Capitolo 5: I'm Alone

Era notte fonda. Forse mezzanotte, forse le tre. Ma Tear non ne aveva la minima idea, sapeva solo di star tremando nel letto, disperata: l'insonnia la stava lentamente torturando da tanto tempo, alcune notti erano peggio delle altre, come questa in particolare. Gli occhi le bruciavano, il corpo la pregava di dormire, ma il suo subconscio sembrava impedirglielo. Continuava a tremare, ad ascoltare il suo stesso battito, il suo respiro affannoso. Le tenebre notturne la soffocavano, aveva spostato la Luna in qualche angolo nascosto del cielo, in modo che non potesse vederla. Una voce la chiamava, forse era un sogno, forse la realtà:

-non piangere piccola, non piangere più- la voce era velata, inesistente, eppure, risuonava dolcemente nelle sue orecchie

-ho sonno- riuscì a sussurrare lei

-lo so, il sonno ti ferisce- rispose la voce. Che non era uomo, non era donna.

-è caldo-

-lo so. Il sangue lo è. Puoi averne quanto ne vuoi-

-i-io non ne voglio-

-lo so. Io però lo desidero tanto. Sono in quella scatola da tanto tempo- la voce le sfiorò le braccia pallide, e con dita nere, lunghe, impalpabili, raccolse dalla scatola segreta, che era aperta e a terra, la collana di corda, tenendola dalla piccola pietra

-... sono sola-

-ci sono io con te- le avvicinò la collana -sarò sempre con te...- sussurrava, mentre la sfiorava con gli arti inesistenti -accenderò la luce quando avrai paura, allontanerò chi ti nuoce, non ti lascerò mai sola, piccola mia...- era sicura di sentire delle labbra morbide baciarle la spalla, ma era impossibile, nella stanza non c'era nessuno. Nella stanza non c'era niente. -non piangere, non piangere più-

Tear gemette dalla frustrazione, il corpo era stanco, la mente pure. Ed era sola. Come sempre. Come sempre. Come sempre.

-anch'io sono sola da tanto tempo. Sono in quella scatola, al buio, non c'è nessuno. Non lasciare solo anche me: sarò tutto ciò di cui hai bisogno

La luce nelle tenebre

La protezione contro i malvagi

Il calore nella solitudine-

Ma la voce sparì. Anche se non era mai esistita. La pancia le bruciava. Passarono altri minuti, ancora piangeva in silenzio, agonizzava nelle coperte. Da sola, in silenzio. Poi, un piccolo spiraglio di luce si tagliò la camera, l'ombra di Dante la coprì, lui entrò, gli occhi sbarrati e preoccupati. Chiuse la porta ed entrò, precipitandosi verso la piccola. Notò che a terra c'era una scatola aperta, dentro c'era solo una collanina di corda. Le accarezzò dolcemente i capelli mentre la studiava preoccupato. Tear non aveva un aspetto molto sano di solito: era sempre pallida ed intorno agli occhi c'era un alone scuro, ma stavolta, era molto, molto peggio.

-Tear! Tear, cosa è successo?!- chiese lui e la guardò terrorizzato, staccandosi da lei: la mano del giovane si era bagnata di sudore, e di qualcosa di viscido. La ragazza cercò di parlare, ma era troppo stanca e la gola le bruciava. -Tear- ripeté lui, dolce ma deciso -perché piangi?- un debole raggio di luna (che la piccola aveva fatto ritornare visibile) illuminò il volto del ragazzo

