Scintille


Raggiungo la redazione che è già tardi e molti in ufficio sono andati via, ma fortunatamente Robert, da bravo redattore, è sempre il primo ad arrivare e l'ultimo a lasciare la sede per cui lo trovo intento a sfogliare un giornale. È un uomo di mezza età e con un bagaglio di esperienze notevole. Ho sempre provato ammirazione nei suoi confronti e gli devo molto. È concentrato nella lettura e sembra non notarmi neppure: ha la fronte corrugata, una mano incastrata nella barba per massaggiarsi la pelle distrattamente e gli occhiali abbassati fin quasi sulla punta del naso. Mi fermo sulla porta in attesa di essere ricevuta, ma alla fine sono costretta a bussare per portare su di me la sua attenzione.

«Oh Amanda, entra pure» mi dice affabile.

Robert chiude il giornale, sostituendolo con una tazza di caffè.

«Ti ho disturbato forse?»

«No tranquilla, stavo per chiudere.» commenta disinvolto «dimmi tutto.»

Mi sorprendo della sua disattenzione, mi sarei aspettata che affrontasse lui l'argomento. Ho consegnato l'articolo da diversi giorni e non aver ricevuto neanche un parere mi ha colpito, ma ho evitato di dare peso alla cosa, essendo io una ragazza alle prime armi. Ma ora che sono qui, davanti a lui, mi aspetterei un minimo di attenzione in più. Sono mesi che collaboro con il Daily, il più delle volte a mie spese.

«Sono passata per sapere se hai letto il mio articolo» dico con tono pacato.

Trattengo quel nodo che si sta stringendo alla base della mia gola e che mi spingerebbe a ben altra reazione, ma Maggie mi dice sempre che devo gestire le emozioni se voglio progredire nel lavoro, per cui penso al mio articolo e mi attengo al ruolo dimesso che tutti si aspettano.

«Ah certo» ammette Robert.

Un attimo dopo inizia a cercare sul computer, immagino proprio il file che gli ho mandato.

«Ho dato uno sguardo Amanda.» prosegue «la tua scrittura è sempre limpida e decisa, ma questo già lo sai.»

Ma mi piace sentirmelo dire..

«Sei senz'altro destinata a fare questo lavoro e le tematiche che affronti sono accattivanti» aggiunge convinto «ma come sai questo giornale ha aspirazioni diverse.»

Aspirazioni.. diverse..

«A che ti riferisci Robert?» chiedo confusa ma anche più dura di quanto dovrei. Al diavolo la gestione delle emozioni Maggie!

Lui sembra accorgersi del mio repentino cambio di atteggiamento, mi conosce abbastanza da sapere che non mi basterà un semplice no.

«Il Daily trasmette le notizie del giorno, non storie che fanno riflettere.» Si prende una pausa «puntiamo a un pubblico giovane e disinvolto. Questo articolo non è in linea con il nostro giornale.»

Rimango in assoluto silenzio. Avrei talmente tanto da dire che non riesco a darmi delle priorità, ma sentirmi dire che la mia 'storia' non è adatta mi innervosisce molto.

«Potresti pensare di pubblicare qualcosa di diverso» propongo «per allargarti anche ad un pubblico più consapevole.»

«No.»

Robert è ora più categorico e quasi non lo riconosco. È sempre stato aperto al dialogo e anche alla novità. Ora vedo che si prende del tempo e riflette su cosa vuole dirmi, sa che non mi accontenterò facilmente, sa che voglio un motivo per restare o per andarmene. Non ci sarà una opzione diversa da queste.

«Quando ho avviato questo giornale, avevo un'idea chiara in testa. Volevo qualcosa che fosse diretto, veloce e semplice, di facile lettura» mi spiega sincero «ho sempre pensato ai miei lettori come persone che scorrono le notizie rapidamente mentre prendono la metro o bevono il caffè dal cartone in un ascensore» rimane in silenzio «per quanto io possa apprezzare la tua scrittura e anche questo articolo, non intendo snaturare la mia idea» ammette infine.

L'onestà con cui mi parla mi disarma del tutto. Non posso protestare e stranamente non intendo farlo perché ammiro la sua coerenza. Posso non condividere con lui la scelta di produrre un giornale così disimpegnato, ma ognuno ha le proprie ambizioni e forse Robert vuole proprio questo ed è appagato da ciò che ha ottenuto. Chi sono io per cambiare le cose o per provocare una sua reazione? Ci conosciamo da tempo e credo che nutra per me una certa stima, ma resto di fatto una pseudo giornalista che ancora è nel pieno della sua gavetta. Al fronte di questa considerazione, capisco di non avere altra scelta. Mi alzo dalla sedia dove mi ero lasciata cadere poco prima con una consapevolezza nuova, in parte rassegnata, ma anche con una certa fierezza. Robert è un uomo coerente, ma io lo sono almeno quanto lui.

