INTRIGHI
Il palazzo presidenziale risplendeva come una gemma al sole. Era interamente rivestito di lamine d'oro con le guglie color corallo che si innalzavano sottili e affusolate verso il cielo terso. La visione d'insieme era abbagliante e, nonostante tutto quello sfarzo fosse sicuramente suggestivo, a Luke non riusciva a piacere. Era una residenza decisamente troppo ricca e pacchiana per il re di un pianeta ridotto alla fame. Anche le sedie su cui li avevano fatti accomodare in una specie di sala delle conferenze con il soffitto affrescato erano riccamente decorate con intarsi in oro. Dopo qualche minuto la porta della sala di spalancò lasciando entrare la figura di un uomo sui cinquant'anni, o quaranta portati molto male, con indosso un lungo pastrano blu e una pelliccia al collo. Luke si chiese quale animale fosse stato sacrificato perché il re, come aveva capito subito dal portamento regale, non sembrava il tipo che si accontenta del sintetico. L'uomo si avvicino, scortato da due guardie, al gruppo che si alzò immediatamente in piedi.
"Lieto di incontrarvi, principessa Leia." Esordì eseguendo un perfetto baciamano che mise in mostra il brillantone al suo dito indice che sarebbe bastato e esimere il debito pubblico di Ryloth. "è passato un po' di tempo dal nostro ultimo incontro in senato."
"Il piacere è mio Re Sylas. Vorrei che fosse una visita di cortesia, ma purtroppo non è così." Leia appariva perfettamente padrona della situazione, da vera diplomatica. "Come forse saprà, l'Alleanza è molto preoccupata dalla situazione su Tarantè."
La faccia di Sylas Engelada si irrigidì immediatamente e mostrò ostilità repentina, segno che la cortesia di poco prima non era stata altro che una mera facciata. Quanto erano falsi, quei politici!
"Non credo ci sia nessun problema. È solo una questione interna, niente di più."
"E questa vostra questione interna sta anche riducendo alla fame il popolo." Partì all'attacco Leia.
Il re reagì alle parole della principessa in maniera molto strana. Un'espressione di profondo dolore si propagò sul suo volto e sembrò all'improvviso vecchio cent'anni.
Poi sussurrò: "Io ho sempre cercato di proteggere il mio popolo. Non permetterei mai che soffrisse volontariamente."
"Devo desumere che qualcuno vi sta obbligando?" chiese Leia affilando lo sguardo.
Sylas scosse il capo poi, come se quel gesto avesse scacciato quello che lo preoccupava un attimo prima, modulò la voce in un tono allegro ed esclamò: "Ma non mi hai presentato i tuoi accompagnatori. Con chi ho l'onore di parlare?"
Dio, quell'uomo aveva il dono di cambiare umore con una velocità maggiore di un caccia imperiale.
"Edward Castwood. Duca di Endula." Si presentò immediatamente Olivio, prendendo la mano che il re gli porgeva e baciandogli il dorso, manco fosse Dio sceso in terra. Sylas apparve un poco sgomento, ma non commentò. Girò poi lo sguardo verso gli altri due membri del gruppo, Mara e Lando avevano aspettato vicino alle navi, che attendevano lievemente in disparte. Li osservò attentamente per un attimo socchiudendo gli occhi e soffermandosi in particolare sulle spade laser appese alle cinture. Anakin si affrettò a coprire la sua con il mantello, imitato da Luke. Sylas era abbastanza vecchio da aver vissuto ai tempi della vecchia Repubblica e quindi conosceva probabilmente i Jedi. Se dovevano" visionare la situazione effettuale", come aveva definito Leia la loro missione anche se Luke preferiva dire curiosare in giro, era meglio mantenere un profilo basso e non sbandierare ai quattro venti la loro abilità con la Forza o li avrebbero controllati a vista.
"Loro fanno parte della scorta per la sicurezza." Disse Leia sforzandosi di mantenere un tono leggero.
"Ti tratti bene. Addirittura dei Jedi. Non ne vedevo da parecchio tempo."
Luke trattenne il respiro e ci fu un momento di silenzio imbarazzato.
"Come vi chiamate?" Chiese il re vagamente confuso dalla loro reazione.
"Anakin." Luke vide suo padre allungare la mano e stringere quella di Sylas.
"Luke." intervenne poi lui, imitando suo padre nell'omettere il cognome.
"è sempre un piacere conoscere dei cavalieri Jedi, di questi tempi poi."
"Vogliamo dunque tornare a questi tempi?" chiese Leia un pelo stizzita. "Perché vi rifiutate di fornire generi alimentari alla luna di Tarantè?"
