04.
Amanda.
"Dici che passerà qualcuno?" domando guardandomi intorno.
"Non credo, siamo solo io e te in questo posto sperduto, Amanda!" dice Ethan scocciato dall'altra parte del grande albero. Mi guardo intorno ancora una volta e poi decido di slacciarmi i pantaloncini di jeans e di accovacciarmi.
Io e Ethan abbiamo camminato per forse due ore, ormai sono le sei di sera. E io ho necessariamente bisogno di un bagno, che stupidamente mi sono accorta di non poter trovare nel bel mezzo di una foresta di sequoie.
Prendo la borsa appoggiata contro il tronco e cerco un fazzoletto di carta al suo interno.
Quando ho fatto torno verso il sentiero e vedo Ethan appoggiato con le braccia incrociate contro il tronco della sequoia.
Non sono imbarazzata, io sono sempre stata una molto libera e non mi sono mai fatta problemi per ciò che la natura ci ha donato.
Ethan invece sembra pensarla diversamente.
Non incrocia il mio sguardo quando lo raggiungo e continua a camminare lungo il sentiero per tornare alla macchina.
Quante volte ho già alzato gli occhi al cielo? Non bastano.
Ammetto che non è da tutti sentirsi così a proprio agio con una persona conosciuta da appena 5 ore, però lui è fin troppo esagerato.
Cammino dietro di lui e continuo a scattare foto alle sequoie che ci circondano facendoci sentire estremamente piccoli. È impressionante come la natura sia così strabiliante, da mozzare il fiato.
Durante la camminata verso la macchina vediamo anche una piccola cascata e io mi avvicino per bagnarmi un po' le mani.
L'acqua è piacevolmente gelida. Anche se è quasi sera il caldo non sembra voler sparire. Mi passo le mani bagnate sul collo, sui polsi e sul viso cercando di abbassare la mia temperatura corporea.
"Hai fatto?" mi domanda seccato Ethan. Oh santo cielo, mi ha quasi stancato con questo suo atteggiamento. Ho capito che non gli piace così tanto la natura, che non vede l'ora di farsi una doccia, cosa che ha ripetuto milioni di volte in tre ore e che vuole finire il più in fretta possibile questa esperienza, ma così è troppo.
Mentre fisso l'acqua mi viene un'idea. So che probabilmente mi odierà, ma questo ragazzo ha bisogno di lasciarsi andare.
È ingessato come un manichino.
Unisco le mani a coppa e prendo dell'acqua. Mi giro e gliela tiro addosso. Ethan fa un passo indietro spalancando la bocca e io rido. Non sono riuscita a bagnarlo molto, ma quel che basta per dargli un po' fastidio.
"Dai lasciati andare!" dico e lo schizzo nuovamente. Questa volta provoco una reazione nuova in Ethan. I suoi occhi scintillano e in poche falcate mi raggiunge avvicinandosi anche lui all'acqua e schizzandomi.
Io rido e mi allontano ma lui mi insegue e prova a bagnarmi.
Quando siamo bagnati a puntino entrambi ci fermiamo uno davanti all'altro. In pochi secondi scoppiamo entrambi a ridere osservandoci a vicenda.
"Ti basta?" mi domanda provocatorio. Io annuisco e poi gli do una pacca sul braccio. Sí, almeno ha riso un po'. Torno a camminare lungo il sentiero e dopo un po' vedo la macchina in lontananza.
"Ci siamo!" dico e sento subito Ethan esclamare.
"Finalmente!"
Camminiamo in silenzio fino alla macchina e quando arriviamo la apro con un click della chiave.
Apro la portiera posteriore e rovisto in uno dei borsoni. Quando lo trovo esco e lo passo ad Ethan.
"Tieni, golden boy, un asciugamano!" dico e lui lo prende al volo guardandomi storto.
"Come mi hai chiamato?" mi domanda mentre si friziona i capelli bagnati con l'asciugamano. Con quel movimento la sua maglietta si alza leggermente e mi lascia un piccolo scorcio sui suoi addominali. Deglutisco e distolgo lo sguardo. È veramente scolpito come sembrava.
"Golden boy, mi sembra un soprannome adatto..." dico e lui ride leggermente scuotendo la testa.
