EPILOGO


Due anni dopo...

Il sole stava tramontando oltre l'orizzonte inondando il trafficato paesaggio di Coruscant di soffusa luce dorata. Lo spettacolo dei raggi inclinati che si riflettevano sugli alti edifici della capitale della Repubblica era mozzafiato, ma il ragazzo dai capelli biondi che se ne stava seduto sul divano della terrazza con un datapad sulle ginocchia gli prestava ben poca attenzione. Il ragazzo aveva tutta la sua attenzione concentrata sul testo che aveva davanti e borbottava qualche parola fra sé, qualcuna in particolare che assomigliava sospettosamente ad imprecazioni in huttese.

"Cosa hai detto?" chiese Anakin Skywalker con tono disinvolto entrando nella stanza con un paio di bicchieri pieni di liquido scuro in mano. Il Cavaliere Jedi indossava una tunica marrone scuro e nera come ai vecchi tempi delle Guerre di Cloni. Il viso era di un colorito chiaro, con tracce di cicatrici profonde che ormai si intravedevano soltanto, un filo di barba bionda che gli contornava il mento. Gli occhi azzurri sembravano sempre portare ricordi di antichi dolori e chiunque vi guardasse dentro si accorgeva che appartenevano ad una persona che ne aveva passate tante. In quel momento però brillavano di luce divertita mentre si sedeva accanto a suo figlio e gli passava la tazza.

"Niente." Rispose Luke con sorrisetto innocente, prendendo un sorso di caffè. Chiuse gli occhi e assaporò la bevanda calda. "Ti amo." Mormorò. "Cosa farei se il caffè non esistesse?"

"Smetteresti di studiare e faresti cose più produttive. Tipo, guardare la gara di speeder." Rispose, allungando la mano per prendere il telecomando dell'holonet, ma prima che potesse riuscirci quest'ultimo volo via e atterrò su un mobile dall'altra parte della stanza.

"Non osare." Lo ammonì Luke ancora con la mano alzata. "Tra due giorni ho un esame." Gli ricordò.

Anakin alzò gli occhi al cielo. "Si e stai studiando ininterrottamente da tipo 6 mesi. Sai già tutto, smettila di preoccuparti."

Luke si accigliò. "Sarebbe davvero un figurina orrenda, se non mi diplomassi solo perché non ho passato l'esame di storia della galassia."

"Non succederà. Se anche dovessi essere colpito da una sorta di amnesia dubito che Ahsoka deciderà di rimandare tutto." Obiettò Anakin.

Luke sbuffò. "Invece dovrebbe. Te l'ho già detto, niente nepotismo. Non voglio che pensino che sono diventato un Jedi solo perché mio padre è nel Consiglio."

Anakin lo fissò per qualche istante in silenzio poi replicò. "Nessuno lo penserebbe mai. Il tuo valore è evidente a tutti."

Luke sorrise con timidezza. "E poi," continuò suo padre. "Da quando usi termini come 'nepotismo'?"

Luke ridacchiò. "Da quando sto perdendo la vita in millenni di intrighi politici." Rispose lanciando uno sguardo disgustato al datapad.

Anakin sorrise scuotendo la testa. Appoggiò la tazza vuota sul tavolino di fronte al divano e osservò con desiderio il telecomando lontano. Luke notò il suo sguardo e sospirò. "Puoi andare a vedere la corsa di là se vuoi, lo sai?"

Suo padre incrociò il suo sguardo sorpreso ed iniziò subito a scuotere la testa. "Non ti ho visto per tutto il giorno, voglio stare un po' con te. Se non ti do fastidio, chiaro." Aggiunse a mò di scusa.

Luke lo fissò negli occhi. "No, non mi dai fastidio." Disse lentamente. Si scambiarono un sorriso poi Luke ritorno alla guerra tra Jedi e Sith.

"A proposito, ha chiamato Mon Monthma." Disse Anakin all'improvviso. "Ha detto che vorrebbe tenere la cerimonia per sciogliere definitivamente l'Alleanza tra un settimana."

Luke alzò gli occhi sorpreso. "Tra un settimana c'è anche la mia cerimonia per diventare un Jedi."

Anakin annuì lentamente. "Il senso è quello." Luke aggrottò le sopracciglia. "Ha detto anche che le piacerebbe che tu tenessi un discorso."

Luke lo fissò in silenzio per parecchi secondi poi esplose. "Cosa?! Perché io?! Non sono in grado di tenere un discorso! È Leia la diplomatica tra i due!"