-non... non dormivo- la cucciola aveva gli occhi scuri, spenti

-perché tremi?-

-perché sono stanca-

- Tear... perché non hai chiamato?-

-perché nessuno deve vedermi... perché devo essere grande e forte.... E sola -

-Tear, p-perché... c'è sangue sulla coperta?-

-perché sono debole. E le cose deboli... si rompono- gli occhi color smeraldo di Dante si spalancarono, un raggio di luna rivelò meglio le forme della ragazzina (ormai quasi tredicenne), e lui poté finalmente vedere i profondi tagli nelle spalle, ed uno squarcio ancora sanguinante nella pancia; vicino alla nera, un cutter dalla lama arrossata. Lacrime scendevano dagli occhi sanguigni come argento liquido. -Dante... Dante non odiarmi, anche tu..- pregò la piccola si alzò dal letto, barcollando un po' -non lo faccio per avere attenzione, odio sentire il sangue che si secca, odio sentire il viso bagnato. Ma s-sono sola, e sono pazza. La mia anima grida aiuto, ma nessuno la vuole sentire- si aspettava che lui la abbracciasse, o che dicesse qualcosa; ma invece, Dante si alzò semplicemente e se ne andò via, senza una parola. Tear fissò la porta chiusa delusa, abbandonata,di nuovo.

Ma mentre lei iniziava a pensare, che anche lui le avesse voltato le spalle, la porta di riaprì: stavolta non aveva acceso la luce nel corridoio, per non rischiare di svegliare nessuno; ma la luna illuminò di nuovo la pelle chiara di Dante, e, in una mano, aveva un piccolo asciugamano, era umido, impregnato d'acqua. Si riavvicinò alla ragazzina, nei cui occhi una debole scintilla era rinata. Lui passò l'asciugamano piano sui tagli, pulendo via il sangue. Lei sussultò a contatto con l'acqua fredda. Dante proseguì con tutte le ferite, pulendo delicatamente i tagli, cercando di farle meno male possibile. Quando ebbe finito, posò il pezzo di stoffa ormai rosso sul pavimento, le accarezzò i capelli e le rimboccò le coperte, sorridendole con quel suo sorriso dolce. Stava per andarsene, ma si girò e le chiese:

-riuscirai a dormire ora?- lei guardò in basso e scosse la testa -non vuoi stare sola di nuovo, vero?- lei annuì. Dante sospirò, prese un libro dalla copertina color carta da zucchero dalla libreria -ti leggerò una favola allora, magari aiuta. Proviamo?­- chiese incoraggiante. Lei si illuminò, e annuì vigorosamente. Il ragazzo, era seduto sul letto, ed aveva iniziato a leggere. Tear però, lo interruppe:

-Dante... ti prego, puoi dormire con me?- il ragazzo la guardò spiazzato ed incerto, ma poi, decise di alzarsi e sdraiarsi accanto a lei. Tear lo abbracciò tremante e chiuse gli stanchi occhi rossi. Lui sorrise e riprese a leggere, con quella voce calda, sempre meno spezzata.

Tear non dormì, ma per una volta, riuscì a riposare.

Quando entrambi si alzarono (Dante prima di lei) e scesero giù, a Tear venne orbinato di indossare l'abito da cerimonia, e che ci sarebbe stato un annuncio importante. Poteva immaginare cosa stava per accadere? Quale grande disgrazia?! Aveva aiutato la sorella a prepararsi, e dopo un po', entrambe salirono sulla piattaforma delle cerimonie. Tear ricordò la vista di quel ragazzo, Vex, e non poteva non pensare a dove si trovasse e oh, quanto desiderava fosse vivo... avrebbe voluto parlarci, fermare suo padre... dietro la piattaforma c'erano alcune statue in pose agonizzanti: le avevano spiegato che quelli erano trasgressori che avevano nascosto la loro identità a lungo. Tra le statue, vide anche un grosso lupo, e, molto più a destra, un piccolo coniglio. In ogni caso, prese posto sull'altare, vicino a sua madre, che la guardò dolcemente. La nera notò che Alice aveva un vestito nuovo, molto più suntuoso ed importante del solito. Re e regina si fecero avanti ed annunciarono al popolo:

-nostro amato popolo, noi, come vostri sovrani, abbiamo fatto una scelta: presto, ci trasferiremo nel clan degli Uccelli, per vivere lì, e rinunceremo alla corona, per poterla cedere alla nostra meravigliosa figlia...- Tear ebbe un tuffo al cuore. La sorella si fece avanti e fece in modo che il sole brillasse più forte che mai, incantando la folla: -d'ora in poi, la vostra regina sarà lei: Alice LuceDorata! -


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