YOU CAME BACK

"Com'è che mi hai chiamato?" Luke Skywalker alzò un sopracciglio.

La Togruta davanti a lui scoppiò in una risata cristallina e Luke la fissò con sguardo confuso. Aveva la pelle arancione tipica di quella specie ed indossava una tunica Jedi che aveva visto giorni migliori.

"Scorre nella famiglia eh?" commentò la togruta con un largo sorriso.

"Ahsoka Tano?" chiese Luke esitante.

Ahsoka Tano lo fissò con occhio calcolatore. "Un tempo lo ero."

Luke alzò un sopracciglio e fece per aprire la bocca, ma Ahsoka lo bloccò con un cenno della mano destra. "Qua non è sicuro." Disse seria. "Vieni." E gli fece cenno di seguirla dietro un'enorme roccia.

Luke esitò pensando per un attimo a Mara sola sulla nave, ma poi seguì Ahsoka dietro all'increspatura rocciosa, decidendo di fidarsi delle sue capacità di prendersi cura di sé stessa. Dopotutto, come diceva sempre, non si era dimenticata tutto l'addestramento ricevuto.

Entrarono in un tunnel buio e stretto che si infilava nella roccia illuminato solo da fioche torce appese alle pareti. Luke si guardò attorno incuriosito. "Non sapevo esistesse un posto del genere su Tatooine." Disse sperando che la sua accompagnatrice gli chiarisse la faccenda.

"Perché non esiste da molto." Si limitò a rispondere Ahsoka.

Luke stava per porle un'altra domanda quando improvvisamente si sentì mozzare il respiro in gola. Ogni collegamento che la Forza gli dava con il mondo che lo circondava gli fu risucchiato via. Mai in tutta la tua vita si era mai sentito così isolato e cieco. Barcollò in avanti e sentì la mano di Ahsoka sul braccio che lo stabilizzava. "La prima volta può essere poco piacevole." Osservò scrutandolo nella penombra.

"Non-Non riesco a sentire la Forza." Balbettò facendo un respiro profondo.

"E' questo il senso. Serve per proteggerci, così l'Impero non può percepire la nostra presenza." Spiegò Ahsoka riprendendo a camminare, mentre un sempre più confuso Luke gli trotterellava dietro come un cagnolino.

"Com'è possibile? Proteggervi? Quante persone ci sono qui?" chiese a raffica.

Ahsoka ridacchiò. "Pazienza, Jedi."

Luke arricciò il naso. "Potrebbe non essere la mia qualità migliore." Borbottò.

Ahsoka rise di nuovo questa volta più forte. "Beh, se sei figlio di tuo padre questo è sicuro."

Luke aggrottò le sopracciglia alla leggera amarezza che individuò nel tono apparentemente divertito di lei. Anche senza la Forza, l'empatia rimaneva una delle sue qualità più spiccate.

"Eccoci arrivati." Esclamò Ahsoka. Il corridoio si apriva in un'ampia caverna dalle pareti illuminate a giorno da una fila di luci artificiali appese al soffitto. Intorno al pozzo centrale si diramavano altri corridoi e delle cavità sulle pareti fungevano da piccole stanze, all'interno delle quali a Luke parve di scorgere lo sfavillio di alcune spade laser. Un gruppo di bambini dai 5 ai 12 anni stava seduto a gambe incrociate all'estremità opposta della 'sala' e con gli occhi chiusi levitavano ciascuno una pietra grande come una zucca.

Non appena Luke mise piede nella caverna la Forza gli tornò in tutta la sua potenza, bombardandolo da tutte le parte con milioni di sensazioni. Chiuse gli occhi e scosse la testa, sicuro che non avrebbe più voluto passare da quel on/off della Forza di nuovo per tutta la sua vita.

"Cos'è questo posto?" chiese voltandosi verso Ahsoka che lo fissava con occhi curiosi.