«Rispetto la tua scelta e so che comprenderai la mia.»

Non serve che io dica altro perché Robert annuisce. Sa che non resterò ancora al Daily.

«Ho imparato molto in questi mesi» ammetto «e non ti ringrazierò mai abbastanza per aver firmato la lettera di presentazione al master.»

«Ma dai Amanda era il minimo.. »

«No» lo fermo «non c'è nulla di scontato in questo mestiere, me lo hai insegnato anche te. »

Annuisce.

«Ti ringrazio di tutto. È arrivato il momento di separarci» allungo la mano per stringergliela.

Robert la afferra deciso. La sua presa è solida e calda. Mi accarezza la pelle dolcemente, rivelando un affetto inaspettato.

«Ti aspettano grandi traguardi Amanda. Resta sempre coerente con te stessa e non sbaglierai.»

Ci dividiamo poco dopo. Impiegherò del tempo a incassare il colpo. Non mi aspettavo che avrei chiuso con il Daily e non credevo che avrei difeso il mio lavoro a tal punto. Ma io sono così, determinata e cocciuta. Credo nel mio articolo e anche nella scelta che ho preso, di scrivere qualcosa per far riflettere davvero, per raccontare vite, fatti o condizioni che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, ma che spesso non vediamo o, peggio, fingiamo che non ci siano. Se avrò mai il potere di dare voce alle mie idee attraverso la carta stampata, voglio che sia per qualcosa di costruttivo, che abbia un fine preciso. Rientro a casa con il cuore piccolo e la testa piena di pensieri. Al di là della delusione, sono consapevole di aver perso anche una fonte di guadagno, molto intermittente, ma lo era. Dovrò rimboccarmi le maniche e trovare qualcosa.

Trascorro la serata a guardare siti web su giornali online. Potrei tentare così, ma alla fine mi domando se è davvero ciò che desidero. Insomma ho chiuso con Robert per fare un salto di qualità e onestamente le testate che sto vedendo da circa due ore non sono l'inizio di qualcosa di nuovo, ma solo una minestra riscaldata.

Mi lascio andare sul letto, sperando che la notte porti consiglio. Il mio sonno però è confuso e per niente riposante, quando la sveglia suona, mi sento più stanca del giorno prima. Eppure mi attende una giornata faticosa.

Arrivo al campus stranamente in anticipo e mi infilo nel bar sognando già il sapore del caffè in bocca. Mi accosto al bancone, finché non mi sento chiamare da Maggie. La cerco un po' a fatica, ma poi la trovo seduta in compagnia di altri colleghi. Fra loro mi stupisco nel vedere Kathy e purtroppo Ethan.

Prendo posto accanto a Maggie.

«Ehi ti vedo stanca» mi dice preoccupata.

Bevo un sorso di caffè e mi godo l'aroma speziato che mi resta sulle labbra. «Tranquilla» rispondo riflessiva «nulla di cui preoccuparsi.»

«Ieri non ti ho più vista» ammette seria.

«Sono passata al Daily, avevo bisogno di parlare con Robert» spiego calma «abbiamo idee e posizioni diverse, sapevo che era questione di tempo.»

Maggie rimane a bocca aperta. «Avete litigato?» chiede ad voce alta.

Mi sento osservata da tutti, compreso Ethan che alza lo sguardo su di me. Sembra attento, come un felino che attende di attaccare la sua preda. Evito i suoi occhi che sembrano bruciarmi addosso.

«Ho lasciato il giornale» concludo senza mezze misure.

«Ma sei matta!» esclama sorpresa «e l'articolo?»

«Troverò una nuova testata.»

«E per il lavoro?»

Sbuffo. In realtà è proprio quello che mi preoccupa.

«Non lo so. Ma vorrei qualcosa di concreto oltre che di livello» lo dico credendoci poco «e se devo fare ancora la volontaria dev'essere per una testata importante.»

Maggie annuisce dispiaciuta. Comprende il mio rammarico e forse non vuole metterci il carico, ma sono convinta che non è del mio stesso avviso.

Solo a quel punto si inserisce Kathy nella discussione. «Credi che non sarà possibile proseguire con la collaborazione?»

