I GEMELLI PERDUTI


Era stato in situazioni peggiori, decise Anakin. La Tiberium tremò e Anakin guardò fuori dal vetro per vedere il blocco mettersi in posizione d'attacco. Scosse la testa. "Non si mette bene." Borbottò tra sé.

"Tu dici?" esclamò Leia, scrutando preoccupata le navi avversarie. La radiotrasmittente vibrò e una voce metallica ne uscì.

"Maestro Skywalker, che piacere che si sia unito a noi."

Anakin aggrottò la fronte confuso. "Chi sei? Come hai intercettato le nostre trasmissioni? Come sapevi che stavamo arrivando?" chiese tutto in una volta. La voce ridacchiò crudelmente prima di replicare.

"Prima che io risponda alle tue domande, ti chiederò di prepararti ad essere abbordato. Stai volando in spazio regolamentato che appartiene all'Industria di Ingegneria Navale Mandaloriana."

Anakin alzò gli occhi al cielo. Non aveva tempo per confrontarsi con gli affari commerciali di Mandalore. "E se io non lo facessi?" chiese, tracce della sua vecchia sfacciataggine che scivolavano tra le sue parole.

"Allora apriremo il fuoco sulla tua flotta. Tua scelta."

Anakin sentì Padmè rientrare e mettersi dietro la sua postazione, mentre Leia si irrigidiva al suo fianco. Sua figlia gli lanciò un occhiata d'avvertimento e seppe che fare come diceva era l'unica soluzione. Avevano con loro solo un sesto della flotta dell'Alleanza e non avrebbe avuto possibilità contro l'enorme potenza di fuoco del blocco. Aprì la bocca per parlare proprio nel momento in cui la voce dall'altro lato lo interruppe.

"Niente collaborazione eh? Dovremo convincerti con un approccio più diretto."

Colpi di blaster colpirono la Tiberium vigorosamente e Anakin si sentì la testa pesante. I Mandaloriani stavano aprendo il fuoco ed era bloccato nell'inutilità. Non c'era un modo per vincere quella battaglia, già lo sapeva. Era una sensazione terribile non avere soluzioni per una situazione difficile e Anakin si sforzò di ignorare il pensiero. Qualcosa andava fatto. Entrò in azione al pannello di controllo. "Voglio tutta la potenza rimanente agli scudi deflettori!" ordinò nel comunicatore. "Non stiamo – ripeto non stiamo – attaccando! Questo vale anche per il resto della flotta. Non sparate se non è strettamente necessario! Passeremo attraverso il blocco! Ci dividiamo e ci ritroviamo al punto di rendevouz su Mandalore."

"Tesoro, abbiamo due caccia dritti davanti a noi." Esclamò Padmè. Anakin alzò un sopracciglio dopo essersi voltato per vedere sua moglie e sue figlia al posto del copilota con le mani che danzavano sui comandi. Leia gli lanciò uno sguardo. "Hai intenzione di stare semplicemente seduto lì o hai intenzione di pilotare questa cosa?" chiese alzando un sopracciglio.

Anakin sbattè un paio di volte le palpebre poi cominciò ad armeggiare con i comandi scuotendo la testa.

"Sai, questo non era il tipo di combattivi negoziati che avevo in mente per oggi."

Padmè ridacchiò. "Si nemmeno io." Disse mentre si metteva alle postazioni di sparo seguita da Leia e Anakin faceva volare la nave in complicate giravolte.

"Di cosa state... no, ripensandoci non voglio saperlo." Disse Leia

Anakin ridacchiò.

"Cosa diavolo è un combattivo negoziato comunque?" chiese Leia abbattendo un caccia che si dirigeva verso di loro.

"Un negoziato... con la spada laser. Questa è la definizione ufficiale, poi ci sono altre interpretazioni. Padmè ne hai uno in arrivo ad ore dodici." disse Anakin, giusto in tempo per Padmè per voltare l'artiglieria e colpirlo.

Padmè alzò gli occhi al cielo. "Dovresti provare le soluzioni diplomatiche qualche volta. Altri caccia in arrivo." Gli ricordò. Anakin portò la nave fuori dalla linea di fuoco dei caccia e permise a Padme e Leia di colpirli. "Con gli incivili non funzionano. Guarda quel tipo, non mi ha nemmeno fatto finire di parlare. Leia ne hai uno-"

"Preso." Disse subito, senza che completasse la frase, e abbattè il caccia in arrivo.

Padmè scosse la testa. "Avresti potuto muoverti a parlare."