"Un rifugio." Rispose la togruta iniziando a camminare lungo il perimetro della caverna. "Come saprai, Skycoso, l'Impero non ha reso la vita facile a chiunque fosse sensibile alla Forza ultimamente." Continuò a spiegare Ahsoka. Luke arricciò il naso al soprannome, ma decise che ne avrebbero riparlato più tardi. "Qualche anno fa, ho visto uccidere una bambina davanti ai miei occhi da un inquisitore, durante una missione per l'Alleanza."

"Fai parte dell'Alleanza?" chiese Luke strabuzzando gli occhi.

"In quel momento ho capito che non potevo più restare con le mani in mano. Con l'aiuto di alcuni amici ho iniziato a cercare bambini sensibili alla Forza per tutta la galassia e a portarli al sicuro." Continuò Ahsoka ignorandolo.

"Non era un lavoro facile, con l'Impero alle calcagna, soprattutto senza una base sicura. Ho trovato questo posto per caso, durante una missione di ricognizione. Vedi queste?" disse indicando dei rampicanti versi che si arrampicavano su tutte le pareti. "Queste piante di ysalamiri. Non permettono di percepire la Forza, per questo in tutti i corridoi intorno a questo posto non la sentivi. Ci permettono di non essere scoperti."

"Geniale." Sussurrò Luke, sfiorando una piccola foglia. "Quante persone ci sono qua?" chiese poi.

"Una cinquantina di bambini dai 3 ai 16 anni, un ragazzo di 21, uno di 35 e la sottoscritta." Rispose Ahsoka avvicinandosi al gruppo che faceva pratica. Un uomo con i capelli castani raccolti in un codino e gli occhi stranamente chiari si alzò e si avvicinò loro.

"Che succede, Ahsoka?" chiese voltandosi leggermente verso di lei, ma senza guardarla dritto negli occhi e Luke realizzò che fosse cieco.

"Abbiamo visite." Esclamò lei. "Skycoso, questo è Kanan Jarrus."

Luke allungò la mano e Kanan gliela strinse tentativamente. "Luke Skywalker." Disse enfatizzando volutamente il nome.

Kanan aggrottò le sopracciglia. "Qualche legame con Anakin?" chiese.

"Mio padre." Rispose Luke, sentendosi inspiegabilmente arrossire.

"Oh." Replicò semplicemente Kanan e Luke notò la sorpresa passare sui suoi lineamenti. Luke realizzò che quell'uomo era abbastanza vecchio da essere stato un Jedi durante la Veccia Repubblica, quando ai Jedi non era permesso avere legami affettivi, tanto meno sposarsi e avere figli. Fantastico, pensò tra sé, adesso sono diventato il figlio della colpa.

"Ti lasciamo continuare, Kanan. Io e Skycoso, dobbiamo discutere di alcune cose." Intervenne Ahsoka e lo spinse verso una piccola entrata laterale. Entrarono in quello che sembrava in tutto e per tutto un piccolo ufficio in pietra, completo di scrivania e piccole sedie. Ahsoka gli fece segno di sedersi poi si sistemò davanti a lui, incrociando le dita davanti a sé.

"Allora, Skycoso, cosa ti porta qui?" chiese scrutandolo di nuovo con quel suo intenso sguardo inquisitore.

"Preferirei Luke." ribattè lui cercando di mascherare l'irritazione dalla voce e fallendo miseramente.

Ahsoka non parve offesa, anzi scoppiò di nuovo misteriosamente a ridere. "D'accordo, Luke, cosa ti porta qui?"

Luke sospirò. "Lunga storia." Disse e raccontò il più velocemente possibile tutti gli avvenimenti che lo avevano portato in quel luogo. Ahsoka lo ascoltò il silenzio assorbendo ogni parola con la massima attenzione.

"Ci serve il tuo aiuto." Concluse Luke. "Queste piante possono aiutarci a fermare Oscar e salvarlo."

Ahsoka restò in silenzio per un lungo secondo. "Quindi mi stai chiedendo di tornare sul campo."

Luke annuì lentamente. Ahsoka chiuse gli occhi e scosse la testa. "Ti darò una corda fatta di quelle piante per il bambino." Disse lentamente. "Ma questo è tutto."