"Non ci rifiutiamo. È tutto un grande malinteso."
"Potrebbe essere più preciso, re Sylas?" incalzò Leia.
"I dettagli non vi riguardano." Tagliò corto lui.
"Qualcosa da nascondere, sire? Intervenne Anakin.
Il re fissò sui di lui i suoi occhi porcini. "Vedo che i Jedi non sono cambiati. La vostra solita diffidenza verso i politici." Commentò, arricciando il naso.
"Non pensi che io abbia dei pregiudizi, mia moglie era una senatrice. Sto solo guardando le cose come stanno." Rispose pacatamente Anakin.
"Comunque sia, non ho nient'altro da dirvi. Ho delle faccende da sbrigare." E detto questo li congedò.
***
Luke, Leia, Anakin e Olivio uscirono dalla stanza seguiti dal re. Un ragazzino sugli otto anni, con una testa di ricci scuri scese da un rampa di scale e si precipitò correndo in corridoio.
"Zio! Fuori c'è una ragazza con i capelli verdi, deve essere una strega!" esclamò, con un sorriso a 32 denti.
"Non dire sciocchezze Oscar. Hai letto troppi libri di fantasia, vai a finire i tuoi esercizi di matematica." ordinò il re.
Il bambino chinò lo sguardo e si allontanò con gli occhi bassi.
"Mio nipote." Disse il re a mò di spiegazione, prima di allontanarsi diretto verso i suoi uffici.
Luke osservò il ragazzino correre via mentre una strana inquietudine lo pervadeva.
***
Riuniti tutti nel porto davanti alla loro nave i sei membri dell'Alleanza, aspettavano il capo della scorta di soldati per decidere il da farsi. Finalmente una piccola navicella atterrò poco lontano. Ne uscì un uomo calvo, con una folta barba bianca e due pistolone ai fianchi. Si avvicinò al gruppo con un incedere da soldato. Quando li raggiunse ignorò tutti e si parò di fronte a Anakin.
"Generale." Disse, portandosi la mano alla fronte nel gesto del saluto militare.
"Rex?" chiese Anakin, mentre un sorriso gli illuminava il viso.
"al suo servizio, generale."
"è un piacere rivederti, Rex." Esclamò Anakin, avvicinandosi e dandogli un'amichevole pacca sulla spalla. "Anche tu nell'Alleanza? Cosa hai fatto per tutti questi anni?"
"Anche per me è un piacere, ma temo che adesso non ci sia tempo per le doamande... tornando alla nostra questione." Disse poi il soldato chiamato Rex, che Luke comprese sembrava conoscere bene suo padre, rivolgendosi a tutti. "Le nostre navi contengono dei rifornimenti alimentari. Potremmo portarle al popolo della luna, però in questo caso dovremo rinunciare a delle nuove armi per la presa di Coruscant. I senatori non sono stati in grado di prendere una decisione definitiva. In sostanza, ricade tutto sulla principessa Leia. A lei l'onore del giudizio finale, sua Altezza." Concluse, con un breve inchino verso la principessa.
Leia apparve immediatamente turbata. "Ho bisogno di un po' di tempo per pensarci, concedetemi qualche minuto." Disse dopo qualche secondo di silenzio.
Ognuno si disperse, occupandosi di altre attività, quali controllare la nave e le armi, per lasciare un po' di spazio alla principessa.
Una sola persona le rimase vicina: quello strano soldato amico di suo padre.
"Dubbi?" chiese con uno sguardo indagatore.
"è legittimo che ne abbia." Rispose lei.
Rex scoppiò in una breve risata. "Oh certo. Ma so già le decisione che prenderai e credo lo sappia anche tu."
"E come faresti a saperlo?" ribatté Leia, irritata.
Il viso di Rex tornò serio e la fissò dritto negli occhi. "Perché, sarai anche diventata una principessa, ma sei prima di tutto una Skywalker."
Leia lo fissò con la mente e il cuore in subbuglio, e non trovò niente di abbastanza sensato da dire.
"Vedi che ho ragione?" disse Rex. "Vado a dire alle truppe di portare i rifornimenti."
Leia lo guardò allontanarsi senza fermarlo, perché sapeva che quella era la decisone giusta da prendere. Non si può abbandonare un popolo in difficoltà per ragioni di guerra. Sospirò e si avviò per raggiungere suo fratello vicino alla nave, mentre la parola "Skywalker" le rimbombava martellante nella testa, senza che lei riuscisse a impedirlo.
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