CAPITOLO 2 - VECCHIE AMICIZIE E NUOVI TATUAGGI


Nikita stava camminando nel corridoio quando vide un ragazzo dai capelli rossi arrivare dalla parte opposta. Non poteva credere ai suoi occhi. "Jonah!"

L'altro sentendo chiamare il proprio nome alzò lo sguardo e rimase sorpreso. "Niki?"
Nikita gli corse incontro e lo abbracciò.
"Che bello rivederti! Non sapevo che sareste tornati anche voi. Pensavo che l'incarico di tuo padre all'ambasciata fosse a lungo termine."
"Infatti è così. Sono tornato solo io. Non sopportavo più di vivere con lui."
Jonah ripensò allo sguardo di suo padre pieno di odio, lo riteneva colpevole per la perdita di sua moglie morta per metterlo al mondo. 

Scacciò subito il pensiero e proseguì "Appena ho compiuto 18 anni e ho potuto scegliere con chi vivere ho deciso di ritornare negli Stati Uniti con i miei fratelli. Mi ci è voluto un po' per organizzare tutto. Adesso però sono qui."

Non riusciva a capire come mai con Nikita gli fosse così facile parlare di sé. Non lo faceva mai con nessuno, nemmeno con sua sorella Trinity.


La prima volta che lo aveva incontrato all'interno dell'ambasciata a Berlino lo aveva considerato troppo casinista per i suoi gusti. Poi però il biondo lo aveva conquistato diventando il suo migliore amico e condizionando piano piano anche il suo carattere.
Grazie alla vicinanza di Nikita era cambiato molto diventando più socievole anche con gli altri, non era certo diventato un chiacchierone come lui, ma non era più chiuso in se stesso come una volta.
Era molto contento di avere ritrovato l'amico. Ci sperava, aveva scelto quella università proprio per quel motivo. Aveva chiesto a Michael dove si era iscritto il figlio, ma vista la vastità della struttura non credeva di incontrarlo così in fretta.

Nikita ancora non poteva crederci, era felicissimo.

Dovergli dire addio era stato veramente terribile. Era il suo migliore amico e nei tre anni che aveva vissuto a Berlino erano diventati come fratelli passando la maggior parte del loro tempo insieme.
"Sono veramente felice. Potremo stare nuovamente insieme."
"Sono contento anch'io. Ma adesso è meglio se mi lasci altrimenti qualcuno potrebbe pensare male."
Nikita lo accontentò, poi guardandolo di sbieco "Non pensavo ti interessasse l'opinione degli altri...."
"Non mi interessa infatti, ma non voglio nemmeno far sapere a tutti i cazzi miei. Vieni"
Jonah lo prese per un braccio e lo trascinò nella propria camera.

Passata l'euforia dell'incontro inatteso Nikita si rabbuiò.
Perché l'amico non gli aveva detto una cosa così importante? Forse non voleva rivederlo?
Nella sua mente si susseguirono mille domande che non poté trattenere.
"Come mai non mi hai mai detto niente? Eppure ci siamo sentiti spesso..."
Jonah capì dal tono di voce che Nikita aveva frainteso tutto. Così decise di spiegargli meglio la situazione.
"All'inizio non ti ho detto niente perché non ero sicuro di riuscire veramente a tornare e non volevo darti una falsa speranza. Le cose si sono sbloccate solo nell'ultimo mese e con tutte le cose che avevo da organizzare e sistemare ho avuto poco tempo libero e tu eri dai tuoi nonni praticamente irraggiungibile."
"È vero." 

Dovette ammettere il biondo.

Suo nonno era uno scrittore e quando lavorava amava la solitudine e la tranquillità. Diceva che solo così riusciva a scrivere cose degne d'essere lette. Perciò lui e la moglie avevano acquistato una villetta in montagna in cui trascorrere i periodi dedicati alla stesura dei suoi romanzi.

In quella zona erano completamente isolati dal resto del mondo, i cellulari non prendevano e non c'era nemmeno internet.
Il telefono fisso era solo per le emergenze.
Il luogo però era magnifico con un lago e delle bellissime sorgenti termali. Nikita adorava passare del tempo con i nonni paterni. Da piccolo trascorreva lunghi periodi con loro a causa del lavoro dei genitori.
Solo loro riuscivano a tenerlo tranquillo e a farlo rigare dritto.
Così quando combinava qualcosa di grosso suo padre lo spediva dai nonni. 