Luke rimase immobile per qualche secondo poi esplose. "Cosa? Tu non vieni? Sei un Jedi! Come puoi stare ferma a guardare quando-"

"Io non sono un Jedi." Lo interruppe Ahsoka. "Ho lasciato l'Ordine."

"Lo so." Rispose Luke abbassando il tono. "Mio padre me l'ha detto. Capisco perché tu possa sentirti tradita e arrabbiata, ma è cambiato davvero. Non è più Darth Vader, lo so per certo. E so anche che si sente ancora terribilmente in colpa per quello che ti è successo."

Un lampo di stupore passo sul viso di Ahsoka. "Te l'ha detto lui?"

"Non era necessario che lo facesse." Rispose Luke. "Ha già sulle spalle un peso enorme, con tutto quel senso di colpa. Ti prego, ha bisogno del tuo perdono." Continuò Luke con tono infervorato.

Ahsoka sospirò. "Non c'è niente da perdonare, Luke. Quello che è successo non era colpa sua."

"Vieni a dirglielo allora." Ribattè Luke osservandola con occhi taglienti.

Ahsoka lo fissò con sguardo intenso. "L'hai perdonato." Osservò calma.

Luke sorrise appena. "Sì." Rispose semplicemente.

"Perché?" chiese Ahsoka con sincera curiosità.

Luke scosse la testa. "Perché... mi ha salvato la vita. E poi, beh, ho voluto un padre per tutta la vita e ora che è tornato da me, non vedo proprio perché dovrei respingerlo. Sta cercando di rimediare e sta anche soffrendo tanto per il passato, riesco a vederlo, non merita altro dolore."

"E non meriterebbe invece di essere punito?" chiese Ahsoka, con il tono di chi sta facendo una domanda trabocchetto.

Luke alzò le spalle. "Punirlo non cancellerà quello che ha fatto. Permettergli di rimediare neanche, ma avrebbe effetti più produttivi. È cambiato, non possiamo negare a nessuno il diritto di migliorarsi. Non si può fermare il cambiamento, tanto quanto non si può impedire ai soli di tramontare." Concluse sorridendo tra sé.

Ahsoka parve soddisfatta dalla sua risposta. Annuì sorridendo sorniona. "Sai, Luke, ho sbagliato nel mio precedente giudizio. Sarai anche la copia di Anakin alla tua età, ma il tuo cuore è interamente di tua madre."

"Sai chi è mia madre?" chiese Luke sorpreso.

"Padmè Amidala ha sempre avuto un cuore d'oro." Disse Ahsoka, osservandolo con uno sguardo dolce e malinconico.

"E' così ovvio?" chiese Luke sorridendo.

"Con Anakin? Sì." Rispose Ahsoka con di nuovo quella strana amarezza nella voce.

"Allora? Ti unisci a noi?" chiese Luke, guardandola con sguardo supplichevole.

Ahsoka sospirò profondamente. "Dove l'hai lasciata la nave?"

***

Seguendo le tracce di colpi di blaster sulle pareti Anakin seguì il percorso seguito da Han Solo, inoltrandosi sempre di più nel tempio Jedi e distruggendo qualsiasi droide si trovasse sulla sua strada. Dopo aver percorso parecchi corridoi, individuò la figura del corelliano schiacciato contro un muro, arma in pugno che cercava con scarsi risultati di evitare i colpi di un distruttore in fondo al corridoio.

"Solo!" urlò attirando la tua attenzione e correndo al suo fianco, respingendo i colpi del droide con la spada laser.

"Carino da parte tua unirti alla festa." Esclamò Han e Anakin sbuffò sonoramente lanciandogli un'occhiataccia.

"Pezzente." Dichiarò stringendo le sopracciglia. "Adesso, fai come ti dico, se non vuoi finire carbonizzato da quella ferraglia."

"Non rientrava nei miei piani." Rispose Han, sparando un colpo che rimbalzò contro lo scudo deflettore del droide e rimbalzò indietro mancando di poco l'orecchio di Anakin.

