LE STRADE SI DIVIDONO


"Stai scherzando, vero?"

"No, non scherzerei mai su una cosa del genere." Sospirò Luke, mentre un scetticissimo Han alzava un sopracciglio.

"Quindi fammi capire... il vecchio fossile è diventato davvero un fossile su Jedha?" chiese Han, come se non ci credesse per niente.

Luke sospirò di nuovo. "Potrebbe esserlo diventato, da un certo punto di vista."

"Luke... le persone non tornano dal mondo dei morti." disse Han cautamente, come se volesse convincere più sé stesse che l'amico.

"Le persone non spostano neanche le cose con la mente e saltano da tre metri di altezza senza farsi nulla. Eppure, eccoci qua." Disse Luke alzando le spalle.

Han aveva un'espressione vagamente allucinata sul viso. "Ragazzo..." disse con voce quasi implorante.

"Senti Han," cominciò Luke, scattando in piedi dalla cassa su cui era seduto. "Lo so che è difficile da accettare che ci sia una Forza che è in grado di fare cose del genere. So anche che tu non ci hai mai creduto molto, ma esiste. E negarlo e chiudere gli occhi davanti alla verità peggiora solo le cose. Prima lo accetti, meglio è. Credimi parlo per esperienza." Concluse, con un che di amaro nelle ultime parole.

"D'accordo, d'accordo. Hai vinto. Andremo a riprenderci il reperto storico e lo riporteremo al museo." Cedette Han, alzando le braccia al cielo.

Luke sorrise alzando gli occhi al cielo per la scelta dei termini. "Grazie, Han."

"Di niente ragazzino." Disse il corelliano dandogli una pacca sulla spalla. "Allora," continuò assumendo l'aria del comandante. "Qual è il piano?"

Luke fissò per qualche secondo. "Ehm, giusto."

"Perché abbiamo un piano vero?" chiese Han con voce urgente.

"Andiamo su Jedha, ci portiamo dietro R2 che scannerizzerà il pianeta in cerca di forme di vita e quando li abbiamo trovati torniamo a casa." Dichiarò Luke, sperando di sembrare convincente.

Han lo fissò. "Quindi, il piano è andare su Jedha e vagare a caso su un intero pianeta sul quale c'è appena stata una catastrofe naturale, e sul quale l'impero ha fatto chissà quali esperimenti, finchè non troviamo qualcosa?"

"Praticamente." Disse Luke. "Sei con me?"

"Ovviamente, ragazzo." Rispose Han con un sorriso. "Iniziavano a mancarmi questo genere di improvvisazioni. Chube!" urlò poi al Wookie che stava lavorando al motore del Falcon. "Finisci quella riparazione e poi prepara la nave. Andiamo a farci un giro."

Un grugnito eccitato uscì in risposta dalle viscere della nave.

"Perfetto." Disse Han tornando a rivolgersi a Luke. "Ti aspettò qui tra un paio d'ore. Non è un problema vero? La signorina ha bisogno di un piccolo check-up prima di ritornare a splendere." Disse dando una pacca amorevole al fianco del Falcon.

Luke alzò gli occhi al cielo, poi spostò lo sguardo dall'amico all'hangar affollato. Dall'altra parte del salone riusciva a intravedere suo padre e sua madre che si preparavano a partire per Mandalore. Un senso di perdita lo invase, prima che lo mettesse velocemente da parte. Era stupido e irrazionale, lo sapeva, si sarebbero rivisti in massimo un paio di giorni. Però. Erano in guerra e per morire occorre meno tempo di due giorni. Mentre salutava Han e si avviava verso i suoi genitori, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che avrebbe potuto essere un addio.

***

Leia Organa era rannicchiata sul letto della sua cabina, una miriade di emozioni e pensieri che vorticavano nel cervello. Uno spiccava tra gli altri, però. Il senso di inutilità e il conseguente senso di colpa. Sapeva a grandi linee quello che stava succedendo dai racconti di suo fratello, ma senza i suoi ricordi e le sue conoscenze non poteva essere utile all'Alleanza in alcun modo. Con una stretta al cuore, ripensò alla riunione del Consiglio di quella mattina, in cui aveva fatto così tante domande interrompendo gli altri capi della ribellione, che Mon Monthma l'aveva, gentilmente ma fermamente, mandata a riposare. Un modo gentile di cacciarla della sala. Leia riusciva quasi a sentire l'umiliazione scorrerle nelle vene insieme al sangue. E ai midi-clorian. Disse una vocina che mise velocemente a tacere.