Suo padre gli picchiettò piano il ginocchio. "La nostra Cancelliera ha detto e sto citando 'un tale esempio di altruismo e fermezza di spirito è ciò che rappresenta al meglio cosa è stata l'Alleanza ribelle'." Luke arrossì fino alle radici dei capelli. "Ha ragione, comunque. Eri probabilmente il miglior comandante che avessero." Aggiunse Anakin con un sorriso e la voce piena di orgoglio.

Luke se possibile diventò ancora più rosso. "Ho imparato dal migliore." Borbottò con una scrollata di spalle.

"Ah sì?" replicò Anakin appoggiando un gomito sulle ginocchia di Luke. "E da chi?" chiese con voce sinceramente curiosa.

Luke lo fissò con occhi stupiti. "Da... quell'individuo strano che è seduto accanto a me in questo momento e fa di tutto per non farmi studiare." Disse lentamente.

Anakin aprì la bocca poi la richiuse. Luke sorrise tra sé scuotendo la testa e tornò a leggere il datapad. Suo padre parve cadere in un profondo silenzio perso nei suoi pensieri. Rimasero così per parecchi minuti, ognuno immerso nel proprio mondo.

"Pensi che..." Anakin spezzò il silenzio con voce esitante. Luke alzò lo guardò. Suo padre si stava rigirando la fede d'oro intorno all'anulare della mano sinistra ricoperta di pelle sintetica. Luke sorrise al gesto. "Penso che cosa?

"Pensi che, se glielo chiedessi Leia verrebbe a cena domani?" chiese con voce volutamente leggera.

"Hai intenzione di avvelenarla con le tue abilità culinarie?" chiese Luke abbassando gli occhi, un sorrisetto che gli incurvava le labbra.

Anakin emise un verso a metà tra uno sbuffò e una risata. "Ovviamente no. Ordiamo da Dex e mangiamo qui."

"A questo punto mangiamo là direttamente." Rispose Luke senza alzare gli occhi e ascoltando solo a metà.

"Qui sembra più casa." Disse Anakin alzando le spalle. "E poi è quello che facciamo noi quasi tutte le sere."

"Mhmh." Borbottò Luke senza particolare entusiasmo.

"A te andrebbe bene?" lo incoraggiò Anakin quando divenne chiaro che suo figlio non aveva intenzione di riprendere il discorso.

Luke sospirò. "Non domani. Devo studiare."

Anakin alzò gli occhi al cielo. "Ti fonderai il cervello se vai avanti così."

Fu il turno di suo figlio di alzare gli occhi al cielo.

"Allora, senti..." disse Anakin, incrociando le braccia sulle ginocchia di Luke e incrociando il suo sguardo. "Stasera ti lascio studiare quanto ti pare, niente più pause e interruzioni. Domani non leggi nemmeno una riga."

Luke strinse gli occhi sospettosamente. "Niente più pause e interruzioni?"

"Hai la mia parola." Affermò solennemente Anakin.

"D'accordo." Disse Luke con un sospiro. Suo padre allungo la mano destra e lui gliela strinse. Stava per ritrarla quando Anakin gliela prese fra le sue e se la portò alle labbra per posargli un dolce bacio. Lo faceva spesso, come per rimediare a quell'incredibile azione che non avrebbe mai dovuto compiere.

Luke sorrise con un punta di malinconia e tornò finalmente a concentrarsi su battaglie e complotti politici. Esattamente 10 secondi dopo il comunicatore di Luke iniziò a suonare. Il ragazzo sbuffò sonoramente, lo afferrò e osservò il piccolo schermo. Quando mise a fuoco il nome del mittente gli si illuminò il viso.

"Ho bisogno di una pausa." Dichiarò balzando in piedi e dirigendosi a grandi passi verso la sua camera.

"Pensavo avessi detto niente più pause." Obiettò candidamente Anakin, alzando un sopracciglio.

Suo figlio non rispose. "Questa 'pausa' ha i capelli rossi e il nome che inizia per M?"

Luke gli lanciò un'occhiataccia, allungò una mano e uno dei cuscini del divano volò dritto sulla faccia di Anakin, scatenandole le risate.

"Lo prendo come un sì."

Luke ricomparve mezz'ora dopo con il viso rilassato e un'espressione lievemente distratta. Il sole era ormai tramontato del tutto e la sala era immersa in una pacifica penombra. Suo padre era ancora dove l'aveva lasciato, e aveva il comunicatore in mano come se avesse appena finito una chiamata anche lui.

