Rivali a confronto

Era una fresca serata del mese di Maggio, ed Ai era seduta su una comoda poltrona, fuori al balcone della sua camera. Come sempre, da li poteva scorgere gli inizi della camera di Shinichi Kudo. A volte restava ore a fissare quella casa, chiedendosi come era viverci. Quanto possa mancare a quel ragazzino fissato con i cadaveri...

...E quante volte Ran è stata accolta più che volentieri.

Sì, una volta era entrata anche lei; ma di nascosto. Controllando che il ragazzo fosse morto.

Perché lei non era Ran?

Per chi non sapesse nulla, Ai Haibara era in realtà una scienziata diciottenne di nome Shiho Miyano. Aveva creato un veleno che aveva fatto ringiovanire lei e il ragazzo precedentemente nominato. Ma lui aveva perso la sua amata.

Ora toccava a lei, per sdebitarsi, trovare un antidoto e far tornare insieme quei due.

Ma le importava davvero?

No.

Voleva solo che quell'antidoto non venisse mai trovato. Voleva solo che ci fosse Ran al suo posto. Lei ad arrovellarsi il cervello e soffrire, ma per davvero.

Infatti l'ex donna in nero, scienziata tutta di un pezzo, fredda e spietata, si era sciolta ed aveva donato il suo cuore a quel detective.

Ovvio, prontamente lui glielo spezzava.

Era stato a casa loro fino a pochi minuti fa, lasciando il suo cravattino cambia voce, ed i suoi occhiali, sulla scrivania di lei.

Sapeva bene che lui desiderava in modo opprimente e frustrante di riprendere la sua vita da diciassettenne, tornando con la sua Penelope.

Chissà com'era essere la principessa di quel cavaliere nero.

Ai immaginò che fosse perfetto, essere Ran Mouri.

Ma sperava con tutta se stessa che l'altra dimenticasse Shinichi e si mettesse con un altro. Per esempio Eisuke Hondo.

Ma come si faceva a dimenticare Shinichi?

Lei, che lo conosceva solo da poco tempo, non era riuscita a dimenticarlo. Come poteva quella cocciuta, dopo diciassette anni passati assieme?

Un trillo la fece voltare: il telefono di Kudo era sulla scrivania.

"Che strano: non mi ero accorta che era qui."

Andò a vedere chi era, e subito ingoiò la saliva: Ran.

Il ragazzo non aveva risposto già da prima alle chiamate di lei, quindi voleva dire che era in guai seri. Senza pensarci, prese il cravattino e rispose.

-Shinichi?- Eccola, la voce della Mouri.

-Dimmi Ran.-Rispose l'altra con la voce di Shinichi.

-Ehi ma...Stai bene? Hai una voce così seria!

Ai alzò gli occhi al cielo: ma perché quella non si faceva mai i fatti suoi?

-Si. Sono impegnato in un caso difficile.

-Oh. Di...cosa parla?

-Un certo Gosho è stato assassinato con del filo da pesca.

Silenzio.

-Sai...-La voce di Ran riprese a parlare- Oggi ho fatto un torneo di karate. Ho vinto.

-Ecco...Brava...

Suonava più una domanda che un complimento.

-Shinichi, ti sto seccando?

"Si"

-No- Ai si mise a giocherellare con gli occhiali di lui.

Ancora un altro silenzio. Poi, una voce rotta dal pianto irruppe di nuovo nel silenzio.

-Shinichi,quando torni a casa?

Ai si fermò. Rimase ad osservare le penne ed i fogli sparsi a terra, senza sapere cosa fare, o dire.

-Ran-Inizió- Forse...forse non tornerò mai a casa.

La chiamata si interruppe, ed Ai chiuse il telefono senza cambiare minimamente espressione. Aprì un cassetto, cancellò la chiamata di Ran dalla rubrica, ed alla fine infilò tutto li.

Fu un bene che si mosse, perché la Mouri arrivó in lacrime pochi secondi dopo.

-Oh scusa...Non sapevo che questa fosse la tua stanza- Mormorò.

Ai rimase a fissarla.

-Sai...Ho parlato con Shinichi poco fa. Forse tu non lo conosci. È un ragazzo pieno di se, egocentrico e...

-...Un pallone gonfiato.

Ran si voltò ad osservarla. L'espressione della bambina immutata.

Ran sorrise:- Come Conan.

Ai cercò di non arrossire, ma distolse lo sguardo.

-Sono venuta qui per vedere il balcone della sua camera. Spero sempre che quella luce si accenda. Lui deve tornare...per me.

"Io devo farlo tornare"

***

-Non capisco proprio perché Ran ieri fosse arrabbiata con me. Cioè Shinichi...-Borbottó Conan.

Ai si girò a guardarlo, e rispose con tono distaccato e beffardo:- Forse hai ferito la tua bella.

-Io?- Il ragazzo bambino era veramente stupito- E cosa le avrei detto?

-Non sono te, idiota.

La bambina rimase ad osservare Conan che spremeva tutti i neuroni in suo possesso per capire cosa avesse detto di male.

"Ho visto come soffriva per causa tua. Non credevo che io e la tua principessa potessimo avere qualcosa in comune,Kudo. Ti ridaró quella stupida pasticca,e tu tornerai da lei. Non voglio che tu soffra, o che soffra un'altra povera ragazza. È evidente che il nostro destino è separato da Ran. Forse sarò fredda e sola, ma domani è il mio compleanno, ed iniziano le vacanze. Usciremo insieme noi due, come ultimo ricordo. Poi ti darò quello che desideri. Sarò pure fredda ed apatica, ma non sono come gli uomini in nero."

Questa è una parte inedita della long fiction (Uniti dal Fato) che sto scrivendo. Diciamo che è l'ultima riunione di Ai e Ran prima che la Mouri passasse a miglior vita ( NB: è successo nella mia fiction )

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