3| Welcome to the jungle
"Se ci pensi è una storia divertente."
Appoggio il secchio della vernice sulla scala e mi avvicino a mia sorella, che sta contemplando il muro bianco come fosse la tela bianca di un pittore.
"Certo, uno dei migliori amici di Michael è un coglione patentato e dovrò sopportarlo per tutto l'anno. Magari domani lo troverò anche in classe perché avremo dei corsi in comune, sarebbe fantastico no?"
L'ironia nella mia voce sembra divertirla parecchio, perché comincia a ridere sguinatamente, per poi tornare improvvisamente seria.
"Il tuo problema è che guardi sempre la vita da un solo punto di vista. Ti intestardisci sulle tue convinzioni e non ammetti che forse guardando le cose da un'altra prospettiva potresti accorgerti di esserti sbagliata.
Non vuole essere una critica, perché sei così giovane e devi capire molte cose sul mondo e sono sicura che ci riuscirai perfettamente, perché sei così intelligente.
Guarda questo muro, a cosa ti fa pensare?"
Fisso il muro bianco che si staglia davanti a noi, chiedendomi cosa dovrei vedere in quella candida parete.
Un viaggio che inizia, una storia da scrivere? Mi sembrano tutte stronzate.
"Shyla è un muro, non assomiglia nemmeno alla copertina di the Wall, cosa dovrei vederci?"
Mia sorella non risponde, fa qualche passo e va a spegnere la luce, mentre accende una strana lampada che si trova proprio sulla parte alta del muro e che io non ho notato prima.
Ora lo vedo.
Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista.*
Questa è la frase che appare in un arancione fluorescente sul muro.
Mi giro stupita verso mia sorella.
"Sei stata tu a farlo?"
"No, l'ho scoperto ieri per caso. Mi sono documentata: questo inchiostro è visibile al buio e illuminato con una lampada di Wood. Cosa ne pensi di questa frase?"
"Penso che Poe avrebbe potuto tagliare una fetta di torta ai poliziotti con l'arma di un delitto senza venir arrestato. Ma credo che neanche leggendo tutti i suoi libri arriverò mai al suo genio."
Shyla si porta una mano alla fronte in uno scherzoso gesto di esasperazione.
"Non pensi che sia vero? Siamo circondati da cose, persone, ma anche se sono lì, in bella vista non riusciamo a vederle per quello che in realtà sono."
In quel momento il cellulare vibra nella mia tasca.
"Chi è che ti manda messaggi?", chiede mia sorella curiosa.
"Non mi sembra una cosa così strabiliante e degna di nota."
"In realtà sì, è un anno e mezzo che usi il telefonino solo per leggere storie su wattpad."
Beh, non ha poi tutti i torti.
Prendo il cellulare e scopro con sorpresa, ma anche con un certo piacere, chi mi ha contattata.
"Uhm, allora ti è simpatica quella ragazza. Avevo paura che Margot non avesse una personalità che andasse abbastanza in sintonia con la tua", dice mia sorella, sbucata alle mie spalle per farsi gli affari miei.
In effetti anche io all'inizio credevo che non saremmo mai potute diventare amiche, ma nel corso della serata sono stata conquistata dalla sua gentilezza, timidezza e intelligenza.
E anche se è così diversa da me, anche lei fa parte di quella categoria di persone che non si adeguano alla massa, che sopravvivono nei loro sogni e non hanno bisogno di altro.
Insomma, sono giorni che continuiamo a sentirci e a vederci.
Ieri siamo andate addirittura a fare shopping, una cosa che non amo particolarmente, data la mia avversione per i centri commerciali, ma che comunque non mi è dispiaciuta in sua compagnia.
È strano, non credo di aver mai avuto un'amica femmina, almeno non una con cui ci fosse un legame molto stretto.
Voglio dire, alla fine Star era solo la mia complice nelle stronzate e durante il tempo che passavamo assieme non eravamo quasi mai in perfette condizioni mentali.
Margot è così diversa e probabilmente si meriterebbe amici migliori.
Domani devo farla conoscere a Michael & Company, almeno in tal modo il primo giorno di scuola forse non sarà l'apocalisse.
"Penso che sia proprio questo il punto. Non credo che mi faccia bene stare con persone che mi assomigliano troppo caratterialmente."