"Mi ha chiamato Ahsoka. Problemi con i droidi delle pulizie al tempio, è meglio che vada a dare un'occhiata." Informò suo figlio, mentre quest'ultimo si sedeva di nuovo sul divano.

"Ci metti tanto?" chiese Luke un filo deluso. Nonostante suo padre non avesse fatto altro che disturbarlo quella sera, gli faceva sempre piacere passare del tempo con lui.

"Non lo so." Rispose Anakin con un sospiro. "Non aspettarmi alzato. Quando ti sveglierai domani mattina sarò qui non preoccuparti."

Anakin si avvicinò a suo figlio, prese una coperta arancione e gliela mise sulle gambe. "Ci vediamo domani." Mormorò, poi si abbassò e gli diede un bacio sulla fronte.

Aveva quasi raggiunto la porta quando una voce lo richiamò. "Ehi."

Anakin si voltò e guardò suo figlio in attesa che parlasse.

"Sembri felice." Affermò Luke con un sorriso. Lo sguardo di Anakin andò quasi automaticamente alla foto appesa muro di una giovane donna sorridente, di fianco alla quale ce n'era altra, che ritraeva un ragazzo e una ragazza sorridenti che stavano ad ognuno dei due lati di Anakin.

"Lo sono, furbetto." Rispose Anakin incrociando nuovamente gli occhi azzurri di Luke.

Suo figlio fece un sorrisetto. "Controllavo."

***

Il sole non era ancora sorto nel cielo cittadino di Coruscant, quando Anakin Skywalker entrò di soppiatto in camera di suo figlio e si sedette lentamente sul bordo del letto, ammirandolo mentre dormiva. Luke aveva la mano destra sotto la testa e la sinistra abbandonata al fianco l'espressione completamente rilassata.

"Sembri sempre così innocente quando dormi." Sussurrò Anakin, scostandogli dagli occhi un ciuffo di capelli biondi. "Forse perché lo sei."

Luke, come sentendosi osservato, si stiracchiò e aprì appena gli occhi.

"Buon compleanno amore mio." Mormorò Anakin.

Luke sorrise a suo padre e si spostò di lato facendogli spazio. Anakin si infilò nel letto di fianco a lui e Luke gli si abbarbicò al braccio sinistro, con la testa nell'incavo del suo collo.

"Pronto a diventare grande?" sussurrò Anakin, senza sapere bene perché. Non è che ci fosse qualcun altro che potesse sentirli, ma quella sembrava il tipo di conversazione da sostenere con i toni bassi.

Luke alzò appena la testa e gettò un'occhiata alla sveglia sul comodino. "Forse tra cinque ore." Borbottò e Anakin ridacchiò.

"Che cosa riguardava quell'incubo?" chiese all'improvviso Luke, dopo un momento di silenzio.

"Non so di cosa tu stia parlando." Tagliò corto subito Anakin.

"Se come hai detto tu, sto per diventare grande, questo significa che puoi raccontarmelo tranquillamente. Adesso non hai più la scusa che non sono vecchio abbastanza." Gli fece gentilmente notare Luke.

Anakin sembrò pensarci un attimo. "Tecnicamente, diventerai grande tra 5 ore."

Luke emise un suono a metà tra uno sbuffò e una risata. "Sei impossibile."

Suo padre emise un lungo sospiro. "Mamma. E adesso basta domande." Disse tutto d'un fiato, la voce tormentata.

Luke non rispose, ma si limitò a stringergli di più il braccio.

"Non posso credere a quanto tu sia cresciuto." Mormorò suo padre cambiando volutamente discorso.

"Davvero?" chiese Luke. "A me questi anni sono sembrati... lenti. In senso positivo."

Anakin scosse la testa. "Fidati. Sono stati veloci. Un giorno ti battevo tranquillamente in duello con la spada laser e quello dopo mi ritrovo disarmato per tre volte di fila in un pomeriggio."

Luke ridacchiò, anche se sapeva che suo padre non si riferiva solo all'allenamento con la spada, ma a qualcosa di molto più grande.

"Stai per diplomarti. Diventerai un Cavaliere Jedi a tutti gli effetti. Non avrai più bisogno di me." Aggiunse Anakin con un filo di amarezza dietro l'orgoglio.

Luke spalancò gli occhi di scatto e incrociò lo sguardo di suo padre. "Avrò sempre bisogno di te." dichiarò con voce seria.

Anakin sospirò guardando suo figlio negli occhi, poi con la mano iniziò ad accarezzargli piano il braccio. "Che cosa pensi della tua vita fino ad ora?" chiese soavemente.

