Capitolo 6


"Benvenuto a Yokohama!"
Urlò euforica la ragazzina, allungando le braccia in aria.
Ci mise così tanta enfasi in quella frase, che Touya fece un passo all'indietro.

"Toga, lo stai spaventando."
Lo ammonì il ragazzo, facendo un sospiro e abbassando la testa per poi scuoterla lentamente.

La ragazzina gonfiò le labbra, in quella che doveva essere un'espressione buffa. O almeno ci provava, se non fosse stato per i suoi occhi; dorati ma che avevano quella pupilla sottile al centro simili a quelli dei serpenti. Davvero inquietante.

"Non si trattano così gli ospiti."
Proseguì l'uomo, con quel tono così paterno.
"Io sono Atsuhiro."
Proseguì, rialzando il capo e affondando gli occhi, neri come la notte, in quelli di Touya.
Ogni movimento che compiva era molto elegante, anche quando si appoggiò una mano sul fianco e spostò il peso da una gamba all'altra.
"Il nostro capo aveva detto che si sarebbe fermata qui una persona davvero particolare, non abbiamo fatto molta fatica a trovarti."
Sussurrò, spostando lo sguardo dal suo viso, al cappotto lungo e in pelle che stava indossando e, infine, al borsone che aveva ancora sulla spalla.

Touya, spingendo il borsone dietro la schiena per nasconderlo il più possibile dalla vista dei due, sussurrò un:"avete sbagliato persona." Sussurrò a entrambi, mentre con veloci passi, li sorpassò ma, non avendo nemmeno avuto il tempo di muoversi ulteriormente, si fermò subito: quando percepì qualcosa di duro premere sulla schiena e l'inconfondibile click della pistola arrivargli da dietro.

"Non così in fretta, sei appena arrivato. Non sei nemmeno curioso di conoscerlo ? Dopotutto, nonostante sia molto burbero, Tomura è una persona eccezionale."
L'uomo si piazzo di fronte a lui, braccia conserte elegantemente al petto.
Pensò subito che, a tenere la pistola, fosse la ragazzina che si era posizionata alle sua spalle.
Il cuore scalpitò nel petto, abbattendosi contro la cassa toracica e producendo dei tonfi sordi che riuscì a percepire fino a dentro le orecchie.

"Tomura sa che hai dato un'arma a una ragazzina ?"
Sibilò, sentendo un brivido scorrergli lungo la schiena quando sentì il ferro duro della pistola venir mosso lungo le vertebre, premuto su ogni singolo osso duro di esse.
Allora le sensazioni che aveva percepito, uscito dal treno, erano piuttosto vere. Qualcuno lo stava osservando e lo sta seguendo. Molte volte, in guerra, si era trovato in situazioni come quelle. Non avevano intenzione di ammazzarlo, sennò già lo avrebbero fatto. Non c'era nessuno nei paraggi, nessuno si sarebbe accorto di nulla. Avrebbero potuto sparargli e lasciarlo morto lì, ma non lo avevamo fatto.

"Tomura mi ha scelta per questo."
Ringhiò la voce acuta e sicura dalla biondina.
"Dai, muoviti."
Continuò, spingendo l'arma contro il suo corpo.

Touya reagì di conseguenza, fin troppo veloce perché i due potessero reagire. Tirò una testata dritta in faccia al tizio, facendolo piegare in due.
Poi si girò verso lei, la afferrò per il polso e le storse il braccio, facendole cadere l'arma.

"Queste sono pericolose per i bambini."
Con l'altra mano, invece, le appoggiò le dita tra la clavicola e il collo, facendo pressione così forse che la ragazza chiuse gli occhi e svenne a terra.
Nuovamente, si girò verso l'uomo ma era scomparso dal nulla, non c'era più o come se non ci fosse mai stato lì, come per magia e al suo posto, invece, a terra, giaceva una macchia di sangue.
Doveva andare.
Via da lì, il prima possibile.

Si infilò in un vicolo, cercando di allontanarsi da più persone che poteva, non voleva essere né riconosciuto e né tantomeno avvicinato. Non si fidava di nessuno.
Un'altra notifica gli fece vibrare il cellulare nella tasca, un altro messaggio di Toshinori, ne era sicuro siccome era l'unico numero che possedeva in quel cellulare usa e getta. Non gli serviva guardare la posizione che gli aveva inviato, ormai aveva la mappa stampata nella testa.
Doveva solo stare attento a non farsi prendere.







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