Capitolo 2: Reading Words
Dopo pochi giorni, si presentò subito al re l'occasione per sfruttare il suo nuovo servitore, che quella notte era tornato a casa stordito, ma con la quota mensile per l'orfanotrofio. L'occasione in particolare fu' un grande raduno di tutti i clan di quelle terre, e naturalmente, sia re che regina dovevano essere presenti. Così, quel giorno, Dante si presentò a palazzo con i capelli trattenuti il più possibile dal nastro e con la migliore camicia che aveva, ovvero, quella con tutti i bottoni. Era molto agitato, e non sapeva davvero come comportarsi... si, all'orfanotrofio era pieno di bambini, anzi, lui era anche il loro idolo, però... queste erano principesse! Cosa doveva aspettarsi? Cosa poteva far fare loro? Cosa invece no? In ogni caso, quella sera, non dovette nemmeno bussare, perché la porta si spalancò, lasciando uscire una gatta dal manto biondo con un'andatura assai regale. Dopo di lei, uscì anche un grosso falco. I due animali, appena lo videro si fermarono e con un grosso sorriso lo salutarono:
-ah! Sei venuto finalmente! Iniziavo a pensare che non ti saresti più presentato!- disse il falco contento. Il ragazzo tentò un inchino: dopotutto, quello era il re, e la gatta altri non era che la regina, che si avvicinò dicendogli:
-le piccole sono nel palazzo, penso che scenderanno a breve. Vedi, una delle mie figlie in particolare è un po'... problematica... prima o poi, ti spiegheremo il perché, quindi... facci attenzione. Sono davvero molto lieta del fatto che sarai tu ad occuparti di loro-
-si, mia signora sarà... sarà un piacere- rispose il ragazzo titubante. La regina rise e continuò:
-sei preoccupato eh? Stai tranquillo, andrà tutto bene! Ti prego, ragazzo mio... abbi cura delle mie bambine. abbi cura della mia piccola- e così dicendo, scese le scale fino ad entrare nella carrozza, dove il re la aspettava già. Furono raggiunti anche da altri servitori, tra cui, una donnona dai capelli del color del fieno e gli occhi di opale, che squadrò il tormentato Dante e, fissandolo negli occhi lo avvertì:
-bada bene, ragazzino, che se ti azzardi anche solo a sfiorare le mie alunne... farò in modo che tu rimanga giovane come sei... protetto da uno strato di terra gelida.- e con un'ultima occhiata d'avvertimento, se ne entrò anche lei nella carrozza riservata alla servitù di un certo livello. A questo punto, Dante iniziò a camminare nel palazzo quasi vuoto, i suoi passi rimbombavano nell'orme entrata. Si guardava intorno meravigliato per quel lusso, camminando attraverso le varie stanze alla ricerca delle due principessine. Che poi, quanti anni avevano davvero? Tutto quello che sapeva su di loro, era che erano due femminucce, non era riuscito a scoprire nient'altro. Arrivò davanti all'immensa biblioteca gli occhi gli si dilatarono e disse a se' stesso: "la biblioteca! È così grande! Non posso crederci!" corse lì dentro esaminando tutte le copertine, attirato dai colori e dalle preziose rilegature; il profumo di carta e inchiostro gli riempiva le narici sensibili, e sentì quasi il bisogno di trasformarsi . iniziò a sfogliare qualche libro, a leggere qualche parola come poteva. Non sapeva leggere molto bene, e non aveva dei libri davvero belli su cui esercitarsi. Poi le sue dita toccarono una copertina dal colore nero-violaceo, dove era riportato il titolo in lettere color vinaccia:
-Gli Og...Oggetti de-l... Dia.. vol... "Gli Oggeti del Diavolo"!- concluse trionfante. Sembrava un libro interessante, ma doveva andare dalle piccole! Però, tese l'orecchio e sentì il rumore dell'acqua e delle note affievolite dal liquido e dalle spesse pareti. Le ragazzine dovevano star facendo la doccia. "non penso di doverle tener d'occhio anche là" si disse, e decise di concedersi qualche minuto per leggere almeno i primi righi del libro. Prese il libro, che pensava essere un romanzo, e lo aprì alla pagina dell'introduzione. Il ragazzo ci mise molto a leggere tutte quelle parole, che dicevano:
"molti sentono parlare di queste misteriose reliquie, altri non li hanno mai sentiti nominare, e ancora meno ne hanno mai visto o posseduto uno. C'è solo una cosa che vi posso dire: questi oggetti rappresentano davvero il male. Chiunque ne possieda uno ( e decida effettivamente di possederlo) avrà diritto ad immensi poteri, che variano da oggetto a oggetto, ed una volta usufruito di questo potere per la prima volta, gli occhi cambiano, e compare una seconda pupilla ancora più nera e felina all'interno della prima, il corpo spesso viene marchiato. Ma, non è così semplice: c'è un motivo se questi oggetti sono così terribili, c'è un motivo se vengono definiti di proprietà di un tale essere, e questo motivo è che per essere utilizzato, il potere derivante da queste... cose... deve essere attivato... col sangue. Molti hanno perso la testa nel potere derivatovi, e molti hanno compiuto stragi su stragi. E---"
-stai leggendo quel libro?- una voce lo tolse alla sua (titubante) lettura, ed il ragazzo si affrettò a rimettere il libro a posto –quel libro è di Opal, non vuole che lo leggiamo, dice che ci sono scritte cose che alle bambine non interessano. Non preoccuparti, io non faccio la spia!- Dante guardò la proprietaria di quella voce: era una ragazzina di 11 anni circa, aveva la pelle chiara, i capelli lunghi e neri le ricadevano pesanti sul corpo avvolto da un lungo asciugamano nero perché bagnati e ancora gocciolanti, li stava asciugando con una altro asciugamano del medesimo colore, mentre lo guardava con degli occhi di sangue.
-ciao piccola, tu sei una delle principessine?- chiese il ragazzo in difficoltà. Lei annuì –non dovresti camminare per il castello così- disse lui ridacchiando. La piccola arrossì e guardò in basso –dai, non ti preoccupare! Io sono Dante, e devo farvi da... Baby-sitter, diciamo così! E tu? Come ti chiami?-
-Tear- disse timidamente –il mio nome è Tear- il ragazzo la guardò, un po' perplesso. Perché dare un nome del genere ad una bimba? Forse era lei la figlia "problematica" alla quale aveva accennato Doll?
-ecco dove ti eri cacciata!- un'altra voce femminile arrivò dal corridoio e presto entrò una nuova ragazzina, era più grande della prima, aveva almeno 13 anni, e lei era vestita, con quella che sembrava una camicia da notte dorata. Dorati erano anche i suoi capelli dall'aria morbida e curata, aveva grandi occhi color miele –vai a vestirti! Sei pazza a farti vedere mezza nuda?!- poi notò il ragazzo dai capelli neri –oh! Tu devi essere Davide? Damon? Non mi ricordo bene, scusa... ti hanno fatto venire qui i miei genitori!-
-Dante, io sono Dante e si, sono qui per ordine dei vostri genitori. Posso chiederle il vostro nome signorina?- fece lui sorridendo
-io sono Alice (N.d.A. la pronuncia è quella inglese, ovvero "Elis"), Alice "LuceDorata"- disse in tono altezzoso. Poi porse una camicia da notte simile alla sua, ma nera e più umile della sua alla sorellina –tieni Tear! Vai a cambiarti, dai!- dopo un po', entrambe le ragazzine tornarono nella biblioteca, buttandosi su alcuni grandi cuscini in un angolo, avevano l'aria stanca, pensò Dante "bhe, anche io sono stanco". All'inizio non sapeva cosa fare, ma poi, le due, gli chiesero di leggergli un libro e lui (leggermente imbarazzato perché non sapeva leggere molto bene) accettò ed iniziò a leggere come meglio poteva. Alice lo guardava, ma sembrava più affascinata dall'aspetto del ragazzo, che alla sua storia. Poi lui notò che Tear aveva ancora i capelli bagnati, e fece una pausa:
-Tear, perché non ti sei ancora asciugata i capelli? Potresti prenderti un raffreddore!-
-ecco... io non ci riesco- disse giocherellando con l'asciugamano nero che stringeva ancora in mano –m-me li asciughi tu?- chiese timidamente la bimba
-nooo ti prego! Continua la storia!- fece Alice
-e va bene...- disse Dante, si appoggiò ai cuscini e prese ad asciugare con una mano i capelli di Tear, mentre con l'altra teneva il libro da leggere e con il braccio la testa di Alice. E dopo un po', le due si addormentarono sui cuscini, con il suono della voce di Dante e il leggero crepitio e profumo delle candele e l'incenso; ed il ragazzo, pensando ancora alla sua prima giornata di "lavoro" sorrise e spense le candele.
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