A PICCOLI PASSI

L'aria di Tarantè aveva qualcosa di diverso. Un che di esotico e speziato, non precisamente sgradevole, ma comunque estraneo e poco familiare per Luke. Camminava al fianco di suo padre, dietro alla delegazione di politici di cui Leia aveva già preso il controllo discutendo sommessamente con il governatore del sistema. Non riusciva a sentire quello che stavano dicendo, ma a giudicare dalle espressioni non era nulla di buono. Un brivido di freddo gli si infilò su per la spina dorsale e si immobilizzò, raggelato perché aveva ormai imparato ad associare quella sensazione al lato oscuro. Mara, che stava camminando subito dietro di lui, si scontrò con lui e chissà come uno dei suoi stivali si infilò in mezzo alle sue gambe, facendogli perdere l'equilibrio. Franarono entrambi a terra, Luke con la schiena incollata al terreno e il campo visivo oscurato da una massa di capelli rossi.

"Non uccidermi." Mormorò con il fiato corto.

"Stai mettendo a dura prova la mia pazienza, Skywalker!" replicò Mara con tono irritato, ma senza spostarsi. "Voi Jedi non dovreste avere tutti riflessi finissimi e cose del genere? Dove diavolo sono finiti i tuoi? Mi avevano detto che eri bravo."

"Vorrei saperlo anch'io." Borbottò Luke, vagamente imbarazzato. A quanto pareva, ogni volta che si trovava vicino a lei i suoi riflessi da Jedi andavano a farsi benedire. Una parte della sua mente tornò a un certa tartina al salmone e panna e non si accorse che gli altri erano già andati avanti. Mara lo notò e si tirò su a sedere, lontano da lui. Luke avvertì d'un tratto freddo, ma non seppe dire se si trattasse di nuovo di quell'inquietante brivido oscuro di poco prima o solo dalla lontananza dal calore di lei. La sua faccia si contrasse in un'espressione preoccupata e stava per alzarsi anche lui quando sentì una mano fredda che gli passava tra i capelli. Spalancò gli occhi e guardò interrogativo Mara che lo fissava. Lei arrossì.

"Avevi... delle foglie tra i capelli." Disse, esitante.

Luke sorrise poi si alzò e lo offrì la mano. Lei la fissò poi si tirò a sedere da sola.

"Non ho bisogno del tuo aiuto." Ribatté, d'improvviso acida.

"Non c'è di che." Le rispose Luke.

"Che c'è? Pensavi fossi una di quelle principessine che appena cadono chiamano piangendo il principe azzurro? Io non sono così. Io ero la mano dell'imperatore, un'assassina. E solo perché adesso sia passata dall'altro lato per vendetta non vuol dire che mi sia rimbecillita completamente e sia pronta a immolare me stessa per valori astratti senza capo né coda!"

L'invettiva colse di sorpresa Luke.

"Io non ho mai pensato né detto niente del genere. Era solo un modo per essere gentile, tutto qui. È una cosa normale." Replicò poi, cercando di mantenere il tono pacato perché temeva che, se si fosse scaldata troppo, l'avrebbe ucciso davvero. Stava giocando con il fuoco e ne era consapevole, tuttavia la sua curiosità, e forse anche qualcos'altro che non era disposto ad ammettere, gli impedivano di lasciare perdere.

"Beh se avessi vissuto amata e coccolata come te forse l'avrei saputo!" sbottò Mara.

Luke la guardò con la sorpresa dipinta in faccia.

"Amato e cocc... cosa? Ho sempre vissuto su quella palla di polvere di Tatooine con i miei zii, senza mai sapere chi fossero i miei genitori, e nemmeno chi fossi io, veramente, bloccato a fare il contadino di una fattoria di cui non me ne importava niente. Non era propriamente uno spasso."

Fu la volta di Mara di essere sorpresa. "Oh... non lo sapevo... mi... mi dispiace..." lo disse con un certo sforzo e con gli occhi alle scarpe, ma lo disse.

