Capitolo 18: A Missing Strand of Hair
La povera ragazza era sconvolta da ciò che aveva appena realizzato. Per tutti quegli anni non era stata nient'altro che la schiava di sua sorella. Aveva appena realizzato che quasi tutti lì fossero stati schiavi. Era orribile, e non poteva immaginare come i suoi genitori, in quanto re e regina permettessero che tutto ciò accadesse. Tear si stava coprendo il volto con le mani sporche della polvere degli esplosivi, che veniva lentamente lavata via da lacrime silenti. Sullen la guardava preoccupato mentre altre ciocche di capelli le scivolavano sul viso, nascondendolo di più. Ymin era saltata in braccio a Shrine, per farsi coccolare. La ragazza dalla cresta arcobaleno le pettinava dolcemente i capelli passandoli fra le dita, la scura sembrava decisamente scossa.
-tutti voi- chiese Tear con un filo di voce –tutti voi eravate schiavi?-
-no- disse secco il ratto –solo alcuni. Shrine non lo era, per esempio. Nemmeno i Cross. In quanto a me...- il ragazzo si toccò istintivamente l'addome, sfiorando il tessuto della maglietta –nei cantieri ci sono un sacco di incidenti... e bisogna essere rimpiazzati spesso- abbassò lo sguardo, gli occhi scuri quasi vitrei a cause di antiche lacrime che ancora non riuscivano a scorrere –a volte anche se sei ancora in grado di lavorare...- strinse la maglietta –e devono renderti "inabile"-
Tear si conficcava lentamente le unghie nella carne mentre lo sentiva parlare, poteva giurare di riuscirsi a sfiorare il cranio. Il cuore le doleva a sentire quelle confessioni. Ymin era quasi in trance, lo sguardo perso nel vuoto mentre Shrine cerava di calmarla inutilmente. Una sola cosa le passò per la mente:
-Kicheko- disse –cosa è successo a Kicheko- tutti si guardarono e la ragazza dalla pelle nera sussultò
-non ne parliamo- improvvisò Hyoid, il cui sguardo, che aveva ripreso un minimo di vividezza, sis postava da una parte all'altra della stanza –è una storia troppo lunga... e-e non credo sia adatta a te! Ecco...-
-smettila, ti rendi solo ridicolo- sbuffò Ymin, alzandosi, mentre Shrine le continuava ad accarezzare almeno la coda. Si portò le mani alle tempie e quando sentì che non avrebbe pianto, abbassò lo sguardo su Tear, guardandola con intensità e severità. Le orbite verdi erano come torce accese in una notte buia e spaventavano la giovane sciacallo nel profondo –ascoltami bene piccola, perché non lo ripeterò: non mi piace parlarne, ma devi sapere se vivi qui. Non voglio che Kii si senta preoccupata perché ti nasconde qualcosa- prese un profondo respiro –Kicheko mi ha aiutato a fuggire dal mio padrone, le sono molto grata. Ci siamo conosciuti in quell'occasione ed i ragazzi ci hanno salvati e portati qui insieme. Quindi, ascolta ocn attenzione: questa è la storia di Kicheko:
***
I suoi genitori erano entrambi animali "puri", come li chiama tua sorella; ma si sa, il nostro DNA è molto instabile, e una minima variazione durante lo sviluppo dell'embrione può mutarlo. Così, quando Kicheko nacque, e nacque iena, quindi, canide; i suoi genitori lo vendettero al miglior offerente, poco dopo lo svezzamento e avergli impartito alcune nozioni basilari (sai, Tear, un basso livello di istruzione ed educazione fa scendere il tuo prezzo). Non lo comprò però l'uomo che abbiamo visto: ci provò, ma non offrì abbastanza. Lo comprò un altro uomo, un venditore esperto, che lo istruì ad essere un buono schiavo: cortese ed ubbidiente. Soprattutto ubbidiente. Kii, nascendo iena, ha sempre sentito il forte desiderio di essere una femmina, per essere ascoltato e preso in considerazione: questo suo desiderio crebbe ancora di più con Kayna, una ragazzina che viveva con quell'uomo. Kayna era intelligente ed educata, ma esuberante e piena di vita nonostante la sua condizione. Era l'unica che poteva dire un "no" al padrone, era l'unica che lo difendeva quando le punizioni per non essere ubbidiente diventavano troppo pesanti e più crescevano insieme, più Kicheko desiderava essere come lei, essere una femmina. Fu lei stessa a chiamarlo Kicheko. Dopotutto, al suo padrone non importava.
