Capitolo 1: That ancient prophecy

Alcune candele bruciavano rilasciando una flebile luce, la biblioteca era scura e servivano per consentire di leggere le lettere sfocate di quella vecchia e polverosa pergamena; era strano che la biblioteca fosse tanto scura, dopotutto, il sole non stava neanche tramontando.

-ecco qui- disse una voce dolce e calda, meravigliosa e chiara quando aveva finito di accendere le ultime candele e aveva trovato l'antico rotolo di pergamena ingiallito dal tempo -...vediamo...- lo srotolò piano, facendo attenzione a non rovinare la preziosa reliquia, che in realtà era già abbastanza rovinata. sul foglio, man mano che veniva srotolato, apparivano immagini di strane creature, erano vuote e senza colore (ad eccezione dei chiaroscuri), non erano identificabili come nessuna delle creature che conoscevano, forse perché era stata scritta proprio perché non si conosceva la vera identità delle figure, e quindi non si poteva favorire alcun clan. qualcuno si sporse di più per vedere meglio la pergamena, e la voce incominciò a raccontare con voce chiara e solenne:

-" la leggenda narra.. di due sorelle, entrambe forti ed intelligenti ma... diverse come il Giorno e la Notte. All'inizio, tra le due sorelle non vi era odio, ma solo il più puro amore, come vi era sempre stato, in questo modo, i due poteri si compensavano garantendo pace ai clan e alle due. Ma presto, la maggiore iniziò a distaccarsi, perché resa brilla dalle attenzioni che riceveva dalle amiche e dagli estranei, per la bellezza del suo giorno ed il calore del suo sole. Iniziò così a bearsi del suo potere, dimenticandosi in questo modo, che quando la luce impatta un corpo, genera un'ombra, e più la luce è forte, più l'ombra diventa scura. E così, quell'ombra cadde sulla sorella minore, rendendola sempre più cieca e depressa. E così, come i giorni e le notti passavano, dopo il Sole, piano piano, vi rimase solo posto per una luna nera. Ma quando la sorella del sole si rese conto di ciò che aveva fatto.... era troppo tardi. Così la sorella della Luna, iniziò a combattere l'altra, e così, le due iniziarono a combattere, in continuazione, senza sosta, con rabbia e odio, distruggendo tutto intorno a se' stesse, finendo addirittura per dimenticare il motivo di tanto odio.  Ma, vuole la leggenda, che un giorno arriverà qualcuno in grado di unire i poteri delle due sorelle, ricordando ad una il bisogno dell'altra, consentendo finalmente loro, di regnare in pace: il Sole, la Luna e L'Eclisse. E...—-! "-

-CARA! DOBBIAMO TROVARE UNA SOLUZIONE!- qualcuno interruppe la narrazione, e colei dalla quale proveniva la voce, quasi strappò la pergamena mentre la stringeva con nervosismo per esser stata interrotta

-LO SO CARO! MA CHI?-  la donna continuò  a ringhiare. Qualcuno fece capolino dal tavolo, spaventata da tutto quel rumore e dal nervosismo della lettrice

-è... è tutto a posto, Opal?- chiese con voce timida. La lettrice sospirò, e si intenerì.

-ma certo piccola. Potete scusarmi un momento?- disse la donna che fino ad ora aveva letto la leggenda, aggiustandosi gli occhiali: era Opal "VoceCristallina", aveva occhi color opale, appunto, e dei capelli del colore del fieno pettinati in uno chignon con due ciuffi lasciati liberi ad incorniciarle il viso. Aveva un vestito color bordeaux ricamato in modo prezioso, ed una gonna abbastanza lunga. Il tutto le stringeva le forme non indifferenti.  Opal si avviò con passo calmo (che nascondeva un forte nervosismo) verso il salone, seguita da due musetti, che erano delusi per non aver udito la fine della storia.

Intanto, Opal, aveva aggiunto la sala dove un uomo ed una donna discutevano animatamente: i loro vestiti erano molto suntuosi, i due, infatti, erano Doll "BiondoManto" e Tuono "AlaNera", rispettavamente, regina e re del clan dei Felidi.

