1 STAIRWAY TO HEAVEN (1971)
Quanta dolcezza in quel giro di chitarra e in quel flauto iniziale che sembrano non voler disturbare.
Poi "Stairway to heaven" prende strade diverse.
L'annuncio viene dalla chitarra elettrica che si fa sempre più presente per lanciarsi in un passo da solista.
Segue una staffetta sonora con la batteria: siamo nel sotto finale in cui si chiamano a raccolta tutti gli altri strumenti per dichiarare aperta un'epica conclusione guerriera.
Qui la voce di Plant è capace di mimetizzarsi in questi passaggi duplicandosi dalla timidezza iniziale alle arrembanti urla conclusive.
Otto minuti di tutto e poi la canzone regina dei Led torna al punto di partenza, prima di salutare e congedarsi lasciandoti la chiara sensazione che non sarà l'unica volta che vorrai ascoltarla.
Un capolavoro firmato da Page, per il quale Plant scrisse un testo particolarmente criptico.
Una coppia affiatata sopra il palco quanto nella vita da passioni comuni.
Un pezzo che fu anche un punto di partenza per me nella conoscenza di questo gruppo.
Ricordo ancora come conobbi questa band.
Il consiglio di un amico che mi telefona: - Oh, vieni a casa mia, ti faccio ascoltare un brano vecchio di dieci anni ma che è avanti di circa cento.
Mi innamorai di colpo e comprai l'album "Led Zeppelin IV", scoprendo che era pieno di adrenalina rock come "Black Dog" e ricercatezze folk come "Going to California".
2 IMMIGRANT SONG (1970)
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Che inizio!
In "Immigrant song" Plant non è il cantante di un gruppo ma una sirena della polizia.
Il ritmo imposto da subito al pezzo lo ritroveremo nei primi album dei Queen (il loro chitarrista Brian May disse che, in sala di registrazione, amavano suonare proprio questa canzone per scaldarsi) che, del resto, rimasero notoriamente loro fan anche quando diventarono "colleghi".
Grande ruolo di protagonista di questa cavalcata rock lo ha quel basso che non dà tregua, quasi infischiandosene del resto dell'impianto strumentale.
Un brano che dura appena due minuti e mezzo ma, grazie al suo super avvio, sembra volare ancor più velocemente.
E' uno dei tanti pezzi scritti da Page e Plant e lo ritroviamo in "Led Zeppellin III" nel quale, per la par condicio artistica, segnaliamo anche il country di "Bron-Y-Aur-Stomp".
3 HOUSES OF THE HOLY (1975)
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Le dita di Page stazionano sulla stessa corda della chitarra per qualche secondo mentre Bonham è già partito come al solito più veloce di un razzo.
Poi "Houses of the holy" si dipana con un assolo di chitarra fantastico fino all'arrivo di Plant, quasi a metà brano, quando il ritmo rallenta e il pezzo da rockettaro si fa ballad.
Infine tornano quel cavallo pazzo di Bonham e la chitarra di Page per far sì che anche questo su questo ritmo accelerato possa cantarvi Plant.
Un brano quasi strumentale della premiata ditta Plant e Page, registrato nel 1973 ma incredibilmente scartato nel precedente album per trovar posto due anni dopo in "Physical graffiti", il loro primo e unico doppio album per rifarsi della pausa di un anno.
4 ALL MY LOVE (1979)
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"Mi sento un po' solo" dice Robert Plant alla fine di "All my love".
Le parole che scrisse erano autobiograficamente tristi e piangeva anche la chitarra che seguiva il cantante, mentre lui le intona raschiando tutto l'amore possibile dal fondo della sua memoria.
E' un padre che trasforme in parole e note il suo dolore per la morte del figlioletto, andatosene all'improvviso per una malattia interrompendo una storia di vita troppo breve.
Cinque minuti e mezzo di dolce rielaborazione personale del lutto.
Quando la musica composta da Jones sale di un'ottava e la voce di Plant si fa più struggente viene un crampo allo stomaco immaginando il dolore con cui il padre ha dovuto far spazio al cantante.
I Led Zeppelin non realizzavano un 33 da quattro anni perché nel frattempo, oltre alla morte del figlio di Plant, era successo di tutto anche nelle vite private degli altri componenti della band.
"In through the out door" fu distribuito con sei copertine che avevano una diversa inquadratura dell'immagine.
L'album, causa problemi di droga di Page (sempre presente come autore, qui saltò gli unici due brani dell'intera discografia Led Zeppelin non firmati da lui) e di alcool di Bonham (nessun pezzo realizzato dal batterista) fu un lavoro quasi esclusivo di Jones e Page.
Quest'ultimo fece un uso/abuso del sintetizzatore, probabilmente anche per colmare l'assenza continua degli altri due in sala di registrazione.
5 ROCK AND ROLL (1971)
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L'inizio di batteria con la sollecitazione sui piatti e subito dopo il riff di chitarra sono un quadro programmatico che già il titolo "Rock and roll" faceva presagire.
"Lonely, lonely, lonely..." canta Plant e i gruppi dell'epoca prendevano appunti per capire come coinvolgere il pubblico facendolo andare in estasi.
Ecco quindi, per chiudere, una versione live di un brano targato Led Zeppelin per farvi verificare la compattezza del suono della band in concerto.
Ho volutamente chiudere questa storia musicale tornando all'album più importante della band, "Led Zeppelin IV", con una delle dieci canzoni dell'intera loro produzione scritte a otto mani.
Anzi, più che a otto mani, a quattro cuori: perché i Led Zeppelin non furono uniti solo dalla musica ma anche dai sentimenti.
Dopo l'hard rock si torna al mondo prog.
Anche questa volta vi lascio un indizio per capire di chi parleremo...
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