Capitolo 6: °.DiEs OsCuRitAtiS.°
Ammesso che fosse possibile, le cose con Alice come regina furono ancora peggio. la ragazza bionda ignorava la sorellina sempre di più, anzi, cercava sempre di allontanarla. Ma per lo meno, non allontanò mai Dante da Tear, e questo, le permise di essere ancora felice. Tra i due nacqua un profondo sentimento, e l'affetto tra i due crebbe sempre di più; in un anno, i due erano diventati praticamente fratelli, se non perfino di più. Ma la ormai quattordicenne Tear era troppo giovane per Dante, che di anni ne aveva diciotto. Lo sapevano, e così decisero di continuare ad amarsi, semplicemente come fratello e sorella. Anche se Tear non poteva far a meno, di desiderare di più.
Con Dante, poi, lei riusciva finalmente a riposare. Lui aveva preso a leggerle una storia prima di dormire, ed alla ragazza scaldava il cuore il fatto che lui ormai avesse imparato definitivamente a leggere. Se solo sua sorella avesse ricambiato il suo affetto, sarebbe stato tutto perfetto. Già... perfetto...
Ma mai avrebbe potuto immaginare cosa successe in quel caldissimo giorno di luglio. Le cose divennero molto lontane dal perfetto. Oh, mio caro lettore... quel giorno si impresse nelle nostre anime come un marchio rovente. Quel giorno, passò alla storia come "Dies Oscuritatis" ovvero, "il Giorno dell'Oscurità". Forse, è qui che il nostro racconto inizia davvero, il giorno del più grande errore che abbiamo mai commesso. Peggio delle due sorelle della leggenda. Il fato si contorceva nelle pieghe peggiori, e desiderava: qualcuno, doveva sorgere.
Quella mattina, Dante si era alzato da molto tempo prima di Tear, come al solito. Ma quella mattina, tornò nella stanza della piccola e le scelse dei vestiti, che posò su una sedia poi, si avvicinò a lei, che, per la prima volta, dormiva; le scostò delicatamente i capelli, e posò le sue labbra morbide contro la candida pelle dalla ragazza; lasciandovi un bacio veloce, dolce come zucchero. Si allontanò da lei e la fissò un'ultima volta, poi, chiuse la porta uscendo. Tear si svegliò solo molto più tardi. Si toccò la guancia, sentendo uno strano calore e sorrise. Vide i vestiti e li infilò: un pantalone di lino nero ed una maglietta a maniche corte color pergamena antica. Allacciò i pantaloni con una cintura a forma di serpente, dal colore d'argento. La maglietta aderì al seno. Stava per pettinarsi, quando un urlo squarciò il silenzio nella sua camera: un urlo stanco, smorzato, e pieno di dolore. Guardò fuori ed i suoi occhi si ridussero a fessure, corse fuori, senza neanche mettersi le scarpe.
C'era un lupo nella piazza
Il pelo dietro la testa, stranamente lungo
Raccolto in una coda da un nastro rosso
Al collo, portava una collanine con forse una zanna, forse un artiglio
Aveva un mantello nero, come per nascondersi.
Ma non aveva funzionato.
-portatelo al mio cospetto!- gridò una voce femminile, quella di Alice, la regina. Era sulla piattaforma dove era stata incoronata, quella davanti alle statue agonizzanti. Le guardie colpirono forte il muso del lupo, e dal naso nero iniziò a gocciolare del sangue. Sembrava esausto e non reagiva più, così lo buttarono ai piedi della palco. Lui rimase fermo –questo trasgressore- iniziò a parlare Alice, tutti gli abitanti attorno alla scena –è, come vedete, un lupo! Animale al di fuori dei nostri clan. I nostri meravigliosi, purissimi clan. Miei amati sudditi, io, queste creature, le chiamo "impure", lo ho sempre fatto, e voi tutti sarete d'accordo con me. ma questo, questo sudicio bastardo! È stato tanto codardo da non rivelare mai il suo aspetto, scampando così alla pena d'esilio, al compimento del sue sedicesimo compleanno. Ma non temete, miei sudditi! Non lascerò che questo individuo sporchi ancora il nostro puro clan, e lo punirò per averlo fatto fino ad ora- dei bambini iniziarono a piangere tra la folla, una donna, con loro, si teneva una mano alla bocca, per non gridare –e così, oggi, questo essere impuro verrà punito per l'ultima volta: per sempre, nella pietra!- alcuni gridarono in assenso, il lupo guaì disperato. alzò lo sguardo smeraldino su Alice, e le sussurrò pietosamente:
-Alice... t-ti prego... io ti ho cresciuta-
-MOSTRATI CON IL VOLTO CHE PER ANNI CI HA INGANNATO!- un fascio dorato, come fatto di sole, lo colpì. Lui soffocò un po' e presto, il corpo canino venne coperto dal mantello scuro, ma cambiò, diventando un umano, occhi verdi e lunghi capelli neri. Il sole splendeva spavaldo, quel giorno. Il giovane venne scaraventato di nuovo, stavolta, direttamente sul piano dove giacevano le statue. Alice gli si avvicinò:-qualcosa da dire?-
-non me lo aspettavo... da te- respirava a fatica e parlava con dolore
-tsk. Creatura sporca, sciocca, impura. Lo farei a mia sorella, se non dovessi mantenere il segreto-
-sono solo felice... che lei... non mi debba vedere morire- ma non era vero. Avrebbe dato di tutto perché l'ultima cosa che avesse visto fosse stata Tear. Alice si preparò per il rituale, il sole splendette ancora di più. –Alice... puoi ancora fermarti... nessuno ti giudicherà- pregò –ti prego... non mi allontanare da lei...- Ma dopotutto, lui stava già per dare la vita.
