💫~Stelle cadenti~💫
Alzai il cappuccio della felpa verde che indossavo e spinsi il tasto PLAY sullo schermo del mio cellulare.
Immediatamente la mia amata musica a tutto volume avvolse la stanza, facendo vibrare le pareti.
La musica era una di quelle cose di cui non potevo fare a meno.
Non avevo un genere preferito, i miei ascolti variavano dal rap al punk al pop, dipendeva da come mi sentivo in quel momento.
Quel giorno avevo optato per una playlist rap, l'ideale quando avevo bisogno di smettere di pensare e sfogare tutto quello che avevo dentro, iniziai a canticchiare muovendo la testa a ritmo della canzone che stavo ascoltando.
La musica mi prese completamente mentre cercavo, con la penna in mano, di buttare giù su carta alcuni pensieri che avevo tenuto nascosti per troppo tempo.
Il tappino della penna colpiva la scrivania a tempo della batteria, sentivo tutte le preoccupazioni di quei giorni scivolare via lentamente, fino a perdersi tra le rime che accompagnavano il beat e sparire.
Proprio mentre stava partendo il ritornello della mia canzone preferita, il cellulare suonò, interrompendola.
-chi è adesso- sbuffai infastidita, aprendo WhatsApp per controllare.
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
+39......
"Ehy Emma sono Marco! Come stai? :)"
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Sorrisi.
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Emma
"Hey Marco! Tutto bene, tu? :D"
Marco
"Pensavo di aver sbagliato a scrivere il numero, per fortuna sei tu 😅"
Marco
"Anche io bene cmq :D"
Emma
"Ahah dai sei stato fortunato😅"
Marco
"Hai impegni stasera?"
Emma
"Stasera no, le mie amiche mi hanno dato buca poco fa :') "
Emma
"Pensavo ad una bella serata film+pizza, perché? 😗 "
Marco
"No ma come ti hanno dato buca-"
Emma
"Si sono organizzate all'ultimo per fare serata in discoteca con altri loro amici 😶"
Marco
"Non ti hanno proposto di andare con loro?"
Emma
"Ehmmm"
Emma
"Non vado in discoteca...😶"
Marco
"No?"
Emma
"Ti sembrerà strano ma... ho paura della confusione...😶"
Emma
"La prima e unica volta che ci sono andata è stato un trauma, per questo non ci vado più"
Emma
"Non mi prendere per pazza ti prego :') "
Marco
"Tranquilla, perché dovrei?"
Marco
"Nemmeno a me piacciono le discoteche... troppa gente 😶"
Emma
"Oddio"
Emma
"Sei la prima persona che conosco che la pensa così 👀"
Emma
"Le mie amiche si sono messe a ridere quando le ho detto che non mi piacciono le discoteche💀"
Marco
"Ma come..."
Emma
"Vabbè ci sono abituata 😅"
Emma
"Oddio scusa, siamo andati completamente fuori discorso... mi dovevi chiedere qualcosa? 😅😅"
Marco
"Stai tranquilla, è bello parlare con te :D "
Marco
"Volevo chiederti di vederci stasera"
Marco
"Ma se preferisci la serata che avevi organizzato possiamo fare un'altra volta 😅"
Emma
"No, no, va benissimo stasera :D"
Emma
"A che ora e dove?"
Marco
"Facciamo alle 9? Se vuoi posso passarti a prendere io"
Marco
"Potremmo andare a mangiare qualcosa e poi ci facciamo un giro"
Emma
"Mi sembra un'ottima idea 😊"
Emma
Non vorrei disturbarti però, sei sicuro che non sia un problema passarmi a prendere?"
Marco
"Ti pare, dammi solo l'indirizzo e per le 9 sono lì :D"
Marco
"Aspetta, mica hai paura delle moto?"
Emma
"Non ci sono mai salita ma vai tranquillo 😅"
Emma
"L'indirizzo è Via ****** *****"
Marco
"Va bene, ci vediamo tra un po' allora :) "
Emma
"A dopo! :D
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Mi bloccai con il telefono a mezz'aria, prendendomi un attimo per metabolizzare l'accaduto.
Io e Marco insieme, stasera.