"Non fa niente. Non sarà un gran divertimento, ma i miei zii mi volevano bene." Disse lui, alzando le spalle e con gli occhi persi in ricordi lontani.

"Ma... Anakin non è tuo padre?" chiese dopo un po' Mara, esitante.

"Sì. È una lunga storia. Per fartela breve, hai presente Darth Vader?"

"Quel cretino egocentrico che sembrasse sapesse tutto solo lui e avesse i suoi problemi solo lui, sempre incavolato con il mondo, e parecchio stronzo, se posso dirlo, al servizio dell'imperatore?" Domandò lei, alzando un sopracciglio.

Luke la fissò per un secondo, poi scoppiò a ridere.

"Che c'è da ridere?" replicò lei risentita.

"Sai chi era prima di essere la bella persona che hai detto?" disse Luke dopo aver recuperato la compostezza necessaria a formulare una frase di senso compiuto.

Mara lo fissò, la comprensione che iniziò dipingersele in faccia.

"No..." mormorò poi.

"Eh si." Annuì Luke.

"Ho appena insultato tuo padre."

"Vero. Ma non ti preoccupare, anch'io penso fosse un discreto stronzo." Luke sorrise.

"Non posso crederci che siano la stessa persona." Disse lei attonita.

"è difficile crederlo, lo so. È stato per molto tempo un individuo non troppo piacevole, come hai detto tu, ma alla fine mi ha salvato. Non ha permesso che mi uccidesse, e è tornato a essere Anakin Skywalker, mio padre e non un burattino nella mani di Palpatine." Spiegò Luke, l'ironia di poco prima sparita.

Mara si immobilizzò, comprendendo finalmente la verità.

"Tutto okay?" chiese lui, riscossosi dai propri ricordi e notando la sua espressione turbata.

Lei rimase in silenzio per un lunghissimo istante poi disse, la voce bassissima.

"Ecco perché voleva che lo facessi."

"Facessi cosa?" Luke era confuso.

"Ucciderti. Era una vendetta contro tuo padre."

"Non avrebbe dovuto ordinarti di uccidere lui direttamente allora?" chiese Luke.

Mara scosse il capo.

"Ho visto come guarda te e tua sorella. Vi vuole bene. Tanto. Ha negli occhi uno sguardo costantemente intriso di amore quando si posano su di voi. Di quel tipo di amore che lo spingerebbe a prendersi un colpo di blaster al posto vostro. Preferirebbe morire piuttosto che vedervi soffrire. Ed è per questo che mi ha ordinato di uccidere te, Luke. La tua morte lo distruggerebbe più di qualsiasi altra cosa possano fargli."

Luke era talmente tanto senza parole, che quasi non notò il passaggio dal cognome al nome. Cercò la voce per dire qualcosa, ma non ci riuscì.

"E, Luke, credo di dovertelo dire. Era orgoglioso di te." aggiunse lei.

"Lo so. Riesco a vederlo che lo è." Disse Luke, ritrovata la forza di parlare.

"No, Luke, intendevo, prima."

Luke trattenne il respiro.

"A quel tempo non ne comprendevo il motivo, ma era evidente a chiunque prestasse attenzione ai particolari. Era molto orgoglioso di te." concluse Mara, sorridendogli.

Luke sentì che gli occhi minacciavano di riempirsi di lacrime.

"Grazie." Mormorò.

"Non c'è di che, contadino." Rispose lei, con un ghigno.

Luke alzò gli occhi al cielo.

"Si okay, facevo il contadino. Ti concedo altri dieci secondi di prese in giro, poi non ne riparleremo mai più.

"Ti piacerebbe." Ribatté lei. "Sarà meglio raggiungere gli altri." E si avviò lungo la strada sterrata.

E Luke la seguì, con la sensazione di aver iniziato ad abbattere la fortezza di muri attorno a Mara Jade.

scusate il ritardo, ma non sono stata bene. il capitolo lungo e denso ho deciso di rimandarlo, per adesso vi lascio questo piccolo pezzettino di SkyJade (nome inventati al momento). spero vi piaccia.

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