19-Harry Potter-One sh(i)t

Ted Remus Lupin

Tassorosso

Terza generazione

Quando arrivai sulla Torre di Astronomia, mi sedetti con le gambe penzoloni ed un lieve sorriso sul volto, liberando la mente di tutte le preoccupazioni. Mancava solo un giorno, poi avrei salutato Hogwarts per sempre. "O forse no", mi dissi. Avevo chiesto alla Preside di prendere il posto del vecchio Luma come insegnante di Pozioni e, chissà, magari ce l'avrei anche fatta. "Altrimenti", mi aveva assicurato la McGranitt, "sono certa che il signor Potter sarà lieto di accogliere nuovi Auror tra i suoi ranghi". A quel pensiero, storsi il naso. Non mi aveva mai allettato la carriera di Auror. Viaggiare per il paese alla ricerca di maghi oscuri? No, grazie, preferisco rimanere a casa a preparare cure e antidoti, o a leggere libri su... qualsiasi cosa. Mi piegai lievemente in avanti, le mani che stringevano il bordo del cornicione e il vento che mi solleticava il viso. Di tutti i luoghi, la Torre di Astronomia era certamente la mia preferita, appena prima della biblioteca e del campo da Quidditch. Harry mi aveva raccontato che lassù era caduto il mago più potente dei nostri tempi, Albus-Qualcosa-Silente. non mi aveva mai raccontato in che modo, ma lui c'era. Una goccia di pioggia mi si piazzò sul naso, distraendomi dai miei pensieri e regalandomi la splendida vista di un'arcobaleno appena abbozzato che si tuffava leggiadro nel Lago Nero. Sorrisi istintivamente. Amavo Hogwarts. Lo stesso luogo dove anche Zio Harry e Zia Ginny erano stati prima di me. E così anche Zio Ron, Zia Hermione, Nonna Molly e Nonna Andromeda... e anche mamma e papà. Il sorriso mi si smorzò sulle labbra."Cosa direbbero, se fossero ancora vivi? Sarebbero orgogliosi di me? Di un Tassorosso fifone con i voti appena sopra alla media?" Scossi la testa, scacciando quei brutti pensieri e mi rialzai in piedi, lasciando un ultimo sguardo al sole che si tuffava nel lago, prima di scendere le scale e chiocciola, dirigendomi in Sala Grande.

<<Teddy? Ti senti bene?>> Ingoiai il succo di zucca e sorrisi a Fergus, assicurandogli che stavo bene. Fergus non pareva convinto, ma lasciò immediatamente cadere l'argomento, tuffandosi sul pollo. Per qualche strano motivo, mi venne in mente Zio Ron. Lanciai un'occhiata al tavolo dei Grifondoro, dall'altra parte della sala, dove Victoire mi salutava energica, prima di tornare a parlare con la ragazza di fianco a lei, Susan o forse Sara, non ci feci caso. Allontanai da me il piatto e mi alzai attirando l'attenzione dei miei compagni di casa. <<Non ho molta fame, vi aspetto in sala comune>> Nessuno obbiettò, anche se Gwen sembrava davvero preoccupata, ed io mi diressi a passo spedito verso il portone, pregustano l'aria tranquilla e silenziosa della Sala Comune. Purtroppo (o per fortuna) la strada verso le cucine venne sbaratta da Victoire, che non sembrava affatto contenta della mia uscita di scena. Le sorrisi in modo più innocente che potei, e probabilmente i miei capelli cambiarono colore, perché Victoire distolse lo sguardo da essi. Rimaneva sempre imbambolata quando li mutavo e, sicuramente, non poteva lasciarsi distrarre durante una ramanzina. Sembrò volesse esplodere, ma poi sospirò pesantemente e mi guardò dritto negli occhi, scuotendo la testa e facendo ondeggiare la coda di cavallo argentata che, per qualche strano motivo, sembrava emettere riflessi rossastri a contatto con il sole. <<Pensi a loro, Ted, vero?>> Sebbene fossi di quasi dieci centimetri più alto di lei, mi parve di rimpicciolirmi, rendendomi conto di quanto effettivamente mi conoscesse bene, forse anche più di me stesso. <<Non faccio altro che pensarci. Qui, ad Hogwarts, ho voi. Ma là fuori, nella vita reale... non sarete sempre lì per me, Vicky. Potrò anche venire alla Tana ogni settimana, passare molto tempo con te e tutti i cugini Weasley e... per quanto lo Zio Harry mi voglia bene... io non sarò mai uno di voi. Io sono un Lupin. E l'unica cosa che vorrei e vederli, in carne ed ossa davanti a me, non in fotografia. Abbracciarli una sola volta e sentirgli dire "Siamo fieri d i te". Ma non accadrà mai, Vicky. Mai>> Conclusi, scansandola ed avvicinandomi alla botte, pronto a colpire. Il braccio di Victoire me lo impedì e, per la seconda volta, vidi l'allettante atmosfera della sala Comune scomparirmi davanti agli occhi. mi voltai verso di lei, il viso determinato ma sempre bellissimo e perfetto. <<Vieni, andiamo>> mi disse, ed io, imbambolato, la seguii.

