Capitolo 3: Smile for who hurts you

-dai Dante! Tanto non ci prendi!- rideva Tear, mentre correva schiacciando l'erba morbida sotto i suoi piedi

-sei troppo lento!- lo punzecchiò Alice

-principesse!!! Vi prego! Dovreste essere a palazzo a studiare! Mi farete finire nei guai!- rispose il povero ragazzo, che si affannava correndo dietro alle due. Ormai era più di una settimana che lavorava a palazzo, forse anche due, ma le ragazzine si erano già molto affezionate a lui e lo vedevano più come un amico che come un servo, e la cosa finiva per cacciare il povero Dante in molti guai. –guardate che vi prendo! Non finirò di nuovo nei guai!- Alice si guardò alle spalle e vide il ragazzo dai capelli neri che guadagnava terreno e stava per prenderla, così, le sue gambe e braccia si allungarono, i capelli che avvolsero il corpo e presto, la principessa si trasformò in una leoncina dorata e riuscì di nuovo a distanziare il ragazzo. Lei rise di gusto mentre il ragazzo cadde sull'erba sfinito –e va bene! Mi arrendo! Studierete dopo! Ora... come ci siamo finiti qui?- disse guardandosi intorno e realizzando di essere nel parco fuori da palazzo

-ci siamo fatte inseguire fin qui, non ricordi?- ridacchiò Tear. La sorella la raggiunse presto e tornando nella sua forma umana.

-oh... giusto- rispose lui ridacchiando –e va bene... visto che siamo qui, potete anche giocare nel parco! Dai, divertitevi!-

-grazie Dante!!- fecero le due, che iniziarono subito ad inseguirsi attraverso gli alberi del parco. Il ragazzo sorrise compiaciuto e sistematosi sotto quella che lui riconobbe come una quercia, si sfilò un piccolo libro dalla tasca e prese a leggerlo entusiasta, in attesa che le due principessine lo coinvolgessero di nuovo in qualche gioco.

***

Intanto le due ragazzine giocavano felici tra di loro. Alice si era di nuovo trasformata in leoncina, mentre Tear, era rimasta umana.

-prendimi sorellona! Tanto non ci riesci!- rise Tear, i capelli neri le ricadevano leggeri sulle spalle mentre correva. L'altra si acquattò, caricando un salto e appena la nera si rigirò per scappare, le saltò addosso, forse, più pesantemente di quanto avrebbe dovuto

-ah si? Ah! Nessuno può battere la grande Alice LuceDorata!- disse tenendo la sorellina a terra con una zampa

-ahia... g-già sorellona! hai vinto di nuovo!- rispose lei leggermente dolorante. La bionda si sedette sulle zampe leonine, lasciando che Tear potesse rialzarsi. Una volta ripresa, guardò la sorella che si leccava per pulirsi la pelliccia –ehm... sorellona?- fece lei timidamente –posso.... Potrei trasformarmi anche io?-

-eeeh?- rispose la leoncina seccatamente

-ecco, tu ti trasformi sempre... quindi mi chiedevo.. per una volt, anche se siamo fuori dal palazzo... posso trasformarmi? Ti prego? – ma appena ebbe finito di parlare, sentì un forte dolore alla guancia, e riuscì solo a vedere la pesante zampa di leonessa dell'altra. Si tastò la guancia con le mani pallide e realizzò: Alice le aveva appena tirato uno schiaffo –p-perché...?-

-stupida!- la sgridò, tornando in forma umana –quante volte te lo devo ripetere?! Non puoi farti vedere nel tuo vero animale!- si avvicinò con aria minacciosa e si piegò su di lei –quanto sei stupida... ripetilo un'altra volta. Quali sono i nostri clan?-

-I-I Felidi, i Serpenti, gli Ungulati e gli Uccelli- iniziò a rispondere la scura, trattenendo le lacrime e ripetendo quelle parole come fossero una sorta di poesia, di legge

-bene. E quindi, chi sono gli animali puri?-

-s-solo quelli prima citati...-

-ottimo.- le prese i capelli, tirandoglieli per farsi ubbidire –e cosa meritano gli altri animali diversi da questi? Quelli impuri?!-

-devono...- serrò le unghie nel suo stesso palmo -...essere eliminati-

-brava- le strattonò i capelli e le ruggì –e tu cosa sei?!-

-io sono....-

-oh! Ma guarda! Ali-Aliii!!!- una voce le interruppe, e le sagome di un cinque o sei tra ragazze e ragazzi si affacciarono tra gli alberi del parco