Erano mesi che non uscivo con qualcuno di nuovo... mesi dall'ultima volta che ero uscita da sola con un ragazzo.
Era strano da dirsi per una ventenne, le mie coetanee amavano le uscite di gruppo e conoscere nuove persone, molte delle quali erano ragazzi con cui finivano per avere storie più o meno brevi.
Io ero sempre stata quella timida del gruppo, quella terrorizzata dall'idea di essere circondata da tanti sconosciuti perché non aveva idea di come farci amicizia, quella che ci metteva interi mesi per fidarsi completamente di qualcuno prima di intraprenderci una qualsiasi relazione.
Ero sempre stata l'ultima in tutte le situazioni sociali, l'unica a non essersi mai fidanzata, l'unica che non andava a ballare il sabato sera, l'unica che preferiva la piacevole sensazione della musica sparata nelle cuffiette e della penna in mano alle uscite in piazza.
Ero strana, esagerata, me lo ripetevano di continuo le mie amiche, i miei parenti, i compagni di università.
Non perdevano mai l'occasione di ricordarmelo, di farmi sentire sbagliata.
Eppure Marco aveva detto che gli faceva piacere parlare con me.
Non aveva riso della mia folle paura della confusione, non mi aveva definita "pazza" come tutti.
Mi trovava simpatica.
Voleva la mia compagnia, mi aveva chiesto di uscire perché gli piaceva la mia compagnia.
Avrei fatto in modo di sfruttare al meglio quest'opportunità che il destino mi stava offrendo.
Alzai il volume della musica e mi precipitai sotto la doccia, canticchiando a mezza voce nel tentativo di sfogare l'ansia che iniziava già a farsi sentire.
Ansia per cosa poi?
Ero stata me stessa con Marco e a lui era piaciuta la mia presenza tanto da volermi rincontrare.
Giusto?
Eppure quella maledetta vocina nella mia testa continuava a darmi della stupida, a dirmi che si sarebbe stancato anche lui, come tutti, del mio carattere.
Di me. Di "Emma l'asociale" come mi aveva gentilmente soprannominata un mio vecchio compagno di scuola.
La misi a tacere con non poche difficoltà.
Avevo un'occasione per dimostrare a tutti, e a me stessa, che non ero proprio un completo disastro, che non ero senza speranze.
Che non avevano mai avuto ragione, che ero meglio di come mi disegnavano.
Non l'avrei bruciata per nulla al mondo.
Nonostante l'agitazione le ore erano praticamente volate. Erano già le 20:20 ed io non ero ancora pronta.
In realtà non avevo minimamente idea di cosa avrei dovuto mettermi per uscire con il ragazzo.
Rimasi immobile di fronte all'armadio per non so quanto tempo, fissandolo come se sperassi mi desse la soluzione ai miei problemi scegliendo l'outfit perfetto.
Beh alla fine non si trattava di qualcosa di particolare, giusto?
Era solo un'uscita tra amici, per passare una serata alternativa.
Una serata tranquilla non necessita di un abbigliamento elegante.
Tirai fuori dal cassetto un paio di jeans scuri a palazzo, che abbinai subito alla mia felpa oversize preferita e al mio paio di scarpe buone.
Controllai l'orario e, dopo essermi assicurata di avere ancora una decina di minuti, corsi davanti allo specchio per mettermi un filo di blush, la mia amata matita rossa sotto gli occhi e il mascara e per dare una veloce sistemata ai miei capelli disordinati.
Uscii di casa due minuti prima delle 21:00, soddisfatta di essere riuscita a non fare ritardo.
La luce di un fanale puntò nella mia direzione, abbagliandomi e in quello stesso istante il telefono vibrò nella tasca posteriore.
Non ci misi molto a collegare e a capire che si dovesse trattare di Marco che, a differenza mia, mi aveva vista e riconosciuta subito.
Mi avvicinai alla moto blu, salutando il ragazzo prima con un cenno del capo, poi con un sorriso imbarazzato.
-Ehy scusa non ti avevo visto- risi sistemandomi il lembo della felpa.
Lui sorrise scuotendo la testa con finta esasperazione, facendomi immediatamente sentire a mio agio.
