Un caso complicato
Il tenente Sciacca era davvero stranito. Si era accorto che la sua amata Oristano era diventata di colpo tetra. Nonostante lo splendido sole primaverile, l'aria era divenuta a un tratto irrespirabile.
I cittadini avevano paura di uscire, per via delle insistenti voci su morti sospette e la polizia brancolava nel buio più totale.
Anche quella mattina era arrivato in questura con le occhiaie, perché non aveva chiuso occhio.
<<Borelli!>> urlò, già nervoso, appena giunse in ufficio.
Un ometto goffo, impaurito, molto intelligente e competente nel suo lavoro, corse da Sciacca e bussò alla sua porta. Attese che lo facessero entrare.
<<Prego, entri pure!>> il tono del suo capo era già più calmo; l’ispettore Borelli si tranquillizzò all’istante.
<<Tenente, mi dica!>> chiese. <<Aspetti! Deve venire un’altra persona. Poi possiamo parlare. Intanto si accomodi!>> gli disse indicandogli una sedia.
Il collega declinò l'invito. Mentre aspettavano la terza persona, i due si scrutavano, quasi volessero studiarsi.
Entrambi erano molto bravi, spigliati, in perpetua competizione. In questo caso però, avevano deciso di darsi tregua per una causa maggiore: scoprire l’assassino e porre fine al terrore diffusosi in città.
I loro sguardi parlavano di una sfida mai sopita: sembravano sul punto di comunicare, ma qualcuno bussò alla porta.
<<Avanti!>> fece eco il tenente.
Una signora dolce, ma molto severa, era entrata senza neanche salutare. Appoggiò delle scartoffie sulla scrivania e poi attese. <<Bene, ci siamo tutti. Allora la psicologa ci ragguaglierà sul nostro serial killer. Quello che ci diciamo deve restare qui, non deve trapelare niente, chiaro?>> disse Sciacca, in tono autoritario.
La signora prese parola: <<Siamo qui per analizzare il nostro uomo! Bene, chiudete gli occhi! Lo avete fatto?>> prese fiato e una volta accertatasi che avessero fatto ciò, proseguì: <<Adesso immedesimatevi in lui. Ovviamente non potete vederne il volto, ma il carattere si. Immaginatevelo da bambino, orfano di padre, ha solo la mamma. È triste, in quanto privato della figura paterna e si aggrappa alla madre, suo unico punto fermo, che egli tuttavia teme fortemente. Ora focalizzate l’assassino in età adolescenziale: sua madre lo picchia, lo disprezza, è austera e lui non riesce liberarsene, lei lo intimorisce. Ha paura di lei. La sentite? Io si. Lui poi si è vendicato su queste povere ragazze innocenti. Ora aprite gli occhi: come vi sentite?>> concluse così il suo intervento.
Sciacca serrò i pugni, li batté sulla scrivania e disse: <<Rabbia, disgusto! Paura, si, timore di non scovarlo!>> Anche Borelli era furioso: rovesciò la sedia ed esclamò rabbioso: << Dobbiamo lavorare giorno e notte ma lo troveremo, è una promessa!>> Il tenente si alzò di scatto, turbato: in vita sua non aveva mai affrontato un caso come questo.
Gli sovvenne un indovinello sentito alla radio, che diceva: ~Perché un corvo è come uno scrittoio?~ Calzava a pennello, infatti nessuno lo avrebbe risolto, come loro non avrebbero risolto questo caso. <<Dobbiamo prenderlo! Non voglio altri morti, chiaro?>> esclamò, stringendo i pugni, i presenti annuirono.
Uscirono da lì, consapevoli che dovevano fare in fretta, se volevano evitare ulteriori vittime.
I giorni passavano lenti. Non saltavano fuori indizi rilevanti e quel criminale pareva essersi volatilizzato: oramai il tenente aveva abbandonato ogni speranza.
Una sera, però, venne rinvenuto un altro cadavere, questa volta sulla spiaggia di Torre Grande (Oristano). La dinamica dell'omicidio ricalcava i casi precedenti, tuttavia stavolta era spuntata una traccia! Accanto alla ragazza c'era un biglietto, che Sciacca raccolse immediatamente.
Il biglietto risultava illeggibile, ma cosa più importante era zeppo di impronte; Sciacca sperava che appartenessero all'assassino: portò il tutto al laboratorio, stando attento a non inquinare le prove, e attese. Giorni dopo finalmente i risultati, con un nome e un cognome: lui era nel loro date base.
L’avevano già arrestato, qualche anno prima per omicidio, ma era stato prosciolto per insufficienza di prove. Ora, invece, gli elementi in possesso degli inquirenti lo inchiodavano. Il magistrato emise prontamente un mandato di perquisizione.
Sciacca, Borelli e altri tre colleghi, eseguirono il mandato in un pomeriggio soleggiato. Raggiunta l'abitazione, li avvolse un tanfo tremendo: quella casa puzzava di morte. La setacciarono da cima a fondo.
Trovarono alcuni bisturi e un corpo di donna, privo della testa, nella camera da letto. In cucina, invece, reperirono foto delle ragazze che l’assassino aveva ucciso nelle ultime settimane. Evidentemente le pedinava e fotografava, infine le uccideva.
Era un autentico professionista, infatti non aveva lasciato la benché minima traccia. <<Tenente!>> urlò Borelli. Sciacca, sentendosi chiamare, raggiunse Borelli di corsa e lo vide in compagnia di un terzo uomo, che fu arrestato e condotto in questura. <<Salve, sono il tenente Sciacca! Devo farle alcune domande.>>
L'uomo lo guardò, spaventato. << Che volete da me? Non ho fatto niente!>> esclamò. Borelli lo incalzò: <<Questo lo lasci decidere a noi! Che ci faceva in quella casa, con quel cadavere? Perché non ha avvisato la polizia quando l'ha scoperto?>> Quel signore rispose così: <<Quella casa è anche mia. Sono rientrato due giorni fa. Non ho chiamato la polizia, perché non voglio problemi con voi sbirri!>> Il tenente lo interruppe: <<Ora però li avrai! Guarda queste foto! Sono le persone che hai ucciso!>>
Ma l'uomo sorrise e rispose: << Ma io queste manco le conosco!>> Il sospettato non mentiva, Borelli lo intuì dal suo sguardo. <<Bene, dimostraci che non menti!>> Allora quel signore mostrò loro una foto: raffigurava lui con un’altra persona. <<Vedete? Io sono sulla destra. Mentre mio fratello, si riconosce perché ha una voglia sul viso! Io mi chiamo Francesco lui è Alessandro, ed è morto qualche giorno fa.>>
L'uomo uscì dalla sala interrogatori mentre gli inquirenti compilavano le solite scartoffie. Caso chiuso, il colpevole è deceduto. Attraversò il parcheggio ed aprì la portiera della macchina, si mise al volante ed estrasse una sigaretta dal pacchetto che aveva nella giacca.
Prese l'accendino e mentre stava per richiudere ecco che un oggetto cadde sul tappetino. Lui lo raccolse, sul suo viso un ghigno beffardo e soddisfatto. Il primo round era andato a lui... E mentre percorreva il viale alberato un bisturi volò nel canale che costeggiava la strada.
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