-miei signori. –disse Opal. I due si girarono verso di lei: la donna, Doll, aveva i capelli del più bel biondo mai visto, raccolti in un'acconciatura preziosa fissata da un diadema,  gli occhi erano grandi, ed il volto sembrava quello di una bambola di porcellana. Il re, Tuono, aveva invece lineamenti più duri, i capelli erano biondo/rossicci, ma aveva una barba corta e nera; i suoi occhi erano neri e aguzzi.

-oh? Opal? Che c'è?- chiese Tuono con un'espressione un po' assente. Opal si sistemò gli occhiali, e con tono severo rispose:

-sire, mi avete chiesto di occuparmi dell'educazione delle vostre figlie, ma con in vostro fracasso, direi la cosa mi viene alquanto impossibile.

-oh... ci hai sentiti?-

-tutti l palazzo vi hanno sentiti, vostra maestà, posso chiedervi la ragione dei vostri disagi?-

-le bambine Opal! Le bambine!- iniziò a parlare Doll –ecco il problema!- poi, continuò il re:

-vedi, serve qualcuno che badi a loro, mentre noi non ci siamo (per esempio, durante i viaggi o le assemblee) ma... chiunque possieda dei poteri potrebbe essere pericoloso! –

-di conseguenza, la cosa ci lascia irrequieti! E non sappiamo come risolvere la question—-!  - la regina fu' interrotta dal bussare di qualcuno alla grande porta di legno all'entrata.

-chi sarà mai a quest'ora?- chiese il re

-probabilmente, sire, qualcuno dall'orfanotrofio- rispose l'istitutrice

-dall'orfanotrofio?-

Si, vostra maestà, per la donazione mensile, non ricordate?-

-ah! Giusto giusto! Accoglierò il nostro ospite di persona allora!- disse, facendo segno a due enormi tigri che sedevano ai due lati dell'enorme portone promette da una spessa armatura d'oro e bronzo, di aprire. Sarà stato un caso, o forse una coincidenza, o forse fu' proprio il destino a volerlo, ma colui che il re si trovò di fronte, sarebbe stata la soluzione a più di uno dei suoi dolori:

quando la porta si aprì, rivelò la forma spaventata di un ragazzo di circa quindici anni: era una ragazzo con capelli neri e lucidi, erano davvero molto lunghi, tanto che erano legati con un nastro rosso; portava una camicia bianca con qualche bottone mancante e dei pantaloni neri lunghi dove vi era legata una catenina; i suoi occhi erano verde smeraldo, verdi e profondi.  Al collo aveva una collana che come ciondolo aveva una zanna, o forse un artiglio. Il ragazzo si ricompose subito e si portò una mano al petto presentandosi:

-ehm... buonasera, il mio nome è Dante, Dante "OmbradiLuce" sono qui per la donazione mensile all'orfanotrofio- cercava di sorridere ed eventualmente di togliersi i capelli dalla faccia: era probabilmente un orfano, e gli orfani non avevano il diritto di tagliarsi i capelli: ogni centimetro del loro corpo apparteneva al governo, dovevano fare una richiesta scritta. La figura di Dante era illuminato da una luminosa mezzaluna, che sembrava farsi più luminosa man mano che lui parlava con quella voce calda e rassicurante.

-oh, certo! Entra pure- fece il re –ma mi perdoni la scortesia.... I documenti?-

-oh! C-certo! Subito! Eccoli qui!- qui Dante sembrò innervosirsi, ma porse a Tuono i suoi documenti di identità. Il re scannerizzò la carta: nome e  secondo nome corrispondevano, la sua trasformazione era un ghepardo e il potere...

-potere... ignoto..?-  fece il re

-ecco si... vede, mi hanno trovato da piccolo e non sono mai riuscito ad usarlo... come se non lo avessi...- fece Dante in tono depresso guardando il basso. Il re sorrise vittorioso e con una pacca sulla spalla gli disse

-sai che ti dico, giovanotto? Sei assunto!-

-a-assunto?-

-si! Da oggi in poi, sarai il badante delle mie figlie qui a palazzo!-

***

*Author's Note*

e questo era il primo capitolo! Avevo in mente questa storia da tanto tempo e finalmente ho trovato il coraggio di pubblicarlo!  Spero tanto che sia di vostro gradimento e , se sarà così, continuerò presto! E vi ringrazio già tanto!

la vostra,

-MoonScythe-shi

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