«Al momento è difficile» ammetto «mi serve prima un giornale che accetti l'articolo, a meno che non apro qualcosa di mio» aggiungo fra me e me sospirando.

«Pretenzioso» commenta Ethan addentando una ciambella glassata.

Mi volto verso di lui, stupita dalla sua presa di posizione non richiesta. Oltretutto non abbiamo mai scambiato una parola in questi anni e mi chiedo se abbia un senso farlo ora, soprattutto su una questione per me delicata. Lo osservo: è tentacolare. Percepisco quella sensazione di ombre e fulmini che emanava anche qualche giorno prima e che forse ha sempre portato con sé negli anni del college. È come se ci fosse qualcosa di misterioso in lui, qualcosa che può ferire ed è pronto ad attaccare da sempre. Quando ero al college non mi ero mai soffermata a guardare il suo mondo, ma osservavo ciò che proiettava sugli altri. Mordace, arrogante e sempre litigioso. Ma cosa nascondeva? Ethan è ombra e tormento, mai come in questo momento riesco a sentirlo. Eppure, pensando al commento aspro che mi ha appena rivolto, decido di scacciare questo pensiero e di non dargli alcuna importanza.

«Dai Eth» sussurra Kathy posando la mano su quella di lui.

Mi colpisce la sua dolcezza, lei fa crescere rose dove ci sono rovi. Ma temo che sull'aridità di Ethan non ci sia spazio per una tale meraviglia.

Lui neanche le risponde, concentrato solo su quella ciambella. Un pò di glassa gli resta ai margini del labbro inferiore e mi perdo nell'osservare il movimento della sua la lingua che improvvisamente lecca via quello zucchero. Ethan alza gli occhi e li punta nei miei mentre quasi a rallentatore la passa sulle labbra, inumidendole, facendomi così abbassare gli occhi per l'imbarazzo.

«Credo che adesso sei solo molto dispiaciuta» aggiunge Kathy riportandomi nella realtà «una battuta d'arresto è sempre un colpo difficile però non è detto che non ci sia di meglio.»

«È quello che sostengo anche io» si inserisce Maggie. Poi mi guarda e mi prende la mano. «Forse era giusto così. Sei sprecata al Daily.»

Maggie me lo dice con una lucidità e una convinzione che mi fanno tremare sulla sedia. Ho sempre saputo che mi ammira per il carattere determinato, per l'impegno che metto in ciò in cui credo e per la capacità di cogliere sempre l'attimo. Ma non ho mai pensato che potesse apprezzare i miei lavori, la mia scrittura. Forse questo è stato il mio errore fino ad ora. Ho concesso tanto a tutti, mostrando tutta la mia tenacia, ma molti mi hanno solo fatto complimenti per la testardaggine, quando forse è arrivato il momento di pretendere qualcosa di più per i miei articoli. Li ho spesso regalati pur di farli pubblicare, ma è la cosa giusta? Forse lasciare il Daily è davvero l'occasione di un riscatto.

«Grazie ragazze» rispondo sincera «la vostra dolcezza è un toccasana.»

«Non ti ci abituare» ridacchia Maggie.

«Oh quando vuoi» risponde al contrario Kathy.

Sono opposte da qualsiasi punto le guardo, eppure le trovo perfette entrambe per me. Sorrido e capisco che venire qui al campus è stata la scelta migliore. Condividere questo cambiamento con altri mi sprona a trovare la giusta carica per rimettermi subito in moto e non lasciarmi tirare giù dai cattivi pensieri.

Ed è esattamente così che va.

La giornata mi scorre fra le mani velocissima e riesco a seguire le lezioni con rinnovato interesse. Mi faccio forza e mi avvicino alla cattedra del professor Jackson per presentarmi, ma anche per rivolgergli alcune domande sul corso. Mostro il mio interesse per la materia e così lui mi invita a partecipare a delle attività che organizza fuori orario. Mi propone una prova così da valutare se può essere davvero la giusta direzione per me. Esco dal campus corroborata da nuove energie positive. Se c'è una cosa per cui devo ringraziare mia madre è di non perdere tempo buttandomi giù, appena si cade, ci si deve rialzare per ripartire più convinti e combattivi di prima. Fortunatamente riesco a mettere facilmente in pratica questo insegnamento di vita.

