Capitolo 11
Pessima idea, quella di scavalcare un'altra finestra nella stanza dove si trovava, con il vento forte che tirava e sferzava potenti folate contro il suo viso. Rischiava di cadere, mentre con le dita si aggrappava maldestramente a quei mattoni sporgenti cercando di non scivolare da lì. Era un impresa titanica per lui ma ce l'avrebbe fatta. Lui ce la faceva sempre.
Nel bene o nel male, nessuna impresa era impossibile per Touya.
Pensava a cose positive, o almeno a quelle poche cose che gli erano capitate nella vita. Pensava al sorriso di sua madre, morta quando lui era troppo giovane, aveva solo dei sprazzi di memoria nei suoi riguardi, ma pensare al suo viso lo tranquillizzava in qualsiasi momento. Pensava poi a suo fratellino, Shoto. E a Natsu, l'altro fratello, a Fuyumi, sua sorella. Ne erano quattro in tutto, ma non li vedeva da tempo. Da quando aveva deciso di lasciare l'esercito, per mettersi in proprio e saldare i suoi debiti di gioco.
Riuscì a raggiungere la sommità di quel tetto, dove le sferzate del vento erano diventate più forti che mai. Si aggrappò alla finestra, tirando una forte gomitata da spaccare il vetro in mille pezzi e poi si buttò direttamente all'interno.
Cadde sul pavimento, il dolore alle ossa fu così lancinante che gli prese tutto il corpo. Era così stordito che non si era nemmeno accorto che il ragazzo dai capelli biondi, alzandosi dalla sedia, si era messo in un angolo e aveva afferrato un candelabro, pronto a tirarglielo addosso.
"Chi sei tu ?"
Sussurrò, tenendosi a debita distanza dallo sconosciuto, pronto a sfoderare quell'arma che poteva essere molto pericolosa se avesse colpito i suoi punti deboli.
Touya scosse la testa, piccoli frammenti di vetro caddero a terra illuminati dai raggi della luna.
"Sono venuto a tirarti fuori di qui."
Sbuffò, mettendosi seduto sul pavimento con una gamba conserta e l'altra tirata su, mentre era alla ricerca di un appiglio per alzarsi dal pavimento. Ma non riuscì a trovare nulla, quindi rimase in quella posizione a osservarlo.
"Davvero ?"
Keigo uscì dall'ombra nella quale si era rifugiato, il candelabro ancora stretto tra le mani pronto a utilizzarlo nel caso fosse stato necessario.
"Sì, puoi abbassare quel coso."
Sbuffò, riuscendo poi ad alzarsi da terra, dopo essersi aggrappoato a una balaustra in legno. Le ossa gli dolevavano ancora dopo quella caduta, le sentiva ancora scricchiolare e pensava anche di star perdendo del sangue a causa dei vetri. Ne sentiva alcuni che si erano conficcati nella pelle, da sotto i vestiti.
"Chi me lo dice che sei qui per tirarmi via e non per farmi del male ?"
Le ali rosse del ragazzo si erano così rimpicciolite che, da quella distanza, non risusciva a vederle più: dalla paura, le aveva appiattite alla schiena, la stessa emozione che c'era anche nel suo sguardo. Da una parte le capiva, non era cosa di tutti i giorni vedere qualcuno sfondare la finestra della tua stanza che dichiara apertamente di essere il tuo salvatore.
"Senti. Le cose stanno così, mi hanno dato questa tua foto e mi hanno detto di venire qui per tirarti fuori."
Il corvino affondò una mano nelle tasche dei pantaloni e tirò fuori quella piccola foto, giranda verso il biondo.
Quest'ultimo assottigliò gli occhi e la osservò meglio. C'era poca luminosità nella stanza ma ciò non gli impedì di capire che, quello ritratto nella foto, fosse davvero lui.
"Tu non dovresti essere qui."
Sussurrò dopo un breve silenzio, alzando nuovamente lo sguardo in quello chiaro dell'investigatore.
"Lui...lui ti troverà."
Sussurrò, i suoi occhi erano pieni di panico, Keigo si avvicinò a lui, lasciando cadere il candelabro con un clagore sonoro, e afferrò il suo braccio, trascinandolo via da lì.
"No, no....Hey."
Il corvino si voltò verso di lui, gli afferrò il polso in una mano e lo bloccò.
Il biondino fece un sussulto, a quel contatto, tremava e i suoi occhi erano lucidi.
"Ti...ti prego. Non farmi del male."
La voce ridotta a un filo di voce, tremante e instabile. Gli occhi languidi che lo osservavano per un po' e poi si abbassavano verso il pavimento.
"Io non sono qui per farti del male. Io sono qui per portarti via. Ora. Se collabori, andrà tutto bene, fai ciò che ti dico e ne usciremo entrambi vivi. Va bene ?"
Disse il corvino, con tono deciso e autoritario. Solo quando l'altro annuì, colse quel cenno come un consenso a proseguire.
Fece un sospiro, profondo:"bene...le tue ali funzionano, no ? Allora portaci fuori di qui."
Spazio autrice
Babiessss~
Spero che vi stia piacendo la storia
👀
Sono arrivata a scrivere il capitolo 16 e oggi cercherò di iniziare il 17 per ora spero vi siate goduto questo qui fatemelo sapere nei commenti!
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