Capitolo 25
L'incubo con quella bimbetta non era di certo finito per loro due.
Per tutta era come rivivere un flashback, prima della morte di Atsuhiro. Quindi, se la matematica non era un'opinione, allora rimaneva da fare fuori solo Toga.
Lo avrebbe fatto, ce l'avrebbe fatta per portare in salvo sia lui che Keigo.
Subito, quest'ultimo, con la coda dell'occhio, vide Dabi fare un gesto repentino con la mano e recuperare la pistola dalla sua fondina.
"Rimani qui."
Gli aveva ordinato. Keigo, muto, rimase al suo posto vide Touya sfrecciare lungo il corridoio, passando perfettamente tra quei passanti in panico che cercavano di scappare via dalle porte ancora aperte del treno. Il corvino giunse nella cabina di controllo; trovò la ragazzina seduta su una sedia girevole che fece girare per l'appunto verso la sua direzione. Lo stava guardando con un grande sorriso dalla quale riusciva a intravedere quei suoi canini affilati e lucidi.
"Vedo che ti sei risparmiata anche la strage di innocenti. Non pensavo avessi un cuore."
Touya, stando in piedi davanti a lei, la osservava con la schiena contro il muro e il viso rivolto verso di lei. La pistola puntata verso la sua direzione.
Aveva l'arma carica. Una sola mossa falsa da parte di lei e le avrebbe sparato in testa, come aveva fatto con quell'altro.
Non avrebbe mancato un colpo. Lui non sbagliava mai. Non lo avrebbe fatto nemmeno con lei.
"Hai ucciso il mio migliore amico. Ora tocca a te perdere qualcuno di caro. Per sfortuna..." disse lei, spingendo la testa e guardando nel corridoio, poi alzò lo sguardo verso Touya:"l'uccellino mi serve vivo. Altrimenti lo avrei sgozzati con le mie mani. Chissà come sarebbero state le sue ali al forno. Secondo me sono croccanti." Si lasciò scappare una piccola risata, nonostante quello sguardo, nei suoi occhi, non fosse contento.
"Oh, guarda che sfortuna."
Disse Touya sarcastico e roteando gli occhi velocemente, mentre le puntava la pistola contro. Non doveva perderla di vista, non doveva farsi distrarre da lei.
"Certo che sei un tipo molto tosto, Todoroki. Non molli mai, nemmeno se ti stanno puntando mille armi addosso."
"Ho solo bisogno dei miei soldi e l'uccellino mi serve. Quindi di al tuo capo, che Keigo non è disponibile."
A quel punto lei si lasciò andare a una risata così rumorosa che anche il biondo, seduto ancora nelle ultime file, riuscì a udirla e intanto venne attraversato da un brivido di terrore. Non ci trovava nulla di divertente in tutto quello.
"Mi stai stancando."
Fu a quel punto che, dalla pistola di Touya, uscì un colpo. Ma non mirò il viso di Toga, lo fece di proposito a sbagliare di poco. Difatti, il proiettile le arrivò a sfiorare e la guancia. La sua risata si bloccò e lei si paralizzò con gli occhi spalancati.
"Tu."
Ringhiò poi, spostando prima gli occhi verso Touya e poi scivolando via dalla sedia, con un balzo di addosso al corvino, con una mano stretta intorno al colletto della sua giaccia mentre l'altra teneva saldo il bisturi puntato al suo collo.
Touya non voleva sparare. Gli serviva la bimbetta viva. Doveva arrivare a Shigaraki. Aveva visto dove si trovasse, ma quella torre era impenetrabile senza il suo aiuto.
Fece scroccare l'arma tra le dita mentre puntava la canna fredda dell'arma sulla pancia della ragazza.
In tutto ciò, il biondo stava assistendo alla scena. Doveva intervenire, ma non poteva aprire un varco proprio con la bionda presente, avrebbe avuto un motivo in più per portarlo via.
"Brutta psicopatica, levati dal cazzo."
Le riuscì a tirare una ginocchiata per farla allontanare e una gomitata per farla svenire.
Poi la prese e se la portò su una spalla, andando da Keigo.
"Serve qualcosa per bloccarla. Qualsiasi cosa."
Sussurrò il corvino, camminando lungo il corridoio mentre il biondo si tirò su e lo seguì.
"Non possiamo lasciarla qui in mezzo o alla prossima stazione ?"
Sussurrò Keigo, guardando il ragazzo.
"No. Dobbiamo ritornare indietro."
Keigo si arrestò sui suoi passi e lo guardò confuso:"in che senso ? Non dobbiamo andare a Tokyo ?"
"Facciamo una piccola sosta. Ritorniamo a Shibuya, ho dei conti da pareggeriare con Shigaraki."
Quel nome.
Quel dannato nome. Fece rabbrividire Keigo, si aggrappò al braccio libero del corvino mentre lui era intento a rovistare in uno scompartimento.
"No, non andiamo lì ti prego..."
Sussurrò supplichevole. Non voleva vedere Shigaraki.
Avrebbe accettato di tutto pur di non ritornare lì, anche andare a Tokyo.
"Che ti prende."
Rispose l'altro corrugando la fronte confuso.
"Andiamo a Tokyo. Va bene, ma non ritorniamo a Shibuya."
"Keigo ...ti senti bene ?"
Lo sguardo preoccupato del corvino ispezionò ogni angolo del viso del biondo: era bianco come un cencio e aveva gli occhi spalancati e terrorizzati.
"No...Dabi...lui, lui è quello che mi ha imprigionato. Mi rivuole indietro ecco perché ha mandato qui questi due."
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