Quindi, era abbastanza.
-ALICE!!! FERMA!- gridò la voce disperata di Tear. Tutti la fecero passare. Il volto di Dante si illuminò, si abbassò per poterla afferrare fra le braccia, come faceva sempre
-TROPPO TARDI!- gridò la bionda, ed il fascio di luce colpì di nuovo Dante. I suoi occhi si fecero vitrei, la pietra iniziava a consumarlo.
-NO!- agonizzò Tear, che si trasformò in sciacallo per raggiungerlo in un unico salto, sotto gli occhi inorriditi di tutti. Inorriditi dal fatto che lei fosse stata uno sciacallo. Non dalla morte del giovane. –Dante! T-ti prego... no!-
-mi dispiace Tear- la voce era più fievole, sempre di più –avrei promesso che ti avrei protetto, m-ma non posso più...- lei posò le mani bianche sulla faccia di lui –T-tear... s-sei bellissima... n-nella tasca... ho trovato una collanina bellissima per terra, nella... tua stanza... è n-nella tua t-tasca- rabbrividì mentre la pietra continuava a divorargli il corpo –p-poi la metti? A-adoro quanto ti ves-ti con q-quello che t-ti scelgo i-io...- la pietra stava consumando le sue guance, il mantello (ormai di pietra anche quello) avvolgeva Tear –Tear- la chiamò lui dopo un po' –grazie di essere stata l'ultima cosa che i miei occhi hanno visto- sorrise, gli occhi si chiesero e le ultime lacrime scesero sulle guance, cristallizzandosi.
-Dante...- sussurrò Tear, incredula. Era appena successo. Era appena successo. ERA APPENA SUCCESSO. Sua sorella continuava a parlare, "dispiaciuta per la vita del povero ragazzo, e per sua sorella". Diceva che avrebbe asciugato le lacrime di lei, ma qualcuno rise. Una risata debole, estasiata, insana, e veniva proprio da Tear, si rialzò dal corpo pietrificato di Dante, alzò il viso al cielo e rise ancora più forte. Ogni sua risata si infilava come tanti piccoli aghi nelle ossa dei presenti. Alice si avvicinò alla sorellina, per la prima volta, davvero preoccupata per lei. –POVERA SCIOCCA!- gridò Tear, e la bionda si paralizzò. Tear non avev mai alzato la voce, non l'aveva mai insultata –E VOI!- si rivolse al pubblico –VOI ESSERI CIECHI, NON AVETE ANCORA CAPITO IN COSA QUESTE "LEGGI" VI STANNO TRASFORMANDO?!- altra risata –SE PENSATE CHE IO... CHE NOI! SIAMO DIVERSI DATEMI UN PERCHE'!- tutti rimasero zitti, in silenzio –ho subito per anni. Mai. Mai. Mai, mi sono potuta mostrare com'ero. Ma ho solo continuato a morire, giorno per giorno... e-ed ora...- estrasse la collanina dalla tasca, ed i suoi occhi s'ingrandirono: era la collanina con la pietra nera/rossa, il suo Oggetto del Diavolo. Una lacrima cadde dai suoi occhi -... è il momento di dar ascolto alle voci nella mia testa- infilò la collana e tutti tremarono.
Nel cielo una colata di scuro rabbuiò il cielo, il sole si trasformò in luna. Tear gridò forte, sangue colò dai suoi occhi e dalla testa. All'occhio sinistro, come un marchio, una striscia di sangue si solidificò sulla pelle, e divenne parte di essa. Una ciocca di capelli, quella più vicina all'occhio diventò dello stesso colore scarlatto. Le pupille si spaccarono, e ne comparve un'altra, rettiliana, proprio al centro. un fiotto scarlatto scaturì da entrambi gli occhi. Si asciugò il sangue con le mani e mostrò i denti affilati. Fece scaturire delle ombre tutt'intorno a lei, avvolgendo la città. Ops. Qualcuno stava per morire.
Da una zona nascosta, un ratto scuro ghignò soddisfatto.
E così accadde: ecco, il Dies Oscuritatis, quando qualcuno venne chiamato a sorgere. E la luna sparì dai nostri cieli notturni
~Now mourn and beg
Darkness surround
We'll learn the nightmare
That consumed Moon's soul
Now mourn and beg
No light tonight
Requiem for the Moon,
Forever awake, suffer and cry~
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