Capitolo 17
Uscirono subito da lì, imboccarono un vicoletto. Keigo camminava a testa bassa e con il cappuccio sulla testa, mentre Touya gli stava davanti in allerta nel caso ci fossero stati dei pericoli.
"Andiamo."
A un tratto, le lunghe dita del corvino raggiunsero quelle più piccole del biondo e le strinsero, camminando più veloce. Il cuore del biondo inziò a battere forte nel suo petto, e diede la colpa a tutta quella tensione quando sentiva anche il viso rosso dall'imbarazzo per quel contatto. I due iniziarono a correre velocemente, a ogni passo Keigo sentiva delle fitte al ventre che gli facevano stringere gli occhi e i denti dal colore, ma Dabi gli diceva sempre di non fiatare. Aveva freddo e quel cappotto che indossava non lo stava riscaldando nemmeno un po'.
"Dov'è la stazione ?"
Keigo non aveva mai preso un treno e quelle poche informazioni che sapeva El aveva recepite tramite i libri.
Il corvino si fermò, strinse la presa sulla sua mano e la schiena si irrigidí, mentre si girava intorno per capire dove si trovasse.
"Questo posto lo conosco. Dovrebbe stare a pochi isolati da qui."
Le gambe non ce la facevano più, aveva bisogno di sedersi e chiudere gli occhi. Si sentiva così stanco che in quel momento avrebbe potuto anche dormire sulla spalla dell'altro. Non gli sarebbe interessato sapere chi fosse. Lui aveva bisogno solo di riposare gli occhi.
Giunsero alla stazione in poco tempo. Delle persone uscivano e altre entravano con in spalla dei borsoni. Keigo camminava stretto all'altro, con il petto premuto sulla sua schiena rigida e quel contatto gli faceva sentire delle scosse per tutto il corpo.
Non guardava gli altri, no. Il suo sguardo era puntato solo in basso, non doveva farsi riconoscere, non voleva ritornare indietro. In quella torre.
Non voleva essere un'altra volta prigioniero.
Si fermarono ai tornelli, dopo aver preso il biglietto e passarono anche quello con poche difficoltà, fino a quando però.
"Merda."
Sussurrò il corvino, arrestando immediatamente i suoi passi. Gli occhi grano del biondo si alzarono immediatamente verso di lui e si puntarono in direzione del muro che aveva di fronte. Su questo, attaccato al di sopra, vi era un poster dove spiccava la faccia di Dabi: era lui, la stessa cicatrice sul quel punto del viso, i suoi stessi occhi. Era un disegno e sulla testa vi era una cifra, mentre al di sotto c'era scritto:'ricercato.' A caratteri cubitali..
"Cristo." Imprecò nuovamente il corvino lasciando immediatamente la sua mano e coprendosi il viso, per quel che poteva, con il bavero della giacca di pelle.
Il biondo ebbe un tuffo al cuore, sospirò e velocemente afferrò la mano del corvino, trascinandolo verso un bagno.
"Che fai ?"
Mentre lui era impegnato a chiudere bene la porta, l'altro si era posizionato al centro della stanza con uno sguardo confuso, osservando come il biondo stesse aprendo un altro varco.
Tirò fuori da esso un cappotto simile a come quello che stava indossando e un cappello dello stesso colore, porgendo entrambi all'altro e richiudendo il varco con un movimento delle mani.
"Ma morirò di caldo così."
Disse Dabi, con un sospiro, guardando i vestiti che aveva tra le mani.
"Non fa niente, ti riconosceranno. "
Il corvino mise il capello sulla testa e poi indossò il cappotto, infine uscì da lì con il biondo. Doveva essere veloce e chiudere quella faccenda il prima possibile.
Arrivarono ai binari.
C'erano un paio di persone sulle panchine alla loro destra e un altro paio alla loro sinistra, di cui uno era appoggiato a un pilastro e stava scrivendo dei messaggi al cellulare. Nessuno si era accorto della loro presenza e né tantomeno li avevano guardati.
I binari erano vuoti, stavano aspettando l'arrivo del treno.
Pochi minuti. Entrambi già sentivano l'odore della libertà.
Il treno si fermò davanti a loro. Le porte in metallo si aprirono ma, invece di entrare, Dabi si pietrificò sul posto quando, sulla soglia delle portiere, riconobbe Toga con un ampio sorriso sulla faccia e il suo accompagnatore Atsuhiro.
"Diamo inizio alle danze !" Urlò la ragazza con quel sorriso inquietante stampato sul viso, gli bastò uno schiocco delle dita che, le persone che erano presenti, perfino il ragazzo tanto impegnato a messaggiare, si spostarono e presero delle pistole dalle loro borse, puntandole contro di loro.
"Cazzo."
Sussurrò il corvino, spingendo Keigo dietro di sé e portando una mano sotto il cappotto alla ricerca del suo fucile.
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