Luke sorrise, riappoggiandosi al cuscino. "Penso che sia abbastanza bella."

Anakin sorrise di un sorriso che gli illuminò tutto il viso.

"Ti sembro più grande?" chiese Luke.

"Oh certo." Disse Anakin. "Tra un paio d'anni quando usciremo insieme, penseranno che siamo fratelli."

"Esagerato." Replicò Luke, alzando gli occhi al cielo.

"Sai cosa penso io?"

Luke emise un verso che Anakin interpretò come un no, mentre richiudeva gli occhi. "Penso che tu sia un ragazzo eccezionale e il migliore amico che si possa avere."

"Beh, anche tu." Borbottò Luke, mentre iniziava a riaddormentarsi.

Anakin gli diede un bacio sulla fronte e gli rimboccò le coperte prima di mettersi comodo con l'intenzione di rimanere al suo fianco fino al mattino.

***

"Vuoi tu, Luke Skywalker, giurare di assumerti il dovere di proteggere gli innocenti e mantenere la pace nella galassia mettere i bisogni del Nuovo Ordine prima dei tuoi desideri e attaccamenti personali?"

"Lo voglio."

Ahsoka Tano si alzò dalla sedia nell'atrio del Tempio mentre Luke si inginocchiò di fronte a lei. "Allora grazie al potere di cui mi ha investito la Forza, con il presente atto ti dichiarò Cavaliere Jedi del Nuovo Ordine Jedi."

La piccola folla di amici e compagni che si era radunata nell'atrio per assistere all'evento scoppiò in un coro di applausi. Luke riconobbe qualche viso famigliare. Oltre agli altri piccoli Jedi c'erano Leia e Han mano nella mano, Mara che intercetto il suo sguardo e gli sorrise, Melissa Darklighter e suo figlio Colin, Wedge Antilles, Lando e Chube.

Mentre cercava di respirare circondato dalla folla di compagni Jedi che si congratulavano con lui, due mani afferrarono Luke e lo trascinarono via in un corridoio laterale.

"Che cosa-?!" esclamò stupito, ma si tranquillizzò un poco quando si ritrovò faccia a faccia con suo padre.

"Sht. Vieni, andiamo." Ordinò Anakin prendendolo per mano e iniziando a trascinarlo lungo il corridoio.

"Dove? Gli altri sono tutti di là e-" incominciò a lamentarsi Luke, ma Anakin si voltò e gli lanciò un'occhiata di ammonizione e suo figlio richiuse la bocca.

"Lo vedrai." Rispose Anakin. "E ti piacerà." Aggiunse poi con un sorriso enigmatico, mirato dritto all'innato senso di curiosità di Luke.

Luke non potè evitare di chiedersi dove fossero diretti, mentre il senso di aspettativa lo invadeva. Suo padre li stava guidando attraverso i corridoio del tempio apparentemente verso la Camera del Consiglio. All'ultima curva però svoltò a sinistra e si fermò davanti a delle imponenti doppie porte decorate con ghirigori dorati. La Sala del Codice. Luke lanciò ad Anakin un'occhiata interrogativa, ma quest'ultimo si limitò di nuovo a sorridere e ad aprire la porta. Entrarono fianco a fianco nella maestosa sala rettangolare al cui centro, sopra un antico tavolo di mogano stava il Codice Jedi da poco modificato. Dal soffitto completamente in vetro trasparente, si poteva vedere l'azzurro cielo di Coruscant, mentre i raggi del soli rischiaravano le pareti nude dell'ambiente.

"E adesso?" chiese Luke sperando di non sembrare troppo impaziente. Dopotutto si era appena diplomato.

Anakin non rispose, ma si diresse invece verso un piccolo pannello di controllo. Schiacciando un paio di tasti azionò il meccanismo che fece scorrere una serie di pannelli sul soffitto, tagliando fuori la luce del sole e facendo sprofondare la stanza nell'oscurità.

"Ehm... cosa-?" ritentò Luke, ma fu di nuovo interrotto.

"Shht. Adesso guarda." Sussurrò Anakin, azionando un altro comando. Le luci di cristalli Kyber posizionate intorno al tavolo del Codice si accesero all'improvviso, riempiendo la stanza di una soffusa luce azzurrina. Ma la vera magia avvenne sulle parti. Nude e spoglie fino a pochi secondi prima, ora erano ricoperte di scritte, fatte con un particolare inchiostro bianco che riluceva nel buio. Guardando più attentamente Luke realizzò che erano iniziali. L'effetto d'insieme era tanto imponente che Luke dovette fare un deciso sforzo per evitare che la bocca gli spalancasse fino a terra. Spostò lo sguardo dalla pareti per incontrare quello sorridente di suo padre.

