11

Stephen era davanti al suo pc, mentre Patrick collegava, apriva, avvitava, e poi iniziò con maledizioni e imprecazioni. Stephen guardò sotto il tavolo fissandolo. -Che succede?-

L'altro sbuffò. – I fiori no! I cioccolatini no! Come cazzo devo fare per tornare con lei? Affronterei mille volte Rome imbufalita, che Athena incazzata.-

-Athena?- Lo guardò stupito.

-Si, Rome... mi ha dato la sua benedizione.-

-Ah!-

-Ecco a questo proposito, Stephen...- Berlin si intromise. -Ci serve un tuo alias che non hai mai usato...-

-Cosa?-

Berlin spiegò l'idea di Rome per dire ad Athena una mezza verità e quindi spacciando Patrick per un agente.

Stephen sorrise e sospirò, ne ho due mai usati.- Guardò Patrick. -E uno fortunatamente è un nerd.-

Si misero seduti vicini e iniziarono un'altra missione.

~~♡~~

Finalmente i lavori di ristrutturazione erano finiti, Jordan con Barcellona arrivarono alla palestra. Rome li portò allo studio medico e Jordan controllò tutto il materiale. -C'è molto di più di quello che mi aspettavo, ma è perfetto.-

Barcellona si offrì per trovare fondi, chiedendo aiuto al suocero e alla cognata, organizzando qualche serata di beneficenza.

Qualche giorno dopo, invitò Athena, avevano preparato tutto. Patrick non sospettava nulla del fatto che quel giorno Athena avrebbe saputo.

C'era anche Berlin e,fece fare un giro della palestra anche a lei, poi la portò ai piani superiori spiegandole tutto: dello studio medico dove Jordan avrebbe prestato servizio qualche giorno al mese. Poi entrarono in casa sua. Quando si sistemarono sul divano, Rome iniziò a parlare.

-Ci sono cose che non posso spiegarti per intero...- Le disse Rome e iniziò dicendole che era nella C.I.A. che aveva conosciuto Stephen e Patrick. Che aveva avuto dei dissapori lavorativi con Patrick ed era per quello che gli aveva ordinato di lasciarla e di stare lontano dalla sua famiglia.

-È colpa mia, Athena.-

Lei stava in silenzio aspettando il resto. -Ora l'ho rivalutato. So che è una brava persona e stiamo lavorando insieme.-

Athena guardò Berlin, si vedeva che era furente. -Tu lo sapevi e non mi hai detto nulla?-

-Lui sapeva solo di me, non aveva idea che Patrick è un informatico della CIA, finché non lo ha visto qui.-

-Qui? Lui è qui?- Athena tremava di rabbia. -Mi stai dicendo che sono mesi che lui è qui, che lo vedi ogni giorno e nessuno mi ha detto nulla?- La voce era quasi stridula.

-Athena.- Berlin stava per dire qualcosa ma lei alzò una mano.

-Non dire niente tu!- Voltò il viso di scatto verso Rome.

-Siamo nel pieno di una missione, delicata... ci sono delle falle nella CIA, per questo ha deciso di lasciarti, di me sarebbe importato poco, ma per la tua sicurezza aveva paura. Se le persone che stiamo indagando scoprissero che li abbiamo scoperti, non se la prenderebbero con noi personalmente, ma con le persone che amiamo. Siamo ad un punto di svolta e abbiamo dovuto nasconderci e creare una sede nascosta che non figurasse in nessun luogo.

-Datemi da bere.- Athena si passò una mano sul volto. -Ho bisogno di bere e di riprendermi.-

Berlin le versò un bicchiere di vino rosso, che lei bevve in un fiato e indicò il bicchiere, che le fu riempito di nuovo, sospirò appena bevuto il secondo bicchiere. Scosse il capo come se così riuscisse a rimettersi a posto i pensieri.

-Perché me lo state dicendo ora?-

-Perché ultimamente Patrick non riesce nemmeno a mettere insieme un pc, né una frase di senso compiuto.- Rise Berlin. -Crediamo che il fatto di sapere che esci con un altro lo abbia sconvolto.-

-Ma Mark è un amico. Non ho intenzione di farci nulla.-

-Ma Patrick non lo sa...- Rome guardò la sorella. -È colpa mia Athena, cerca di perdonarlo, ha creduto di farti del bene, perché gli ho detto che ti avrebbe messo in pericolo. Ma solo più tardi ho capito che non lo saresti mai stata.-

-Dove sta ora.- Sospirò lei.

-Vieni...- Rome spostò il pannello dove dietro c'era la porta e scesero le scale. Arrivati giù Rome guardò nel salone. Patrick era sotto il tavolo, Stephen gli passava degli attrezzi. Voltò un attimo la testa e vide Rome,Berlin e dietro di loro Athena.

