MEMORIA RITROVATA
"Capitano Rex a Generale Skywalker. Com'è la situazione? Passo e chiudo Capitano Rex a Generale Sky-"
"Rex per l'ultima volta, sei tu il capo di questa spedizione, non io. Non devi chiamarmi Generale Skywalker." Disse Anakin per la sesta volta nel com-link. Era stato un errore, decise, permettere a Rex di avere completo accesso alle comunicazioni durante il viaggio per Mandalore.
"Generale una volta, Generale per sempre." Dichiarò Rex.
"Te la sei inventata." Affermò cupamente Anakin.
"Certo che no, è un proverbio di Camino, Generale"
"Ovviamente." Borbottò Anakin alzando gli occhi al cielo.
Padmè, che era seduta di fianco a lui nella plancia di pilotaggio della Tiberium, si alzò e gli si sedette in grembo. "Tesoro, credo sia solo felice di riaverti con noi." Insistette.
"Lo sono, Maestro Skywalker." Disse con orgoglio Rex.
"Spiegami cos'ha il mio nome che non va." Brontolò di nuovo Anakin.
Padmè gli diede un bacio sulla tempia, mentre Anakin si lasciò cadere all'indietro sulla sedia appoggiando una mano sulla gamba di sua moglie e sorrise.
"Come pensi che se la stiano cavando i bambini?" chiese a Padmè. Il pensiero di Luke e Leia da soli gli faceva paura, ma si rendeva anche conto che se l'erano cavata bene da soli per parecchio tempo. Padmè gli sorrise con fare rassicurante. "Non preoccuparti. Luke è con i suoi amici e Leia è alla base. Andrà tutto bene." Una scintilla le baluginò negli occhi. "E poi, se non sbaglio questa missione ci avrebbe dato la possibilità di passare un po' di tempo da soli." Gli ricordò.
Anakin sogghignò. "Come potrei dimenticarlo?" chiese, avvicinano le labbra a quelle di sua moglie.
"La comunicazione è ancora aperta..."
Anakin e Padmè sussultarono e Padmè si affrettò a spingere il tasto di chiusura. Fece per voltarsi verso suo marito, quando lo vide irrigidirsi. "Che c'è?" chiese preoccupata.
Anakin non rispose subito, ma si alzò di scatto e si diresse verso la porta di servizio che copriva l'impianto di riscaldamento. Gettò uno sguardo a suo moglie e poi la spalancò.
Non era pronto a quello che si ritrovò davanti. Accucciata vicino alla caldaia, completamente vestita di nero e con un'espressione di profondo imbarazzo, c'era sua figlia Leia.
"Cosa cavolo stai facendo?" chiese con tono più ruvido di quanto avrebbe voluto.
Leia si alzò di scatto in una posizione più dignitosa con le guance in fiamme. Non fece molta differenza, doveva comunque guardarlo dal basso all'alto. Maledisse silenziosamente qualunque strano destino l'avesse fatta essere la più piccola della famiglia.
"Leia! Cosa fai qui?" Padmè intanto si era avvicinata e osservava stupita sua figlia minore.
"Io..." balbettò Leia. Poi sbuffò forte come una locomotiva e gettò via qualsiasi scrupolo, tanto ormai il suo orgoglio era decisamente andato a farsi benedire. "Mi serve il tuo aiuto." Borbottò.
"Cosa?" chiese Anakin sicuro di aver sentito male.
"Non lo ripeterò un'altra volta." Dichiarò in tono definito.
Anakin avrebbe ridacchiato se non fosse stato così preso dalla paura di sperare l'impossibile.
"Sicura?" chiese.
Leia alzò gli occhi al cielo. "Si." Disse come se pronunciare quelle due lettere le costasse uno sforzo enorme.
"Tesoro, avresti potuto dircelo che volevi venire con noi, invece di infiltrarti come una ladra. L'Alleanza lo sa che sei partita?" chiese Padmè con un leggero tono di rimprovero.
Leia aprì la bocca poi la richiuse. Padmè sospirò. "Vado a fare una chiamata a Mon." Disse poi sparì nella parte posteriore della navetta.
Anakin e Leia rimasero a fissarsi in un silenzio imbarazzato. "Per cosa ti serve il mio aiuto?" chiese alla fine Anakin.
"Per i miei ricordi. Ho bisogno di ricordare tutto." Disse con fermezza Leia. "Luke mi ha detto che magari la Forza poteva aiutarmi..." aggiunse con voce risentita quando suo padre non rispose.
