3.2
La sera prima, appena Theo se ne era andato, Matthias aveva provato a chiamarlo al cellulare, visto che, non conoscendo il suo volto, non poteva cercarlo diversamente, ma non aveva ottenuto nessuna risposta.
Anche quella mattina aveva provato varie volte a contattarlo, ma senza successo.
Riprovò nuovamente e questa volta, invece di suonare a vuoto, una voce registrata gli comunicò che il telefono era spento, forse si era scaricato durante la notte.
Iniziava a incavolarsi veramente, era ora di pranzo e oramai doveva essersi svegliato, perché allora non lo degnava minimamente?
Decise di fare un ultimo tentativo prima di uscire ed andare a pranzo.
Provò via skype, ma l'account risultò non più attivo.
Che accidenti stava succedendo?
Ripensò agli ultimi momenti passati insieme dentro quella piccola stanza al buio.
Non gli sembrava fosse accaduto niente di grave anzi...
La bocca di Theo era stata indescrivibile e lui per ricambiare gli aveva fatto una sega.
Lo aveva anche chiamato per nome per la prima volta ... non lo aveva mai fatto nemmeno quando avevano fatto sesso virtuale... si ricordava bene invece che Theo quella volta aveva invocato il suo nome mentre veniva...
L'episodio gli si ripresentò nitido, riportando a galla anche i minimi particolari, sentendo l'eccitazione percorrerlo.
La sua mente fu invasa dal suono della sua voce distorta dall'orgasmo facendolo sussultare, come se si fosse risvegliato dal sonno, e una serie di particolari ritenuti prima irrilevanti gli si presentavano importanti e luminosi come fari in una notte buia.
Come aveva fatto a non accorgersene?
Il desiderio e la lussuria gli avevano anestetizzato il cervello...
Theo non lo aveva chiamato Matthias, ma Matty, solo una persona lo chiamava così, nonostante lui continuasse a minacciarlo di smetterla, e la sua voce gli era fin troppo conosciuta anche se non l'aveva mai sentita così roca e bassa.
E poi, anche se non l'aveva visto in volto sapeva che il ragazzo misterioso era biondo vero, non tinto.
Quanti biondi c'erano in quella piccola cittadina?
Lui ne conosceva solo uno.
Uno che lo conosceva bene, che sapeva tutto di lui, che aveva il suo cellulare e che ieri sera era nella stessa discoteca...
Si ricordò il suo comportamento strano, il suo sguardo ferito e soprattutto che anche lui era sparito insieme a Theo...
Anche se da quello che poteva dedurre era la soluzione più probabile, c'erano però due grossi problemi.
Il primo implicava che Joel fosse attratto da lui, si era spinto a fare cose che non si fanno con un amico, nemmeno se fosse stato uno dei suoi assurdi scherzi: vada per il sesso virtuale, ma si erano baciati, gli aveva fatto un pompino, si era lasciato fare una sega. Non si fanno queste cose per scherzo.
Avevano oltrepassato ogni limite.
Non sapeva perché l'idea che fosse quel dannato biondo lo riempisse di gioia, sentiva un calore diffondersi nel petto, invece di incavolarsi con lui per essere stato ingannato.
Forse questo era il motivo che lo aveva portato a sentirsi subito così in sintonia con uno sconosciuto, perché così sconosciuto non era.
Però era possibile che Joel lo attirasse così tanto? Che lo facesse eccitare e desiderare di farci sesso?
Il secondo problema poi era ciò che aveva visto.Possibile che Joel avesse un fisico così perfetto ed eccitante? E poi quel tatuaggio...
Aveva bisogno di conferme se non voleva impazzire, però non poteva certo chiedere direttamente a lui, avrebbe sicuramente negato tutto come aveva fatto il primo giorno.
Se era veramente Joel, tutto acquistava senso: perché non si era mai mostrato in volto e perché gli aveva celato anche la sua voce. L'unica volta che si erano parlati era stato in discoteca, ma il rumore di fondo era talmente forte da non permettergli di riconoscerlo.
Gli venne un'idea, poteva chiamare Thomas. Era il suo compagno di stanza, lui doveva sapere se si fosse fatto un tatuaggio.
Prima doveva capire se era lui poi avrebbe pensato al resto, se spaccargli la faccia o il culo.
Thomas rispose al secondo squillo.
"Cosa vuoi Jackson?"
Il ragazzo era di poche parole e arrivava subito al dunque, fatto che Matthias apprezzava molto.
"Joel si è fatto un tatuaggio?"
Thomas rimase in silenzio, quella domanda poteva avere un solo motivo: doveva essere successo qualcosa che aveva fatto capito a Matthias chi si celava veramente dietro il nome fittizio di Theo e probabilmente era lo stesso motivo per cui Joel non era ancora uscito dalla camera anche se era già ora di pranzo. Qualcosa di grave per costringere il biondo a saltare un pasto.
Sospirò, aveva ragione quello che temeva si era avverato, così disse solo "Non sono la persona a cui dovresti chiederlo"
Matthias sorrise soddisfatto, quella risposta gli aveva dato la conferma che cercava: Thomas sapeva tutto altrimenti si sarebbe limitato a rispondere, non avrebbe avuto problemi a dire un semplice "No".
"Mi hai dato la conferma che cercavo"
"Pensa bene a quello che dirai e farai Jackson, potresti pentirtene per il resto della tua vita"
Matthias non sopportava quando qualcuno cercava di minacciarlo, ma forse quella non era una vera minaccia, ma solo una constatazione.
Aveva bisogno di sapere un'altra cosa da lui prima di agire. "Dov'è adesso?"
"In camera. Penso sia ancora a letto"
Ora che aveva avuto le risposte che cercava, sentiva una voglia irrefrenabile di vederlo di persona, di avere della certezza, soprattutto di sapere come stessero veramente le cose. Perché aveva iniziato quel gioco? Perché ora si stava nascondendo?
I dubbi nella sua testa erano troppi e lui odiava averli. Adesso però tutto aveva un senso. In fondo lo aveva sempre saputo, era per quello che non faceva altro che immaginarsi le parole di Theo con la voce di Joel.
Continuava comunque a non capire perché non fosse arrabbiato, infondo Joel lo aveva ingannato, e se lo avesse fatto solo per prendersi gioco di lui?
Quella prospettiva lo fece fremere e finalmente la rabbia riuscì a sovrastare tutti gli altri sentimenti che in quel momento preferiva non prendere in considerazione, almeno non prima di aver parlato con lui e sentito le sue motivazioni.
Se fosse stato solo uno stupido gioco non avrebbe avuto nessuna possibilità di vantarsene.
Prima di chiudere la telefonata disse "Devi prestarmi la tua chiave"
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