Capitolo 2
Marianne tornò a casa.
«Mammaaa! Sono a casa!» nessuna risposta.
Si diresse verso la cucina dove l'aspettava un biglietto.
Lo lesse: "Tesoro, ho avuto un imprevisto a lavoro, mi dispiace. Non mi aspettare per cena, c'è un po' di salame e insalata in frigo, puoi farti un panino. Mamma".
La ragazza sospirò: era abituata a ricevere questi messaggi ogni tanto a causa del lavoro di sua madre. Sapeva di non poter fare nulla per averla con lei quando voleva, e questo la faceva un po' rattristare. Ma almeno aveva un gran silenzio per leggere in pace, un lato positivo.
Andò in camera sua e mise il libro su uno scaffale sopra la scrivania.
«Che silenzio.» notò il kwami, uscendo dal suo nascondiglio.
«Già, mamma è a lavoro.» disse Marianne, buttandosi sul letto.
«E tuo padre?» chiese Nooroo.
Sul viso della ragazza si formò un'espressione triste «È morto quando ero piccola.»
L'espressione del piccolo kwami farfalla divenne come quella della sua custode «Mi dispiace.»
«Non importa, non è colpa tua.» disse Marianne facendosi forza per riuscire a fare un sorriso. Poi si sedette e disse «Piuttosto, raccontami di questo "miraculous".»
Nooroo fece un respiro profondo prima di spiegare «Tanto tempo fa furono creati dei miraculous in grado di proteggere il mondo dal male. I miraculous sono dei poteri e ce ne sono 7. Noi kwami facciamo in modo che il nostro custode abbia questo potere con una semplice frase, nel tuo caso è "Nooroo, trasformami".»
La custode guardava il proprio kwami attenta e allo stesso tempo incredula.
Una cosa del genere poteva capitare solo nei suoi libri, invece questa volta era realtà. Stava succedendo veramente, non era un sogno o la sua immaginazione, era tutto vero.
«Quindi basta che dico quella frase e mi trasformo in una specie di supereroina?» chiese per rassicurarsi Marianne.
«Sì. –confermò Nooroo– E per tornare normale basta aspettare qualche minuto dopo aver sentito un "bip bip" dalla spilla.»
«P-posso....provare?» chiese insicura la ragazza, giocando con le dita.
«Ma certo.» rispose il kwami, sorridendo per darle sicurezza.
Allora la ragazza, dopo un momento di insicurezza, si alzò in piedi, fece un respiro profondo e, guardando Nooroo, sorridendo disse «Nooroo, trasformami!».
Il kwami si catapultò in un attimo nella sua spilla e una luce viola innondò la stanza.
Marianne chiuse gli occhi mentre sentiva i piedi coprirsi di un tessuto attillato. Dopo le gambe, poi le braccia, tutto il suo corpo fu ricoperto da questo tessuto. Sul viso si formò una maschera e il suo chignon divenne una bella treccia che cadde delicatamente sulla sua spalla.
Quando aprì gli occhi la trasformazione era finita e la luce cessò. Si girò verso lo specchio che aveva in camera sua. Quasi non si riconosceva. Invece di vedere la solita ragazza timida con il libro sempre in mano vide una supereroina con un costume attillato rosa, con un diamante verde al centro e delle ali da farfalla dietro la schiena.
«Niente male.» si disse, guardandosi allo specchio. Quella trasformazione non solo le aveva dato un aspetto da supereroina, ma anche una grande autostima e coraggio.
Guardò fuori dalla finestra. «Andiamo a controllare un po' Parigi».
Detto fatto. Aprì la finestra, si buttò e prese il volo.
Fece quasi il giro di tutta Parigi "volando" da tetto a tetto. Alcuni la notarono anche nel buio di quel tardo pomeriggio e chiamavano tutti quelli in casa per fargliela vedere.
La supereroina si fermò sul tetto di una casa. Guardò il tramonto mentre una leggere brezza le scompigliava i capelli.
«Parigi, ti presento Butterfly».
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