LA VITA VA AVANTI


Si svolse tutto molto alla svelta. Le parole di Leia furono rapide, concise ed esaurienti, come aveva sperato, in modo che non diede ad Han il tempo di replicare granché. Forse era stato meglio così, veloce ed indolore. O almeno, sperava.

"è stato bello e ci siamo divertiti, ma io sono una principessa, ho dei doveri verso il mio popolo e non posso ignorarli, qualunque cosa io provi per te." Aveva concluso, poi, per evitare di rovinare tutto il suo bel discorsetto con un cedimento come solo Han sapeva provocarle, se ne era andata alla velocità della luce, lasciandolo solo nel corridoio, e solo nell'animo.

A regola, Luke pensava che l'amico l'avesse presa anche piuttosto bene. Non aveva urlato, non si era arrabbiato, perlomeno non con sua sorella, e non se ne era andato. Anzi era rimasto e si dava tantissimo da fare. Era sempre il primo ad offrirsi per la guardia o per sistemare qualche guaio meccanico, insomma, faceva di tutto per tenersi occupato. Aveva anche conosciuto il padre di Luke. All'inizio c'era stato un po' di disagio da parte di entrambi, ma poi, sulla base di un tacito accordo, avevano deciso semplicemente di non parlare del passato. Con il passare del tempo poi, l'imbarazzo era sparito e riuscivano a parlare tranquillamente, come due amici. Una sera Luke, Han e Anakin erano seduti al tavolo della cabina di Anakin, e di Luke ormai, a cenare. Han appariva pallido, solo l'ombra dell'uomo che era stato, divertente e sprizzante vita. Ora non scherzava più e rideva raramente. Anakin gli stava dando dei suggerimenti per sistemare quel difetto all'iperguida che sembrava sempre avere.

"Con un compressore doppio, dovrebbe funzionare, o almeno credo."

"Grazie, signor Skywalker, domani proverò a cambiarlo, così almeno avrò un problema in meno..."

"Non c'è di che. E comunque te l'ho già detto, chiamami Anakin, altrimenti mi fai sentire vecchio" gli rispose sorridendo Anakin.

Luke tossicchio con un ghigno.

Suo padre gli lanciò un'occhiataccia. "E con questo cosa vorresti dire, esattamente?" disse fingendosi arrabbiato.

"Che dimostri 35 anni e ti voglio tanto bene." Rispose sfoggiando un sorriso a 32 denti.

"Ruffiano." Dichiarò Anakin ridendo.

Han li osservava con un'espressione assorta. Vedere il suo migliore amico felice, gli faceva piacere e pensava a come sarebbe stato se Leia fosse stata lì con loro.

"Cosa ci troverà in lui?" chiese poi, fissando il piatto vuoto.

I sorrisi sparirono dai volti dei due Skywalker e entrambi tornarono seri. Non avevano bisogno di chiedere per capire a chi Han si riferisse.

"Niente. Non ci trova niente. Nessuno potrebbe mai trovare qualcosa in quell'imbecille." Rispose deciso Luke.

"Lo fa solo per la ribellione. È convinta di non aver fatto abbastanza e di doversi quindi sacrificare." Aggiunse poi suo padre.

"E un... amico non conta niente?" Han fece una smorfia rabbiosa.

"Mi dispiace, Han, davvero. Abbiamo fatto di tutto per cercare di farle cambiare idea, ma è stato tutto inutile. Lo sai che quando si mette in testa una cosa non c'è modo di fermarla." Luke era desolato.

"Non credo sia colpa tua, Luke. Ho sbagliato io. Non me ne sarei dovuto andare, sarei dovuto restare qui e..." fu interrotto dalla porta che si apriva per far entrare, neanche l'avessero evocata, la sinuosa figura di Leia Organa.

"Vedo che l'arte di bussare prima di entrare ti è ancora sconosciuta." Disse Luke asciutto. Dalla litigata non erano continuati i rancori, anzi avevano scelto di fingere non fosse mai accaduta, ma non avevano più nemmeno parlato davvero, c'era sempre una leggera tensione di fondo.

Quando Leia notò chi c'era nella stanza la sua faccia, cementata in un'espressione risoluta, ebbe un tentennamento, che nascose alla svelta, sperando che nessuno lo avesse notato, anche se si sentì addosso lo sguardo di suo fratello.