"Non sparare! Peggiori solo la situazione!" esclamò Anakin. "Corri!" ordinò.

"Sei impazzito?! Ci farà pezzettini!" urlò Han.

"Fai come ti dico." Replicò Anakin, con tono categorico.

"D'accordo, d'accordo... al tre, 1,2,3!"

Scattarono entrambi lungo il corridoio e il droide iniziò immediatamente a rotolare per seguirli, disattivando lo scudo.

Quando sentì che era a pochi passi di distanza, Anakin ordinò. "Adesso fermati!"

"Ti vuoi decidere?" urlò Han.

"Solo!"

Han piantò i piedi a terra e si fermò, mentre Anakin con un movimento fluido si voltò brandendo la spada laser e tagliò a metà il droide che andò a sbattere distrutto contro la parte di fronte.

Tirando un sospiro di sollievo Anakin si voltò verso Han. "C'è mancato poco." Disse il corelliano.

Anakin sbuffò piano poi chiuse gli occhi e si concentrò. "Riesco a sentire la presenza di Leia." Esclamò fissando Han negli occhi. "E' vicina."

"Beh," rispose Han. "Cosa stiamo aspettando?"

Insieme si inoltrarono sempre in profondità nel tempio, distruggendo i droidi occasionali in cui incappavano. Una strana sensazione iniziava a formarsi nel cervello di Anakin, ma man mano che si avvicinavano alla presenza di sua figlia si sforzò di ignorarla. Mancava poco, ancora un'ultima curva.

Anakin si bloccò di fronte a una porta chiusa con una serratura. "Qua." Disse facendo segno ad Han di fermarsi. Si chinò ed esaminò il meccanismo di chiusura. "Potrei provare a metterlo in corto." Disse.

"Permetti?" disse Han.

Anakin si spostò riluttante di lato. Han prese la mira e sparò un colpo secco al pannello di accesso. La porta iniziò a scorrere piano di lato.

"Come sapevi che avrebbe funzionato?" chiese Anakin con occhi stupiti.

Han alzò le spalle. "Non lo sapevo."

"Resta di guardia qui." Ordinò Anakin e, prima che Han potesse protestare si infilò dentro.

Non appena il suo sguardo si posò su sua figlia si sentì gelare il sangue nelle vele. Leia giaceva semicosciente su una sedia da laboratorio, incatenata con polsi e caviglie. Una furia omicida lo invase, diretta verso chiunque avesse osato fare quello a sua figlia.

Le si avvicinò di corsa, mettendo a tacere la vocina nella sua testa che gli stava urlando che era troppo facile, che ci sarebbero dovute essere più guardie. Tutto ciò che vedeva era Leia.

Con un movimento del braccio la liberò dalle catene. Leia alzò la testa guardandolo con occhi confusi. Anakin le accarezzò una guancia e Leia lasciò ricadere la testa sulla sua mano.

"Sei tornato a prendermi." Mormorò fissandolo dritto negli occhi.

"Ma certo che sono tornato." Rispose Anakin togliendole una ciocca di capelli dal viso.

"Devi andare via. Non dovevi venire, lui-" balbettò Leia, con voce angosciata.

"Leia." La interruppe suo padre con tono quasi esasperato. "Sta zitta e lascia che ti salvi la vita."

Leia lo fissò vedendolo forse per la prima volta e annuì stancamente sorridendo, e lasciò che la sollevasse tra le braccia e la portasse fuori di lì. "Andiamo via di qui." Mormorò Anakin mentre Leia gli appoggiava la testa sulla spalla.

"Io non credo." Disse una voce misteriosa.

Anakin alzò la testa di scatto e vide un uomo sulla quarantina con una mano appoggiata sulla spalla di Oscar. Dall'unica entrata iniziarono a riversarsi all'internò una moltitudine di droidi, seguiti per ultimo da Boba Fett che trascinava un irato Han Solo con un blaster puntato alla tempia.

Erano in trappola.


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