E siccome aveva rischiato la bocciature per tutti i "casini" combinati a scuola, era stato mandato da loro per pensare alla sua condotta per l'intera estate.



Nikita ritornò con la mente al presente e rincuorato da quella spiegazione riprese a tempesta l'amico di domande.
"Che facoltà hai scelto?"
"Chimica"
"Mi ricordo che ti dilettavi a sperimentare strani intrugli quando non inventavi tatuaggi ... a proposito lo fai ancora?"
"Certo. Lavoro part-time nel centro di mio fratello. Con l'esperienza che ho fatto a Berlino è rimasto molto stupito dai miei lavori e mi ha proposto di diventare suo socio. In fondo stare con quello stronzo di mio padre a qualcosa è servito..."
"Ehi! Mi potrei offendere ... anche noi ci siamo conosciuti lì."
"Scemo. Quello era sottinteso. Se non ci fossi stato tu avrei tentato di scappare molto prima."

Nikita sorrise non era da Jonah parlare così liberamente dei propri sentimenti e se lo faceva voleva dire che la loro amicizia era intatta.

Quando si erano dovuti salutare aveva avuto una paura folle che il loro legame venisse meno, anche se l'amico aveva cercato di rassicurato in tutti i modi. La ferita che aveva nel cuore per l'abbandono subito all'età di 12 anni era ancora aperta ed era sicuro che non ne avrebbe sopportata un'altra. 

Jonah cercò di cambiare argomento. 

"Tu invece a cosa sei iscritto?"

"Lingue" così dicendo tirò fuori la lingua per mettere in mostra il piercing. 

Jonah si mise a ridere: Nikita non cambiava mai!



Keelan era stato nella facoltà di ingegneria a prendere gli orari delle lezioni del suo piano di studio. Anche se "Suo" non era proprio l'aggettivo più giusto.  Non era mai stata una sua scelta.

Suo padre era a capo di una grande impresa edile, una multinazionale che si occupava della costruzione di grandi opere. Aveva sempre scelto lui sia per Isaac che per Keelan senza lasciare loro la possibilità di obiettare.

Keelan si sentiva perennemente in bilico fra la dedizione a suo padre e la voglia di mollare tutto.
Da una parte voleva sentire suo padre dirgli che era fiero di lui e dall'altra la voglia di trasgredire, fare qualcosa che suo padre non avrebbe mai approvato per dimostrare a lui, ma soprattutto a se stesso, che la vita era sua e poteva farne ciò che voleva.

Però finora l'unica decisione che aveva preso per se stesso era farsi un tatuaggio sul pettorale vicino alla spalla destra e ora meditava di farsene un altro.
Ogni tanto fumava qualche canna per sentire la mente leggera ed evadere per un po' da quella realtà che lo opprimeva.

Ma, lo sapeva, erano tutte delle grandissime stronzate se nelle cose che contavano veramente era costretto a seguire ciò che decideva suo padre.


Mentre camminava verso la sua camera non riusciva a non pensare all'incontro nel bar, anche se propriamente di incontro non si poteva parlare visto che Nikita non l'aveva nemmeno notato.

Erano tanti anni che non si vedevano e Keelan sperava di averlo dimenticato, di aver tagliato per sempre il loro legame e che la loro amicizia non avrebbe resistito all'abbandono.
E invece appena l'aveva rivisto il suo cuore aveva perso un battito. Aveva sentito l'istinto di correre da lui e abbracciarlo, ma la paura della sua reazione, del suo rifiuto, lo aveva trattenuto e lo aveva costretto a scappare come un codardo.
Ripensandoci adesso si sentiva uno stupido.

Non poteva credere di aver permesso a quell'idiota biondo di avere ancora quel potere su di lui.
Se ne era andato per quello, la loro amicizia stava diventando una cosa talmente forte e totalizzante da far preoccupare suo padre.
Quest'ultimo glielo aveva detto chiaramente che non approvava e lui aveva obbedito, calpestando i propri sentimenti, trasferendosi lontano dal suo migliore amico.


Nikita era pericolo, doveva stargli lontano e cercare di rimanere indifferente.

Ma quando aprì la porta della sua camera tutti i suoi bei discorsi andarono a farsi benedire.
Nikita era seduto sul letto di Jonah, senza maglietta e con i jeans slacciati, quest'ultimo stava esaminando attentamente il suo addome.
Keelan avrebbe voluto chiudere la porta e andarsene, ma la vista delle mani di Jonah che toccavano la pelle liscia del suo ex amico lo fecero infuriare.
"Non pensavo che in questi anni i tuoi gusti fossero tanto cambiati "
Nikita sentendo quella voce alzò la testa di scatto e sgranò gli occhi vedendo il ragazzo moro sulla porta.

