LA SCELTA E' TUA
C'era freddo. E buio. Un vento gelido gli sferzava i vestiti e gli penetrava fin dentro l'anima. Iniziò a brancolare nelle tenebre. Cercava qualcosa, ma non ricordava che cosa... o era qualcuno? Si, era qualcuno, ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordarne il nome o il viso, era solo un'ombra sfuggente. Era qualcuno a cui voleva bene. Ma da quanto tempo non voleva bene a qualcuno? Tanto, troppo. Quasi non ricordava la sensazione. D'un tratto la vide. Una luce. Flebile, stava già per spegnersi. Ecco, era quella la sua meta. Iniziò ad avvicinarsi, ma il vento lo trascinava indietro, avanzava a rilento. Era stanco, le forze gli veniva meno... ma non poteva mollare. Lui non era il tipo di persona che si arrende, mai. Doveva continuare. Ritrovando dentro di sé la determinazione che non lo aveva mai abbandonato, sia nel bene sia nel male, si concentrò. Si immerse nella Forza, spinse ogni fibra del suo essere verso la luce, verso la salvezza. Era una faticaccia. Ma man mano che si avvicinava ogni passo era più semplice, il vento si trasformava in un soffio leggero. Finalmente raggiunse la luce. Allungò una mano per sfiorarla e improvvisamente intorno a lui si materializzò tutto. Ora si trovava in un verdeggiante prato in fiore. Poco lontano, in un lago scintillante si gettavano imponenti cascate. Il sole brillava alto nel cielo azzurro e si udiva il soffice canto degli uccelli. Conosceva quel luogo. C'era già stato, molto tempo prima. Un'ondata di ricordi felici, appartenenti a un'altra vita, gli invase la mente. Ricordi di giochi felici, di baci rubati, di dolcissimi abbracci. E poi d'un tratto la sentì. Avvertì la sua presenza prima di vederla. Quando si voltò rimase accecato dalla sua bellezza stupefacente. Non era per niente cambiata. Indossava un abito blu lungo fino ai piedi, i ricci scusi le ricadevano morbidamente sulle spalle e fra essi vi erano intrecciati dei fiori bianchi, al collo portava la collanina che le aveva regalato quando era ancora due bambini. La donna gli sorrise e il suo cuore esplose. Si riempì di amore e felicità, un amore incondizionato per lei, un'impetuosa felicità per ciò che erano stati, lì più che in qualsiasi altro posto. Le corse incontro e la strinse in un abbraccio fortissimo, se la tenne vicino, stretta.
"Oh, Anakin..." sussurrò Padme stringendolo a sua volta.
Una parte del suo cervello registrò che le sue mani avevano qualcosa che non andava. Erano bianche e calde, normali, ma in qualche modo questo particolare gli provocò un brivido freddo. La maggior parte della sua mente, però, era totalmente assorbita da lei e gli risultò quindi facile ignorare quel particolare.
"Mi sembra di essere stato lontano da te tutta una vita...". La voce gli si spezzò sul finire della frase.
E in pratica era vero. Era stai separati per tutta una vita, la vita di... Luke.
E all'improvviso ricordò tutto. Dal fuoco di Mustafar, alla Morte Nera. Da Obi Wan a suo figlio. Luke! Ecco chi stava cercando. Dov'era adesso? Stava bene? L'ultima cosa che ricordava era il suo viso preoccupato poi più niente. Poi un'altra immagine gli affiorò alla mente: la vita che abbandonava il corpo di suo figlio sotto i raggi letali dell'imperatore. Sentì una corrente di paura attorcigliarsi nel suo stomaco. Guardò il volto di sua moglie, che si era fatto più serio, e vi scorse la comprensione. Come al solito lei lo capiva meglio di chiunque altro.
"Questo è una specie di sogno e tu non sei reale vero?" Chiese, il rimpianto che gli vibrava nella voce.
Lei gli sorrise appena. "è un sogno si, ma questo non vuol dire che io non sia reale. Io sono sempre stata con te, e sempre lo sarò. Se vuoi restare qui con me, puoi farlo."