Ci asciughiamo e poi riprendiamo i nostri posti in macchina.
Metto in moto la macchina e faccio retromarcia uscendo dal parco.
Seguo la strada che ci ha portato fino al parco.
"Hai intenzione di fermarti da qualche parte per la notte?" mi domanda Ethan e io annuisco. Sono stanca di guidare e credo che fare una cena decente e dormire su un letto comodo faccia bene ad entrambi.
"Sì, appena troviamo un posto che ci piace, ci fermiamo..." gli dico e lo vedo annuire. Appoggia la testa contro il sedile e chiude gli occhi per un po'.
Guido finché di fianco alla strada non vedo un fiume. Prima passando mi era sembrato di aver adocchiato un posticino carino vicino al fiume. Dopo queste lunghe camminate non vedo l'ora di mangiare qualcosa di buono e sostanzioso.
"Ecco, quello mi sembra carino!" esclamo e Ethan si tira leggermente su leggendo l'insegna.
"The Gateway Restaurant and Lodge." legge ad alta voce e annuisce.
"Per me va bene..." dice infine e io svolto sul ponte attraversando il fiume e raggiungendo la struttura.
Parcheggio la macchina e recupero la mia borsa. Entrambi scendiamo e ci dirigiamo all'ingresso. La struttura sembra un po' vecchia e leggo che l'hotel ha solo due stelle. Per me non è un problema, ma chissà se per il golden boy andrà bene.
Lo guardo e vedo la sua espressione leggermente contrariata. Gli do una spallata e poi entro per prima facendo suonare la campanella sulla porta.
"Buonasera..." dico alla signora alla reception, leggendo il suo nome sulla targhetta che porta attaccata al petto: Mary.
"Salve, posso aiutarla?" mi domanda gentile. Mi appoggio al bancone e le sorrido.
"Siamo di passaggio e avremmo bisogno di due camere per questa notte..." dico sorridendo. In quel momento la signora sposta lo sguardo da me e i suoi occhi si illuminano. Sposta i capelli biondi da una spalla all'altra e si sporge di più verso il bancone.
Deve essere entrato Ethan.
Okay, è oggettivamente un bel ragazzo, ma la reazione della signora è esagerata.
"Oh si, mi dispiace ragazzi, purtroppo siamo quasi al completo, mi è rimasta solo una camera matrimoniale libera per questa notte! Colazione inclusa e una splendida vista sul fiume e sulla foresta di sequoie..." dice con voce civettuola.
Una sola camera?
Guardo Ethan al mio fianco e lui alza le spalle. Credo voglia solo riuscire a trovare un posto decente per farsi una doccia calda e dormire.
"Okay, va bene la camera matrimoniale, la ringrazio!" dico e Mary ci chiede i nostri documenti per registrarci.
"Per questa sera se volete il nostro ristorante è aperto e serve la cena fino alle 10 di sera. Buona permanenza!" ci dice consegnandoci le chiavi della camera e i nostri documenti.
Prendo le chiavi e Ethan recupera le nostre patenti.
Mary ci indica la scala che porta al primo piano e io le sorrido.
I nostri passi sono attutiti dalla moquette beige mentre saliamo le scale. Purtroppo non posso fare a meno di notare come lo stile in generale sia veramente antiquato. A partire dal colore crema chiaro che tinteggia le pareti e dai quadri di paesaggi in bianco e nero che le decorano.
Arrivati al primo piano seguo le indicazioni per trovare la nostra stanza e giriamo a destra.
Pochi passi dopo ci troviamo davanti alla stanza 110. Infilo la chiave e quando la serratura scatta apro la porta con un calcetto quasi spaventata di cosa ci possa essere al di là.
Entro e accendo la luce.
La stanza viene illuminata e anch'io faccio una smorfia di disappunto. Okay, forse potevano trovare di meglio, ma ci si può adattare.
La camera è piccola, al centro un letto matrimoniale non troppo grande con una testata scura. Un comò di legno scuro con alcuni cassetti e una piccola scrivania. I muri colorati di un verde salvia donano poca freschezza alla stanza. L'unica cosa che sembra carina è la grande finestra. Attraverso la stanza e scosto un po' la tenda. Tiro la portafinestra e una boccata d'aria fresca entra nella stanza.
