Capitolo 24
"come va la ferita ?"
Gli chiese Touya. Ormai era mattina; il sole alto nel cielo stava illuminando i visi di entrambi. Keigo mangiava il suo panino, affamato. Chissà da quanto non mangiava, Touya lo stava guardando. Si erano presi una sorta di pausa da tutto, seduti sul tetto di un palazzo. In sottofondo, c'era il tipico rumore di auto che sfrecciavano avanti e indietro e della città in pieno movimento mattutino.
Ma in quel momento, nonostante ciò, c'erano solo loro due.
"L'hanno curata. Al circo. Con delle erbe speciali. Un paio di giorni ed è scomparsa, come se non fosse mai esistita."
Rispose il biondo, dando un altro morso al suo panino e poi scrollò le spalle.
"Ah."
Si lasciò scappare Touya, poi volse lo sguardo altrove. I suoi occhi non stavano guardando un punto preciso, preferiva solo non guardare il biondo mentre i suoi pensieri si erano diretti altrove: allora era rimasto privo di sensi per più di un giorno, in quella stazione.
"Come ti sei trovato lì ?"
Gli chiese subito, prima che l'altro potesse parlare.
"Non lo so nemmeno io. Da quando sono sceso dal treno, avevo caldo e quindi ho tolto il cappotto, nel momento e nel luogo sbagliato. Hanno visto le mie ali e si sono spaventati. Poi dei tizi mi hanno trascinato via con loro con la forza."
Masticò il boccone e poi accartocciò la carta, portandosi poi le gambe contro il petto.
"Beh, almeno te le sei cavata bene. Non con un bernoccolo in testa e un disorientamento generale."
Brontolò il corvino.
"Forse ci sono andato giù troppo pesante."
"Tu dici ?"
Chiese ironico l'investigatore, girandosi verso di lui: i loro occhi si incontrarono, ancora una volta. I loro sguardi fissi, l'uno nell'altro. Il corpo del biondo venne pervaso da tante scariche, solo per quel dannato sguardo. Lo stava uccidendo. Gli piacevano così tanto gli occhi di Dabi, così profondi ma vuoti.
"Sì, ecco. Mi dispiace."
Sussurrò, interrompendo subito quel contatto. Portò nuovamente gli occhi in basso, guardandosi le punte delle scarpe e si appoggiò una mano sul collo, grattandolo con la punta delle dita.
Dabi era uno stronzo e lo aveva fatto perché se lo meritava, ma dall'altra parte lo aveva anche salvato, più di una volta.
"Keigo."
"Mh ?"
Mugolò, ma non osò alzare lo sguardo nonostante sentisse quello di lui bruciargli la pelle come se fosse fuoco.
"Lascia perdere. Andiamo ?"
Con la coda dell'occhio, lo vide alzarsi da terra e scrollare i pantaloni con le mani.
"Abbiamo un treno da prendere."
Non voleva lasciare quel posto. Non voleva andare lì, da quel Toshinori. Voleva stare con Dabi, si sentiva al sicuro con lui, in un certo senso.
"Va bene."
Si era arreso. Si era alzato anche lui, affiancando il corvino con la testa bassa e in silenzio, insieme, avevano abbandonato quel tetto.
Raggiunsero facilmente la stazione, e per evitare alti inconvenienti, Dabi, aveva prestato a Keigo il suo cappotto che avrebbe potuto appoggiare sulle spalle per non destare nessun sospetto.
Raggiunsero le strisce gialle, alla fermata del treno, sempre in silenzio. Nessuno aveva proferito parola, nemmeno quando erano entrambi saliti sul veicolo e si erano seduti vicini.
Touya era molto stanco ma doveva riposarsi per bene dopo aver bevuto del whiskey, probabilmente da soli e nel suo ufficio. Doveva incontrare Toshinori, il biondo già aveva fissato data e luogo dell'incontro, gli aveva inviato un messaggio e l'incontro era fissato per quel pomeriggio. Quindi doveva muoversi, se non voleva rischiare la sua pelle.
Filava tutto liscio come l'olio, nonostante una parte di lui gli stava urlando di fermarsi e che era tutto sbagliato nel consegnare il biondo nelle mani di quei tizi, ma i soldi lo stavano chiamando e lui ne aveva bisogno più che mai.
Stava andando tutto secondo i piani, fino a quando il treno non si fermò e dall'altoparlante non sentì una voce. Aveva riconosciuto la voce di Toga.
"Benvenuti a tutti i passeggeri. Vi consiglio di scendere qui, a questa fermata, altrimenti non arriverete vivi alla prossima. E per Keigo e Touya, vi consiglio di non muovervi dai vostri posti se non volete una pallottola impiantata nel cervello dai nostri c cecchini." Poi un rumore di statico, aveva appena chiuso la comunicazione.
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