"Posso scegliere?"
"Certo, la decisione spetta solo a te."
Anakin la fissò dritto negli occhi. La amava così tanto, una parte di lui voleva rimare per sempre lì con lei e dimenticare tutto, ma aveva la testa affollata di immagini di Luke che soffriva. Non poteva lasciarlo, non dopo tutto quello che gli aveva fatto.
"Padme mi dispiace così tanto. Per tutto. Io l'ho fatto per salvarti, ma alla fine sono riuscito solo a rovinare tutto come al solito. Forse ti riuscirà difficile crederlo ma io ti amo, Padme. Non ho mai smesso e mai lo farò. Ma io devo tornare per lui, per loro, devo prendermi cura dei nostri figli."
Lei gli rivolse un sorriso radioso.
"Lo sapevo che avresti fatto la scelta giusta. Non lasciarli mai soli."
"Non lo farò. Te lo prometto." Rispose con sicurezza.
"E ricordati, io sono con te, con voi, quando avrai bisogno di me io ci sarò, anche se forse non nel modo in cui ti aspetti."
Stava svanendo. Anakin la guardò per un'ultima volta poi chiuse gli occhi e si concentrò solo sulle loro mani intrecciate. Prese a soffiare una leggera brezza, che gli riscaldò l'anima e spazzò via rabbia, paura, odio, angoscia, lasciandogli solo il dolce respiro dell'amore. L'amore per lei, l'amore loro, l'amore per la sua famiglia. Mentre le mani dentro le sue lentamente perdevano di consistenza fino a svanire, non provava dolore né perdita, perché sapeva che non le avrebbe mai lasciate veramente.
***
Si drizzò a sedere di scatto, pronunciando un nome. Luke. Voleva trovarlo subito. Un arcobaleno di puntini neri gli esplose negli occhi e la stanza in cui si trovava prese a vorticare. Cose di cui si rese conto mentre il giramento di testa per essersi alzato troppo alla svelta lo colpiva. Prima cosa, non aveva la maschera eppure respirava senza problemi, sentiva l'aria fresca sul viso ed era una bella sensazione. Seconda cosa, la mano destra gli era stata sostituita dopo che l'aveva persa per la seconda volta. Probabilmente aveva stabilito una specie di record di smarrimento di arti. Se non fosse stato impegnato a non vomitare, avrebbe ridacchiato. Terza cosa, c'era una mano sulla sua spalla che lo spingeva giù. Forse dopotutto non era una cattiva idea. Si sdraiò di nuovo e finalmente la sensazione di essere in una lavatrice scomparve. Mise a fuoco una stanza di ospedale con le pareti di pietra.
"Rilassati un attimo. Sei rimasto privo di sensi per molto tempo." Disse una voce rauca.
Anakin girò piano la testa e individuò a chi apparteneva la voce: un togruta alto e snello e dall'espressione cordiale.
"Luke" ripeté. "Devo vedere Luke. Dove è? Dove ci troviamo adesso?"
"Quante domande. Io sono il dottor Solace e ci troviamo nel centro medico della base di Yavin." Rispose il medico con un sorriso. "Per quanto riguarda tuo figlio te lo faccio chiamare subito se questo ti tranquillizzerà."
Anakin lo fissò con gratitudine poi per la prima volta in vent'anni disse "Grazie."
"Di niente." Replicò lui, poi uscì dalla camera. L'uomo sul letto rimase a guardarlo mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Anakin si sentiva leggero. Nonostante fosse inchiodato ad un letto, aveva la sensazione di volare libero nel cielo. Era come se avesse sempre avuto un peso sulle spalle, ma se ne fosse reso conto solo quando questo gli era stato tolto. Avrebbe visto suo figlio. Di nuovo. Lo avrebbe conosciuto e protetto. Lo avrebbe amato. Inchiodò gli occhi al vano della porta, impaziente di vedervi comparire la sagoma di Luke.
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