Shyla appoggia la testa sulla mia spalla.
"Non pensi sia per questo che non sopporti quel ragazzo, Calum? Forse stai inconsciamente cercando di respingere qualcuno che ha molto in comune con te caratterialmente, poiché hai iniziato a vedere come un pericolo questa similitudini dopo che..."
"Non voglio parlare di questo."
Mi discosto da Shyla e mi metto seduta sul pavimento, la schiena appoggiata al muro dov'è scritta quella frase.
Mia sorella subito si sistema al mio fianco, perché lei è sempre lì, che lo voglia o no, e questo è probabilmente il regalo migliore che la sorte, o chi per lei, mi ha fatto.
"Sai che prima o poi dovrai parlarne? E soprattutto dovrai raccontare a Michael i dettagli che gli hai nascosto."
Questa conversazione comincio a odiarla, per lo più perché so di avere torto e che lei ha ragione.
"Vorrei solo avere una macchina del tempo che mi permetta di impedire tutto questo casino."
"Ma purtroppo non esiste niente del genere. Tutto ciò che puoi fare è andare avanti e cercare di prendere le giuste decisioni. Essere troppo attaccati al passato non ha senso, perché è come pretendere di nutrirsi da un piatto vuoto: ci rende insoddisfatti e alla fine ci farà male. Lo stesso concetto vale per il futuro. Quel che abbiamo è il presente e dovremmo sempre cercare di viverlo al meglio, di non sprecare neanche un attimo e di essere sinceri con le persone che amiamo, poiché non c'è dato sapere quanto resteranno con noi."
Mia sorella, ovvero la persona più saggia che io abbia mai conosciuto.
Devo fare come dice, lo so, ma è proprio l'aver di nuovo cui Michael che mi impedisce di fare qualcosa che potrebbe allontanarlo.
Voglio dimenticarmi del passato, una volta per tutte, di tutti quei rimorsi che si fanno strada ogni giorno.
Mi rendo conto che fino a questo momento erano semplicemente rimasti assopiti e che il ritorno di Michael li ha risvegliati.
Questa volta devo ucciderli.
"Hai detto molte belle parole, com'è che sei così filosofica oggi?"
"Sarà lo spirito del Labor Day."
Già, l'unica cosa che mi ricorda questo giorno e che domani avrà il via la mia ultima nuotata nella vasca degli squali.
***
"Quando hai detto 'vengo a prenderti io' pensavo che tu avresti guidato."
Guardo Michael dallo specchietto
retrovisore, chiedendomi com'è che sono finita dietro e perché il ragazzo più simpatico del mondo, aka Calum, sia al volante dell'auto dei signori Clifford.
"Io non ho la patente e neanche Luke."
"Come avete speso quasi diciotto anni di vita?", chiedo pensando alla mia Vecchia Bezzy, la mia cara cadillac seville (la odio in realtà, ma non c'era di meglio a quel prezzo), e mi chiedo perché non ho deciso di andare a scuola con lei.
"Più che altro abbiamo giocato ai videogame e mangiato schifezze", mi risponde Michael, facendomi rendere conto che non è affatto cambiato in tutto questo tempo.
"Parla per te Mike."
Mi sembra quasi strano sentire la voce di Luke, ormai ho capito che è un tipo molto silenzioso.
"Hai ragione, tu neanche giochi ai videogame, perché sei una sega anche in quelli."
Detto ciò Michael comincia a ridere, seguito da Calum, e il biondo lancia la sua cartella dritta nello stomaco del ragazzo dai capelli azzurri.
Anch'io non posso trattenere un sorriso, mentre penso che in fondo ho accanto il mio migliore amico e anche questi due idioti non sono così male, anche se l'istinto omicida verso il moro è ancora attivo.
Potrebbe essere un anno interessante.
***
"Wow, non è cambiata di una virgola", esclama Michael guardando l'edificio che si staglia davanti a noi, già assalito dagli schiamazzi di centinaio di ragazzi accalcati nel cortile.
La scuola è così bianca che sembra che i raggi del sole possano passarci attraverso.
L'edificio principale è piuttosto basso e delle grandi lettere d'argento compongono il nome dell'istituto.
"Cosa ti aspettavi, che avessero dipinto tutto di blu elettrico e costruito un'enorme pista da skate nel mezzo del campo di atletica?"