Be' Mary non ci ha mentito su una cosa per lo meno. La vista è veramente spettacolare, sul fiume e sulle sequoie.
"Bene se non ti dispiace vado a recuperare la mia valigia e poi mi faccio una doccia..." dice Ethan dietro di me e io annuisco. Gli lancio le chiavi della macchina e lo sento mentre esce dalla stanza chiudendo la porta.
In quel momento il mio telefono squilla. Apro la borsa e lo recupero velocemente. Quando sullo schermo vedo scritto alisi, il mio umore migliora in un batter d'occhio.
Rispondo e non appena sento la sua voce sorrido. È impressionante quanto mi manchi.
"Tehya, ciao tesoro mio, come va?" mi dice.
"Tutto bene, nonna, tu?" le domando mentre mi siedo sul letto.
"Io sto bene, Julia si sta prendendo cura di me divinamente!" mi dice con voce allegra. Mi fa piacere sentirla così attiva e felice.
"Bene, sono contenta. Ho un sacco di foto da farti vedere nonna, appena sarò di ritorno le guarderemo insieme!" le dico e mi sembra di vederla sorridere mentre seduta sotto la veranda osserva San Francisco in tutta la sua bellezza.
"Certamente, noquisi!" mi risponde e in quel momento sento la porta aprirsi. Mi volto leggermente e vedo Ethan entrare con la sua valigia e anche con uno dei miei borsoni. Mi chiedo come abbia fatto a capire tra i tanti quale fosse il mio. Non credo di vedercelo mentre rovista tra le robe altrui!
"Alisi, buona cena e fai bei sogni! Ci vediamo presto! A domani..." le dico mentre sento Ethan posare la sua valigia dall'altra parte del letto aprendola.
Non so perché, ma mi sento a disagio mentre parlo con mia nonna ed Ethan è nella stessa stanza. Il nostro rapporto è speciale e mi piace tenerlo tutto per me.
Allontano un attimo il cellulare dall'orecchio. Con quel movimento per sbaglio tocco il viva voce e la voce di nonna Sheila risuona in tutta la stanza.
"Notte mia dolce noquisi, ti voglio bene Tehya..." mi dice e io le rispondo con un veloce ciao, poi spengo la chiamata.
So che ha sentito le sue parole, ma Ethan, come dal primo momento, si rivela essere educato e non ficcanaso e quindi non mi chiede nulla.
"Potresti prestarmi il tuo caricatore?" mi domanda poco dopo e io mi alzo in fretta cercandolo nel borsone.
Quando lo trovo glielo passo e lui mi ringrazia. Attacca il suo cellulare ad un presa vicino al comodino. Prende un asciugamano e un cambio dalla sua valigia e poi entra in bagno chiudendo la porta dietro di sé.
Rimasta sola nella stanza decido di stendermi un po' sul letto. Sento l'acqua della doccia scorrere al di là della porta. Mi tolgo le converse e mi sdraio sul letto incrociando le braccia dietro la testa.
Chiudo gli occhi e dato il silenzio assoluto che ci circonda sento i movimenti di Ethan nel bagno. Per un istante me lo immagino mentre si friziona i capelli bagnati come prima al parco.
Scuoto la testa e mi impongo di pensare ad altro.
Non lo conosco, non so neanche se ha una ragazza o no.
Potrebbe essere quella Violet che ha chiamato sta mattina?
Qualche istante dopo mentre sento l'acqua della doccia chiudersi, il cellulare di Ethan si illumina accendendosi.
Allungo un po' il collo per vedere il suo sfondo e sbirciare, ma è bloccato e lo sfondo è un banale sfondo nero. Pochi secondi dopo inizia a vibrare e notifiche e notifiche di messaggi iniziano a far suonare il telefono accumulandosi sullo schermo.
Quasi mi spavento. Mai in tutta la mia vita ho ricevuto così tante notifiche in pochi secondi. E allora non posso fare a meno di chiedermi una semplice domanda.
Chi è veramente Ethan Collins?
***
Buon venerdì pomeriggio a tutte!
In questo periodo così difficile per tutti spero che la lettura vi dia un po' di sollievo così come accade a me!
Grazie per aver letto.
Spero vi sia piaciuto.
Fatemi sapere.
Baci, Sophia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top