PREOCCUPAZIONI
Tre ore dopo erano ancora nella stessa posizione, anche se Luke aveva la sensazione che fossero passati solo 10 minuti. Aveva le lacrime agli occhi. Non si era aspettato una storia così tragica e allo stesso tempo così felice. Sapere il motivo per cui suo padre era passato al lato oscuro lo rattristava e lo faceva in qualche modo sentire più vicino a lui. Ora lo comprendeva davvero. Aveva anche capito dove la paura può portarti se lasci che ti accechi. Adesso erano fermi in silenzio, Luke perso nei suoi pensieri, Anakin che gli lasciava il tempo di metabolizzare tutto.
"Adesso forse capisco tutta quelle tirate di Obi Wan sulla paura e su quanto dovevo starci attento." Mormorò Luke alla fine. "Anche se non capisco come un essere umano possa riuscirci completamente."
"Se c'è una cosa che ho imparato da tutta questa storia è che il punto non è non avere paura o non arrabbiarsi mai. Quello è impossibile. L'importante è saperle controllare e non lasciare che ti offuschino la mente. Non devi diventarne schiavo." Spiegò lentamente Anakin. "Un po' come i legami affettivi che ci erano proibiti. E non lo dico solo perché io personalmente ho infranto quella particolare regola. Lo dico anche perché ho visto Obi Wan vivere nel rimpianto di <<quello che avrebbe potuto essere>> per questo. Non se la meritava forse un po' di felicità? E poi come si fa a scegliere di smettere di amare una persona? Anche volendo, l'amore ti nega ogni scelta."
Luke lo ascoltava rapito. All'improvviso il comunicatore nella tasca della giacca di Luke iniziò a squillare per la decima volta. Durante il racconto di suo padre l'aveva bellamente ignorato, ma ora si chiese se forse fosse stato il caso di rispondere. Intanto probabilmente era sua sorella. Altro argomento di cui avevano parlato. Era stata dura, ma aveva dovuto dirgli che Leia al momento non era particolarmente ben disposta nei suoi confronti. Suo padre lo capiva e avrebbe aspettato. Nel frattempo era intenzionato a fare di tutto per riconquistarsi non dico il perdono, ma almeno la sua tolleranza e fiducia.
Luke si scosse tirò fuori il comunicatore, schiaccio il pulsante di risposta ed esclamò "Leia, arrivo!" piuttosto irritato. La voce che ne uscì non fu quella di sua sorella.
"Oh no non disturbarti tua sorella sta venendo da te adesso." Disse candidamente la senatrice Mon Monthma.
Luke si sentì morire e sperò che il pavimento si aprisse e lo inghiottisse seduta stante. Come aveva potuto essere così stupido?
"Oh mio Dio. Mi dispiace senatrice, non volevo, pensavo fosse Leia, cioè la principessa Leia..." balbettò cercando di rimediare alla gaffe.
"Beh questo è chiaro. Non preoccuparti, caro, non mi scandalizzo per così poco. Ho saputo che tuo padre sta meglio, e beh, siamo tutti impazienti di sapere se ha intenzione di collaborare." Lo disse in tono neutro, ma Luke vi colse la lieve minaccia. Era chiaro che un no come risposta non sarebbe stato ben accettato.
Luke guardò interrogativo suo padre che annuì.
"sì lo farà." Le rispose.
"Bene, allora adesso è tardi. Domani mattina presto fatevi trovare al centro di comando che organizziamo il tutto. Nel frattempo tua sorella sta appunto venendo da voi. Lo accompagnerà alla sua cabina dalla quale non avrà il permesso di uscire se non scortato da te o da qualche altra guardia. Mi dispiace, Luke, ma sono sicura che capirai. Almeno finchè non capiamo se possiamo davvero fidarci."
Luke fu tentato di protestare, ma uno sguardo di suo padre lo bloccò. I suoi occhi dicevano "No, è giusto così. Non metterti nei casini per me." Un messaggio non verbale bello lungo, ma lui lo colse ugualmente.
Sospirò e disse "Si, capisco."
"Beh allora a domani. Buonanotte Luke."
"Buonanotte, senatrice."
Solo in quel momento Luke si rese conto dell'orario. Il sole era tramontato completamente, ormai si era sicuramente perso la cena in sala da pranzo con tutti gli altri. Non che gli importasse più di tanto. Di solito la evitava e mangiava sul Falcon con Han e Chube perché dopo la distruzione della seconda Morte Nera la sua discendenza era diventata di dominio pubblico e ovunque andasse si sentiva addosso gli sguardi degli altri ribelli, alcuni sospettosi, altri ammirati, altri semplicemente curiosi. I pasti in comune in particolare erano terribili perché aveva la sensazione di avere un'insegna luminosa sopra la testa che diceva "Il figlio di Darth Fener". Adesso Han però era partito, avrebbe dovuto un metodo alternativo per nutrirsi. In quel momento la porta si spalancò con forza e Leia fece il suo ingresso nella stanza come una furia, seguita dai due droidi C3-PO e R2-D2.