"Wow." Sussurrò. "Cos'è questo posto?" chiese con fare quasi reverenziale.

Il sorriso di Anakin aumentò mentre lo diresse verso la parete di sinistra ed iniziò a studiare le lettere come per cercarne qualcuna in particolare. "Secondo la tradizione, quando un giovane Padawan diventa ufficialmente un Cavaliere Jedi il suo maestro lo porta segretamente quaggiù dove lascia il segno del proprio passaggio su una parete." Spiegò Anakin.

Luke distolse gli occhi dal labirinto di inchiostro per alzare un sopracciglio un direzione di suo padre. "Lascia il segno?"

"Sì esatto." Rispose Anakin.

"Io lo definirei più vandalizzare." Puntualizzò Luke.

"Oh andiamo." Esclamò Anakin alzando gli occhi al cielo. "Ogni Cavaliere Jedi l'ha fatto. È un legge millenaria."

"Non ricordo di aver mai letto nulla di simile nel Codice." Ribattè Luke con una risatina.

Anakin allora gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle guardandolo dritto negli occhi. "Adesso tu devi fare una cosa." Disse con uno sguardo serio negli occhi azzurri, un copia perfetta di quelli di suo figlio. "Devi mettere per qualche minuto da parte i geni Naberrie e lasciare che gli Skywalker prendano il sopravvento."

Luke alzò gli occhi al cielo. "E io che pensavo che avresti detto qualcosa tipo, ora che sei cresciuto devi prenderti le tue responsabilità."

Anakin ridacchiò. "Dubito che mi sentirai mai dirti nulla del genere. Te ne prendi già più di quante dovresti di responsabilità. E poi mi farebbe sembrare suonare come Obi Wan."

Luke si unì alle risate mentre faceva scorrere un dito sulle parole.

"E poi guarda qui." Aggiunse Anakin fermandosi davanti ad un punto in particolare. "MW. Mace Windu. Se lo ha fatto anche lui non può essere nulla di così deplorevole."

Luke cercò di immaginarsi un giovane Mace che entrava lì con il suo maestro e scriveva le proprie iniziali con un sorriso ribelle sul viso, ma per qualche motivo trovò la cosa difficoltosa.

"Qui c'è QJ. Qui-Gon Jinn, il maestro di Obi Wan. Il Jedi che mi ha trovato e liberato dalla schiavitù su Tatooine." Continuò Anakin, indicando man mano punti delle pareti.

"Aylaa Secura, Luminara Onduli, Kit Fisto. Erano membri del Consiglio nella Vecchia Repubblica."

Luke notò un paio di iniziali che gli risultarono subito famigliari, e sentì il suo cuore mancare un battito. Suo padre però non dava segno di averle notate ed era passato oltre.

"Qua c'è Obi Wan e là in fondo Ahsoka." Disse, la voce appena meno sicura di qualche istante prima.

Luke fece scorrere di nuovo lo sguardo su tutta la sala, bevendone della sua vista.

"E' meravigliosa." Disse alla fine, in un sussurro.

Anakin si era fermato e lo osserva con un sorriso sulla faccia e l'orgoglio che spirava da tutti i pori.

Luke provò un'ondata di irrazionale timidezza sotto quello sguardo penetrante e spostò il peso del corpo da un piede all'altro.

"Allora... hai detto che ogni maestro porta qui il suo Padawan a lasciare il segno sulle pareti. Da quanto esattamente?" chiese tanto per fare qualcosa.

"Millenni." Rispose semplicemente Anakin, poi un altro pensiero lo bloccò. "Lo so che il tuo addestramento è stato seguito da Obi Wan e poi da Yoda, ma loro non sono più qui purtroppo, quindi ho pensato che... Ovvio c'è sempre Ahsoka, te la vado a chiamare se vuoi, non c'è prob- "

"Papà." Luke interruppe il suo discorso sconnesso e pronunciato tutto d'un fiato nell'ansia del momento, e lo fissò dritto negli occhi. "Non vorrei essere qui con nessun altro." Dichiarò, con una calma fermezza che non lasciava spazio a dubbi o incertezze, rivolgendo un dolce sorriso a suo padre.

Anakin fu travolto da un'ondata di orgoglio e felicità. Ricambiò il sorriso di Luke mentre avvertì chiaramente le lacrime che minacciavano di sgorgagli sulle guance. Le ricacciò indietro con forza, quelle poteva anche tenersele per la premiazione dell'Alleanza di quella sera e per il discorso di Luke.

