09.
Amanda.
Poso una mano sulla sua spalla e la muovo piano.
"Ethan, sveglia!" dico scuotendo la sua spalla. Sono inginocchiata ai piedi del suo letto e lo sto svegliando nel bel mezzo della notte, potrei sembrare una pazza, ma ho ben altro in mente.
Ethan si muove leggermente e apre un occhio strizzandolo. Quando mi vede di fianco al suo letto quasi si spaventa, poi vedo il suo sguardo cambiare. Sembra preoccupato.
"Amanda, che succede stai bene?" mi domanda allarmato mentre si mette a sedere e si guarda intorno.
È carino che si sia subito preoccupato per me, ma io sto benissimo.
"Sto bene, voglio solo vedere una cosa, vieni con me?" gli domando. Non riesco a vederlo molto bene, la stanza è buia ed è illuminata solo dalla luce della luna che entra dalla finestra.
"Che ore sono?" mi domanda e io sorrido. Potrebbe uccidermi se sapesse che ore sono.
"È notte!" gli dico e di sfuggita lo vedo che alza gli occhi al cielo.
"Grazie Amanda per questa delucidazione!" dice con tono seccato.
"Allora vieni con me o no?" gli domando e intanto accendo una abat-jour sul comodino.
Mi siedo sul mio letto e lo osservo. Indossa una canotta bianca, i capelli biondi sono spettinati e ha il segno del cuscino sulla guancia. Mi guarda con aria truce e io gli sorrido unendo le mani come in preghiera.
"Posso almeno sapere dove?" mi domanda, ma io non gli rispondo sorridendo di più mentre lo osservo alzarsi dal letto.
"Fidati e basta!" gli dico e lui annuisce. Entrambi ci alziamo e io indosso un paio di short di jeans, mentre Ethan è in bagno che si cambia.
Quando siamo pronti recupero la mia borsa a tracolla e usciamo dalla stanza dell'hotel. Cammino per il corridoio dell'hotel in punta di piedi per evitare di fare rumore.
"Cosa stai facendo esattamente?" mi domanda Ethan sussurrando dietro di me.
"Cerco di non fare rumore!" dico mentre scendiamo le scale.
"Ah tranquilla credo proprio che in questo posto ci siamo solo io e te!" dice e mi segue camminando tranquillamente giù per le scale senza curarsi di non far rumore. Dei gradini scricchiolano sotto i nostri piedi e io trattengo il fiato. Non che sia un grosso problema, ma non voglio dar fastidio agli altri ospiti.
Quando arriviamo nella hall non c'è nessuno. Mi avvicino alla porta d'ingresso sperando che sia aperta ed è così. Forse perché in fondo è quasi mattina e si stanno preparando per la colazione e per i nuovi arrivi.
Io ed Ethan usciamo e nonostante l'ora vedo molte macchine percorrere la strada principale. Saliamo in macchina e io mi metto alla guida tutta eccitata.
Ethan guarda fuori, ancora addormentato mentre usciamo da Ridgecrest.
Ma non era lui il tipo mattiniero?
Io so esattamente cosa voglio vedere, infatti non appena lasciamo la città alle nostre spalle insieme alle sue luci artificiali, sposto subito lo sguardo dalla strada e osservo il cielo. Dietro una montagna rossa della Death Valley inizio a vedere qualche sfumatura più chiara.
Accelero finché la strada inizia a salire leggermente. Ad un certo punto decido che siamo in un punto abbastanza in alto è svolto bruscamente a destra andando nello sterrato e lasciandoci la strada asfaltata dietro di noi.
"Amanda!" dice con tono alto Ethan mentre si tiene.
"Scusa non ero sicura al 100%!" mi giustifico. Ho letto molte cose su questo luogo, ma non sono sicura che questa sia proprio la strada giusta o quella migliore.
"Ah bene non sei sicura al 100% su dove stiamo andando! Questa cosa mi rassicura vivamente, soprattutto perché siamo in piena notte!" mi dice con tono scocciato.