Sorrise ai tre. -Allora hai pensato a cosa fare con Athena?-

Patrick da sotto il tavolo bofonchiò qualcosa, si videro le mani ferme a mezz'aria. -Passerò ad una serenata stonata sotto casa sua e poi non so più cosa fare.-

Athena ascoltava, si mossero tutti verso di loro. Rome si mise seduta sopra un tavolo, Berlin e Athena sulle sedie vicino.

-Spero di farle un po' di pena per quanto io sia stonato e riesca a perdonarmi... o almeno riesca a parlarmi senza guardarmi come fossi un mostro.-

-Cosa farai se va male?-

Le mani gli tremarono per qualche momento. -Prima di conoscerla, non credevo di poter nemmeno amare. Senza di lei, non lo so cosa farò... di sicuro i sogni di una famiglia, di sposarla, di avere dei figli, si infrangerebbero tutti.- Patrick emise un sospiro triste.

Stephen guardò i tre seduti dietro di loro.

-Credo possa bastare vero?- Stephen parlò verso Athena che aveva una mano sulle labbra tremanti.

-Che cosa dovrebbe bast...- Patrick guardò dietro le spalle di Stephen ammutolendo.

Cercando di alzarsi veloce si diede un colpo alla testa. Poi si spostò da sotto il tavolo e guardò gli altri. Si avvicinò ad Athena. Le si mise in ginocchio davanti. -Athena... io... io...-

Athena gli sorrise e gli mise un dito sulle labbra. -Shhhh... non dire piu nulla.- Avvicinò il viso al suo e lo baciò dolcemente.

Berlin fece un gesto con la testa verso Rome e Stephen. Si eclissarono in velocità salendo nell'appartamento.

-Ho trovato la psichiatra specializzata nell'ipnosi che mi avevi chiesto, Rome.- Disse Berlin salendo dietro gli altri due.

-Ipnosi?- Stephen guardò i due.

-Dobbiamo capire quando e perché sei stato drogato.- Rome entrò in casa, prese tre bicchieri e versò il vino rosso che avevano versato ad Athena prima di scendere. Passò i bicchieri agli altri.

-Dobbiamo ripercorrere quella tua giornata, chi hai incontrato e di cosa avete parlato. Da là stilare una lista di nomi, mentre Patrick indagherà via pc, tu dovrai fare indagini personali. Io continuerò a fare ciò che faccio e Berlin te lo porterai dietro come consulente criminologo esterno. Incrocerai le strade dei nominativi che usciranno. Dopodiché abbiamo i miei quattro moschettieri e alcuni altri "invisibili" da poter utilizzare per seguire qualcuno di loro.- Bevve un sorso di vino.

Stephen la guardò. -Hai tutto sotto controllo, mi chiedo cosa ti serva io qui.-

Berlin stava bevendo e iniziò a tossire. Stava per fare una battuta, ma un'occhiataccia di Rome gli fece rimangiare quello che stava per uscirgli dalla bocca.

Berlin guardò l'orologio. -Ragazzi è bello ascoltarvi e ridere di voi... con voi...- Si corresse. -Ma si è fatto tardi. Andate a staccare quei due fra una mezz'ora... sempre che anche voi non vi attacchiate come ventose.-

Rome lo fulminò con lo sguardo infossandosi nel divano, teneva il suo bicchiere di vino ancora in mano e osservava il liquido rosso al suo interno.

Lo sentirono uscire fischiettando e andarsene.

-Non mi hai risposto.-

-Sei a capo della missione.- Rispose Rome.

Stephen fece una risata sarcastica. -Se fosse vero avrei trovato io tutto, avrei organizzato io tutto. Invece ti sei mossa tu prima di me, hai lavorato sodo... io non sto facendo nulla.-

Rome finì il suo bicchiere di vino, appoggiandolo poi sul tavolino di fronte a sé.

Stephen le si avvicinò un poco. -Vuoi dirmi qualcosa, Rome?- Era quasi un sussurro, ma la sua voce le arrivò dritta al cuore, ebbe un fremito di eccitazione. Non era sicura di ciò che voleva dirgli, anzi, non era proprio sicura di voler parlare in quel momento.

-Se non era per te, non ci sarebbe una missione, quindi... sei la punta della missione.- Mormorò.

Stephen le si fece più vicino e il suo profumo le inondò le narici, incendiandole di colpo il sangue nelle vene. Amava quel profumo, da quelle notti passate insieme.

Stephen allungò una mano verso il suo viso e glielo girò guardandola negli occhi. -Parlami Rome.-

Lei scosse il capo e lui per un istante fece uno sguardo deluso. Ma quel tocco gentile sul suo viso stava lasciando posto al nulla. Rome allungò il collo e il viso appoggiando le labbra sulle sue. Dopo un attimo di sorpresa Stephen la strinse a sé e la baciò profondamente come se entrambi si stessero dissetando dell'altro.

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