BRANCOLARE NEL BUIO
Lo squillò del comunicatore di Anakin riscosse entrambi i Jedi dai loro pensieri. Anakin accettò la chiamata in arrivo e un'immagine di Padmè apparve davanti a lui.
"Anakin? Come sta Luke?" chiese Padmè, senza perdere tempo in convenevoli.
"Meglio. La ferita sta guarendo e tra un paio di giorni potrà uscire da qui a patto che ci vada piano. Ora sta dormendo" Rispose.
Il sollievo apparve evidente sulla faccia di Padmè. "Non so perché, ma non ce lo vedo proprio ad andarci piano." Disse con un lieve sorriso.
"Nemmeno io. Chissà da chi avrà preso." Commentò Anakin con un sorriso sghembo.
"Certamente non da sua madre." Puntualizzò Padmè e Anakin sbuffò piano.
"Ci sono novità riguardo a Leia?" chiese Anakin, tornando serio.
Lo sguardo si Padmè si indurì. "Abbiamo rintracciato la nave che l'ha rapita. Appartiene ad un cacciatore di taglie ed è diretta a Coruscant. Deve lavorare per l'impero."
Anakin sospirò. "C'è qualcosa che non quadra. Che motivo avrebbe l'impero di rapirla? Ci sta sfuggendo qualcosa." Aveva la sensazione di essersi perso qualche pezzo, anche se non riusciva ancora a capire cosa di preciso.
Padmè aggrottò la fronte. "Se non l'impero, allora chi?"
Anakin sospirò di nuovo. "Vorrei saperlo anch'io."
"Anakin, ti ho chiamato anche per dirti che sei richiesto qua. C'è un problema." Aggiunse Padmè.
"Un altro?" chiese Anakin frustrato.
"Capirai quando lo vedrai. Vieni al centro di detenzione il prima possibile."
"Cosa state-" cominciò Anakin confuso, cosa diavolo ci faceva Padmè al centro di detenzione?
"Vieni e basta." Tagliò corto Padmè.
Anakin annuì e chiuse la chiamata.
Fece per alzarsi quando una voce si levò dalla sedia nell'angolo. "Cosa farò adesso?"
Obi Wan, che non aveva aperto bocca per tutto il tempo, scelse proprio quel momento per andare nel panico. "Lui mi odia, ed è ragionevole, ho infranto le regole... l'ordine... ma perché non me l'ha detto?! Avrei lascito i Jedi, io... ora cosa faccio, cosa faccio?!"
Anakin marciò attraverso la stanza e gli appoggiò le mani sulle spalle. "Glielo devi dire."
"Ma se mi odia..." cominciò Obi Wan con voce persa. Anakin non avrebbe mai pensato che avrebbe visto il suo stoico maestro in completa balia delle sue emozioni contrasti, ma evidentemente la vita trovava sempre il modo di stupirlo. Magari entro la fine della giornata avrebbe visto anche un asino volare e Mace Windu fare una battuta.
"Merita di sapere la verità." Disse fermamente Anakin.
Obi Wan scosse la testa e fece un passo indietro, dandogli le spalle. "Non posso farlo, Anakin."
"Perché no? Non è che eri un Signore dei Sith o cosa." Replicò Anakin, con voce contrita.
"Tu non capisci, io.."
"No, Obi Wan, io capisco benissimo. Hai forse dimenticato tutto quello che ho fatto? Ci sono giorni in cui quasi non riesco a guardare in faccia mia figlia. Le vedo la delusione scritta in faccia. Affrontare Leia e la sua rabbia..." Anakin si interruppe e sbuffò, Obi Wan si voltò lentamente a guardarlo. "Tu hai paura, Obi Wan. Ed è normale. Ma non puoi farti controllare. Comportati dal Jedi che sei, e vai a parlargli."
"Anakin, io ho sempre vissuto al tempio, non so niente di queste cose. Non so come farlo con tatto, non so cosa si aspetta di trovare." Continuò Obi Wan.
"Sii te stesso e basta." Replicò Anakin.
Obi Wan abbassò lo sguardo e non disse niente. "Non puoi..." disse tentennante.
Anakin lo guardò con uno sguardo interrogativo.
"Non potresti farmi il grandissimo favore di dirglielo tu." Chiese alla fine Obi Wan, dopo un attimo di esitazione, con una voce che sfiorava l'implorante.
Ci vollero parecchi secondi prima che Anakin metabolizzasse la domanda. Quando finalmente connesse l'informazione nel cervello disse, "Oh, no. Non lo rifarò un'altra volta." Puntando un dito dritto al suo maestro, un'abitudine che gli era rimasta dai tempi di Darth Fener.
Obi Wan non replicò.
Anakin sbuffò sonoramente. "Devo davvero andare al centro di detenzione adesso." Disse, poi si avvicinò al letto, dove Luke giaceva addormentato seppellito sotto una montagna di coperte. Gli scostò i capelli dagli occhi e gli diede un bacio sulla fronte. Obi Wan restò a guardarlo con uno sguardo a metà fra lo spiritato e l'addolorato.