-ah! Ciao amori!- rispose Alice, lasciando finalmente andare Tear. La bionda raggiunse le sue amiche ed iniziò ad allontanarsi con loro

-ehi! Ehi sorellona!- rispose la piccola dagli occhi rossi, ridendo e parlando dolcemente, nonostante quello che era successo. Si alzò e tolse un po' di polvere dalla sua maglietta e con un sorriso raggiante chiese: -posso venire anch'io? Dai!-

-quant'è carina tua sorella!- disse qualcuno dal suo gruppetto di amiche –ci dispiace piccola ma noi siamo più grandi! Ci scusi? Grazie zuccherino!- e così se ne andarono ridacchiando

-o-ok... certo- fece lei, sempre sorridendo, ma quel sorriso piano piano si rilassava –a me interessa solo che.. .tu ti... diverta...-

Così, Tear, fece l'unica cosa che poteva fare e tornò da Dante. Lo trovò a leggere un libricino sotto un albero e raggiungendolo sentì la sua lettura titubante

-tu non sai davvero leggere. Vero?- il povero ragazzo dagli occhi smeraldini fece un salto, spaventato dall'apparizione della bimba

-T-Tear! Mi hai spaventato!-

-non è così?- lo fissò con i suoi occhi di sangue

-o-ovvio che so' leggere...- fece lui guardando in basso

-ma non sei molto bravo...-

-non... non tanto... all'orfanotrofio non avevo molto tempo per studiare-

-però ti piace leggere, non è così?-

-si... mi piace molto in effetti-

-allora.. se vuoi ti insegno- disse Tear, sedendosi accanto a lui sul terreno erboso.

-aspetta, cosa?- lui la guardò sbalordito

-ecco... hai una bella voce, ed apprezzare la lettura è raro... amo quando ci leggi le storie...- la piccola guardava in basso, e parlava timidamente e sottovoce.

-va bene allora, insegnami a leggere, ti prego- sorrise e la prese sistemando la principessina sul suo grembo. In due presero il libricino ed iniziarono a leggere:

"sorrise e si girò verso il cielo, fissando le stelle...."

***

Era tardi, ormai. Delle spalle bianche chiusero la porta dietro di loro, i capelli neri ricaddero sugli occhi rossi. Finalmente, quel sorriso si sciolse, e lo sguardo cadde verso il basso

-perché non mi ami... Alice?- sussurrò piano –perché non capisci che sei la mia sorellona? perché devi sempre ignorarmi...- camminò lentamente fino alla suo finestra, che era a poco più di un metro da terra ed era fatta in modo da permetterle di sedersi. Così si acquattò lì e guardò il cielo nero di fuori. Pensò alla giornata al parco, sorridendo al ricordo di lei che insegnava a Dante a leggere. Quando la sua mente fu' pulita anche dal pensiero del loro "Baby-sitter", notò la sua immagine che si rifletteva leggermente sul vetro della finestra: la guancia era rossa. Si alzò e posò i piedi sul pavimento ed iniziò a ripetere, come in una trance:

-"i quattro clan sono I Felidi, i Serpenti, gli Ungulati e gli Uccelli.

Solo gli animali ora citati possono essere definiti puri.

Coloro che sono diversi dai quattro regni animali citati, e quindi definibili impuri...

Devono essere eliminati."- aveva gli occhi vuoti mentre parlava, ed intanto, aveva preso una scatola che teneva ben nascosta, e la tenne davanti al petto

-...ed io sono... io sono...

Impura.- quando finì di pronunciare quella parola, non vi era più traccia della bimba. Ma al suo posto vi era una creatura dal pelo scuro e dei dolci occhi sanguigni. Le quattro zampe aderivano sul pavimento e sulla scatola: Tear era uno sciacallo nero. In realtà, i termini "puro" ed "impuro" non venivano usati davvero, ma li aveva sempre usati Alice, per rimarcare la differenza fra gli altri e l'animale della sorella.

Tear aprì la scatola, rivelandone il contenuto: un cutter dalla lama arrosata, ed una collana di corda, con una pietra come ciondolo. Lei prese la collana: la gemma aveva la forma di un rombo, era liscia, perfettamente forgiata; aveva un colore nero-violaceo, ma cambiava colore in un profondo rosso, come sangue versato. La mise al collo e guardò il suo riflesso alla finestra. Poteva già vedersi cambiata: una seconda pupilla felina... alcuni marchi sul corpo... guardò l'immagine con desiderio, nella bocca canina teneva il cutter. Guardò la Luna, che la chiamava, le illuminava quel riflesso. Tear sorrise e sospirò

"...magari, non oggi..."

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