Anakin alzò gli occhi al cielo mentre pilotava la nave fuori dalla morsa del blocco. "Beh, ho bisogno del mio tempo per pensare, scusa se non sono un politico provetto come te." disse, nonostante fosse più sollevato del fatto che ce l'avessero fatto che infastidito dalla piega che aveva preso la conversazione. Sospirando di sollievo, attivò il com-link. "Capi della squadre. Datemi la vostra situazione."

Attesero tutti e tre con il fiato sospeso quando tutti i capi diedero la conferma di avercela fatta.

Leia si lasciò ricadere all'indietro e sospirò. "Bene. Allora, qual è il piano?" chiese con fare pratico.

"Rex li distrae. Noi entriamo da un'entrata laterale e portiamo fuori il duca e la figlia, poi ci ritiriamo. Non siamo qui per vincere contro la Ronda della Morte." Spiegò velocemente Anakin.

Leia alzò un sopracciglio. "Tutto qua? Così facile?"

Anakin sorrise stancamente. "Tesoro mio, ho imparato per esperienza che più il piano è complicato, più è probabile che fallisca."

Leia affilò lo sguardo. "Com'è che mi hai chiamato?"

Anakin impallidì. "Vostra Altezza principessa Leia."

Leia ridacchiò dolcemente, poi tornò subito seria. "E se succede qualche imprevisto?" chiese.

"Per quello c'è il piano il B."

"E sarebbe?" domandò Leia scettica.

Anakin sogghignò. "Il combattivo negoziato." Disse facendo girare tra le mani la spada laser.

Sua figlia alzò gli occhi al cielo, poi incrociò le braccia e sprofondò nella sedia. "Rimango comunque della mia opinione iniziale. Questo piano è stupido e stiamo per morire." Borbottò.

Anakin si limitò a sorridere tra sé mentre portava dolcemente la navetta verso il suolo di Mandalore.

***

"Questo piano è stupido e stiamo per morire."

Dichiarò Mara Jade incrociando le braccia e scrutando intensamente Luke Skywalker.

"E' la miglior alternativa che abbiamo. Ho visto piani peggiori." Disse fermamente Luke senza alzare gli occhi dagli ingranaggi.

"Scommetto tutti di opera tua." Disse Mara lanciandogli un'occhiata sghemba.

"Forse." Borbottò Luke. "Potresti anche essere un po' più positiva eh."

"Non sono stata addestrata ad essere positiva." Disse Mara con voce amara.

Luke alzò lo sguardo. "Mara... mi dispiace davvero per quello che ti ha fatto l'imperatore." disse esitante.

Lei gli lanciò uno sguardo confuso. "Non era colpa tua."

Luke sospirò. "Lo so, ma mi dispiace comunque. Ho passato solo poche ore con lui e mi sono bastate per tutta la vita."

Mara evitò il suo sguardo e fissò gli occhi in lontananza. "Non ne hai idea."

"Probabilmente no. Però so che non si può non fare come dice lui e pensare di non essere puniti. Palpatine ha reso il concetto molto chiaro." Mormorò e senza che se ne accorgesse rabbrividì.

Mara voltò di scatto gli occhi verdi verso i suoi. Luke vi vide la stessa sofferenza che a volte vedeva in quelli di suo padre e che sapeva esserci nei suoi quando ripensava ad Endor.

"Mi passi quella chiave idraulica?" chiese per spezzare la tensione.

Mara gliela lanciò e Luke la prese al volo. "Questo motivatore è in condizioni pietose e i getti di potenza avrebbero avuto bisogno di un aggiornamento secoli fa." Borbottò la rossa. "Sul serio, perché non si compra un'altra nave?"

"A volte me lo chiedo anch'io. Sospetto che ne sia innamorato." Ribattè Luke e Mara ridacchiò tra sé. Lavorarono un poco in silenzio, collaborando tra loro, e Luke non potè fare a meno di notare quanto si intendessero bene. Ad un certo punto, Mara si bloccò e lo guardò negli occhi. "Skywalker..." iniziò. "Mi, mi dispiace per quello che ha fatto ha te e alla tua famiglia." Deglutì e poi ricominciò "Anche a tuo padre, in fondo in fondo. Ma non osare dirglielo." Disse con una nota di esasperazione. "Non so sia la cosa giusta da dire ma-"

"ehi." La bloccò Luke appoggiandole una mano sulla spalla. "Mi dispiace va bene." Rimasero a fissarsi negli occhi per un po' più tempo del necessario.

"Ehi, piccioncini." La voce di Han arrivò forte e chiara dall'interfono e Luke e Mara sussultarono. "Se avete finito di lanciarvi sguardi e sospirare forse gradireste unirvi a noi qui. Stiamo per arrivare su Jedha."