-Andiamo?- chiese, porgendomi un casco verde smeraldo per poi infilarsi il suo dello stesso colore della moto.
-Addirittura il casco matchato- lo presi in giro nella speranza di alleggerire il peso che mi si era fermato sul petto per via dell'ansia.
-Logico-
Provai a mettermi il casco ma era la prima volta che ne avevo tra le mani uno e non avevo idea di come fare.
-Vuoi una mano?- Marco si avvicinò senza aspettare la mia risposta, per aiutarmi, sistemandomi i capelli così che non mi andassero davanti agli occhi.
-Grazie- sussurrai imbarazzata, osservando il mio riflesso nello specchietto della moto. Quasi non mi riconoscevo.
-Dai ti aiuto a salire- mi tese la mano mentre mi posizionavo sulla sella in pelle nera, per poi sedersi dinanzi a me.
-Sei pronta? Vado piano-
-Credo di sì-
-Tieniti forte-
Mi aggrappai a lui facendo passare le mie braccia intorno alla sua vita e allacciando le mie mani tra loro, rabbrividendo a quel contatto.
Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere su quanto in realtà avessi paura della velocità e di come quella moto fosse una di quelle cose che avevo giurato di respingere fino alla morte.
Tutto ciò coronato dal fatto che la mia vita era nelle mani, adesso poggiate con una tranquillità disarmante sul manubrio, di un ragazzo che conoscevo da pochissimo.
Ragazzo con il quale non stavo rispettando nessuna delle procedure che mi ero autoimposta prima di fidarmi di qualcuno.
Mi fidavo di Marco?
Non avevo una risposta a questa domanda, con lui mi ero trovata bene, punto.
Per una volta me lo sarei fatta bastare.
Un'improvvisa accelerazione mi provocò un brivido lungo tutta la spina dorsale, spingendomi a stringere ancora di più la vita del ragazzo, che ridacchiò alla mia reazione.
-Così però mi soffochi- nella sua voce captai una nota di divertimento.
-Avevi detto che andavi piano- lo rimproverai senza però allentare la presa.
-questo è piano...- mi fece notare continuando a ridere.
-non è vero- quella fastidiosa sensazione allo stomaco ogni volta che la velocità era troppa si fece ancora più vivida.
-Hai paura della velocità?- domandò rallentando un minimo.
-mi da fastidio...- risposi tenendomi ben stretta nel caso avesse accelerato di nuovo.
-Delicata la principessa- mi prese in giro.
-principessa ci sarai tu- ribattei fintamente offesa, senza poter nascondere un sorrisetto per il nomignolo che mi aveva appena assegnato.
Finalmente, dopo un viaggio che pensavo fosse interminabile, il veicolo si fermò in un parcheggio deserto.
-Mi hai portata qui per uccidermi?- mi allontanai da lui con finta preoccupazione.
-Come sei scontata, principessa-
-Principessa ce la chiami tua sorella-
Scoppiò a ridere -non la ho-
-Allora tuo fratello- continuai, mettendo il broncio.
-mi assicurerò di riferirglielo- rise di nuovo.
Alzai gli occhi al cielo, restituendogli il casco.
-dove andiamo quindi?- chiesi guardandomi intorno.
Non ero mai stata in quel posto ma, da quello che riuscivo a capire, si doveva trattare del retro di qualche locale.
-ti piace il sushi?-
-c'è qualcuno a cui non piace?- ribattei.
-menomale, sarebbe stato un flop come prima uscita altrimenti- ridacchiò imbarazzato.
-mi hai portata al sushi?- puntai lo sguardo verso la parete più vicina, come potessi vederci attraverso.
-più o meno...ora vedrai- mi prese per mano, trascinandomi verso l'ingresso di quello che doveva essere un ristorante di sushi.
L'insegna rossa luminosa spiccava sul tendone del medesimo colore, entrammo e ci ritrovammo davanti un bancone di legno chiaro, circondato da piantine e disegni in stile giapponese.
Spalancai gli occhi, incantata da quel luogo che sembrava essere uscito direttamente da un un fumetto, spostando rapidamente lo sguardo dal ragazzo a ciò che avevo intorno.
