TRA LE CENERI DEL PASSATO
"Allora hai detto che hai una nave?" chiese Luke.
Lui e Mara camminavano fianco a fianco attraverso l'hangar della nave dell'Alleanza.
"Sì, l'ho messa insieme io pezzo per pezzo." Rispose Mara con voce orgogliosa.
"Tu?!" esclamò Luke con gli occhi che gli uscivano dalle orbite.
Mara alzò un sopracciglio. "Pensi che non sia in grado?"
"No no, certo che no!" si affrettò a ribattere Luke. "Spero che non sia un pezzo di ferraglia come quella di Han." Aggiunse con un sorrisetto.
Mara gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe perforato il ferro. "Ti sembro il tipo che viaggia in un trabicolo del genere?"
Luke la guardò di sbieco per qualche secondo. "In effetti no." Ammise lentamente.
Mara si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a scuotere piano la testa. Svoltarono un angolo e si trovarono davanti ad un navetta affusolata argentata con un pittoresca scritta rossa svolazzante sul fianco.
Luke spalancò la bocca. "Wow."
"Ecco a te la Jade's Fire." Annunciò Mara allungando una mano verso la rampa di accesso.
Luke la segui scrutando attentamente ogni dettaglio della navicella spaziale. "E' meravigliosa." Mormorò più a sé stesso che altro.
"Ehm, grazie." Disse piano Mara. "E' questo che si dice quando ti fanno un complimento, vero?"
Luke scoppiò a ridere. "Sì, è questo che si dice."
Si diresse verso la cabina di comando e fece per sedersi al posto del pilota, ma una mano lo afferrò per un braccio e lo tirò indietro. "Cosa credi di fare?!" chiese Mara con voce arrabbiata.
"Pilotare?" chiese Luke alzando un sopracciglio.
"Neanche nelle tue più fervide fantasie." Esclamò Mara scrutandolo con le sopracciglia aggrottate. "Questa è la MIA nave. Quindi la guido IO e nessun altro. Chiaro?" disse puntandogli una chiave idraulica al petto. Luke per un attimo ebbe un terribile flashback di Darth Vader che gli spatacchiava la spada laser sotto il naso dichiarando che non era più Anakin Skywalker. Sbattè gli occhi e si riscosse dal ricordo poco piacevole.
"D'accordo. Non c'era bisogno di scaldarsi così." Disse slittando al posto del copilota.
"Fai il bravo, contadino. O potrei anche decidere di lasciarti a piedi." Lo ammonì Mara prendendo posto accanto a lui e azionando i motori.
"Sei arrabbiata." Osservò Luke con un sorriso sulla faccia. "Sei carina quando sei arrabbiata." Disse fissandola mentre manovrava la nave fuori dall'hangar nello spazio profondo.
"Sono sempre arrabbiata." Borbottò Mara senza staccare gli occhi dai comandi.
"Lo so." Disse Luke guardando le stelle sempre con quel suo sorriso sornione.
Mara, con suo sommo orrore, si sentì arrossire. Restò in silenzio e si concentrò sulle coordinate per l'iperspazio. Luke continuò a guardare fuori dal vetro con un'espressione distante e preoccupata. Ad un certo punto sbuffò e si passò una mano fra i capelli.
"Tutto okay, contadino?" chiese Mara.
"Sì... solo una sensazione, come se stessimo per morire tutti." Rispose Luke con voce stanca.
Mara gli lanciò un'occhiata. "Lo dice così o come un Jedi?"
"Lo dico come uno che non vuole morire." Rispose Luke.
Mara ridacchiò. "Confortante." Tirò una leva e le stelle si trasformarono nel turbine di luci dell'iperspazio.
Luke sospirò. "Allora, come hai fatto esattamente a costruire questa nave?" chiese con voce volutamente leggera.
Passarono la durata del viaggio semplicemente a chiacchierare, all'inizio di cose leggere come motori e navicelle. La conversazione era facile spontanea e a un certo punto Mara arrivò anche a raccontare la sua vita quando lavorava per l'imperatore, gli parlò di Babette e dei genitori che non aveva mai conosciuto. Luke era un buon ascoltatore e da parte sua raccontò cose che non aveva mai raccontato a nessuno, come ogni dettaglio di ciò che era successo a Bespin e a Endor. I suoi amici sapevano i fatti chiave a grandi linee, ma ora Luke sapeva di poter essere capito da una persona che comprendeva davvero cosa volesse dire subire l'influenza oscura di Palpatine e la sua soffocante presenza. L'unica altra persona che capisse davvero quella sensazione era suo padre, ma lui sapeva già tutto quello che era successo e l'ultima cosa che voleva era rivivere con lui ricordi spiacevoli, sapendo già quanto si sentiva in colpa. Fino a quel momento Luke non si era reso conto di quanto avesse bisogno di buttare fuori tutto e condividerlo con qualcuno.
