Parte IV
Le pareti di Thorn Hill Mansion racchiudevano più segreti di quanti una sola persona potesse farsi carico. Mai, però, Alexandra avrebbe immaginato di scoprire il più grande, il padre di tutti i misteri.
Affronterò Papà e lo costringerò a dirmi la verità, ripeté ancora una volta a sé stessa come un mantra.
Alexandra afferrò la maniglia in ceramica della porta dello studio in cui suo padre si era barricato dalla sera precedente, senza alcuna intenzione di bussare. Si bloccò nell'udire delle voci all'interno.
"Quello che mi sta chiedendo è ridicolo!" La voce ferma di suo padre era tradita da una nota esasperata.
Seguì un breve silenzio, e l'altro uomo rispose con voce bassa e vibrante: "Signor Graham, come lei ben sa, il mio favore ha un prezzo. Pensi a ciò a cui hanno rinunciato i suoi predecessori – pensi al vecchio Walter, e a come è stato ripagato; non le chiedo molto dopotutto. Inoltre non ha scelta, se vuole continuare a vivere come ha fatto finora. Accetterà l'accordo e pagherà il dovuto anche stavolta." L'affermazione suonò ineluttabile più che intimidatoria, ma la minaccia era implicita. La voce dell'estraneo trasudava una sicurezza e una disinvoltura tipiche di chi è certo di conoscere la natura umana come le sue tasche.
Alexandra non ebbe alcuna difficoltà ad accostare un volto a quella voce.
La sua reazione fu talmente immediata e istintiva da sorprendere più lei stessa che i due uomini all'interno dello studio quando spalancò la porta e rimase a fissarli in silenzio dalla soglia. Alexandra non degnò d'attenzione l'espressione sbigottita di suo padre mentre il suo sguardo si fissava negli impenetrabili occhi d'ossidiana dell'estraneo. Più brillante è la luce, più scura è la sua ombra; ma ad Alexandra parve l'esatto opposto, ovvero che la figura caliginosa dell'uomo facesse apparire più vividi i raggi del sole alle sue spalle.
"Salve, scusate l'interruzione."
L'estraneo mantenne i suoi occhi fissi su Alexandra, ma non disse una parola. Fu suo padre a intervenire invece. "Questa è mia figlia Alexandra" disse nervosamente. "Alexandra, ti presento il signor Kokei Hisakawa."
In città circolavano parecchie voci sulla famiglia Graham. Alexandra le aveva sempre ritenute soltanto leggende, poco più che fantasiose invenzioni, ma adesso non ne era più tanto certa. La presenza evanescente che sembrava aleggiare sulla casata fin dalle sue origini non era affatto un'invenzione, bensì un uomo in carne e ossa. E quell'uomo si trovava proprio di fronte a lei, fasciato in un elegante completo grigio.
Kokei Hisakawa.
"Signor Graham," disse Hisakawa prendendo entrambi alla sprovvista, "le dispiacerebbe lasciare me e Alexandra da soli? La raggiungerò tra qualche istante in giardino."
"Cosa?" Lo shock sul volto del padre di Alexandra fu rimpiazzato da una profonda irritazione mentre usciva dalla stanza senza altre obiezioni.
Alexandra e Hisakawa rimasero soli.
"Non credo che ci siamo mai visti prima."
"Sono certa che sia successo almeno una volta – ieri pomeriggio. Scusi la domanda, ma è di Prada quell'abito?"
"Si."
"È proprio vero allora..."
Hikasawa studiò Alexandra con interesse, e chiese: "Cosa?"
"No, niente."
Alexandra ebbe l'impressione di vedere l'ombra di un sorriso sulle sottili labbra dell'uomo.
"Te ne prego, dammi del tu. Dimostriamo più o meno la stessa età."
"Forse, ma credo di essere molto più giovane."
Stavolta, la sensuale bocca di Hisakawa si inclinò in una smorfia divertita al tono di sfida di Alexandra.
"Lascia che sia io a porti una domanda. Ti va, Alexandra?"
Alexandra annuì debolmente, affascinata, come se avesse udito il proprio nome per la prima volta.
"Se una sfera di cristallo ti potesse dire la verità riguardo a te stessa, la tua vita, il futuro o qualsiasi altra cosa, cosa vorresti sapere?"
Alexandra rifletté un istante, e rispose: "Vorrei sapere come acquisire la sua stessa capacità, Kokei."
L'espressione di Kokei era indecifrabile, oppure era Alexandra ad essere talmente stordita dagli eventi da non riuscire a interpretarla.
"Interessante" disse lui. "Nessuno ha mai dato questa risposta – e ti assicuro che sono stati in tanti quelli a cui ho sottoposto lo stesso quesito."
Alexandra non riuscì a sottrarsi all'intensità di quello sguardo diretto nonostante i suoi sforzi. Quegli occhi – i più scuri che avesse mai visto – esercitavano su di lei una forza magnetica.
"A presto, Alexandra."
La voce calda di Kokei indugiò sulla sua pelle come il ricordo di una voluttuosa carezza anche dopo che lui ebbe lasciato la stanza.
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