Mi trascinò in un luogo che non avevo mai visto, spoglio di qualsiasi oggetto e arredamento, salvo per uno specchio dalle rifiniture laterali in argento, accantonato in un angolo della stanza. <<Se ci trovano potrebbero togliere una miriade di punti ad ogni casata, ma tanto Grifondoro è già in fondo... e se anche Tassorosso non vincesse quest'anno credo che nessuno se la prenderebbe, visto che sarebbe già il quinto anno consecutivo>> commentò Vicky. Mi guardai attorno, spaesato, e Victoire perse quello sguardo deciso e burlone di poco prima, rimpiazzandolo con uno compassionevole e dolce. Mi prese per mano, ed io diventai paonazzo sotto al suo tocco, poi mi trascinò davanti a quello specchio. Avevo lo sguardo basso, fisso sulle mie scarpe, riflesse nella lastra argentea, e solo quando notai altre due paia di piedi ai miei lati, mi decisi ad alzare lo sguardo. La mano di Victoire scivolò via dalla mia presa. Davanti a me, alla mia sinistra una donna giovane e bella dagli strambi capelli rosa mi posava una mano sulla spalla e sorrideva fiera, mentre alla mia destra un uomo sulla quarantina con il viso pieno di cicatrici mi rivolgeva un sorriso sghembo e, orgoglioso, mi arruffava i capelli. Il me dello specchio sorrise e prendendo per un fianco la donna e per le spalle l'uomo, li strinse in un abbraccio, mostrando ad entrambi un diploma Babbano. Appoggiai una mano sulla lastra e solo in quel momento mi accorsi delle lacrime che scorrevano sul mio viso, giungendo fino alla bocca socchiusa. mi inginocchiai davanti al mio riflesso e diedi sfogo ad un pianto silenzioso, quasi privo di singhiozzi, mentre Victoire mi abbracciava da dietro, accarezzandomi i capelli. Per la prima volta da tanto tempo, seppur in lacrime, sorrisi e l'unica cosa che riuscii a sussussurare fu: <<Mamma... papà...>>

<<TEDDY! SBRIGATI! RISCHIAMO DI PERDERE IL TRENO!>> <<Arrivo, Al!>> Mi voltai nuovamente verso la preside, una donna tanto severa quanto dolce e di buon cuore, che stava dicendo al pover Hagrid di chiudere la stanza dei trofei dove, per la quinta volta consecutiva, vi era inciso lo stemma della casata dei tassi. <<Lupin!-mi riprese subito dopo la donna, avvicinandosi a me con grandi falcate-il treno sta partendo! Che ci fa qui?>> <<Volevo salutarla professoressa. E, anche, ci sarebbe sempre la questione della cattedra di Pozioni...>> il viso della Preside si addolcì e strinse le mani in grembo, trattenendo la commozione. <<Somigli molto a tuo padre, sai? Anche lui voleva diventare professore. Anche se, purtroppo, non potè occupare per molto quella professione>> La McGranitt fece segno agli altri studenti di sbrigarsi, poi si rivolse nuovamente a me e mi porse una cioccorana. <<Sarebbero fieri di te, Ted. Lo sai vero?>> Ringraziai la donna davanti a me e, senza trattenermi, l'abbracciai. Dapprima rigida, ricambiò l'abbraccio e mi rispose. <<Non credo avremo l'onore di avere altri alunni diligenti come te, Ted>> <<Avremo?>> <<Ci vediamo a Settembre, professor Lupin. Ora si sbrighi, su! La sua ragazza credo non voglia aspettare ulteriormente.>> Sorrisi nuovamente alla McGranitt e corsi verso l'Hogwarts Express, salendo appena prima che il treno partisse. <<Sei proprio un cretino>> mi rimproverò bonariamente Victoire, poi mi condusse verso lo scompartimento che dividevo con gli Weasley. Prima di entrar, però, decisi di aprire la cioccorna, che balzò velocemente via dalle mie mani. Rivolsi l'attenzione alla figurina e sorrisi ai due maghi in copertina, prima di raggiungere finalmente la mia famiglia. <<Ted! James continua a dire che è lui il tuo cugino preferito!>> <<Perché è ovvio che è così, Al! Diglielo Teddy!>><<Jamie, lo sai benissimo che il mio cugino preferito è Lily>> <<Ma Lily è una femmina!>> <<Wow, Zio Ron sarebbe fiero di te!>> E con il sorriso sulle labbra, lanciai un altro sguardo alla figurina, dove una donna dai capelli rosa e un uomo con il viso colmo di cicatrici, sembravano sorridermi orgogliosi.

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