Luke alzò gli occhi al cielo, poi entrambi si alzarono e si diressero verso la cabina di pilotaggio. Oltre il vetro del Falcon si stendeva l'immenso deserto di Jedha. Se c'erano state delle forme di vita era chiaro che ora non c'erano più. Tutto il pianeta sembrava fosse stato messo sottosopra da un'enorme ruspa.

"Vola più rasoterra che puoi." Disse Luke, poi chiuse gli occhi e si concentrò. Visualizzò la superficie nella mente, con tutte le dune e gli avvallamenti, cercando una traccia di forme di vita. Continuò così per una buona mezz'ora, quando ad un certo punto le sentì. Tre piccole luci vicine.

"Sotto quella grotta." Disse all'unisolo con Mara, aprendo gli occhi. Luke le lanciò uno sguardo confuso. "Come lo sapevi?"

Lei ignorò totalmente la domanda. "Puoi fermarti su quella cresta rocciosa. Pensi di farcela?" chiese ad Han.

"Per un pilota qualunque sarebbe un problema, ma non per me." Disse con orgoglio il corelliano e Mara alzò gli occhi al cielo.

Luke intanto la stava ancora fissando con gli occhi spalancati. "Sei sensibile alla Forza." Non era una domanda.

"Questa non è una conversazione che voglio sostenere adesso." Tagliò corto Mara. "Meglio in un altro momento. Tipo mai."

Luke non commentò ma continuò a guardarla come se la vedesse per la prima volta.

Intanto Han aveva fatto atterrare il Falcon senza problemi e ed erano scesi tutti e 4 dalla nave. La grotta verso la quale erano diretti si trovava sul fondo di un piccolo diruto, alto più o meno 4 metri. Luke si diresse deciso verso il bordo. "Ragazzo, aspetta! Non vorrai-" esclamò Han, ma Luke era già saltato disinvoltamente giù attutendo la caduta con la Forza. Han si precipitò a guardare giù per vedere un Luke senza un graffio che gli faceva cenno di sbrigarsi. Mara saltò agilmente dopo di lui, mentre Han e Chube scesero lentamente da un passaggio scosceso.

D'un tratto Luke sentì una voce nella sua testa.

Luke! cosa fai qui?

Obi Wan.

Ti vengo a salvare, ovviamente. Replicò Luke.

Dovrai aiutarci ad aprire la grotta è bloccata da un enorme masso.

Ho notato. E comunque cosa diavolo stavate facendo qui?

Cristalli per nuove spade laser.

Seriamente?! Lo sai che papà ha la tua vero?

Davvero? E perché non me l'ha mai detto?

Non gliel'hai mai nemmeno chiesto.

In effetti... d'accordo Luke. Al tre spostiamo quest'affare. Uno, due... tre!

Tutti i quattro Jedi si concentrarono e, sotto gli occhi di un attonito Han, il masso delle dimensioni di una piccola navetta imperiale, iniziò a spostarsi lentamente, fino a che l'entrata non fu completamente aperta e tre individui sporchi di polvere ne uscirono.

"State bene?" chiese ansioso Luke, esaminando le facce dei tre maestri Jedi. Sembravano esausti, ma illesi.

"Sisi, Luke." lo rassicurò Obi Wan.

"Cosa fate qui, Skywalker?" chiese aspramente Mace Windu.

"Non c'è bisogno che mi ringrazi così calorosamente, non è stato davvero un disturbo." Replicò Luke.

Yoda ridacchiò e Obi Wan lo studiò attentamente, mentre Windu sembrava aver perso l'uso della voce.

"Sai una cosa Luke?" disse Obi Wan, guardandolo negli occhi con un sorriso divertito. "Più passa il tempo e più mi ricordi tuo padre."

Luke, preso in contropiede non seppe cosa rispondere e si limitò a sorridere.

"Mi dispiace interrompere la vostra riunione," disse Mara con voce urgente. "Ma abbiamo compagnia."

Luke si voltò di scatto e vide che dalle aperture della valle stava uscendo una fiumana di droidi da battaglia, che li circondarono, tagliando qualsiasi via di fuga.

La spada laser di Luke gli volò in mano così come i blaster di Han e Mara e la balestra di Chube. I tre jedi si prepararono ad usare la Forza contro i droidi.

"Stati pronti." Avvertì Obi Wan.

Non avevano altra scelta se non combattere.

***

La prima parte del piano filò liscia come l'olio, tanto che Anakin si aspettava un guaio dietro ad ogni angolo. Le truppe di Rex avevano distratto le guardie del palazzo e lui, Padmè e Leia si erano infiltrati fino agli appartamenti del Duca. Entrarono di slancio e videro il duca di Mandalore in piedi che stringeva ansiosamente una bambina dai capelli castano-ramati.