Okay, forse non è del tutto entusiasta, ma perché ancora non sa cosa si sarebbe perso rimanendo nel letto a dormire.
Quando trovo un punto panoramico giusto decido di posteggiare la macchina.
"Bene quindi il posto in cui volevi andare era in mezzo al nulla!?" mi domanda Ethan con tono sarcastico mentre scende dalla macchina e si abbassa per allacciarsi la stringa di una scarpa.
Io non li rispondo, apro la portiera anteriore e afferro dagli scatoloni di mia mamma una coperta. Mentre la tengo in mano giro intorno alla macchina e mi fermò davanti ad Ethan che è ancora inginocchiato per terra.
Non appena mi vede arrivare alza lo sguardo su di me e gli tendo una mano.
"Se invece di lamentarti sempre, fossi un attimo più paziente e ti fidasti di me, potresti vedere che..." inizio a dire ma Ethan mi interrompe.
Posa la mano sulla mia e poi dice.
"E perché dovrei fidarmi di te?" domanda mentre mi fissa negli occhi. Anche qui siamo al buio, l'unica luce è quella della luna e delle stelle, anche se dietro ad Ethan riesco a scorgere i primi raggi di sole.
Nonostante la poca luce i suoi occhi sono penetranti e il loro verde scuro sembra diventare un verde brillante, quasi come uno smeraldo.
"Non ti sembro una persona di cui fidarsi?" gli giro a mia volta la domanda, perché sinceramente non so quale sia il motivo per cui dovrebbe fidarsi di me. Io di solito mi fido e basta. Senza ma e senza se, forse sbaglio.
Ethan rimane in silenzio e mi fa un cenno dandomi la possibilità di portarlo dove voglio. Stringo la sua mano e lo trascino dall'altro lato della macchina.
Stendo la coperta a terra e poi mi corico.
Ethan mi imita e non appena la sua testa si posa di fianco alla mia, finalmente il suo sguardo punta nella giusta direzione.
Il cielo.
"Oh wow..." sussurra lui e io sorrido.
"È immenso non è così?" dico spostando continuamente gli occhi e scoprendo nuove stelle brillanti in ogni punto del cielo.
"È spettacolare veramente..." anche Ethan non smette di spostare lo sguardo. Il cielo è così immenso che ti porta a volerne catturare ogni dettaglio, ogni piccola stella lontana che brilla a migliaia di anni luce, e invece nessuno di noi riuscirà mai a coglierne ogni particolare.
"Sai la cultura Cherokee di mia nonna Sheila ha moltissime leggende collegate agli astri e alle stelle. Sembra che da sempre le stelle abbiamo avuto un ruolo fondamentale nella vita del popolo Cherokee. Per dirla tutta dice che il legame che li univa alle stelle era un qualcosa di sacro e spirituale, tramandato da generazione in generazione..." dico ripetendo le parole di nonna Sheila.
"È veramente affascinante, Amanda, o forse dovrei dire noquisi..." dice Ethan e non appena quella parola esce dalle sue labbra mi volto verso di lui. È sempre strano sentirlo parlare in lingua Cherokee, in più l'accento non è il massimo.
"Noquisi..." ripeto dicendolo con la giusta intonazione e lui volta lo sguardo incastrando gli occhi nei miei.
"E cielo come si dice?" mi domanda piano come se fosse un segreto da non dire in giro.
"Koko..." gli dico e lui sorride spostando nuovamente lo sguardo verso il cielo. Rimaniamo per un po' in silenzio a fissare il cielo, neanche allontanandomi leggermente da San Francisco ho mai visto un cielo così stellato.
Chissà perché noi uomini riusciamo ad oscurare una cosa così bella!
Il blu è profondo, nero quasi, ogni luce che lo costella sembra un piccolo pallino in una scura macchia gigante.
Dopo un po' prendo in mano il mio cellulare e osservo l'ora, sono quasi le 5.30.