Con un sbuffo si abbracciò le ginocchia al petto e abbassò la testa. Si sentiva la testa pesante, sconnessa dalla realtà. Se chiudeva gli occhi una mondo di immagini e voci sconnesse le vorticava nel cervello, senza che riuscisse a metterle in ordine e a capirci qualcosa. Aveva la sensazione che le stessero sventolando i ricordi davanti alla faccia, appena a millimetri fuori dalla sua portata. C'era Han, con il suo tipico sorriso sghembo, che diceva qualcosa, ma non riusciva a decifrarne le parole, poi Han diventava un uomo dal sorriso gentile che la portava su un balcone che dava su un meraviglioso paesaggio montuoso, prima che quest'ultimo si sbriciolasse tra le fiamme davanti ai suoi occhi impotenti. Poi dal fuoco emergeva una maschera nera dal respiro pesante che si trasformava nel volto sofferente di una donna. C'è del buono in lui, lo so che c'è ancora, si sentiva insieme al pianto di un bambino, mentre la maschera nera bruciava e lasciava spazio a un uomo dagli occhi azzurri che abbracciava la figura tremante di suo fratello.

Leia sbuffò di nuovo, questa volta più sonoramente. Ogni volta che cercava di districare la matassa dei ricordi tutto ciò che otteneva era un forte un mal di testa e un umore terribile. In cuor suo sapeva quale poteva essere la soluzione, ma il suo testardo orgoglio le impediva di ammetterlo.

Chiuse di nuovo gli occhi e cercò di concentrarsi di nuovo, eliminando dalla mente il pensiero di suo padre. Come una presa in giro, la prima cosa che le si presentò davanti agli occhi fu l'immagine di un giovane biondo con gli occhi azzurri che le sorrideva. Secondo Leia, non assomigliava a Luke come tutti dicevano. Certo avevano gli stessi occhi e capelli, ma in tutto il suo essere c'era una sorta di arroganza e sicurezza di sé che in suo fratello mancavano totalmente. Il ragazzo sembrò voltarsi a guardarla dritto negli occhi. A volte dobbiamo mettere da parte l'orgoglio e fare come ci viene detto.

Leia spalancò gli occhi di colpo e ansimò sbattendo la schiena contro il muro dietro di lei. Con la testa all'indietro aspettò che il respiro le tornasse normale, poi inspirò profondamente. Per quanto l'idea la irritasse all'inverosimile, sapeva cosa doveva fare. Era l'unico modo per poter essere di qualche aiuto e evitare altre morti.

Per Alderaan, pensò, mentre si alzava lentamente dal letto, afferrava il blaster e una giacca scura e si precipitava alla volta dell'hangar.

***

"Sono quasi pronti Generale."

Anakin si voltò verso il suo vecchio amico e sospirò. "Bene. Appena abbiamo finito di far salire il resto della squadra sul trasporto partiamo. E Rex, te l'ho già detto, non ha più senso che tu mi chiami Generale."

Rex ignorò l'ultimo commento. "In ogni caso, la navetta vostra e della senatrice avrebbe bisogno di essere accesa e i motori riscaldati così appena sono saliti tutti, possiamo partire."

L'aveva detto sempre con lo stesso tono, ma era chiaro l'invito velato che gli stava facendo. Tuttavia, Anakin non se la sentiva di lasciare la sua postazione appena fuori dalla sua navetta militare. La stessa idea di partire e lasciare soli i suoi i figli lo metteva a disagio. Luke e Leia avevano la tendenza a mettersi nei guai con una facilità troppo forte per essere tranquillizzante. Padmè al suo fianco gli strinse la mano.

"Ani..." sussurrò.

Anakin si riscosse e la guardò. "Scusa, mi ero... pensavo ad altro." Balbettò, gettando un'altra occhiata alla figura lontana del Falcon.

Padmè sorrise con l'aria di chi ha capito tutto. "Staranno benissimo." Disse con voce dolce. "Comunque, vado a scaldare i motori." Disse, e si diresse verso la nave.

Anakin strabuzzò gli occhi e sua moglie ridacchiò camminando all'indietro, senza aggiungere altro con un'espressione furbetta.

Anakin scosse la testa e tornò ad osservare l'hangar.

"Sarà come ai vecchi tempi?" chiese all'improvviso Rex.

Anakin si voltò a guardarlo e invece del viso invecchiato e della barba bianca, vide il volto giovane e duro del clone, che aveva combattuto al suo fianco nelle Guerre dei Cloni. Insieme a quello una moltitudine di battaglie gli tornarono alla mente, insieme ad un altro viso.

"Quasi." Rispose voltando la testa, mentre un nome e un paio di occhi blu ritornavano ad aleggiare come fantasmi nella mente di entrambi.

Rex sospirò. "Ce la faremo Generale." Disse con sicurezza, ed Anakin non seppe dire se si stesse riferendo alla missione in particolare, alla guerra, o alla vita in generale.

"Posso rubarti il Generale per un secondo, Rex?" chiese all'improvviso una voce candida.

Anakin sbattè le palpebre e mise a fuoco la figura di Luke che gli sorrise.

Rex ridacchiò. "E' tutto tuo." Disse con un sorriso. "Vado a controllare a che punto siamo con l'imbarco." E con un cenno di saluto ad Anakin si voltò e sparì nella nave.

