FANTASMI DEL PASSATO
Anakin guardava in modo assente fuori dal finestrino della Tiberium, incapace di proferire parola, mentre un solo pensiero gli rimbombava in testa. L'hai persa, è tutta colpa tua. L'hai delusa. Di nuovo. Il senso di colpa lo colpì con la forza di un colpo fisico. Possibile che tutte le persone a cui teneva finissero per ferirsi o peggio? Una mano sulla spalla lo scosse e alzò lo sguardo per incontrare gli occhi di sua moglie. Padmè aveva un riflesso della sua stessa espressione sul viso, una maschera di preoccupazione e dolore. Negli occhi di lei però si stava insinuando una gelida determinazione.
"La troveremo, Anakin."
Anakin lasciò con il suo sguardo indugiasse nelle iridi color cioccolato di Padmè. Guardandola, così determinata e pronta a tutto, riusciva quasi a credere che ce l'avrebbero fatta. In momenti come quello aveva la sensazione di innamorarsi di lei di nuovo, come se fosse la prima volta. Con una ferma risoluzione decise che stavolta non avrebbe più dovuto affrontare nulla da sola, sarebbe stato al suo fianco fino alla fine. Alzò la mano e accarezzò quella di sua moglie ancora sulla sua spalla.
"Ce la faremo. Insieme."
Padmè gli fece un sorriso tirato poi si voltò verso gli altri due occupanti della nave che avevano assistito alla scena senza dire una parola. Anakin la imitò e sussultò sulla sedia. Il Duca di Mandalore stava seduto di fianco a lui con in braccio sua figlia. La bambina aveva ricci castano rossicci che le ricoprivano il testino e due occhi azzurro ghiaccio intenti ad osservare tutto ciò che la circondava con curiosità. Ma ciò che aveva sorpreso Anakin tanto da farlo saltare come una molla era l'uomo che la stringeva tra le braccia. Capelli biondi scuro, barba di qualche giorno, cipiglio pensieroso, guance piene e occhi grigio-azzurri, simili a quelli di sua figlia che lo fissavano con sguardo interrogativo. Ciò che vedeva Anakin però, era un'altra persona che lo fissava con la stessa espressione quando aveva fatto qualcosa di particolarmente stupido. Quegli occhi poi...
"Grazie per averci salvato da quei criminali. Sono Harry Kryze. E questa è mia figlia Jun Jen."
Anakin scosse la testa e il fantasma del suo maestro sparì. Allungo la mano e strinse quella tesa del Duca. "Anakin Skywalker."
Padmè lo imitò e arruffò teneramente i capelli della bambina che la ringraziò con sorriso sdentato.
"Sei parente della duchessa Satine?" chiese Anakin incapace di trattenere la sua curiosità.
Il duca sorrise malinconicamente. "Era mia mamma."
Anakin spalancò gli occhi. "Hai preso il suo cognome quindi."
Harry indurì lo sguardo. "Si." Rispose senza aggiungere altro, come se stesse evitando ricordi spiacevoli.
"Conoscevo tua madre, al tempo delle Guerre dei Cloni. Abbiamo lavorato insieme in senato e in altre occasioni. Era davvero una donna eccezionale. Molto coraggiosa." Intervenne Padmè.
Il duca sospirò e sorrise di nuovo. "Oh lo so."
Anakin intanto continuava a studiarlo attentamente. Dall'aspetto doveva avere qualche anno in meno di lui e gli sembrava così tanto famigliare... come se l'avesse sempre conosciuto. Non riuscì a trattenersi.
"Posso chiederle una cosa?" chiese di getto.
Harry lo fissò. "Certo."
"Chi è suo padre?"
Il duca si immobilizzò, poi punto gli occhi sulle stelle confuse dall'iperspazio. "Non l'ho mai conosciuto. Se n'è andato appena sono nato. Mia madre diceva che era stato arruolato in qualche missine eroica e poi era stato ucciso." Disse il duca.
"Io non ci ho mai creduto." Aggiunse con amarezza. "Credo semplicemente che non volesse avere figli."
Un brivido freddo scorrette lungo tutta la spina dorsale di Anakin. Scambiò uno sguardo significativo con Padmè e non aggiunse altro. Un nuovo peso si aggiunse a quelli già presenti sul suo cuore. Sperava solo che Luke fosse al sicuro.
***
Nel freddo e buio universo della sua incoscienza Luke rivisse uno dei suoi incubi peggiori. All'inizio vedeva solo immagini sconnesse come un pianeta infuocato, un tempio disseminato di cadaveri, una donna in bianco morente. Mentre qualcuno urlava io ti odio! il deformato viso dell'imperatore comparve in tutta la sua terribile malvagità. Giovane stolto. Solo ora alla fine capisci. Pagherai il prezzo per la tua mancanza di chiaroveggenza. Le tue deboli facoltà non possono competere con il potere del lato oscuro! Luke rabbrividì e urlò quando dalla mani dell'imperatore uscivano di nuovo quelle oscure saette come in quella maledetta notte sopra Endor. Ma stavolta non c'era suo padre che interveniva e gli salvava la vita, gettando il cattivo negli abissi della morte. Stavolta era solo. Mentre il dolore gli esplodeva in tutte le cellule del corpo udì di nuovo la gracchiante voce di Palpatine. E ora giovane Skywalker, morirai. Quasi paralizzato dal terrore alzò appena la testa, ma quello che vide non era l'imperatore che incombeva su di lui, ma un bambino dai ricci scuri e gli occhi assenti dalle cui mani uscivano scintillanti fulmini celesti. Bene... bene. Disse di nuovo la voce sibilante di Palpatine. Luke sentì la paura attorcigliarglisi nello stomaco e ebbe la sensazione di precipitare nel vuoto. Urlando disperato Luke precipitò nel buio infinito.
