa. Vi ho studiato ed ognuno di voi è stato colpito sui suoi punti deboli, per comprenderli e rafforzarli. Ma in corsi differenti, quelli adatti a voi, lavorerete meglio .-
Il ragazzo le sorrise e le allungò la mano. -Grazie.-
Lei la strinse e gli sorrise. -Andate ora, vi stanno aspettando.-
~~♡~~
Guardò l'ora un'altra volta.
-Calmati Rome.- Stephen la guardava che camminava avanti e indietro, erano tutti sotto la palestra.
-E se sono stati beccati?- Disse guardando l'orologio di nuovo.
-Lo avremmo saputo.-
Gli altri la guardavano in silenzio.
-Sono sotto la mia responsabilità, ho dato dei compiti troppo difficili... erano missioni vere e proprie...- Si passò una mano nei capelli.
-No, non direi.- Patrick guardo il pc e sorrise. -Siamo dentro.-
Il suono d'un campanello da una delle porte secondarie li distrassero.
Stephen andò a quella porta e dopo qualche minuto ne scese con una delle ragazze su cui aveva puntato dall'inizio.
Lei si guardava intorno. Fissò il suo sguardo su Rome. Strinse gli occhi leggermente. -Che cosa sta succedendo?- Era molto perspicace.
Rome le indicò una sedia. -Quante persone hai utilizzato nel tuo team, Sally?- Le chiese senza risponderle.
-Quattro.-
-Bene, voglio il tuo rapporto. Il tuo team verrà inserito in un programma speciale, di cui anche noi facciamo parte e per cui in questi giorni avete lavorato. Nemmeno il Direttore dei corsi lo sa.- La guardò dritta negli occhi, non sembrava sorpresa.
-Non ne ero sicura all'inizio. Poi quando il mio hacker mi ha detto cosa conteneva quel file, mi sono fatta un paio di domande, ma ho voluto andare fino in fondo per capire. Ora voglio però essere sicura che siamo dalla stessa parte della barricata, oppure ogni cosa fatta e registrata verrà mandata al direttore dei corsi.-
Rome rise. -Questo è ciò che mi aspettavo. -Le diede una busta grossa gialla. Da quella ne tirò fuori un tesserino da agente della CIA, vari documenti e infine una lettera della N.S.A. che confermava quella missione segreta per individuare la falla nel sistema.
La ragazza fece un gesto con la testa, prese il telefono e fece una telefonata. -È tutto ok.- Poi lo chiuse.
Rome sorrise, si sarebbe comportata nello stesso modo.
-Domani verrai assegnata. In caso di bisogno potrai contare su di me. Il team che hai creato, che ti ha aiutato, sarà inserito nelle tue missioni.-
-Grazie, Signora.- Rispose la ragazza alzandosi in piedi e allungando la mano.
Rome gliela strinse e poco dopo l'altra se ne andò.
-La prima è andata.- Guardò i suoi che erano rimasti in silenzio mentre aveva parlato con lei.
-Era la tua preferita...- Borbottò Berlin.
-Sì, mi ricorda me un tempo.-
-Povero chi le starà vicino.- Disse suo fratello, scatenando una risata generale.
Rome guardò l'orologio.
Stephen sorrise divertito. -E ora ricomincia per gli altri tre...-
Sui nove rimasti solo a quattro aveva dato delle missioni vere e proprie.
Gli altri cinque sarebbero passati a missioni ma come supporto. Non erano ancora pronti, ma erano svegli.
Uno alla volta, anche gli altri arrivarono. Tutti con lo stesso cipiglio di Sally.
Paul, Peter e Terry.
Due ragazze e due ragazzi, in qualche modo si sentiva in colpa per le sofferenze e le ferite che nel tempo avrebbero riportato nell'anima. Scrisse qualche appunto su un coordinamento di psicologi e psichiatri per seguire meglio chi faceva della propria vita delle continue missioni sotto copertura. Nel tempo, potevano iniziare a soffrire di problemi borderline, con il fatto di diventare altre persone. Quindi problemi di personalità che dovevano correggere alla fine di ogni missione. Magari anche con l'aiuto dell'ipnosi, pensò ad Angela l'amica di suo fratello.
Si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì la voce di Stephen. -Patrick quanto ci vorrà con i controlli incrociati?-
-Ora che sono dentro da quattro punti diversi... credo che un giorno, al massimo due.- Guardò Athena, che confermò annuendo.
-Berlin?- Stephen lo guardò.