Con un sospirò estrasse dalla tasca uno speciale pennarello e lo tese a suo figlio. "A te l'onore." Disse con voce rauca.

Luke lo prese e lo aprì con le mani che tremavano leggermente. Stava per entrare a far parte dell'Ordine. A far parte di questi eroi. Sperava solo di esserne all'altezza

"Dove?" chiese esitante guardandosi intorno. Non c'era nessuno spazio realmente sgombro, solo buchi tra le lettere.

Anakin scrollò le spalle. "Dove vuoi."

Luke fece di nuovo scorrere lo sguardo sulle pareti cercando di trovare in qualche modo un posto giusto, che sentisse realmente suo. Alla fine sospirò e sorrise tra sé. Sapeva già dov'era il suo posto. L'aveva sentito non appena aveva posato gli occhi su quelle iniziali poco prima.

Sotto lo sguardo commosso di suo padre, Luke alzò il braccio e scrisse le sue iniziali LS nel piccolo spazio libero di fianco alla A e alla S di Anakin Skywalker.

***

Il salone Alderaan del palazzo del Senato, era pieno di gente fino a scoppiare. Tutte le persone che avevano contribuito alla causa dell'Alleanza erano riunite in quel luogo. I flash dei fotografi e delle telecamere lo accecavano contribuendo a peggiorare la sgradevole sensazione che sentiva nello stomaco. Le persone si stavano accomodando ognuno al suo rispettivo posto. Luke vide Han e Leia prendere posto di fianco a Lando e agli altri membri del Consiglio, suo padre e Ahsoka sedersi di fianco a Rex, Anakin con un piccolo Oscar seduto sulle ginocchia. Luke fece un respiro profondo e si diresse verso il suo posto di fianco a Wedge. Non appena uscì dalla zona in ombra in cui si era nascosto almeno una dozzina di fotografi lo presero di mira. Luke fece di tutto per non imprecare. Raggiunto il suo obiettivo, una voce che ben conosceva lo chiamò da dietro.

"Ehi, contadino."

Luke si voltò di scatto ed si trovò davanti Mara Jade.

"Ehi." Rispose sorridendo, poi si piegò in avanti e le diede un rapido bacio sulle labbra.

"Stai bene?" chiese lei aggrottando le sopracciglia.

Luke fece un respiro tremante. "Sto per vomitare." Ammise sinceramente.

Mara fece di tutto per non scoppiare a ridere. "Si vede."

"Fantastico." Borbottò Luke, guardandosi attorno. La sala sembrava riempirsi ogni secondo di più. In quel momento sperava di poter davvero mettere da parte i geni Skywalker e lasciare i Naberrie prendere il sopravvento. Purtroppo quell'abilità non era ancora stata scoperta-

"Perché a me?" si chiese fra sé con voce angosciata.

"Perché te lo meriti." Rispose Mara con un sorriso.

"Non sapevo di aver fatto qualcosa di così brutto da meritarmi una cosa del genere." Esclamò Luke.

Mara scoppiò a ridere. "Intendevo in senso positivo." Si alzò in punta di piedi e avvicinò il naso a quello di lui.

"Cosa fai?" sussurrò Luke.

"Cosa pensi che stia facendo?" ribattè Mara con voce divertita.

"Domani saremo sulla prima pagina di ogni giornale." Obiettò Luke, conoscendo bene la riservatezza di lei.

Mara si limitò a sogghignare. "E allora?"

Luke si ritrovò a corto di parole, così eliminò la distanza tra le loro bocche dandole un bacio neanche troppo breve e neanche troppo casto.

"Membri dell'Alleanza, siete pregati di prendere posto." Annunciò la voce tonante del Generale Madine.

Luke e Mara si separarono e Luke sospirò. "Resta qua." Disse con voce quasi implorante.

"Come desidera, Maestro Jedi." Rispose Mara si sedette al suo fianco nella zona dedicata ai piloti, nonostante fosse vestita come un Jedi e lo prese per mano.

La cerimonia iniziò con un discorso introduttivo di Madine in cui ringraziava ogni ribelle per il lavoro svolto e la vittoria ottenuta due anni prima. Poi ci fu un ricordo di tutti i caduti tenuto dal Generale Dodonna e un ringraziamento speciale ai Mon Calamari dell'Ammiraglio Ackbar. Infine il discorso della neoeletta Cancelliera Mon Mothma. Il tempo parve volare per Luke con un po' troppa facilità. Si voltò ed incrociò lo sguardo di suo padre. Oscar si era addormentato con la testa sulla sua spalla, sfinito dopo una giornata di addestramento. Anakin fece l'occhiolino a Luke come un cenno di incoraggiamento.