Il suono di un allarme li riscosse dal loro mondo e segnalò loro che stavano per arrivare a destinazione. Mara tirò una leva e le stelle ricomparvero davanti a loro insieme ad un globo rosso incandescente. Luke si immerse in un silenzio pensoso e cercò di immergersi nel lato chiaro della Forza. Quando atterrarono al fianco dell'enorme struttura scura che si stagliava contro il cielo scuro di Mustafar, aprì gli occhi e scrutò il paesaggio con apprensione. Un fiume di lava scorreva al loro fianco e sbuffi di fumo si levavano un po' da tutte la parti. Mentre scendevano dalla rampa Luke sentì un brivido scorrergli lungo la spiana dorsale. Il posto era così pieno di Lato Oscuro che nonostante ci fosse un caldo soffocante Luke aveva la sensazione di tremare di freddo.
Tu eri il Prescelto! Dovevi sconfiggere i Sith non unirti a loro!
Fermati, torna indietro! Io ti amo!
Io ti odio!
Eri mio fratello, Anakin. Ti volevo bene!
Luke sussultò e respirò affannosamente mentre le voci gli entrarono nella mente con la forza di un tornado. Barcollò in avanti e sentì Mara che gli appoggiava timidamente una mano sul braccio.
Luke incrociò il suo sguardo e fece un sorriso forzato. Fece un respirò profondo ed iniziò ad avanzare verso l'accesso del castello di suo padre. L'interno era spoglio e scuro tanto quanto l'esterno. Era chiaro che Vader non era il tipo da foto appese alle pareti e preferiva rimanere solo con i fantasmi del passato che aleggiavano ancora in quel luogo maledetto. Luke realizzò che il solo fatto di stare lì, dove aveva perso tutto, doveva aver riempito suo padre di rabbia e sofferenza, due delle emozioni che alimentano il lato oscuro. Molto astuto da parte di Palpatine obbligarlo a vivere lì. Un'ondata di rabbia invase Luke e chiuse la mano destra a pugno quasi senza accorgersene.
Un'altra mano si intrufolò tra le sue dite e gliele fece rilassare poi intrecciò le dita con le sue.
"Forza, abbiamo un lavoro da fare." Gli ricordò Mara, tirandoselo dietro. Percorsero qualche corridoio, cercando di raggiungere la stanza di meditazione di Vader dove suo padre gli aveva detto che teneva le spada laser di Ahsoka. Ad un certo punto Luke avvertì qualcosa e si bloccò.
"C'è qualcuno." Sussurrò.
Entrambi afferrarono le armi e si diressero circospetti verso una porta sulla destra. Si scambiarono uno sguardo e poi Luke spalancò la porta.
Dentro si trovarono davanti un piccolo sgabuzzino e un vecchietto avvolto in un mantello nero che sgranò gli occhi e si coprì il viso con le mani, quando si ritrovò con un blaster puntato al cuore e una spada laser alla gola.
Luke tirò un sospirò di sollievo e abbassò l'arma, imitato da Mara.
"Non vogliamo farti male." Disse lentamente inserendo quella suggestione nella mente dell'uomo.
"Non volete farmi male." Ripetè quest'ultimo, abbassando le mani.
"Saresti così gentile da indicarci la stanza di meditazione di Darth Vader?" chiese Luke muovendo appena la mano destra.
Il vecchietto annuì, li superò e iniziò a camminare lungo il corridoio facendo segno di seguirlo.
"Come ci sei riuscito?" chiese Mara incamminandosi al fianco di Luke.
"Oh beh, lo sai." Ripose Luke con un sorriso sghembo. "E' il mio incredibile fascino."
Il sorriso gli scomparve dalla faccia quando gli arrivò una potente gomitata nelle costole. Seguirono la loro strana guida fino a una sorta di capsula nera che era collocata al centro di una stanza altrettanto nera. Era leggermente aperta e all'interno si intravedevano pareti bianco ospedale.
Mara si fermò appena fuori. "Ti aspettò qui." Mormorò.