"Sì, in effetti la meditazione può anche aiutarti a ricordare episodi lontani, che abbiamo dimenticato." Disse Anakin sorridendo tra sé e scuotendo la testa.
"Cosa c'è di divertente?" chiese Leia irritata.
Anakin si sedette al posto del pilota e la guardò negli occhi. "Queste cose le conosce anche Luke."
Leia aprì la bocca sconcertata quando i pezzi iniziarono ad andare a posto nel suo cervello. Si lasciò ricadere al posto del copilota con uno sbuffò. "Quel piccolo manipolatore." Borbottò.
Anakin ridacchiò.
"Quindi è stato tutto inutile!" esclamò Leia.
"Beh... già che ci siamo, potrei..." incominciò Anakin esitante.
Leia lo studiò negli occhi per un lunghissimo istante. "D'accordo." Sospirò. "Non è che possa saltare giù da una nave nell'iperspazio e poi non riesco ad aspettare un secondo di più."
Anakin sorrise.
"Allora, chiudi gli occhi e lascia che il tuo corpo si rilassi..."
Un'ora dopo Leia era riuscita ad entrare nel primo livello di meditazione e aveva recuperato alcune memorie di infanzia. Ricordi di scuola, di giochi su una prato, la sua prima esperienza in senato e la prima volta che aveva incontrato Luke e Han. Man mano che li sbloccava i ricordi si collegavano gli uni agli altri, dando sempre più senso alla sua vita. Ma c'era un ricordo che per quanto si sforzasse non riusciva a raggiungere, come se il suo cervello si rifiutasse di ricordare. Leia sbuffò dopo il terzo tentativo fallito.
"E' come se non volessi ricordare." Disse irritata.
"Posso aiutarti, se vuoi." Disse Anakin lentamente, catturando immediatamente l'attenzione di sua figlia. "Come?"
"Insieme magari riusciamo a venirne fuori..."
Leia si irrigidì. "Dovrei farti entrare nella mia mente." Non era una domanda.
"In pratica... se non vuoi non importa, con un po' di allenamento ce la farai da sola." Si affrettò ad aggiungere Anakin.
"No." Disse Leia. "Facciamolo."
"Sicura?" chiese di nuovo Anakin esitante.
"Non ho intenzione di rispondere di nuovo a questa domanda." Dichiarò Leia alzando gli occhi al cielo. Anakin sorrise.
"Okay, allora... potresti... darmi la mano?"
Leia alzò un sopracciglio.
"Funziona meglio con il contatto fisico." Spiegò Anakin.
Esitante Leia allungò la mano e la porse a suo padre che la prese tra le sue quasi con reverenza.
Entrambi chiusero gli occhi. Leia fu investita da un'ondata di emozioni provenienti da suo padre. Rimpianto, senso di perdita, preoccupazione ma soprattutto amore. Amore per lei, realizzò. Mise velocemente da parte quei pensieri riconcentrandosi sul suo obiettivo Quando raggiunse il ricordo che le interessava, Anakin tolse la patina scura che lo ricopriva e poi si ritrasse dalla sua mente per concederle privacy, ma non le lasciò la mano, come presagendo che avrebbe avuto bisogno di un sostegno.
Davanti agli occhi di Leia iniziarono a scorrere una seria di immagini, prima disordinate, ma poi si ricompattarono nel bel viso di Han. Stava con le braccia incrociate di fronte a lei e un'espressione di arrogante supponenza. "Questa è un bella storia. Io credo che in realtà non tu riesca a fare a meno di quest'uomo fantastico."
"Non so proprio dove le trovi le tue illusioni fanta-demente."
Si udì la risata animale di un Wookiee.
"Ridi pure, palla di pelo. Non ci hai visti prima nel corridoio sud. Ha espresso i suoi sentimenti per me." Disse Han avvicinandosi e appoggiandole una mano sulla spalla.
"Cosa?! Brutto idiota, presuntuoso, stra-pezzente e... cafone!"
L'immagine si dissolse e si ricompattò di nuovo nel viso di Han questa volta molto vicino al suo.
Di cosa hai paura?
Paura?
Stai tremando.
No, non sto tremando.
Ti piaccio perché sono una canaglia. Non ci sono canaglie nella tua vita...
"Ecco quando è successo." Disse Leia ad alta voce.
"Successo cosa?" chiese Anakin.
Gli occhi di Leia iniziavano a velarsi di lacrime mentre sempre altre immagini le passavano davanti agli occhi. Un bacio rubato nella città delle nuvole e nel palazzo di Jabba, bisticci sul Falcon e alla base di Hoth, la gioia di quando era tornato per aiutare Luke con la Morte Nera, un provocante occhiolino, un bacio sulla fronte...
