1° capitolo
Era abituato a ogni tipo di situazione, dalla più semplice azione quotidiana alla più estrema scampagnata in montagna, eppure il caldo non l'aveva mai sopportato. Ad agosto però non si poteva fare altro che resistere.
In quella giornata Roger aveva anche altro da sopportare. A passo spedito, si dirigeva a casa del suo amico Simon.
"Maledetto, sa bene che proprio in questo giorno non ho voglia di uscire di casa! Ma lui vuole per forza minare alla propria vita. E io ogni anno casco sempre nella sua stramaledetta rete!" Borbottò Roger mentre le persone che gli passavano accanto lo osservavano straniti.
"E se mi ha costretto un'altra volta per farmi perdere tempo con le sue solite feste a sorpresa, giuro che oggi lo sotterro!" Pensò Roger mordendosi l'interno della guancia e calciando via un sassolino.
Il motivo per il quale odiava il suo compleanno si poteva benissimo leggere nei suoi occhi. Due gemme ambrate offuscate da un velo di freddezza, nascondevano una tristezza che ti colpiva al cuore e una terribile nostalgia di qualcosa ormai persa per sempre.
A quel pensiero però, i suoi occhi lasciarono trasparire ciò che c'era dietro. Non voleva altro che starsene a casa, una bottiglia di Scotch in una mano e il telecomando nell'altra.
Almeno sarebbe stato solo nel momento in cui i ricordi lo avrebbero assalito sciogliendo quel ghiaccio che lo proteggeva da ormai troppo tempo.
Riusciva già a figurarsele mentre camminava, le due figure bellissime che aveva amato più di sé stesso, le uniche.
Quattordici anni compiuti nello stesso giorno che celebrava la loro morte.
Avrebbe voluto incontrarli per qualche minuto, gliene sarebbero bastati due: uno per soddisfare l'ardente desiderio di abbracciarli e per condividere con loro la felicità di una festa di compleanno, e l'altro per smettere di tormentarsi e chiedergli finalmente dove fossero davvero.
Fu un duro colpo per Roger scoprire che i suoi genitori non sarebbero più tornati, che non sarebbero stati presenti nei compleanni successivi, al diploma o in qualsiasi altro traguardo e fallimento avrebbe fatto parte della sua vita.
Ancora più brutto, era pregare ogni giorno e sperare in un loro ritorno, consapevole dall'altra parte che non sarebbe mai successo.
E poi il senso di tristezza si trasformò in pura e intensa rabbia. Un'unica domanda gli passò per la testa: perché?
Ma non era il momento di prendersela con il fato o con qualcuno che neanche esisteva. Era il momento di andare dal suo amico e sapere cosa voleva, in quel giorno buio e maledetto qual'era.
A un tratto una goccia colpì il suo naso, Roger alzò lo sguardo verso il cielo. Era diventato tutto a un tratto grigio e pieno di nuvole che preannunciavano la pioggia.
"Com'è strano il tempo, pochi minuti prima c'è un sole che spacca le pietre e un minuto dopo un orrendo acquazzone." sospirò continuando a camminare.
Ma infondo erano così anche le sue giornate.
E c'erano giorni dove tutto si annullava.
Giorni in cui sembrava di morire.
Quel giorno era uno di quelli.
Quando si ripeteva che andava bene così, ma con gli occhi spenti. Fuori era grigio, dentro anche e ogni cosa a cui pensava era polverosa e sfocata.
"La pioggia inganna, è una bugiarda che prende in giro molti, perché sembra solo acqua e invece son ricordi."
Roger aveva due genitori, ma qualcosa o qualcuno gliel' aveva tolti. Aveva amici che contavano e ora era solo, il suo cuore era colmo di un vuoto abissale al quale chiunque si fosse avvicinato avrebbe finito con lo sprofondare con lui. Neanche Simon in quegli anni era riuscito a guarirlo.
Era spento, pensava che niente lo avrebbe più risvegliato da quell'oscurità. Ma Roger non sapeva ancora cosa il destino aveva in serbo per lui.
«Attenzione, l'autostrada celeste sarà rallentata per un improvviso acquazzone, si prega di non correre e di avere pazienza.» una voce metallica molto lontana, avvisava l'intera popolazione del cambio improvviso del clima e che quindi accelerare su nel cielo era rischioso per la poca visibilità.
Camminava continuando a tenere il profilo basso e a scalciare sassi ogni qual volta che ne avvistava uno. Il mondo era così diverso dal passato, dai libri che lui leggeva ogni giorno. Era curioso di vedere di persona com'era la Terra prima della sua nascita, se solo avesse potuto tornare indietro avrebbe scelto di vivere nel ventunesimo secolo. Non era strano quel suo desiderio, c'era un motivo ben preciso che lo spingeva a voler vivere in quel tempo. Aveva scelto una via di mezzo, non troppo pieno di tecnologie, nè completamente vuoto. Insomma, un ragazzo non potrebbe mai vivere del tutto senza internet, sarebbe solo una tortura. Voleva solo non vedere piú quelle orribili macchine volanti e quei odiosi robot che ormai avevano reso la vita dell'uomo inutile, oltre che insignificante.