"Entrambe le idee non sarebbero state malvagie."
In quel momento scorgo Margot che si sta avvicinando a noi, una camicetta smanicata sfumata di rosa, dei pantaloni a fiori che arrivano alle caviglie e mocassini fiorati a ricordarmi quanto sia diversa da me.
"Ciao Margot!", la saluto quando è abbastanza vicina e inizio a presentarle i ragazzi, che fortunatamente non dicono niente di stupido o che potrebbe metterla a disagio, dato che mi sembra già abbastanza nervosa da sola.
Dopo che la campanella suona e noi di conseguenza ci avviamo verso l'entrata, Michael mi chiedo come ho preso il fidanzamento di mia madre, forse spinto a questa domanda dall'aver conosciuto la mia futura sorellastra.
"Sono felice. Owen è un uomo fantastico e ama mia madre. Il suo unico difetto è essersi dato da fare quanto lei. Ha quattro figli!"
"Già, sono rimasto parecchio sorpreso la prima volta che me l'hai raccontato. Immaginati a vivere con loro sotto lo stesso tetto: file per il bagno infinite."
Rido, ma in effetti mi spaventa parecchio questa eventualità. Spero che aspetteranno il mio diploma per andare a vivere assieme.
"Ah, come hai detto che si chiama il fratello maggiore di Margot?"
La sua domanda mi coglie in contropiede, perché non capisco il motivo che lo spinge a rivolgermela.
Ripenso al ragazzo dai capelli scuri, con qui non ho scambiato che un paio di parole.
"Si chiama Troye, perché?"
Michael assume un'espressione pensierosa.
"Niente, era solo per chiedere."
È ovvio che non mi sta dicendo la verità, ma non faccio in tempo a chiedergli niente, poiché a una svolta mi saluta per andare a cercare il suo armadietto e quello di Calum, che dovrebbero essere da tutt'altra parte rispetto al mio.
Invece guardando i numeri assegnati a Margot e Luke, mi accorgo che i loro armadietti sono vicini al mio.
"La mia prima materia è chimica, cominciamo proprio bene", afferma sarcastica Margot guardando il suo quadro orario una volta che ci siamo fermati.
Io apro il mio armadietto e ci butto senza molta eleganza lo zaino, poi anch'io afferro il foglio con l'orario, per scoprire quale dei miei pazzi professori incontrerò per primo.
"Storia."
Beh, devo ammettere che Mr Prescott non è così male: ti fa sudare per raggiungere un buon voto e ha una personalità parecchio bizzarra, ma è davvero bravo nel suo lavoro e sa essere divertente a volte.
"Anch'io", dice Luke rivolgendomi un timido sorriso.
Devo ammettere che ha davvero una faccia da angelo.
Ci avviamo per il corridoio.
Sono felice che il percorso ci permetta di accompagnare Margot in classe, poiché sembra non aver compreso affatto le mie indicazioni. E forse è colpa mia, essendo una capra in queste cose, ma sono dettagli.
Mentre stiamo per arrivare davanti alla porta del laboratorio di chimica, incrociamo un volto a me ben noto per il corridoio.
Vorrei ignorarla, ma lei viene a sbattere contro di me, con la forza di un giocatore di football, ovviamente di proposito.
"Oh, scusami Acacia. Cos'hai in testa, un animale morto?"
Eva Western. Capitano delle cheerleader. Reginetta. Stronza di prima categoria.
"No, ma avrei voluto conoscere quello che è diventato la tua borsa; scommetto che l'hai scuoiato personalmente, sarebbe molto da te."
Il mio tono è il più possibile velenoso, anche se in realtà non sono arrabbiata con lei.
Mi sembra più che altro di essere dovuta a comportarmi così, perché è quello che ci aspettiamo uno dall'altra.
Do una rapida occhiata a Luke e Margot, che mi guardano entrambi con espressioni interrogative, mentre altri ragazzi nel corridoio si erano fermati ad assistere alla scena, invece di pensare a farsi i loro affari e dirigersi in classe.
La ragazza di fronte a me porta con un gesto i capelli biondi dietro le spalle e mi fulmina con un'occhiataccia.
"Sei davvero squallida. Com'è che oggi sei in compagnia di esseri umani? Quanto li hai pagati?"
Brutta...