-è bellissimo- sussurrai.
-speravo ti piacesse- sorrise lui spostandomi dietro l'orecchio una ciocca castana che era finita avanti ai miei occhi scuri.
Smisi di respirare per qualche secondo, mentre le sue dita sfioravano la mia guancia, incapace di distogliere la mia attenzione dalle sue iridi di smeraldo quasi i miei occhi fossero incatenati ai suoi.
-Tocca a noi ordinare- Marco interruppe quel momento, riportandomi con i piedi per terra.
-Eh? Ah... g-giusto - balbettai nervosa, quella strana sensazione allo stomaco non accennava a scomparire.
Provai a non pensarci per tutto il tempo in cui, fermi ad un lato della sala, dovemmo aspettare che il nostro ordine fosse pronto.
La signora dietro al bancone chiamò il ragazzo, che andò a pagare e a ritirare due grandi scatole di cibo.
-quanto ti devo?- domandai.
-nulla- rispose semplicemente, facendo spallucce.
-come nulla??-
-offro io...Ti ho invitata io stasera- scosse la testa.
-non serve, davvero... non mi sembra giusto...- cercai di convincerlo, invano.
-insisto, per questa volta offro io...caso chiuso principessa- sorrise, consapevole di aver vinto.
-uff... grazie...- accettai controvoglia -ma la prossima volta ti offro qualcosa-
-affare fatto- mi tese una mano, tendendo le due scatole in equilibrio con l'altra mano.
Mi affrettai ad aiutarlo mentre le incastrava in modo tale da non farle cadere dalla moto, per poi prendere il casco e mettermelo.
-e ora dove mi porti?- chiesi sedendomi nuovamente, titubante, alle sue spalle.
-lo scoprirai, reggiti-
Sbuffai, stringendomi forte alla sua schiena e nascondendo la testa tra le sue scapole.
Rise, accarezzandomi la mano come per tranquillizzarmi, prima di mettere in moto.
Sussultai impercettibilmente, sentendomi andare a fuoco.
Rimasi immobile per tutta la durata del viaggio, troppo spaventata per darmi un'occhiata intorno, nella speranza di rimanere calma.
Mi lasciai cullare dal suo profumo di menta e arancia e dal calore che il suo corpo emanava, fino al momento in cui dovetti scendere.
-Non è stato così male, hai visto?- sorrise, togliendomi il casco.
Ero sicura fosse consapevole di come avessi passato tutto il tragitto attaccata a lui, e che quindi capisse benissimo cosa mi avesse appena chiesto, ma mi ritrovai ad annuire con un sorriso un po' storto sul volto.
Si girò soddisfatto per prendere la nostra cena, il mio sguardo fisso per terra mentre il cuore pompava sangue mille volte più in fretta del normale.
Stupido corpo che non risponde ai miei comandi.
Il ragazzo mi prese per mano facendomi rabbrividire, conducendomi qualche metro più lontano.
Mi costrinsi ad alzare il capo e quello che mi ritrovai davanti mi lasciò senza fiato.
Ci trovavamo in un prato isolato, sotto di noi le luci lontane della città, sopra di noi solo il cielo stellato.
Rimasi a bocca aperta, incapace di proferire parola.
-che ne pensi?- alla vista della mia reazione, sul suo viso si formò un sorriso fiero.
-wow...- fu l'unica cosa che riuscii a dire, facendolo ridere.
-ho pensato ti potesse piacere questo posto... ci venivo sempre con mio nonno quando ero piccolo, era il nostro posto segreto- mi spiegò con gli occhi che brillavano per l'emozione -è la prima volta che ci vengo con qualcuno-
Marco mi aveva appena portato in un posto così speciale per lui?
Aveva portato me, non una ragazza qualsiasi.
Me.
Non riuscii a trattenere un sorriso colmo di meraviglia, e feci l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento.
Lo abbracciai.
Non ero amante del contatto fisico, raramente permetteva a qualcuno che non fosse parte della mia famiglia di abbracciarmi, eppure in quel momento mi sembrò la cosa più giusta da fare.