Certo, molti avevano la propria utilità, ma si poteva dire che molteplici mestieri era meglio che li facessero gli uomini.
Continuava a camminare come se la pioggia non lo bagnasse minimamente. Amava sentire l'odore della pioggia e soprattutto percepire la sua pelle bagnata, almeno qualcosa lo avrebbe scosso da quel suo apparente stato di stallo. Non provava più quelle emozioni di felicità e di amore che le persone normali provavano normalmente ogni giorno. Il suo cuore era oscuro, colmo solo di rabbia e risentimento per qualcuno che molto probabilmente neanche esisteva. Ma lui era convinto al cento per cento che l'assassino dei suoi genitori doveva esistere a tutti i costi. La loro morte era troppo piena di buchi e domande che nessuno gli avrebbe mai spiegato. La polizia lo aveva archiviato come un semplice suicidio, ma i suoi genitori non avevano nessun motivo di uccidersi, erano felici e avevano tutto quello che si poteva desiderare.
"Ma soprattutto loro non erano dei vigliacchi! " pensò Roger con rabbia.
"Non era possibile" si ripeteva in continuazione.
Sembrava che più camminava più si allontanava da tutto il dolore che provava.
A un tratto una notifica mandata al suo cervello lo distrasse dai suoi orribili pensieri e curioso aprì il messaggio: «Finalmente, anche a New York, potrete ammirare il colosseo in tutta la sua maestosità, approfittatene gente! Il colosseo degli antichi romani sarà in città solo per pochi giorni!» quella voce era del sindaco della città dove lui e il suo amico Simon abitavano da quando erano nati. Il signor Shelby Otis, un grande uomo rispettato da tutti.
"Che stupidaggine! Da quando i grandi monumenti sono stati distrutti dalla Terza Guerra Mondiale e sostituiti da delle immagini tridimensionali non ha più senso andare a visitarli! Non è la stessa cosa di toccare le mura o di vedere i colori dal vivo o come, nel caso del colosseo, potersi sedere sui suoi immensi gradini, tutto ha perso di significato! " pensò Roger davvero sconvolto da un mondo troppo pieno di tecnologie e vuoto di cose vere come c'erano un tempo.
"La Terza Guerra Mondiale... assurdo pensare che l'uomo sia arrivato a tanto, ma in realtà è proprio così!" continuò il suo lungo monologo il nostro giovane protagonista. Esatto, pensare che l'uomo arrivò a distruggersi con le proprie mani era una cosa impensabile, ma fu proprio così. A iniziare fu l'Iran che dichiarò guerra agli Stati Uniti. Inizialmente si era risolto pacificamente, ma dopo sei mesi la Corea del Nord dichiarò guerra all'europa e di conseguenza distrusse Roma con una bomba atomica. Fece tre milioni di vittime.
Da lì gli altri stati iniziarono ad attaccare la Corea del Nord e gli Stati Uniti si unirono all'Europa visto che con la Corea non avevano buoni rapporti. I soldati di tutte le nazioni scesero sul campo di battaglia. Dopo un anno la guerra continuava in una situazione di stallo, aveva generato milioni di vittime in tutto il mondo, ma ancora non c'era un vincitore.
Dopo tre mesi la Cina creò un virus micidiale che distruggeva tutto quello che incontrava, come edifici e persone. Messo in delle bombe con gli aerei militari le lanciarono nelle città più importante distruggendo le sette meraviglie del mondo, come la statua della libertà. Di fronte a questa pandemia il genere umano cercò di creare qualcosa per combattere questo virus, ma l'unica cosa che riuscirono a fare fu quello di costruire dei rifugi in titanio e in fibra di carbonio, l'unico materiale che evidentemente il virus non poteva distruggere. Le poche persone che erano rimaste si salvarono grazie a questi rifugi. Dopo due anni tutto quello che era rimasto fuori era stato cancellato, rimaneva solo una landa desolata fatta di terra e sabbia.
Dopo questa distruzione venne emanata una legge mondiale: furono vietate ogni tipo di guerre, chi avrebbe cercato di crearne una, sarebbe stato cancellato dalla faccia della Terra insieme al suo stato.
Questo anche se da un lato fu una cosa positiva dall'altro eliminò ogni tipo di competizione anche quelle sportive. La gente era stata privata dallo spirito di competizione, tutti gli sport che includevano persone che si sfidavano e proclamavano un vincitore e un perdente, vennero vietati.
Roger proseguiva a passo spedito verso la casa del suo amico. Certo per fare prima poteva usare la macchina volante, ma provava un odio profondo verso quelle macchine e non ne avrebbe mai usato una, ne andava del suo onore.
Dopo qualche minuto arrivò finalmente a destinazione.
Il suo amico affacciato dal balcone, lo salutò sventolando la mano e gli urlò euforico di salire il più presto possibile. Roger sbuffò seccato, non capiva tutta la fretta che aveva il suo strambo amico, ma stranamente con un piccolo sorriso sulle labbra salì i pochi gradini del palazzo ed entrò a casa di Simon davvero curioso di sapere cosa volesse.
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