-Ho parlato con tutti e otto, quattro li ho esclusi, gli altri potrebbero aver a che fare con questa cosa.- Guardò Rome. -Di quei quattro... uno ho scoperto che ti conosce bene, Rome.-
Lei si accigliò. -Il nome non mi dice nulla.-
-Lui parla di te come se ti conoscesse da sempre.- Berlin si grattò il mento, preoccupato.
-Fammi vedere chi è...- Si avvicinò a Patrick che richiamò il suo file.
Entrambi sussultarono.
-Merda!- Patrick sbiancò leggermente e Rome si tirò indietro, sedendosi rigidamente su una sedia.
Gli altri si guardarono tra di loro, Patrick abbassò lo sguardo non potendo guardare né Athena né Rome.
-Quello è Arturo Belletti, un noto mafioso...- La voce di Rome sembrava meccanica.
Patrick si voltò a guardarla. -Rome...-
Lei sussultò, fece un gesto con la testa. -Non ora, Patrick.- Uscì di corsa andando nel suo appartamento.
Si cambiò gli abiti, mettendosi una tuta, mise i guantoni e scese in palestra.
Iniziò a colpire il sacco urlando, piangeva e urlava colpendo il sacco con le mosse che ormai le erano entrate di istinto nel corpo. Il sacco ballava via e tornava e lei lo colpiva ancora più forte.
Poco dopo i suoi amici erano là, guardandola senza poter far nulla. Nessuno osò avvicinarsi.
Era fuori di sé, Stephen arrivò, superò i quattro uomini e la chiamò. -Rome...-
Lei si fermò bloccando il sacco. -Dammi altri cinque minuti. Non sono ancora in condizioni per parlare.-
Stephen le si avvicinò tenendole il sacco. -Ti aiuto.- Vide i quattro uomini volatilizzarsi.
Lei annuì con la testa e colpì con forza il sacco, spingendo il corpo di lui.
Dopo un po' sospirò. Sentendosi finalmente svuotata.
Si appoggiò con la mano sul sacco, ansimando, le lacrime continuavano a scendere dal viso. Stephen le tolse lentamente i guanti, e la prese fra le braccia e lei nascose il volto sul suo petto.
-Torna sempre in qualche modo quel fottuto anno in missione...- Un brivido le passò per la schiena. -Quello era un bastardo, non sai quanti favori ha fatto ad Alexander per potermi scopare, è sadico, godeva del fatto che non avevo paura di lui... ma che gli inveivo contro...- Emise un gemito nascondendo il volto sul suo petto. -Ci sono giorni che non riesco nemmeno a guardarmi in faccia sapendo le cose che ho fatto...-
Stephen la baciò dolcemente. -Hai fatto un lavoro, era un lavoro, niente altro, non eri tu...-
-Vorrei che fosse così, alle volte... credo di essere ancora quella persona. Paris è ancora dentro di me... fa parte di me...-
-È una parte di te del tuo passato,Rome, farà sempre parte di te. Ma non devi colpevolizzarti di nulla. Ora abbiamo una pista, sappiamo che uno dei nostri è un mafioso e potremo smascherare lui e gli altri che hanno preso i nomi di vecchi alias. Grazie anche a questo.-
-Si, lo so... e che mi sento uno schifo ogni volta che si riaffaccia Paris.-
Stephen le sorrise. -È grazie a lei che ti ho conosciuta e incontrata, è grazie a lei che mi sono innamorato di te.-
Rome trattenne il fiato, quelle parole le diedero un calore immenso nel petto. Il cuore le batteva a mille. Alzò il volto. -Io...io..-
Lui le sorrise e le mise un dito sulle labbra. -Non devi dire nulla Rome. Io ti amo, e volevo lo sapessi. Quando sarà il momento giusto, quando lo sentirai, quando vorrai e potrai dirlo, lo farai anche tu.- Appoggiò la fronte sulla sua e la baciò dolcemente.
Rome si sentì amata e protetta. Lui l'aveva sempre capita al volo, alle volte non servivano parole fra loro. La sua dichiarazione d'amore, l'aveva lasciata senza parole.
Lo amava? Poteva pensare che ciò che provava per lui fosse amore?
Pensò e ripensò a quelle cose nei giorni seguenti. Non riusciva a dare un nome a ciò che aveva dentro.
Aveva concluso il corso, e stava finendo di compilare delle carte. Sarebbe andata dai suoi quel pomeriggio, nessuna sorella nessun fratello. Aveva proprio bisogno di parlare con loro, da sola.
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