"Luke, volevo dirti che per domani sera la mamma di Biggs ha intenzione di fare una torta e di portarla a cena e sarebbe davvero un problema se tu non ci fossi, quindi fammi il piacere di esserci. Doveva essere una sorpresa, ma alla senatrice Monthma è scappato." Disse, ignorando la frecciatina di Luke.

Luke impallidì.

"Detesto queste cose. Ma si, farò uno sforzo. Lo devo a Melissa, da quando ha perso Biggs si sente molto sola."

"Bene, allora buonanotte." Veloce come era entrata la principessa sparì.

Han continuò a fissare il vano della porta come se vi avesse appena visto il fantasma di sua nonna.

"Perché, cosa succede domani?" chiese Anakin, confuso.

Luke lo guardò, facendo un sorriso esitante. "è il mio compleanno. Il nostro compleanno."

"Oh, giusto." Quindi era anche l'anniversario della morte di... ma meglio non pensarci, sarebbe stato il giorno di Luke e Leia, non dei fantasmi del passato.

"Sarà orrendo." Dichiarò Luke, con un sospiro.

Suo padre lo guardò con stupore. "Perché?"

"Se non hai mai provato ad avere un'intera sala che canta <<tanti auguri a te>> non puoi capire quanto può essere orribile." Dichiarò Luke, serissimo.

***

Quella sera erano entrambi a letto, e Luke si stava per addormentare quando fu riscosso da suo padre che esclamò.

"Oh mio dio!"

"Cosa c'è?" chiese, immediatamente all'erta.

"Non ho un regalo per te e tua sorella."

Luke si girò a guardarlo. "Non devi regalarmi niente. Non voglio proprio."

"Perché no? Te lo devo, ho 20 anni di arretrati." Obiettò stupito Anakin, a cui l'avversione di Luke per i compleanni continuava a rimanere un mistero.

"Perché io non posso darti niente in cambio." Rispose suo figlio abbassando gli occhi.

"Stai scherzando, vero?" Anakin non credeva alle sue orecchie. "Luke, guardami."

Esitante alzò lo sguardo e incatenò gli occhi ai suoi. Azzurro nell'azzurro, cielo nel cielo.

"Tu mi dai tutto, anche solo respirando. Capito? E poi un regalo vero non lo si fa per ottenere qualcosa in cambio, ma per rendere felice l'altra persona. E io voglio vederti disgustosamente felice." Concluse.

Luke lo fissò ancora per qualche secondo, poi gli si avvicinò e gli seppellì la testa nel petto.

"Allora tienimi stretto. È tutto ciò che voglio."

E Anakin lo fece.

***

La mattino dopo Anakin si svegliò presto e iniziò a mettere a punto il suo piano. Chiamò il centro di comando e sistemò le cose con la senatrice, poi con il R2 si mise in contatto con un suo vecchio amico. Jar Jar Binks fu felicissimo di scoprire che fosse ancora vivo, tanto che per due terzi della conversazione non fece che emettere gridolini di gioia. Quando gli fece la sua richiesta fu più che contento di aiutarlo.

"è tutto a posto. Puoi andare quando vuoi. Mi ha fatto un maximo piacere rivederti, Ani." Concluse così il suo messaggio con cui confermava tutto.

"Anche per me è stato un piacere, Jar Jar." Rispose sinceramente Anakin e chiuse la comunicazione.

All'improvviso sentì una voce chiamarlo dall'altra stanza. "Papà?" il cuore gli si accartocciò, al suono di quella parola, che, nonostante fosse tornato da ormai più di un mese, non aveva mai sentito pronunciare.

Si sedette sul bordo del letto e osservò suo figlio che aveva ancora gli occhi chiusi.

"Dillo un'altra volta."

Luke aprì gli occhi, lo fissò e ripeté "Papà."

Anakin gli sorrise e disse. "Niente incubi stanotte."

Luke scosse la testa. "Non mi ricordavo cosa significasse dormire 8 ore filate." Disse, stiracchiandosi soddisfatto.

"Bene. E, comunque, buon compleanno."

"Non ricordamelo." Suo figlio arricciò il naso.

"Visto che sei bello riposato, ti consiglio di vestirti e prepararti, tra poco dobbiamo andare."

"Andare dove, a conquistare l'impero? A preparare biscotti con Melissa Darklighter? A suicidarci nel pozzo del Sarlacc? Tutto pur di sfuggire alla festa."

Anakin ridacchiò. "No, furbetto. Su Naboo. Andiamo a casa."

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