Luke annuì fece un respiro profondo poi si infilò della capsula. L'interno era tutto di un bianco accecante, in contrasto con il nero del resto dell'edificio. Luke non perse tempo ad ammirare l'arredamento e si precipitò subito verso il cassetto dove suo padre gli aveva detto che avrebbe trovato ciò che cercava. Prima uscivano da lì, meglio era. Lo spalancò e afferrò l'unica cosa che conteneva cioè due brillanti spade laser. Se le attaccò alla cintura e si alzò. Stava per uscire quando un piccolo dispositivo che lampeggiava sul bordo della poltrona attirò la sua attenzione. Preso da un istinto irrazionale Luke lo prese tra mani tremanti e azionò il pulsante di attivazione. Un ologramma di sé stesso gli apparve davanti agli occhi. Era vestito da pilota ed era stato preso in una posa molto naturale nel momento in cui stava ridendo per qualche battuta di un suo compagno. Luke sentì il respiro fermarglisi in gola. Per tutto questo tempo? Pensò tra sé, consapevole di avere un sorriso stupido sul viso. Mentre usciva dalla stanza gli sembrò quasi di sentire una voce nella sua mente che mormorava. Sempre.
Una volta tornati alla nave, Luke insistette che portassero con loro anche il vecchietto che aveva indicato loro la strada. Dopo una breve discussione Mara aveva acconsentito ed erano decollati con il loro ospite ben ancorato al sedile posteriore. Quando furono in orbita su Mustafar, Luke estrasse le spada laser e se le rigirò tra le mani.
"Mi serve il tuo aiuto." Disse piano a Mara. Lei gli lanciò uno sguardo esitante.
"Luke..." disse piano, quasi con paura.
"Non aver paura." La tranquillizzò Luke. "Non ti succederà niente."
"Non è per me che sono preoccupata." Borbottò raggiungendolo in piedi tra i due sedili dopo aver impostato il pilota automatico.
Luke sgranò gli occhi capendo finalmente quale fosse il problema. "Non perderai il controllo." Le assicurò.
Mara gli lanciò uno sguardo scettico. "E se anche succedesse, so difendermi." Continuò Luke, serio. "E adesso forza, abbiamo un lavoro da fare."
Mara sorrise appena. "Cosa devo fare?"
Luke le tese un'estremità della spada laser. "Concentrati e cerca di entrare in contatto con il cristallo kyber."
Lei annuì, poi fece un respiro profondo. Entrambi chiusero gli occhi e si concentrarono. All'inizio non successe niente, poi una serie di immagini iniziò a scorrere davanti agli occhi di Luke. Una terra desolata e arida, canyon rocciosi, un cielo azzurro con due soli brillanti...
Luke spalancò gli occhi di colpo. "So dove si trova." Annunciò.
Mara mollò la spada laser che cadde con un colpo secco sul pavimento ed indietreggiò respirando affannosamente.
"Stai-" Luke le si avvicinò, ma lei lo bloccò. "No. Resta dove sei."
Luke si fermò e Mara si lasciò ricadere contro il muro cercando di calmarsi.
"Posso fare qualcosa...?" chiese Luke esitante.
"Vai impostare le coordinate e andiamo via da qui." Mormorò lei.
Luke annuì e poi riluttante si diresse alla cabina di pilotaggio ed impostò le coordinate per Tatooine.
Il viaggio fino al suo pianeta natale fu breve e silenzioso. Mara ad un certo punto ritorno nella cabina e si lasciò ricadere al posto del copilota senza emettere una sola parola e Luke non la forzò a parlare, cosa di cui gli fu grata.
Quando arrivarono nel Beggar's Canyon e Luke abbassò la rampa di accesso le lanciò una sguardo interrogativo. Mara sventolò una mano. "Ti aspetto qui."
Luke sospirò poi si diresse verso l'uscita ed il sole accecante dell'unica casa che avesse mai conosciuto. Mentre si copriva gli occhi con le mani, avvertì qualcosa, come una forza misteriosa che lo tirava verso di lei. La seguì inoltrandosi tra gli spuntoni rocciosi tra i quali aveva corso tante di quelle volte quando era piccolo con i suoi amici sugli speeder. Camminò per circa mezz'ora poi si fermo in una sorta di radura e si guardò intorno. Sapeva di essere arrivato a destinazione, ma non c'era nulla in vista.
"Guarda un po' chi c'è" esclamò una voce alle sue spalle che lo fece sobbalzare.
"Uno Skycoso."
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