***
Non era pronto per questo. Se voleva salvar Leia doveva essere certo che Luke fosse al sicuro.
È stato colpito. È in una situazione critica.
No. Non entrambi i suoi figli. I suoi figli che avevano sacrificato già tanto, troppo. Che avrebbero meritato ogni bene. Stavano soffrendo entrambi e lui non poteva farci nulla. Un senso di impotenza vecchio come il mondo lo invase e di nuovo stava lasciando morire Padme senza far nulla. Mentre camminava alla velocità della luce verso il centro medico al fianco di sua moglie scosse la testa evitò fermamente che i pensieri sfociassero in quella direzione. Ce la faremo. Siamo insieme. Dobbiamo avere fiducia. Mentre si ripeteva queste parole che in qualche avevano la voce di Padme raggiunsero finalmente la camera di Luke. Mara e Obi Wan camminavano in ansia avanti e indietro davanti alla porta chiusa. Anakin aprì la bocca per parlare, ma la porta si spalancò e ne uscì il dottor Solace. Il Togruta aveva un'espressione stanca e preoccupata che terrorizzò Anakin ancora di più.
"Come sta?" chiese subito Padme.
Il dottore sospirò.
"E' stabile. La ferita non ha colpito organi vitali fortunatamente. Ma è profonda e ha perso molto sangue durante il viaggio. Ha bisogno di una trasfusione subito, ma le nostre scorte sono andate perse dopo Endor..."
Anakin si sentì gelare il sangue nelle vene.
"Ci vorrebbe un fratello o una sorella che è probabile che abbia lo stesso gruppo sanguigno che gli doni il sangue." Aggiunse il dottor Solace.
Anakin non rispose mentre il pensiero di Leia lo invadeva di nuovo. La sua bambina e il suo bambino in pericolo senza che lui potesse fare nulla.
"E un genitore?" chiese Padmè.
Il togruta si voltò a guardarla. "E' meno probabile che abbia lo stesso gruppo."
"Ma potrebbe no?" lo incalzò Anakin.
"Sì, potrebbe."
"Allora ti prego, fai un test sul mio sangue." Lo pregò Anakin.
Il dottore Solace annuì piano e poi si mise immediatamente al lavoro.
Mentre un droide medico gli infilava un ago nel braccio sinistro, o in quello che ne restava, Obi Wan si avvicinò ad Anakin.
"Anakin, mi dispiace. Non avrei dovuto... avrei potuto..." balbettò con un'espressione di scuse e disperazione sul viso.
Anakin scosse la testa. "Non era colpa tua." Taglio corto Anakin. "Piuttosto dimmi cosa è successo esattamente."
Mentre Obi Wan gli offriva un resoconto dettagliato di quanto era successo su Jedha, il dottore rientrò nella stanza.
"Siamo fortunati. Entrambi siete di gruppo AB positivo. Puoi donargli il tuo sangue." Annunciò con un sorriso.
Anakin, Padmè e Obi Wan fecero un sospiro di sollievo.
"Vieni, prima iniziamo meglio è." Disse Solace e fece cenno ad Anakin di seguirlo nella camera di Luke. Padmè ed Obi Wan fecero per imitarlo, ma il dottore li fermò. "Non sono ammessi visitatori se il paziente è in condizioni così critiche. È il protocollo, mi dispiace. Se succede qualcosa sarebbe più difficile intervenire con tanta gente intorno." Spiegò con uno sguardo di scusa.
Padmè guardò con aria disperata Anakin che gli strinse la mano. "Ci sono io con lui."
"Ma-" fece per protestare Padmè, ma Anakin la bloccò con un bacio leggero. "Leia." Le ricordò. "Leia ha bisogno di te. Mon Monthma deve essere informata, così potremo salvarla."
Sua moglie esitò un secondo poi annuì. "Dagli un bacio anche da parte mia." Disse poi si voltò e si diresse decisa verso il centro di comando.
Anakin lanciò uno sguardo veloce ad Obi Wan che era rimasto a guardarli con una strana espressione. Anche se il suo viso tradiva poche emozioni, attraverso il loro legame attraverso la Forza Anakin sentì un eco di alcuni dei sentimenti che stava provando il suo maestro. Malinconia, rimpianto, senso di colpa, un misto di occasioni perse e scelte sbagliate. Lo guardò dritto negli occhi, triste e combattuto. Obi Wan devo dirti una cosa...
Non ora. Non è il momento adatto. Si disse Anakin mentre rompeva il contatto visivo e seguiva il togruta nella piccola stanza d'ospedale dove suo figlio giaceva sofferente. Ora Luke ha bisogno di me.
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