1 EVERYBREATH YOU TAKE (1983)

Dopo il primo colpo di bacchetta di Copeland parte un ritmo che persevera la sua presenza senza soste.

Nel frattempo la melodia che, al contrario, cambia nella parte centrale e nei variegati cori finali.

"Everybreath you take" possiamo considerarlo il brano d'addio dei Police, molto diverso dagli inizi, con tasti del pianoforte che sottolineano alcuni passaggi e persino un quartetto di violini che cerca di non disturbare più di tanto.

Dire che è stata scritta da Sting non serve perché la maggior parte dei brani dei Police lo erano.

Il testo era figlio della situazione personale che aveva appena vissuto: dopo sei anni di matrimonio e due figli, il divorzio dalla moglie.

Questa hit, conquistatrice di vendite ovunque, si trova nel loro ultimo album "Syncronicity" del 1983.

Un disco che aprendo l'omonimo primo solco con un giro di tastiera che sembra richiamare persino la prog, annuncia cambiamenti: per la prima volta senza una traccia reagge e con un uso di sintetizzatori corposo.

Gli otto brani su dieci di Sting pare furono anche causa di una delle loro tante liti per le quali finirono alle mani.

Figuratevi che i due restanti brani, furono completati dagli autori Copeland e Summers in sale diverse senza la presenza degli altri.

Nello stesso album c'è una meravigliosa "Wrapped around your finger" che meriterebbe anch'essa spazio qui (per chi non la conoscesse fate una capatina tra le sue note).

Ma ho pensato che il romanzo Police meriti un brano per ognuno dei loro cinque dischi, a costo di lasciar fuori pezzi che io preferisco di più.

2 ROXANNE (1978)

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"Roxanne" è una prostituta alla quale un ragazzo innamorato chiede di cambiare vita.

E' la storia scritta da Sting e interpretata quasi urlando disperatamente la sua richiesta, mentre dei cori quasi beatlesiani giocano di contrappunto.

La progressione verso il successo di questa canzone non fu fermata neanche dalle radio che la osteggiarono per via dell'argomento trattato.

Perdonatemi lo schizofrenico ordine scelto, ma sono tornato a questo primo singolo del loro primo album del 1978 ("Outlandos d'amour") per capire da dove partì il sound Police.

Ricordate l'atmosfera tesa di cui ho parlato nella presentazione del brano d'apertura del capitolo?

Niente a che fare con la gioia e la complicità dei tre agli inizi, che qui si evince anche da un aneddoto: riascoltate le prime note del pezzo e vi accorgerete di un accordo fuori posto causato accidentalmente da Sting che si sedette sulla tastiera di un pianoforte e poi si fece una bella risata.

Due fantastiche cover di "Roxanne", arrangiate in due opposte direzioni, sono quella soft avvolta dalla calda timbrica di George Michael (CD "Songs from the Last Century" del 1999) e quella versione tango con le corde vocali cavernose di Tom Waits (colonna sonora del film "Moulin Rouge" del 2001).

3 DON'T STAND SO CLOSE TO ME (1980)

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Parte in reagge e con i controcanti.

Sting sale subito in alto con le sue ottave proibite e poi è un continuo desiderio di non star fermi che è evidente anche nel relativo video.

In "Don't stand so close to me" si parla di passione che già il titolo sottolinea nell'impossibilità di star troppo vicino a chi si desidera fisicamente.

Non è la loro hit che preferisco (già su questo vinile dal titolo "Zenyatta mondatta" c'è una bellissima "Driven to tears") ma fu sicuramente il singolo che portò i Police al primo posto delle classifiche inglesi e aprì al loro successo americano.

Inoltre è un pezzo esemplificativo per spiegare il ritmo Police.

Anzi per farlo mi affido a Lightwave6_0_1 che all'album in questione, aperto da questo brano, ha dedicato un bel capitolo su Wattpad nella sua opera "Radio, what's new? – Diario musicale" in cui spiega in modo fantastico il mondo Police con la voglia irrefrenabile di saltellare.

E la voglia di saltare l'ebbero anche i loro discografici se consideriamo che questo 33 li fece diventare delle star in tutto il mondo.

Un disco fatto in poche settimane a cavallo con i tour, un po' come si chiedeva negli anni 60 ai Beatles, al punto da inserire un paio di pezzi strumentali per la mancanza di tempo a scrivere testi adeguati.

Una situazione di stress che probabilmente il gruppo pagò in seguito.

Fu questo, l'ultimo 33 giri in cui regnò incontrastato un rock mixato al reagge e al punk.

Una riedizione di sei anni più tardi del brano in studio, quando già erano divisi, è a tutt'oggi l'ultima occasione in cui i tre si sono riuniti in sala di registrazione.,

4 EVERY LITTLE SHE DOES IS MAGIC (1981)

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Il motivo centrale vive su un contrasto azzeccatissimo tra la melodia del ritornello e il coro che sta sotto.

Poi il tempo muta rallentando per tornare al punto di partenza.

La coda finale è bellissima perché varia: sintetizzatore e pianoforte, "biò" di gruppo e urla individuali, infine Sting che intona un cantato colpevolmente sfumato.

Pur essendo datato 1981, è "Every little she does is magic" è un brano che Sting aveva già nel cassetto nel 1976, quando il gruppo ancora non esiste e i Police per la gente erano solamente una forza di polizia.

"Ghost in the machine" in effetti fu l'album in cui gli arrangiamenti si fecero più complessi: oltre che suoni da sintetizzatori e tastiere di pianoforte, c'è Sting, ad esempio, che suona il sassofono e il contrabbasso.

5 REGGATTA DE BLANC (1979)

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Dovremmo definirlo un pezzo strumentale, ma non è possibile.

Non ci sono parole, è vero, ma un superbo mescolarsi di musica e onomatopeiche.

Fin dall'inizio, al gioco di bacchette di Copeland si aggiungono in sottovoce le urla di Sting, tra un Pow Wow dei Nativi d'America e le incitazioni da stadio.

Poi è la volta di stacchi vocali a tenere il ritmo del brano insieme al basso di Summers che non dà pause.

Così, da un biò/biè/bieò all'altro ci si lascia trascinare fino alla conclusione dell'adrenalina.

Un pezzo che si dice sia figlio di un divertissement del gruppo durante un live.

E' l'ultimo pezzo chiave che vi propongo, ma non è certo un ordine di gradimento, anzi...

Era mio intendimento citare in chiusura l'omonimo album "Reggatta de blanc", il loro secondo e per me il migliore che contiene anche due brani storici del gruppo come le meravigliose "Messagge in a bottle" e "Walking on the moon".

Un 33 di un gruppo in fase ascendente che, ricordo ancora con rimorso, scambiai incautamente con il disco della PFM "Suonare suonare" (bello, ma nella fase calante del gruppo), traviato dallo scaltro fratello con sette anni di cultura musicale in più!

Il brano di chiusura che ho scelto ha, però, anche un valore simbolico in quanto è una delle quattro canzoni (su più di cinquanta...) scritta a sei mani dai Police.

Ciò a voler sottolineare cosa ci siamo persi se si fossero voluti un po' più di bene fuori dal palco...

Qui finisce il racconto generale delle mie passioni specifiche in fatto di rock band.

Ma non finisce qui l'opera.

Solo una piccola pausa e poi vi aspetterà, se vorrete, qualche spiegazione sul prosieguo di questo viaggio musicale.

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