"È ora!" dico e Ethan quasi sobbalza spaventato. Mi metto a sedere sulla coperta e lui mi guarda.
"Per cosa?" domanda curioso. Credo di aver guadagnato dei punti con questa storia del cielo e della cultura Cherokee. Forse Ethan per la prima volta da quando ci siamo conosciuti sta iniziando a considerarmi una persona quasi sana di mente, non come una pazza che si sveglia nel bel mezzo della notte senza una ragione valida.
"Il sole sta sorgendo..." dico e mi tiro su. Ethan mi imita e mentre io entro in macchina accendendo la radio lui si appoggia al cofano della macchina.
Non appena trovo una bella canzone la lascio in sottofondo.
Così le note di "I still haven't found what I'm looking for" degli U2 ci accompagnano mentre osserviamo il sole sorgere da dietro le colline di pietra rossa della Death Valley.
Magicamente la luce del sole e le pietre rosse colorano l'alba di colori magici, dal rosa, al pesca, all'arancione accesso.
È uno spettacolo.
Prendo in mano il cellulare e faccio qualche foto. Sono sicura che nonna Sheila amerà vederle quando tornerò a casa.
"Ti va un selfie?" domando ad Ethan voltandomi verso di lui. Lo mi guarda e sorride annuendo. So che non vedrò mai più Ethan dopo questo viaggio, ma credo che ogni persona che incontriamo nella nostra vita possa aiutarci a migliorare, ci possa donare un qualcosa di speciale, e quindi mi sembra giusto avere anche un suo ricordo.
Ci giriamo dando le spalle all'alba e Ethan essendo più alto di me si abbassa leggermente finché i nostri visi non sono vicini. Ci inquadro nella foto e poi la scatto.
"Non siamo venuti male!" dico riguardandola ed Ethan sorride riappoggiandosi alla macchina.
Ripongo il telefono e per pochi secondi alzo il viso verso Ethan, lo osservo di nascosto.
Ha le braccia distese all'indietro e con esse si regge al cofano della macchina. La leggera brezza del mattino gli spettina i capelli che per la prima volta non sono ricoperti di gel. Il suo petto si alza e si abbassa regolarmente mentre inspira ed espira. Per la prima volta nel suo sguardo mi sembra di vedere un po' di serenità.
Sposto nuovamente lo sguardo sulle montagne e mi godo a pieno questo momento. Rimaniamo a lungo così fino a quando Ethan non rompe il silenzio.
"E tu cosa stai cercando?" mi domanda continuando a guardare davanti a sé. Io mi volto senza capire.
"Cosa?"
"Sai la canzone, tu cosa stai cercando?" mi domanda di nuovo e capisco che si riferisce alla canzone degli U2.
Cosa sto cercando?
Non lo so, non ne ho la più pallida idea. Sono solo una ragazza che ha appena finito il liceo con ben due anni di ritardo e che ancora deve capire quale sarà il suo posto nel mondo.
"Non lo so..." dico sincera ed Ethan si volta verso di me, mi sorride.
"E tu cosa stai cercando?" gli domando e provo a pensare a quale risposta mi possa dare. Soldi? Un lavoro stabile? Una bella moglie da cui tornare a casa la sera?
Ma ho sottovalutato Ethan, dal primo momento vestito così elegante in quella stazione di servizio non ho fatto altro che pensare a quanto lui fosse spocchioso e altezzoso.
Forse mi sono sbagliata.
"La libertà..." dice piano e mentre ci fissiamo negli occhi devo trattenermi dal spalancare la bocca.
Mi sono sbagliata.
Ethan è molto più di ciò che credevo e non vedo l'ora di scoprirne di più...
***
Ciao a tutti come va?
Eccovi un nuovo capitolo che ho scritto in questa prima settimana di sessione estiva!
Mi dispiace sempre per il ritardo, ma sono piena di esami.
Spero vi sia piaciuto!
Baci.
Sofia.
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