"Di certo non sono io quella che compra le persone.
E poi è meglio stare soli che circondati da persone che in realtà ci odiano."
"Non eri proprio dello stesso avviso un paio d'anni fa."
Non posso credere che l'abbia detto veramente.
C'è silenzio e un ghigno vittorioso comincia a delinearsi sul suo volto, ma io non posso concederle questa soddisfazione.
"Forse perché sono cambiata, sono cresciuta. Tu dovresti provare a fare lo stesso, sarebbe anche ora."
Detto questo la sorpasso, uscendo dal cerchio che si è creato intorno a noi.
"Chi era quella?", mi chiede Luke, fatti solo pochi passi.
Io non rispondo.
Arriviamo davanti al laboratorio di chimica, però Margot non sembra molto intenzionata ad andarsene.
Mi scruta con un'espressione apprensiva, poi inaspettatamente mi abbraccia.
"Sei forte. Avrei tanto voluto essere come te."
Per un attimo sono confusa, poi ripenso alle sue parole durante la cena di presentazione: aveva dei problemi nella scuola che frequentava prima e a questo punto è abbastanza chiaro a cosa si riferisse.
"Io sono sicura che tu lo sei già molto più di me."
Le scompiglio i capelli come faccio sempre con Dustin e Hebe, poi la incoraggio a entrare in classe.
Quando io e Luke restiamo soli, il silenzio cade tra noi.
Cerchiamo di sbrigarci a raggiungere la nostra classe, dato che siamo già in ritardo, ma a questo punto non credo ci sia verso di farcela.
E, appena bussiamo alla porta dell'aula di storia e ci risponde la voce di Mr Prescott, mi arriva la conferma di questa ipotesi.
"Secondo te se la prenderà?", mi sussurra Luke mentre apre la porta.
Io alzo la spalle.
A volte l'anno scorso qualcuno è entrato in ritardo, ma la reazione variava di volta in volta, forse in base al suo umore.
Spero solo che ieri notte abbia scopato e che stamattina non abbia trovato traffico.
Mr Prescott ci osserva entrambi con i suoi occhi scuri e penetranti.
"Signorina Halen, buongiorno! C'è sempre qualcuno che deve arrivare in ritardo il primo giorno, eh? Farò finta che tu abbia perso tempo per condurre il nostro nuovo studente in classe.
Signor Hemmings, siamo molto felici di averla tra noi per quest'anno. Qualcuno più di altri forse..."
Il professore si sta chiaramente riferendo ad alcune ragazze che stanno praticamente sbavando sui loro banchi.
Va bene, è carino, ma la dignità non va di certo buttata per un biondino.
"Potete sedervi e quei due posti in fondo, su uno deve esserci scritto il suo nome signorina Halen, molto carino usare il pennarello indelebile al posto delle solite incisioni."
Luke lancia un'occhiata al banco su cui è scritto Acacia a grandi caratteri neri e sorride.
"Credevo fosse più visibile."
"E di certo non si sbagliava. Perché non ci fa un riassunto del programma dell'anno scorso, dato che era così presente in questa classe?"
Sì, quest'anno inizia davvero alla grande.
***
"Secondo te è commestibile questa cosa?"
Michael indica la poltiglia giallognola nel suo vassoio, chiamata "sorpresa del martedì", un modo carino per dire che nessuno sa quel che c'è lì dentro.
"Chiese il ragazzo che mangia polistirolo", lo stuzzica Calum.
"Ehi amico, è successo solo una volta ed ero ubriaco." Ingoia un cucchiaio di quella massa informe, che subito sputa nel vassoio. "Il polistirolo era meglio."
Tutti cominciamo a ridere così rumorosamente che i ragazzi seduti ai tavoli che circondano il nostro si girano a guardarci. Solo Margot sembra piuttosto disgustata dal modo in cui Michael a sputato nel piatto, che in effetti non rispondeva molto ai normali requisiti di igiene ed educazione, ma io sono io e non bado molto a queste cose. Sarà perché sono cresciuta con due fratelli.
Oh no, mio fratello!
Mi ricordo solo adesso che oggi è il suo primo giorno di scuola superiore di mio fratello Dustin.