"Siamo qui per salvarla." Annunciò Anakin, senza tanti complimenti. "Non abbiamo molto tempo." Aggiunse con urgenza.

Il duca annuì e seguì Anakin fuori in corridoio. Da lì ripercorsero la strada da cui erano venuti fino ad una sala circolare in cui si bloccarono davanti ad una porta chiusa.

Anakin si concentrò per aprirla con la Forza, ma prima che potesse fare alcunchè furono circondati da guerrieri mandaloriani in armatura completa.

"fermi!" intimò uno.

Anakin gli fece volare via il blaster di mano e poi trascino tutti dietro un angolo. I membri della Ronda iniziarono a sparare su di loro.

"Non si passa da quella parte." Strillò Leia. "Qualcuno a un'idea?"

"Più o meno." borbottò Anakin.

"Fantastico." Disse Leia alzando gli occhi al cielo.

Anakin chiuse gli occhi e visualizzò nella sua mente i soldati, immaginò che volassero via e che si schiantassero contro il muro, mentre la porta dietro di apriva. Chiamando a sé la Forza mosse di scatto il braccio verso destra e nel corridoio echeggiò un forte rumore di metallo battuto.

"Andate!" ordinò e fece cenno a Padmè e al duca di proseguire. Sua moglie e il duca obbedirono, mentre Anakin li copriva dai rinforzi che erano appena arrivati.

Leia era rimasta indietro e stava per seguire sua madre quando qualcuno la afferrò da dietro e la trascinò nel corridoio da cui erano venuti. Si dibattè cercando di liberarsi, ma la stretta d'acciaio che la stringeva le permetteva a malapena di respirare.

"Anakin!" strillò allora, ma suo padre era impegnato a combattere e il rumore degli spari copriva la sua voce. "Anakin!" urlò di nuovo.

L'individuo che la stringeva si fermò per inserire il codice per aprire una porta che dava su una pista d'atterraggio. Leia si dimenò ancora, poi sentì la porta aprirsi e, vedendo l'ultima possibilità, lanciò un ultimo grido disperato, sia fisico che mentale.

"Papà!"

Anakin si voltò di scatto e, non appena la vide entrò in azione. Leia lo vide farsi largo tra i mandaloriani, e spedirne due contro il muro mentre correva verso di lei.

"Stai ferma, dolcezza." Le sussurrò nell'orecchio la stessa voce metallica di poco prima, mentre la trascina su una nave mandaloriana. Leia cercò di tirargli un calcio e ottenne un gratificante verso di dolore mentre l'uomo misterioso, chiudeva la rampa dietro di loro.

"Ti muovi un po' troppo per i miei gusti." Disse la voce, armeggiando con qualcosa e Leia colse con la coda dell'occhio il bordo di un elmo verde. "Sogni d'oro, principessa." mormorò l'individuo e Leia sentì un ago perforarle il braccio destro. La sua vista iniziò ad annebbiarsi e l'ultima cosa che vide attraverso il vetro della nave, prima di perdere conoscenza del tutto, fu suo padre, fermo sulla piattaforma, che la guardava allontanarsi con un'espressione disperata.

***

Era stato in situazioni peggiori, decise Luke. Con i poteri di 4 Jedi e i blaster di Mara, Han e Chube, tutto sommato se la stavano cavando.

"ehi, ragazzo." Disse Han, sparando a tutta la ferraglia che vedeva, mentre Obi Wan vicino a loro spediva una decina di droidi a schiantarsi contro uno sperone di roccia. "Ricordami di non prendere più in giro i poteri del vecchio fossile."

Luke ridacchiò, mentre senza guardare parò con la spada laser un colpo dietro la schiena e il laser rimbalzò perfettamente su un droide in arrivo.

"E neanche i tuoi." Aggiunse Han con un'espressione lievemente spiritata.

Luke sorrise e si guardò intorno. Li avevano sconfitti praticamente tutti e si concesse di tirare un sospiro di sollievo. Troppo presto. Lo percepì prima che accadesse. Un droide solitario puntava su Windu, che senza una spada laser non aveva modo di difendersi. Senza pensarci due volte intercettò lo sguardo di Mace e gli lanciò la sua spada laser. Quest'ultimo l'afferrò e tagliò facilmente in due il droide. Quella mossa però, per quanto eroica l'aveva lasciato disarmato. Intercettò lo sguardo di Mara e le sorrise, ma lei ricambiò con un'espressione terrorizzata. D'un tratto un dolore lancinante gli attraverso il fianco. Abbassò lo sguardo e vide una macchia di sangue allargarsi sulla maglietta. Crollò in ginocchio e sentì vagamente un colpo di blaster e Mara che urlava il suo nome, per una volta non il cognome, prima che tutto diventasse scuro.


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