"E ora, sono lieta di presentarvi uno dei migliori Comandanti dell'Alleanza. Questo ragazzo è arrivato da Tatooine quando aveva appena 19 anni e si distinto immensamente. È un ragazzo umile, un grande lavoratore, competitivo quando serve e oggi è appena diventato un Cavaliere Jedi a tutti gli effetti. Signore e signori, Luke Skywalker." Annunciò Mon Monthma.

Luke sentì la testa iniziare a girargli. Mara gli strinse un'ultima volta la mano in segno di incoraggiamento. Luke si alzò su gambe insolitamente tremante e si avvicinò al podio con il microfono.

***

"Non piangi, vero?" chiese Ahsoka, mentre Luke saliva sul palco.

"No. Manteniamo il contegno, così non ci perdiamo nulla." Rispose Anakin.

"Ti si appannano gli occhi." Disse Ahsoka.

"E non vedi più niente."

"Quindi non piangeremo."

"Non piangeremo." Convenne Anakin.

Ahsoka si sporse verso Rex. "Capito?"

"Cosa?" chiese l'anziano soldato.

"Niente lacrime." Ribattè Anakin.

"No, non piango." Rispose deciso Rex.

"Cancelliera Monthma, senatori, compagni di squadra, famiglie e amici, benvenuti. Questo giorno sembrava non dover arrivare mai." Un'ondata di risatine si levò dal pubblico.

"Abbiamo tutti combattuto, lavorato e sperato, dando il meglio di noi stessi, perché arrivasse il prima possibile, per il bene di tutta la nostra galassia. Adesso è arrivato, finalmente possiamo dire, grazie agli sforzi e agli enormi sacrifici di noi tutti, che siamo definitivamente usciti dalle tenebre in cui eravamo caduti durante i vent'anni di dominazione imperiale. La guerra ci ha distrutto fisicamente ed emotivamente, e il mio cuore è con tutti coloro che hanno perso una persona cara in questo conflitto, sia per mano dell'impero, sia per mano dei ribelli. Perché nonostante siamo su fronti diversi, parliamo lingue diverse, i nostri cuori battono nello stesso modo e ogni forma di vita è unica e preziosa, qualunque sia lo stemma che porta sulla divisa. L'Alleanza ribelle ha portato luce e speranza in ogni angolo della galassia, fondando le proprie fondamenta su solide basi fatte di fratellanza, comprensione, perdono e al di sopra di tutto amore, creando un sistema di cui sono molto orgoglioso di aver fatto parte. Spero che si continui in questa direzione per portare la nostra galassia a un periodo di pace e prosperità. Ora devo lasciare questa organizzazione che è stata la mia vita per quasi 4 anni e un po' mi dispiace perché lascerò gli amici che mi hanno ispirato, i comandanti che sono stati i miei mentori e tante persone che hanno formato la mia vita e quella dei compagni per sempre. Senza alcune di queste persone in particolare non sarei di certo qui dove sono ora, davanti a voi a cercare di non balbettare e di non rendermi ridicolo."

Altre risatine soffocate.

"A mia sorella Leia, che è fastidiosa e invadente, ma ha anche un cuore d'oro e una volontà di ferro. È sempre stata al mio fianco, pronta a sostenermi ed a sgridarmi e riportarmi sulla retta via quando l'ho persa di vista. È in assoluto la persona più forte che conosca e un'eterna fonte di ispirazione e coraggio. Lei non ha bisogno della Forza, lei è una forza della natura. Oltre che essere mia sorella è finita per diventare una delle mie più grandi amiche." Leia incrociò lo sguardo e sorrise con gli occhi lucidi.

"Ad Han Solo e Chewbecca, per essere la migliore coppia di amici, divertenti e anche un po' idioti qualche volta, che abbia mai conosciuto. Mi avete salvato la pelle talmente tante volte che ormai ho perso il conto, quindi non posso fare altro che dirvi un sincero grazie. Avete reso la mia vita leggera più sopportabile quando più ne avevo bisogno. E, Han, puoi anche smetterla di comportarti da arrogante, sappiamo tutti che dietro a tutto quel sarcasmo si nasconde un cuore tenero." Luke sorrise quando vide il viso vagamente scioccato di un commosso Han.

"E ora voglio ricordare anche coloro che purtroppo non sono più con noi fisicamente, ma che lo saranno per sempre nella meravigliosa immensità della Forza.