Mi guardo intorno, cercandolo tra i tavoli e sul prato, poi guardo anche in direzione delle vetrate che permettono di osservare l'interno della mensa, ma riconosco solo ragazzi dell'ultimo e penultimo anno, segno che probabilmente hanno organizzato gli orari del pranzo in modo da dividere i ragazzi più piccoli dai più grandi.
"Anche tu stai cercando tua fratello? Riley era così nervosa stamattina. Sai, per lei è tutto più complicato: Virgil è la sua costante e accettare di vivere quest'esperienza senza lui accanto deve farle male."
Okay, okay, calma. Credo di aver perso qualche passaggio.
"Come, Riley ha iniziato le superiori? Ero convinta che dovesse ancora frequentare l'ultimo anno delle medie. E perché non c'è anche Virgil? Sono gemelli, giusto?"
Margot mi osserva come se se stesse constatando il mio livello di salute mentale, e spero che non sia in grado di farlo realmente.
"Riley ha saltato un anno per via della suo risultati strabilianti. All'inizio non voleva accettare la proposta, ma credo che l'anno scorso si sia resa conto che non aveva più molto da fare alle medie. Purtroppo Virgil non ha avuto la stessa opportunità."
"Spero che lei e Dustin facciano squadra assieme e magari trovino anche altri amici."
In realtà su quest'ultima parte o qualche timore.
E se facesse amicizia con le persone sbagliate?
Ma sono ansie che non dovrei avere; Dustin ha quattordici anni, è un ragazzo intelligente e ha sempre rigato dritto.
È stupido aver paura che qualcun altro commetta gli errori che ho commesso io.
***
Dopo un'ora passata con Michael nell'aula di francese a spiegargli che probabilmente come minimo Madame Dupuis gli avrebbe messo una nota se le avesse chiesto con fare allusivo se parlava francese fluentemente*, mi dirigo verso l'ultimo lezione della giornata, ovvero scrittura creativa.
Fortunatamente intravedo la testa dai riccioli scuri di mio fratello nel corridoio.
È vicino a un altro ragazzino, evidentemente del primo anno come lui, e se non sbaglio c'è anche Riley con lui.
Mi avvicino gettando spallate a destra e manca e ignorando le imprecazioni delle persone che colpisco.
"Ehi Dust, tutto bene?"
Mio fratello e i suoi amici si girano simultaneamente.
Lui sembra piuttosto felice di vedermi e questo mi fa piacere, ma percepisco una certa ostilità da parte di Riley e non so se sia rivolta a me o sia dovuta al suo umore in questo momento.
"Uhm sì, direi che va tutto bene."
Il suo tono mi sembra piuttosto vacillante.
"Sicuro? So che il primo giorno fanno un sacco di scherzi stupidi alle matricole."
"No, è stato tutto tranquillo."
Rivolgo la mia attenzione al suo amico, un ragazzino biondo e tutt'ossa che mi sta mangiando con gli occhi.
"Io sono Acacia, la sorella maggiore di Dustin."
"Oh, ehm..."
Il biondino rimane lì imbambolato a fissarmi e riesce solo a mormorare suoni senza significato.
"Beh, noi ora dobbiamo andare o faremo tardi in classe", cerca di liquidarmi Riley.
Il suo sguardo e ricco di intelligenza e rabbia, oltre a non presentere traccia della dolcezza di Margot.
"Oh, immagino che andiate in sala studio dato che non avete ancora scelto la materie facoltative."
"Sì, ma si può prendere un permesso per uscire e restare entro la soglia del cancello, vero?"
"Puoi farlo, ma non te lo consiglio: i corridoi e in particolar modo il cortile sicuramente saranno pieni di idioti che saltano l'ultima ora perché si sono rotti le scatole e vogliono solo andare a fumore. Insomma, gente da evitare."
"Già, gente da evitare... Ci vediamo a casa Kay."
Sento che è turbato e vorrei dirgli qualcosa, ma l'ultima campanello suona e loro scappano in avanti, mentre io sono arrivata davanti alla porta della classe di Miss Fray.
E in quel momento la vedo arrivare di corsa, i tacchi che sbattono sulle mattonelle del corridoio, reduce dall'ennesima pausa caffè a giudicare dai due grandi bicchiere che a tra le mani.
"Ciao Kay! Dio stai d'incanto con questo colore!"
Mi porge uno dei due bicchieri e so prima di berlo che contiene un caffè macchiato con un gentile spruzzo di cannella.