Anakin alzò gli occhi sentendosi osservato e sorrise dolcemente. "E' una bella cosa." Disse spostando lo sguardo su suo figlio.
Poi senza dire altro uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle e lasciando Obi Wan solo con i suoi pensieri.
***
Il centro di detenzione si trovava nella zona più bassa dell'nave dell'Alleanza. Era costituito da un lungo corridoio con decine di piccole celle ai lati, anche se raramente erano mai state usate. Anakin fu dirottato ad una piccola stanzetta laterale. Una volta entrato vide seduti ad un tavolo rettangolare Yoda e Windu, immersi in quella che sembrava una profonda meditazione e Anakin si chiese brevemente quante ore della loro vita avessero mai sprecato a meditare, invece che ad agire. La sua attenzione tuttavia fu catturata dalle due donne. Mon Monthma stava davanti ad una parete in vetro che permetteva la visione dell'interno della cella adiacente. Accanto a lei sua moglie Padmè Amidala si passava nervosamente le mani tra i capelli lanciando occhiate alternata tra la parete in vetro e la sua ex collega. Non serviva un Jedi per capire che l'atmosfera della stanza era più densa della nebbia di Cato Neimodia. Non appena Anakin entrò Padmè e si voltò e gli rivolse un breve sorriso.
"Che succede?" chiese Anakin, avvicinandosi alle due donne.
"Questo succede." Disse Padmè e gli indicò il vetro.
Anakin guardò nell'altra cella e gli si fermò il respiro nel petto. Seduto sulla panca, con una vecchia palandrana addosso e uno sguardo spiritato stava il re Sylas di Tarantè.
***
Il primo senso che le ritornò fu l'olfatto. Il suo naso fu investito da una violenta puzza di marcio misto a qualcosa che sembrava cadavere in putrefazione che al momento non voleva indagare oltre. Mentre riprendeva lentamente i sensi e si tirava a sedere, fu invasa anche dal dolore. Aveva la sensazione che ogni singolo muscolo del proprio corpo le facesse male e fosse indolenzito, anche se non sapeva se dipendesse dall'aver dormito su una superficie dura o da qualunque cosa le avesse iniettato che l'aveva rapita. Immediatamente all'erta, Leia si stropicciò gli occhi e mise a fuoco le pareti di pietra di una piccola stanza. Sembravo ricoperte da degli strani affreschi, ma la sua mente ancora un filo annebbiata non riusciva a dare delle forme precise alle immagini che vedeva. Con una smorfia cerco di alzarsi in piedi dalla panca in legno su cui era sdraiata e se ne pentì immediatamente. La stanza prese a vorticarle intorno mentre un forte senso di nausea l'assaliva. Si lasciò immediatamente ricadere sulla panca, chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi per riprendere il controllo di sé stessa.
"Finalmente la bella addormentata è tornata tra noi." La voce metallica arrivò dalla una piccola apertura nella porta scorrevole. Lo sguardò di Leia scattò verso di lei e vide dietro al vetro divisorio, un'armatura verde che purtroppo conosceva bene. Strinse i denti mentre un fiume di rabbia la investiva.
"Tu!" sputò. "Non avevi fatto da cena al Sarlacc?"
Boba Fett se ne uscì con una risatina soffocata. "Sono poco digeribile."
Leia strinse gli occhi e raddrizzò le spalle. "Questa volta non la farai franca. Il tempo dei tuoi giochetti è finito, pagherai per tutto quello che hai fatto ad Han."
Di nuovo, un'altra risatina. "Disse quella chiusa in una cella. Non sei nella posizione di fare minacce, principessa."
"Non hai idea di con chi hai a che fare." Disse Leia con sicurezza, mentre la sua mente tornava ai suoi amici più cari, a suo fratello Luke, a Lando, a Chube, a Mon Monthma, a suo madre e ai tre Jedi e forse anche ad Han. Perfino a suo padre e alla sua espressione disperata con cui la guardava allontanarsi impotente. Un istinto primitivo le diceva che sarebbe tornato per lei, che avrebbe ribaltato stelle e pianeti pur di raggiungerla e quella improvvisa consapevolezza le diede una sensazione di calore e speranza.
"Lo vedremo." Disse il cacciatore di taglie ridacchiando e allontanandosi lungo il corridoio fuori dalla sua visuale. "Lo vedremo."
Frustrata Leia si tirò le ginocchia al petto e se le abbracciò. Nonostante tutto sentiva che c'era qualcosa di molto sbagliato in quel posto, qualunque esso fosse, come una specie di corrente fredda. Sebbene non ci fossero finestre un vento gelido sibilava in ogni angolo. Leia credette quasi di sentirvi delle urla lontane, come il ricordo terribile delle grida di morte di molte persone. Rabbrividì e si strinse nella sua giacca scura.
"Ho un gran brutto presentimento." Borbottò tra sé.
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