Ai maestri Jedi Obi Wan Kenobi e Yoda, per avere sopportato la mia testardaggine e le mie incessanti domande, deve essere stato davvero difficile. Mi hanno insegnato quasi tutto ciò che so sulla Forza, e grazie ai loro insegnamenti, ho potuto sopravvivere in molte difficili situazioni. Sono stati i migliori maestri che potessi chiedere e sarò loro per sempre grato.

Ai miei zii, Owen e Beru Lars, che mi hanno cresciuto e amato nei primi anni della mia vita e mi hanno insegnato cose più semplici, ma altrettanto importanti come l'onestà e gratitudine.

Alla mia mamma Padme Naberrie Skywalker, che nonostante sia mancata molto presto, mi ha lasciato una delle più preziose eredità: la consapevolezza che, anche nelle più buia delle situazioni e nella più malvagia delle persone, la luce non si spegne mai del tutto e il bene è presente in ogni cosa. So che veglierà per sempre su me e mia sorella e sarà sempre al nostro fianco."

Anakin fece un respiro profondo ed incrociò lo sguardo di Ahsoka che gli appoggiò una mano sul braccio.

"Ma la mia ispirazione e forza maggiore viene dal mio migliore amico, il meraviglioso uomo che mi ha dato il cognome, il colore degli occhi, il sangue che mi scorre nelle vene, oltre che l'amore per il volo e un'inguaribile dipendenza dal caffè: Anakin Skywalker."

"Oh." Commentò Ahsoka.

"Tieniti forte." Mormorò Anakin mordicchiandosi il labbro inferiore. Luke sembrava aver incatenato il suo sguardo, come se si stesse rivolgendo solo a lui.

"Mio padre non mi ha mai fatto pensare che non avrei potuto fare ciò che volevo o non diventare ciò che volevo essere. Ha riempito la mia vita di amore, divertimento, comprensione e sostegno, costantemente attento recuperare qualsiasi cosa possiamo aver perso negli anni passati e a darmi dei modelli di vita dal capitano Rex, al senatore Organa, fino ad Ahsoka Tano. Mi ha guidato, o come preferisce dire lui, ci siamo guidati a vicenda e presi cura l'uno dell'altro, per questi incredibili due anni. Non so se si è mai accorto che la persona alla quale più vorrei assomigliare è lui."

"Non piango." Assicurò Ahsoka. "O forse un pochino. Niente singhiozzi, è questo che si intende quando si dice non piangere."

Anakin aveva già le lacrime che gli rigavano le guance. Senza preoccuparsi di asciugarle si voltò verso Rex. "Rex anche tu?" chiese con stupore.

"E colpa vostra." Borbottò il capitano.

"Grazie papà, sei il mio punto di riferimento per tutto." La voce di Luke si spezzò sull'ultima parola.

"Ora si sta mettendo a piangere anche lui." Disse Ahsoka tra quelli che assomigliavano sospettosamente a singhiozzi. Anakin non riusciva a staccare gli occhi da suo figlio.

"Ora stiamo festeggiando e ricevendo i premi per la nostra vittoria, ma a volte non posso fare a meno di pensare a tutto l'orrore e la disperazione che ho visto e vissuto negli ultimi quattro anni, e ho quasi paura che questo, tutto questo, sia solo una felicità temporanea e che ormai la nostra galassia è perduta per sempre."

"Poi, però guardo mio padre e capisco una cosa importante: possiamo guarire se ci curiamo a vicenda."

"Buon giorno della vita a tutti."

Quella sera dopo una lunga e felice festa di compleanno al tempio Jedi, Luke salutò Han e Leia sulle scale del tempio e li osservò allontanarsi mano nella mano. Stava per rientrare per dirigersi all'hangar a prendere il suo speeder, quando suo padre fermo ai piedi dello scalone gli fece segno di raggiungerlo.

Curioso Luke gli si avvicinò ed Anakin gli mise un braccio intorno alle spalle. "Non sembra più enorme." Disse con lo sguardo rivolto al Tempio.

Luke osservò la struttura che aveva imparato ad amare e a considerare una seconda casa negli ultimi due anni. Con fatica l'Ordine stava per tornare, se non all'antico splendore, ma ad un livello di importanza e prestigio molto elevati. Ma Luke riusciva a vederlo per quello che era davvero, un luogo di pace, amore e fratellanza in cui ognuno poteva trovare il suo posto.

"No," convenne con un sorriso. "Non lo sembra più."

The end


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