Ci conosciamo troppo bene.
"Grazie Miss Fr..."
"Quante volte ti ho detto di chiamarmi Danielle?"
Io sono la prima a detestare i formalismi, ma mi sentirei a disagio a chiamarla per nome quando agli altri studenti non è concesso.
Entriamo in classe e rimango spiacevolmente colpita nell'incrociare lo sguardo con Calum, seduto in prima fila, e ancora di più nel constatare che l'ultimo posto libero e quello affianco a lui.
"Perché ti sei iscritto a questo corso?", non posso far almeno di sibilargli dopo aver buttato pesantemente il mio raccoglitore sul banco.
Lui mi guarda con un'espressione neutra, con quei suoi occhi scuri come una notte senza stelle.
"Scusa, la prossima volta dovrò ricordarmi di consultarti prima di decidere i corsi a cui iscrivermi, dato che tu a quanto pare sei la presidentessa del club dell'acidità."
"Non preoccuparti, quel posto è tutto tuo."
Mi giro dall'altra parte per mettere fine a quest'amorevole conversazione e punto lo sguardo su Miss... Danielle, che sta giocherellando con una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi, come se fosse una ragazzina e forse dentro si sente proprio così, nonostante siano passati qualcosa come quindici anni dal tempo in cui aveva la nostra età.
"Ragazzi, per chi fosse nuovo in questo corso io sono Miss Fray.
Insegno scrittura creativa in questa scuola ormai da anni e sono convinta che l'unico traguardo che dovete aspirare a raggiungere in questo corso è imparare a mettere un pezzo di voi stessi su carta. Chiaramente una parte del vostro voto dipenderà dall'esattezza linguistica dei vostri elaborati, ma quel che realmente importa e che voi siate in grado di trasferire dei sentimenti sulla carta che gli altri siano in grado di scovare e che li portino a riflettere.
Tutti, o quasi, sono in grado di scrivere, ma pochi riescono a trasmettere qualcosa.
Pensateci."
Vedo con piacere che ha modificato il discorso di apertura. L'anno scorso a provato a cimentarsi in qualcosa di più umoristico, ma i risultati non sono stati dei migliori.
La donna si alza dalla cattedra, sistemandosi la salopette blu cobalto, e va verso la lavagna.
La mia più grande paura
Scrive in grande sulla lavagna, sottolineando poi la frase.
"Come primo compito di quest'anno vorrei che scriviate un breve componimento in cui descrivere la vostra più grande paura.
Credo che sia un ottimo modo per iniziare a cimentarsi con la scrittura mettere i propri demoni su carta, poiché le paure in fondo non attendono altro che essere liberate.
Non voglio che raccontiate le cause di questa paura se ciò vi crea disagio, ma cercate di sviscerarla, di presentarla in tutte le sue commutazioni: perlustrate le ombre.
Leggeremo i vostri elebarati venerdì. Intanto perché non mi dite un po' queli sono per voi le caratteristiche di un buon racconto?"
Qualcuno azzarda la risposta, mentre io scarabocchio sulle pagine candide del raccoglitore.
"Non vedo l'ora di scoprire di cos'ha paura la cazzutissima Acacia Halen."
Un brivido freddo attraversa la mia schiena.
Non posso scrivere un tema del genere sapendo che lui lo leggerà, sarebbe come servirgli la cena su un piatto d'argento. Ma in fondo a questo gioco di gioca in due.
Mi giro verso di lui.
"E io non vedo l'ora di sapere cosa spaventa un idiota come te. Forse la tua stupidità? No, sarebbe una paura troppo intelligente."
Mi guarda torvo.
Ringrazio il cielo che tra pochi minuti questa giornata terminerà.
Meno uno alla libertà.
***
"Ehi Acacia, torni con noi a casa?"
Luke è il primo a trovarmi all'uscita, dopo che ho volontariamente seminato Calum alla fine dell'ora.
"Ehm, no, devo andare a fare alcune compere... Cose da ragazze."
"Oh d'accordo." Sembra indugiare. Mi guarda con quei suoi occhi brillanti come il mare illuminato dai raggi del sole, in cerca delle parole giuste. "Ascolta, riguardo a quello che è successo in corridoio a inizio giornata... Ho sentito che quella è la capo cheerleader, una certa Eva non so cosa. Perché c'è tanto attrito tra di voi?"
