E' un capitolo a specchio rispetto al primo di questa opera.
Secondo me una contrapposizione artistica tra i Rolling Stones e i Beatles non è mai esistita, ma è stato un paragone nato a causa dell'aspetto temporale che li ha messi accanto.
I Rolling Stones furono il blues che avrebbero voluto essere i Beatles.
I Beatles furono la melodia che avrebbero potuto sfornare i Rolling Stones.
Più americani questi rispetto ai cugini di Liverpool.
Ovviamente ci furono anche tanti punti di contatto artistico a partire dal fatto che uno dei primi successi Stones fu la cover di "I wanna be your man", pubblicata un solo mese dopo la versione originaria Beatles.
E dopo?
Semmai fu proprio chi stava dietro gli Stones a capitalizzare il successo dei Fab Four contrapponendogli Jagger e i suoi.
Ascoltate l'album "Their majesties Satanic request": un lavoro indiscutibilmente legato a "Sgt Pepper Lonely hearts club band".
Medesime atmosfere ed influenze a partire dalla copertina, realizzata dallo stesso fotografo, per proseguire con vari solchi (nella canzone "Gomper" ci troverete i cori similBeatle e persino il loro sitar).
Chi copiò chi?
I Beatles pubblicarono il loro LP a maggio 1967 e i Rolling Stones a dicembre dello stesso anno.
Probabilmente nessuno copiò qualcuno, ma tutti furono influenzati dal contesto.
E poi ci fu "The Rolling Stones Rock and roll circus", spettacolo del 1968, a cui partecipò John Lennon con un supergruppo chiamato "The dirty Mac" con Jagger e Richards.
Se poi vogliamo seguire questa speculazione giornalistica che fece essere una parte degli appassionati pro-Rolling o pro-Beatles, ditemi pure il vostro credo musicale.
Per gioco o curiosità.
Io preferisco una terza strada e aprire miliardi di parentesi per dire che furono storie musicali che presero poi tragitti diversi.
Di certo c'è una cosa che non è opinabile: il romanzo Beatles si è chiuso presto, quello dei Rolling Stones non conosce la parola fine.
Le due anime delle Pietre Rotolanti sono ancora quei due bambini di sette anni che erano vicini di casa e compagni di scuola: Mick Jagger e Keith Richards, autori di quasi tutti i brani della loro futura band.
Il primo, qui a sinistra, è artista sempre alla ricerca di nuove frontiere musicali durante il lungo percorso musicale degli Stones.
Le sue capacità di cantante non saranno state particolarmente eccelse, ma ha sempre saputo gestire le sue corde vocali urlando a squarciagola il blues, sommessamente le ballad e persino in falsetto le hit per la discomusic (da sentire in "Emotional rescue" del 1980).
E' stato lo scatenato front man dalla linguaccia e il corpo irriverente che ha sempre incarnato il personaggio sex symbol anche oggi, pur dovendo ricordarsi di pulire la dentiera ogni sera.
Keith Richards è stato invece essenzialmente il suono blues e verso quella direzione tirerà la carretta in tutti questi anni, quando il suo gruppo attraverserà epoche con generi diversi che la faranno da padrona sul mercato.
Canta anche (le migliori "Sleep tonight", "Can't be seen", "The worst", "How can I stop"), ma può far poco se non rifarsi ad un cantato in stile Bob Dylan rispetto invece alle enormi doti di chitarrista.
Prima di loro i Rolling Stones erano la fantasia del polistrumentista Brian Jones, uno dei fondatori.
Ma questi fu sedotto dall'uso smodato delle droghe così tanto che fu costretto a lasciare la band per i problemi con la giustizia, i quali non gli permettevano né di lavorare in sala di registrazione né di partire in tour col gruppo.
Purtroppo quella delle dipendenze, lo abbiamo visto nei capitoli precedenti, era una costante negativa per le band di quegli anni.
Infatti anche i due leader della band non erano stati degli angioletti e avevano avuto problemi giudiziari per possesso di droga (tre mesi in carcere Jagger e addirittura un anno Richards nel 1967).
Poi succede che, oltre che musicisti, si è esseri umani.
C'è chi si riprese come loro due e chi assolutamente no come Jones.
Giudizi etici a parte, sta di fatto che Brian fu fatto fuori dagli "amici" senza pietà nel 1969.
Non ritroverà più se stesso.
Invece ritroverà il suo corpo inerme la polizia: affogato nella sua piscina solamente un mese dopo essere stato messo da parte.
Suicidio o incidente poco importa.
Ma neanche la morte fermò il romanzo Stones che pare non prevedere il capitolo finale.
Dopo circa sessant'anni, nel 2020 è persino uscito un bellissimo singolo "Living in a ghost town", primo inedito dal 2012.
Se il rock non muore mai, i Rolling Stones ne sono la prova vivente.
Pronti per ascoltare i Rolling Stones oltre che leggere di loro?
C'è qualche brano degno di nota che, secondo voi, non potrà mancare?
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