Riuscì solo a dire "Keelan?"
Keelan sorrise di fronte all'espressione smarrita dell'altro "Non mi riconosci idiota?"
"Non avrei mai pensato di rivederti dopo che te ne sei andato ..."
Avrebbe voluto aggiungere "abbandonandomi" ma si trattenne. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di fargli sapere quanto la sua partenza lo avesse fatto soffrire e che non lo aveva dimenticato, né tanto meno perdonato.

Keelan passò con lo sguardo da Nikita a Jonah e con una nota di disprezzo nella voce aggiunse
"Vedo che avete da fare ... quindi prendo i miei libri e vi lascio continuare le vostre attività ..."
Jonah capì subito il fraintendimento e decise di intervenire.
"Puoi restare tranquillamente. Non è come pensi. Controllavo la mia opera."
Keelan alzò un sopracciglio dubbioso.
Anche a Nikita, vedendo la faccia di Keelan, fu chiaro cosa avesse pensato il moro e sentì il bisogno di giustificarsi
"Jonah è un artista, questo me lo ha fatto tempo fa a Berlino."
Poi però se ne pentì subito
"Anche se a te non deve fregare un cazzo quello che faccio."

Keelan fece finta di non aver sentito l'ultima frase e si avvicinò ai due ragazzi per vedere meglio il tatuaggio. Era un tribale che partiva dal fianco destro, passava sull'addome piatto e si perdeva oltre l'elastico dei boxer. Molto bello e originale.

Keelan non riusciva a distogliere lo sguardo. Sentì un brivido attraversarlo pensando a dove terminava... 

Nikita notandolo colse l'occasione per deriderlo un po'. 

"Ti sei incantato? Guarda che non sei il mio tipo."

Keelan si riscosse "Non ti preoccupare, nemmeno tu lo sei idiota. Piuttosto mi castro. Ammiravo semplicemente il disegno." 

Keelan diede la colpa alla sua passione per i tatuaggi, non poteva certo rimanere ammagliato da quell'idiota biondo. Anche se doveva ammettere che aveva un fisico niente male.

Forse la vicinanza di Simon gli stava facendo male, molto male. 

La voce di Nikita lo distolse nuovamente dai suoi pensieri. "Adesso Jonah vado. Domani vengo allo studio per il nuovo tatuaggio."

"Ok preparo dei bozzetti ..."

"Ci si vede Key."

"Anche no ... idiota."

E senza volerlo un sorriso affiorò sulle sue labbra che non passò inosservato.

Non era da Keelan sorridere, evidentemente per quanto volesse fare il duro anche lui non aveva dimenticato il loro legame. 

Nikita uscì e si diresse verso la sua camera, doveva ancora sistemare tutte le sue cose. William non era il tipo da rinfacciarglielo, però non era il modo migliore per iniziare la loro convivenza. 

Appena Nikita se ne fu andato Keelan andò a farsi una doccia aveva bisogno di schiarirsi le idee. Aveva ancora in testa l'immagine di Nikita mezzo nudo e la cosa non lo lasciava indifferente. 

Nel frattempo Jonah prese il suo album dei bozzetti e si rimise seduto sul letto a disegnare con i suoi immancabili auricolari. La musica era in grado di dargli l'ispirazione giusta. 

Dopo essere uscito dal bagno e essersi rivestito Keelan fece un cenno al suo compagno di stanza per attirare la sua attenzione.  Jonah si tolse gli auricolari e rimase in attesa.

"Visto che sembri davvero molto bravo vorrei che mi facessi un tatuaggio al più presto."

Keelan non capiva da dove venisse tutta quella urgenza. Era da un po' ormai che pensava di farsi un altro tatuaggio, ma senza alcuna fretta. Invece adesso sembrava che ne andasse della sua stessa vita. Forse il solo fatto di aver rincontrato Nikita aveva risvegliato in lui la loro rivalità e le loro stupide sfide: il semplice motivo che il giorno seguente il biondo avrebbe avuto il suo secondo tatuaggio lo costringeva a fare altrettanto per non essere in alcun modo da meno.

 Jonah guardò Keelan attentamente, poi valutando mentalmente i suoi impegni gli fece la sua proposta. "Se vuoi domani puoi venire anche tu. Potrai vedere i miei disegni e poi decidere. Se vieni sul tardi sono libero."