Mi aspettavo che me lo chiedesse presto o tardi, ma non ho comunque una risposta esauriente da dargli.
Non voglio raccontargli tutto; non è né il luogo né il momento opportuno.
"Vecchi dissapori. La biondina è una tipa rancorosa e io non sono certo una persona accomodante."
"E non ti ha mai tirato qualche brutto tiro? Non voglio offenderti, ma non mi sembra che avessi molti amici prima e vedersela da soli con una persona tanto influente..."
Le sue parole mi colpiscono.
Non me la prendo, ma non capisco come mai gli interessi questa facenda.
Insomma, ci conosciamo da qualche giorno e tra l'altro non abbiamo neanche mai avuto una vera conversazione prima di questo momento.
"So difendermi da sola."
"Ne sono sicuro, però in molti casi abbiamo bisogno degli altri non perché non siamo in grado di cavarcela da soli, ma perché le protezioni che creiamo devono pur essere scoperte in qualche punto per non separarci dal mondo e le persone fidate sono lì a sorvegliare quei punti."
Non so cosa dire. Ed è strano per me.
Sorrido, e non ne comprendo neanche il motivo: sarà il modo in cui mi guarda, come se avesse parlato troppo e speri che la mia reazione non sia negativa.
È la cosa più tenera del mondo, anche se è difficile pensare che tutta questa tenerezza provenga da qualcuno che per guardare negli occhi mi costringe ad alzare la testa.
"Ci vediamo Luke."
Vorrei dirgli tante cose: che per me è troppo difficile trovare persone di cui mi possa davvero fidare, per cui tanto meglio costruirsi un guscio impenetrabile intorno e se avesse vissuto quel che ho vissuto io capirebbe quanto è necessario.
Ma non vorrei mai che abbia avuto esperienze simili nella vita, per cui è meglio lasciarlo nelle sue convinzioni e nella sua innocenza, che, come per Margot, rende un po' più colorato il mondo delle persone che hanno attorno.
Magari starebbero bene insieme.
Mi allontano, diretta verso una tappa obbligatoria in questo primo giorno di scuola.
***
"Quindi eri seduta al tavolo con altre cinque persone? Wow, stai diventando popolare!"
Do una leggera spallata a Blythe, che quasi perde il cappellino rosa che indossa.
Okay, non era così leggera.
"Dai seriamente, sono felicissimo che Mikey sia tornato. Non vedo l'ora di rivederlo!"
Già, questo potrebbe essere un problema.
Come faccio a spiegargli?
Forse devo solo essere sincera e lui capirà, deve capire.
Mi mordo il labbro così forte che potrebbe sanguinare.
"Ascolta Bly, non ho ancora avuto modo di raccontare a Michael quel che è successo durante il secondo anno."
Mi squadra con i suoi occhi grigi e intensi e fortunatamente c'è solo comprensione e affetto in essi.
"D'accordo non ne farò parola. Ma Kay, vorrei che capissi una volta per tutte che tu non hai nessuna colpa e..."
"Sullivan, la tua pausa è finita!"
Il suo capo grasso e calvo gli grida queste parole da dietro al bancone.
Il ragazzo si alza, stira con le mani i pantaloni inamidati e si sistema il cappello spostando ciocche corvine dalla fronte.
"Ci si vede Acacia."
"Se vuoi la prossima volta porto anche Michael."
"No, magari ci organizziamo per incontrarci da qualche altra parte."
Annuisco, capendo come si sente in tutta questa situazione.
Imbonco l'uscita della gelateria, chiedendomi come può sostenere che non debba sentirmi colpevole.
Angolo autrice:
*la frase è di Edgar Alan Poe.
*Ogni riferimento a Good girls NON è puramente casuale.
Scusate per l'enorme ritardo di questo capitolo, ma tra scuola, preparazione a un esame di inglese, il mio compleanno e altro mi è mancato il tempo materiale di scrivere e spero che esso ritorni entro metà marzo.
Comunque siamo arrivati al fatidico primo giorno e abbiamo conosciuto un po' delle persone che circondano Kay, compresa una certa cheerleader un po' acida. Che sarà successo tra loro due?
Non vi sembra che il nome Blythe sia già stato pronunciato?
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