Ma come ogni cosa bella nella vita di Kicheko, anche Kayna scomparve: il padrone la aveva venduta ad esseri spregevoli, che la usarono come giocattolo sessuale a lungo finché lei non si ammalò, e morì. Il primo padrone, una volta che Kayna fu venduta, poté accanirsi ancora di più su Kicheko, e quando si stancò di insegnargli la disciplina, mise anche lui all'asta. Passò fra così tante mane, così tante tecniche diverse di insegnamento, ma lui continuava a resistere, ad opporsi "come una vera donna". Perché era questo che aveva imparato da Kayna. Ancora oggi lui si veste imitando i suoi gusti eccentrici, si disegna da solo i vestiti e li confeziona sfruttando il suo potere: quello del dominio dei materiali dell'arte, dal tessuto degli abiti, alle corde dei violini, all'inchiostro della penna.
Kicheko però, si ruppe definitivamente all'età di dieci anni, quando arrivò nelle mani dell'uomo che abbiamo visto nel clan dei Serpenti, il suo nome è Tatsura. Aveva partecipato ad ogni asta. Ha sempre perseguitato la mia povera Kii: ma la voleva per sé, e finalmente, riuscì ad averla. La tendenza femminile di Kicheko non fece che aumentare la perversione di quell'uomo: Tatsura non fu delicato come gli altri, prendere l'innocenza di Kii con la forza bastò a farlo identificare come un padrone che non poteva essere sconfitto, né combattuto. Così, piano piano, poco a poco, la nostra iena venne istruita all'arte del sesso, e ad essere sfruttata per ogni forma di erotismo immaginabile. A Tatsura divertiva vederla violentata da altri uomini, gli divertiva ancora di più violentarla lui stesso. Di giorno, se usciva, costringeva Kicheko a camminare sulle ginocchia ovunque andassero, pretendeva baci anche in pubblico e pugni, schiaffi e calci facevano parte della vita quotidiana; di notte, era poco più di una bambola con la quale divertirsi. La cosa più spaventosa è che Kicheko era obbligata ad apprezzare tutto. Doveva ringraziare per ogni abuso, prendere iniziativa, tenere un sorriso ed uno sguardo malizioso che potessero accrescere l'eccitazione di Tatsura. Tutti quegli insegnamenti la confusero a tal punto che ancora oggi non riesce a distinguere il male dal bene, non capisce. Se Kii disobbediva, l'ubbidienza gli veniva insegnata da altri uomini in un bordello casuale. Fu in uno di quelli che io e Kii ci incontrammo. Io piangevo terrorizzata ma lei venne a consolarmi, a dirmi che sarebbe stato con me dopo, e mi avrebbe aiutata a tranquillizzarmi. Era forse la prima persona che mi trattava con dolcezza, e mi abbandonai a piangere su di lei. Quando la sentii irrigidirsi perché avevo sfiorato i lividi e le ferite causate da quell'uomo, sentii la rabbia e l'odio pervadermi. Ma mai quando Tatsura ci vide assieme, gridando qualcosa sul nostro "sporco sangue e vomitevole razza" e continuava ad offendere pesantemente Kicheko. Appena Tatsura iniziò a tirare i capelli di Kii, Sullen arrivò con gli altri Hiddens, salvandoci da lui-
Tear aveva seguito la storia con gli occhi lucidi, se prima il cuore le faceva male ora le doveva essere stato strappato perché sentiva un dolore tanto profondo da non riuscire a pensare. La sua povera e dolce Kii....
-sai, Tear- Ymin era sul punto di piangere, dopo aver ricordato quegli orribili avvenimenti –a Kicheko manca ancora una ciocca di capelli. Da quanto quell'uomo gliela ha strappata, non è più ricresciuta-
-perché non si è mai ribellata? Perché diete sollevati dal fatto che non la abbiamo portata con noi? Avrebbe potuto vendicarsi!- gridò la sciacallo in preda al dolore
-Tear- disse Ymin riprendendo la calma –Kicheko sarebbe crollata. Tatsura può controllare chiunque, basta possedere qualcosa di quella perdona, come una ciocca di capelli.
Il potere di Tatsura, è quello dell'obbedienza.-
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