Luke e Anakin rimasero a fissarsi. Luke sembrava non saper più cosa dire, ma ci pensò suo padre a spezzare il silenzio con un lungo sospirò. Gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle.

"Ti prego, ti prego, ti prego. Promettimi che starai attento." Disse fissandolo dritto negli occhi.

"Non preoccuparti. Riporteremo al mu-, a casa Obi Wan e gli altri e andrà tutto bene." Cercò di tranquillizzarlo Luke. "Non sarò da solo, ci sono Han e Chube con me. E R2."

"Questo," disse Anakin lasciandogli andare le spalle e facendo un passo indietro. "E' esattamente il motivo per cui sono preoccupato."

Luke ridacchiò. "Oh dai! Non siamo così disgraziati." Esclamò con un sorriso.

Suo padre gli lanciò un'occhiata significativa. "Okay, forse un po'." Concesse Luke. "Ma in ogni caso non ci succederà nulla su un pianeta deserto."

"A tutto il personale della navetta Tiberius, recarsi sul trasporto. Partenza prevista in 5 minuti." Gracchiò una voce nell'interfono.

Anakin sospirò sonoramente. "Non fare nulla di avventato, controlla che il Falcon sia completamente a posto prima di partire e non rischiare la vita per qualcosa di stupido." Disse tutto d'un fiato.

Luke alzò un sopracciglio. "Non parlare con gli sconosciuti, non me lo dici?"

"Non scherzo, furbetto." Rispose Anakin, con tono serio.

Luke spalancò le braccia. "D'accordo."

"Vieni qui." Disse urgentemente Anakin e lo strinse in un abbraccio. Avrebbe dovuto essere breve, ma Luke gli si aggrappò inaspettatamente con forza e seppellì la testa nella sua spalla.

"Non piace nemmeno a me, sai. Separarci così." Sussurrò Luke.

"Bimbo, non ne hai idea." Mormorò suo padre di rimando, ed Anakin avvertì chiaramente lo sbuffò di Luke per il nomignolo.

Sciolsero lentamente l'abbraccio ed Anakin approfittò della vicinanza per stampare a suo figlio un bacio sulla guancia. Luke gli lanciò la tipica occhiata di NON IN PUBBLICO.

Anakin ridacchiò. "Ci siamo allora."

"Ci vediamo." Disse Luke salutando con la mano mentre iniziava ad allontanarsi.

Aveva già percorso qualche metro, quando la voce di suo padre lo fermò. "Luke."

Luke si voltò e vide suo padre fermò sulla rampa d'accesso della navetta Tiberius che lo fissava.

"Che la Forza sia con te." disse con una nota di ironia nella voce e un sorrisetto sul viso.

Luke gli sorrise dolcemente. "Che la Forza sia con te." replicò, poi entrami tornarono alle rispettive missioni con il cuore un po' più leggero.

***

Luke attraversò alla svelta la sala centrale del Falcon e sfrecciò nella cabina di pilotaggio solo per trovare il suo posto dietro ad Han già occupato da una testa di capelli rossi.

"Contadino." Lo salutò Mara con un cenno della mano.

Luke spostò lo sguardo da lei ad Han che armeggiava con i comandi della nave, con uno sguardo confuso.

Han scrollò le spalle. "Ordini di Monthma."

Il cervello di Luke cercò di capire per quale motivo Mon Monthma potesse volere la presenza di Mara Jade nella loro missione, ma fallì miseramente.

"Che c'è non sei contento?" chiese Mara alzandosi e sollevando un sopracciglio.

"No, cioè sì.. cioè... niente lascia stare." Balbettò incoerentemente Luke.

Mara ridacchiò. "Hai intenzione di stare lì fermo per tutto il tempo?" chiese, la voce grondante sarcasmo.

Luke d'un tratto realizzò di essersi bloccato sull'entrata della cabina di pilotaggio. "Scusa." Disse spostandosi e facendola passare.

"Vado a controllare di nuovo l'iperguida." Annunciò avviandosi verso i motori della nave.

"Buona idea." Borbottò cupamente Luke, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Han.

"Vieni a darmi una mano, contadino?" chiese la voce di Mara da qualche parte sotto di loro.

Luke iniziò a perdere la pazienza.

"Potresti smetterla di chiamarmi così?!" le urlò dietro irritato.

"Certo, Maestro Jedi." Arrivò come risposta, con un tono sufficiente ambiguo perché chiunque altro non avrebbe colto il sarcasmo, ma Luke sì.

Quest'ultimo sbuffò sonoramente. Han gli lanciò un'occhiata obliqua, ma prima che potesse aprire bocca Luke lo fermò alzando una mano. "No. Non dire una parola." Dichiarò, prima di seguire Mara Jade.

Han scambiò uno sguardo con Chube ed entrambi scossero la testa con un sorriso sulle labbra.

Sulla navetta Tiberius, intanto, nessuno si era ancora accorto che una piccola ombra scura era sgattaiolata a bordo senza che nessuno se ne accorgesse...

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