"Quando mi ha baciata." Rispose Leia.
Ti amo.
Lo so.
Chi sei?
Qualcuno che ti ama.
"E' quando tutto è cambiato."
Han, abbiamo bisogno di te!
E tu di cosa hai bisogno?
Lo sapevo che non ti interessavano soltanto i soldi!
Quando tornerà mi farò da parte.
E' mio fratello!
Tienimi stretta.
Ah, ti amo.
Lo so.
D'un tratto un'unica scena si presento davanti a Leia. Stavano camminando mano nella mano in un corridoio della base di Yavin. Han l'aveva portata ad una terrazza dalla quale si vedeva il panorama verdeggiante della luna.
"Leia."
"Sì?"
"Devo dirti una cosa." Han si era messo in ginocchio e aveva tirato fuori una piccola scatolina. La aprì davanti a lei e rivelò un anello di pietra viola. Non era prezioso, ma rappresentava bene ciò che erano, uniti e liberi, senza essere pretenziosi. Leia lo trovò meraviglioso e perfetto.
"Leia Organa, io ti amo e sarei pronto a rinunciare alla mia vita per te. Vuoi concedermi l'immenso onore di diventare mia moglie?"
Leia vide sé stesse far passare lo sguardo alternativamente dall'anello ad Han con angoscia. Perché sapeva. Sapeva che aveva già fatto una promessa per assicurare aiuti all'Alleanza, sapeva che avrebbe dovuto dirlo ad Han prima o poi, anche se non era ancora nemmeno riuscita a dirlo a suo fratello. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto lasciarlo, ma non era così che se l'era aspettato, non nel momento in cui sarebbe stato più doloroso in assoluto. Con gli occhi che le si riempivano di lacrime amare Leia guardò sé stessa voltarsi e scappare via da un attonito Han e sussurrò.
"Non gli ho mai risposto."
Tirò su col naso, uscì dalla meditazione e mise a fuoco il volto preoccupato di suo padre che le stringeva ancora la mano.
"Non gli ho mai risposto." Ripetè con la voce carica di rimpianto e le lacrime che le rigavano le guance. "Hai visto tutto?" chiese rivolta ad Anakin, per una volta la sua vicinanza non gli dava fastidio, tanto era bisognosa di supporto.
Anakin sospirò. "No. Ma potevo sentire le tue emozioni quindi ho una mezza idea di quello che tu hai visto." Disse onestamente.
Leia gli lasciò la mano e si abbandonò contro lo schienale dalla sedia. "Non posso credere a quello che gli ho fatto. Non mi perdonerà mai." Dichiarò.
"Si che lo farà." Disse Anakin con sicurezza.
"E cosa mai te lo farebbe pensare?" chiese Leia con tono ironico.
Anakin si piegò in avanti esitante e le asciugò con la punta delle dita le lacrime che le erano scese sulle guance rosee. Leia si immobilizzò, ma non protestò. "Perché ti ama. Perdoniamo tutto a chi amiamo." Disse dolcemente.
Leia sentì il respiro fermarsi in gola. In qualche modo tutta quell'esperienza aveva ridimensionato i suoi punti di vista e si chiese se sarebbe mai riuscita a perdonare suo padre. Di sicuro aveva fatto dei passi avanti. Adesso non sentiva più il bisogno si sparagli ogni volta che lo vedeva. Ma la cosa che più le faceva paura era la consapevolezza che si trovava nel fondo della sua mente di aver bisogno di lui più di quanto fosse disposta ad ammettere. Era come se tutta sé stessa volesse volergli bene, ma non poteva ovviamente lasciarsi andare. Perché, come aveva detto lui, l'amore è una sicurezza di perdono e semplicemente non le sembrava giusto per tutte le vittime che si era lasciato alle spalle.
Comprendendo il suo disagio Anakin si ritrasse tornò a sedersi al posto del pilota. Rimasero qualche minuto in silenzio persi nei propri pensieri quando la spia delle comunicazioni iniziò a lampeggiare, segnalando un messaggio in arrivo.
Anakin la accettò e la voce di Rex uscì dall'interfono. "Generale Skywalker..."
Anakin lanciò un'occhiataccia al comunicatore. "Che c'è adesso Rex?" chiese con impazienza. Udì Rex deglutire.
"Stiamo arrivando su Mandalore e sembra che il pianeta sia circondato da un blocco navale..."
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