Il ragazzo si irrigidì per un attimo, confuso, per poi avvolgermi tra le sue braccia, ricambiando la stretta.
Ci staccamo dopo qualche secondo in un silenzio imbarazzato.
Mi resi conto solo in quel momento di cosa avessi appena fatto, sentendomi immediatamente avvampare.
-I...io non volevo...s-scus...- iniziai, la mia mente nel panico più totale.
Non feci in tempo a finire che mi ritrovai nuovamente schiacciata al suo petto, facendomi capire quanto quel gesto, così inaspettato per entrambi, non era stato considerato inopportuno.
-ho fame- Marco interruppe il silenzio, accomodandosi sull'erba umida, facendomi cenno di copiarlo.
La serata trascorse veloce, tra una chiacchiera e l'altra sparì anche l'ultimo nigiri e si fece notte fonda.
Ci stendemmo sul terriccio fresco, il ragazzo posò la sua testa sulle mie gambe, i morbidi ricci incastrati tra le mie dita e gli occhi al mare nero inchiostro che incombeva su di noi.
Alcune stelle luminose brillavano come tante piccole lucciole, raggruppandosi in costellazioni a me sconosciute.
Mentre giocherellavo con un ciuffo scuro dei suoi capelli una scia chiara attirò la mia attenzione.
-UNA STELLA CADENTE!- esclamò, scattando seduto, indicando il punto in cui era sparita.
Scoppiai a ridere, sembrava un bambino.
Mi incantai ad osservarlo.
Dalla piccola gobbetta sul naso al leggero filo di barba che si intravedeva sulle guance, ai suoi occhi del colore del prato, alle sue rosee labbra carnose...
Tutto in lui era affascinante nella sua semplicità.
Mi ritrovai a sorridere a quel pensiero.
Marco era veramente bello.
Come se avesse percepito il mio sguardo si voltò nella mia direzione, sorridendo mostrando quella solita rughetta che mi piaceva tanto.
Era così carino quando sorrideva...
Arrossii imbarazzata, come se potesse sentire i miei pensieri, il battito impazzito.
Ma cosa stavo pensando?? Quel ragazzo mi stava proprio facendo un brutto effetto.
-rientriamo?- chiese dopo un po', porgendogli una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Annuii, ora che me lo faceva notare iniziavo a sentire la stanchezza prendere possesso del mio corpo e della mia mente.
Per quanto mi fossi ripromessa di non farlo, non potei fare a meno di passare l'intero viaggio di ritorno nella stessa posizione dell'andata, malendicendomi mentalmente per le farfalle nello stomaco.
Il ragazzo frenò sotto casa mia, aiutandomi a scendere e accompagnandomi fino al portone.
-grazie per la bella serata... è stata divertente- dissi con un sorriso sulle labbra.
-Quando vuoi, principessa- mimò un inchino, ridacchiando.
Alzai gli occhi al cielo e lo abbracciai per la terza volta in quella sera.
-buonanotte- sussurrai con la testa nascosta nell'incavo del collo.
-buonanotte principessa- mi lasciò un bacio tra i capelli per poi scompigliarmeli affettuosamente.
Si rimise il casco blu ma non andò via prima di essersi assicurato che fossi rientrata.
Marco🌙
Spero di rivederti presto, è stata una serata bellissima <3
Marco
Buonanotte principessa💫
💫ANGOLO AUTRICE💫
Sono viva, non ci credo nemmeno io.
Ho fatto uno sforzo enorme a decidere di mettermi a scrivere (purtroppo Amber e Erin dovranno aspettare ancora un po'), ma eccomi qui con un nuovo capitolo.
Non so se sono soddisfatta in realtà, mi piace a tratti.
Sono follemente innamorata di loro due, mentre scrivevo avevo le farfalle nello stomaco e un sorriso da ebete in faccia 😅😅
(Ogni riferimento ai bnkr44 è puramente casuale, ci tengo a specificarlo per evitare fraintendimenti 😗🤭)
Grazie a tuttə per il vostro sostegno, siete importantissimə per me❤🥺
Spero di non avervi annoiatə, come sempre fatemi sapere che ne pensate 👀
Vi voglio bene ❤
La vostra
💫Rob💫
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