"Dico, il comunicatore cosa ce l'hai a fare se poi non ti degni nemmeno di rispondere?!" esordì.
Luke assunse un'espressione innocente e Anakin notò che gli venivano splendidamente. Lui da giovane non era mai riuscito ad apparire innocente per quanto si sforzasse, anzi a volte sembrava colpevole anche quando non aveva fatto nulla.
"Non l'ho sentito." Tentò Luke.
"Molto comodo! Ma vallo a raccontare a qualcun altro Luke Skywalker!" esplose Leia.
"Mi dispiace, okay? Avevo altro per la testa." suo fratello tentò la carta delle scuse, di solito funzionava. Di solito.
"Ho notato." Ribatte Leia, altezzosa, gettando un'occhiata sprezzante verso il letto, ma senza guardare loro padre in faccia. "Comunque, 3PO, ha vestiti e chiave della cabina. È la 27, nel corridoio sud. Credi di riuscire a trovarla da solo, o ti devo dare una mappa?"
"Molto divertente." Luke le lanciò un'occhiataccia.
Leia allora notò le suoi occhiaie. "Stai bene? Sembri un po'... stanco." Stava per dire deperito, ma forse era un po' drastico.
"Sono stanco."
"Quante ore dormi?" aveva addolcito il tono, ora era preoccupata.
"Otto." Rispose Luke senza guardarla.
"Ogni notte?"
"Negli ultimi tre giorni..." mormorò.
Sua sorella e suo padre emisero in coro un versetto di disapprovazione.
"Luke! Non puoi andare avanti così! Prima o poi crollerai, non sei indistruttibile." Leia sprizzava ansia da tutti i pori.
"Sto bene, davvero."
"Io non credo. Quando hai mangiato per l'ultima volta?" chiese.
Luke ci pensò un attimo. "Ieri... credo."
"Credi?! Solo tu puoi dimenticarti l'ultima volta che hai mangiato!"
Suo fratello non rispose e si limitò a fissare il pavimento. Di nuovo. Stava diventando un'abitudine.
Era consapevole di avere addosso gli sguardi preoccupati di suo padre e sua sorella e non sapeva come gestirli.
"Davvero, sto bene. Non preoccupatevi per me." Replicò alla fine.
"Invece lo facciamo. Luke, tua sorella ha ragione, non puoi vivere di aria." Anakin aveva parlato per la prima volta da quando era entrata Leia. All'inizio la sua furia e le ammonizioni di Luke lo avevano persuaso a tenere la bocca chiusa, ma ora la situazione di Luke gli aveva fatto cambiare idea. Come aveva potuto non accorgersi che non stava bene? Semplice. Era così felice che fosse lì che non aveva fatto caso al resto. Idiota, si disse fra sé.
Leia sospirò poi disse "Detesto ammetterlo, ma sono d'accordo con lui." Lo disse facendo una smorfia come se la cosa la disgustasse dal profondo. "Vi faccio mandare qualcosa in camera e tu," puntando per la prima volta gli occhi sul padre. "Assicurati che non muoia di fame. È il minimo che puoi fare." Anakin annuì, lei si voltò in uno svolazzo di vesti bianche e se ne andò.
"Ti aspetto fuori." Disse Luke mentre il padre prendeva i vestiti dalla mani del droide dorato.
Mezz'ora dopo erano seduti sul letto della cabina 27 con davanti un piatto di focaccine al formaggio e una bottiglia di latte azzurro. Luke ne bevve un sorso e lo assaporò per bene. Sapeva di casa, di colazioni prima di scuola, di zia Beru.
Anakin faceva di tutto per non fissare suo figlio con sguardo troppo preoccupato, ma con scarsi risultati.
"Hai combattuto le guerre dei cloni, vero? Chiese all'improvviso.
"Cosa? Oh sì." Rispose lui leggermente preso alla sprovvista. Dopotutto cercare di controllare il colorito di una persona in penombra e senza farsi beccare è un'impresa che richiede concentrazione.
"Perché non mi racconti qualcosa? Così almeno la finisci di guardarmi come se dovessi cadere morto da un momento all'altro."
Missione fallita. Sveglio, il ragazzo.
"Tu mangi, io parlo, okay?" concesse Anakin.
"Va bene." Rispose Luke alzando gli occhi al cielo. Prese una focaccia e gli diede un morso.
Anakin sorrise e iniziò a parlare.
"Beh, potrei raccontarti di quando è arrivata la mia Padawan Ahsoka..."
Un'ora dopo il piatto era vuoto, e Luke addormentato.
Anakin lo fissò con un'espressione affettuosa, gli accarezzò piano i capelli, lo coprì dolcemente e poi si sdraiò accanto a lui chiudendo gli occhi in pace.
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