"Ok. Verrò"

Keelan si distese sul letto e osservando Jonah rimettersi le cuffie e riprendere a disegnare pensò che in fondo gli era andata bene. Aveva proprio il compagno di stanza ideale: silenzioso, intelligente, riservato, un artista del tattoo e amico di Nikita.

Come mai quest'ultima caratteristica la ritenesse una cosa positiva gli sfuggiva. 


 Il giorno seguente Keelan arrivò al centro qualche minuto prima di Nikita. Jonah lo condusse in uno stanzino, lo fece accomodare su un lettino e gli passò i disegni che aveva preparato.

"Sai già dove farlo?"

"Sì, sul braccio sinistro"

In quel momento sentirono suonare alla porta.

"Deve essere Niki. Tu guarda intanto i disegni. Torno fra poco."

Keelan prese il book e iniziò a sfogliarlo. 

Jonah andò ad aprire e come aveva previsto era il suo amico. Lo condusse in un'altra stanza e diede anche a lui una copia dei suoi disegni.

"Hai deciso dove farlo?"

"Sì, sul braccio sinistro."

Jonah lo guardò divertito "Non mi dire..."

Nikita era troppo esaltato per fare caso al commento.

"Ho già deciso anche il disegno: il bozzetto che mi hai fatto vedere ieri sera."

"E' un disegno semplice."

"Mi è piaciuto proprio per quello." 

"Ok. Contento tu. Adesso ti lascio un po' da solo. Di là ho un altro cliente."

"Va bene, nessun problema" si infilò gli auricolari e chiuse gli occhi. 

Jonah ritornò da Keelan. 

"Allora hai deciso?"

Keelan lo guardò con un sorriso soddisfatto. "Sì, ne ho trovato uno perfetto"

Gli porse il book e glielo mostrò. 

Jonah non sapeva cosa dire: tra i tantissimi disegni contenuti, aveva scelto lo stesso tatuaggio di Nikita.

Keelan notò l'espressione perplessa del rosso. "Qualcosa non va con questo?"

Jonah ci pensò un attimo poi decise di avvisarlo."Per me no. Però devi sapere che è lo stesso che ha appena scelto Niki."

Keelan si sentì stranamente elettrizzato. Era come una sfida, volevano entrambi la stessa cosa e non sarebbe stato certamente lui a cedere. "Io ho scelto questo e non sarò certo io a cambiare idea."

"Va bene. Allora visto che è semplice posso farlo subito se vuoi."

Keelan era soddisfatto della situazione. Visto che lui era il primo a farlo, adesso era un problema di quell'idiota se farsi quello stesso tatuaggio oppure cambiare.
Jonah si mise subito all'opera e nel giro di un'ora Keelan era fuori diretto al campus. Aveva preferito non farsi vedere da Nikita per non interferire sulla sua decisione riguardo il tatuaggio e la tacita sfida che gli aveva lanciato.

Non sapeva perché, ma sperava che il carattere del biondo non fosse cambiato e che alla fine non rinunciasse.

Jonah ritornò da Nikita.
"Scusa se ti ho fatto aspettare."
Nikita sentendo la voce dell'amico si tolse le cuffie e si stiracchiò, si era appisolato "Non c'è problema. Iniziamo?"
"Sì, però prima devi sapere che poco fa ho fatto lo stesso tatuaggio a Keelan."
"Cosa?!"
"L'ho avvertito, ma mi ha risposto che non sarebbe stato lui a rinunciare."
A Nikita arrivò subito il sangue al cervello.
"Quel fottutissimo bastardo non cambierà mai!"

Quella lanciata da Keelan era una vera e propria sfida e lui non si era mai tirato indietro e quella non sarebbe stata certamente la prima volta. 

Così senza pensare a ciò che avrebbe realmente implicato prese la sua decisione.
"Nemmeno io rinuncio. Quindi Jonah inizia pure."


Jonah sorrise divertito. In fondo quei due erano proprio uguali e lui si trovava esattamente nel mezzo. Forse contrariamente alle sue aspettative quello poteva essere un anno estremamente interessante.


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NdA: 

penso che riuscirò a postare i capitoli abbastanza velocemente, ho deciso di fare solo piccole correzioni.

Mi scuso per l'impaginazione di questo capitolo, alcune volte la spaziatura fra le righe è piccola altre più ampia, non è una mia decisione, ma non sono riuscita a sistemarla ...

A presto

Japanika



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