Scendo sotto la metro e salto al volo sul vagone. C'è stato più caldo del previsto, ormai l'inverno è alle porte, eppure il sole non sembra voler cedere il passo alle piogge. Vedo in lontananza Kathy e decido di avvicinarmi per ringraziarla della gentilezza che ha mostrato nei miei confronti. Purtroppo però è affiancata da Ethan per cui cerco di volatilizzarmi nel nulla, fingendomi distratta e sulle nuvole. Ma questa tattica non funziona e un momento dopo mi ritrovo vicino a lei a parlare.

«Ti vedo più serena» mi dice contenta.

Ha sempre una ingenuità nei modi che mi lascia senza parole. Kathy è una ragazza molto spontanea e credo di aver conosciuto poche persone così disinteressate e pure.

«Sì mi concentro sugli aspetti positivi» ammetto.

«Sei una ragazza forte» aggiunge sorridendomi «ma l'ho sempre notato.»

«Grazie» rispondo sincera.

«Resilienza.»

Una voce profonda e sicura. Ethan è un ottimo ascoltatore, sembra sempre assorto nei suoi pensieri quando invece non perde mai il filo di una conversazione. Ho la sensazione che voglia avere delle entrate a effetto nelle vite degli altri, ma non capisce che con me questo gioco non funziona.

«Come?» chiede Kathy curiosa.

«Si chiama resilienza, la capacità di vedere con ottimismo la realtà anche al fronte di situazioni difficili» spiega «è una competenza utile per la vita.»

Resto in silenzio. Non so bene come rispondere e ammetto che essere resiliente non mi dispiace. Sembra quasi un complimento in effetti.

«Ah capisco» risponde Kathy «sei sempre complicato Eth, basterebbe dire che Amanda è una ragazza ottimista.»

Ethan non le risponde neanche, ma le accarezza una mano, il che è già qualcosa. Li lascio confabulare fra loro e mi perdo un po' osservando i volti delle altre persone. È un orario di punta, i vagoni sono pieni e la gente sta rientrando a casa: noto molti occhi stanchi, altri più pensierosi.

«Io scendo Amanda» mi sussurra Kathy riportandomi alla realtà.

«Alla prossima» rispondo sorridendo.

Lei mi fa un cenno con la mano da fuori il vagone e recepisco un 'ciao' leggendole il labiale. Un attimo dopo la metro riparte e osservo Kathy allontanarsi fino a scomparire dalla mia vista. Capisco a quel punto di essere sola con Ethan e la cosa non mi rende molto felice. Evito quindi di guardarlo e neanche lui sembra interessato a una conversazione con me, preferendo la compagnia del cellulare. Almeno su questo ci troviamo d'accordo.

La metro fa una frenata inattesa e io volo in avanti, perdendo la presa dal poggia mano. In un attimo mi ritrovo a contatto con Ethan: la mia testa è contro il suo petto e percepisco il suo mento sfiorarmi. Non avevo notato la sua altezza, ne percepito l'odore di liquirizia che emana. Accade tutto in un frangente velocissimo, eppure mi sembra di rimanergli addosso per molto più tempo e quel tremito che provo sfiorando appena il suo corpo sono certa che mi rimarrà dentro per giorni.

Mi allontano bruscamente da lui che appare al contrario impassibile. Lo fisso negli occhi, turchesi, pieni di cose non dette, e percepisco solo gelo.

«Scusa» mi affretto a dire, tenendomi più stretta al palo della metro.

Ethan mi fissa e compare un sorriso sghembo sul suo volto maledetto. «È interessante» commenta con un piglio divertito.

«Cosa?»

«Serviva la frenata di una metro per farti parlare con me» sostiene algido.

Resto sorpresa dalla sua affermazione. «Perché avrei dovuto parlarti?»

Ethan sbuffa leggermente e una ciocca di capelli gli cade di lato, scoprendogli di più il viso. I suoi occhi sono calamite che mi attirano in un'orbita piena di misteri. Mi sorprendo nel sentirmi attratta da quegli zaffiri lucenti e capisco la ragione della sua famelica capacità di ammaliare gli altri. Dentro quelle orbite ci finirebbe chiunque.

«Semplice conversazione Porter» ammette «ma te sei sempre così impegnata giusto?»

Mi sta evidentemente provocando. D'altra parte so che è uno spaccone.

«Suppongo che dovresti esserlo anche te» rispondo accigliata.

Ethan scoppia in una risata profonda, prima di fissarmi con occhi taglienti. «Per mia fortuna riesco a fare più cose.» 

«Certo anche io quando voglio farle» controbatto piccata.

«Dunque mi consideri antipatico?» insinua velenoso.

«Dovrei considerarti?» rispondo aspra.

Ethan ride di nuovo. «Kathy dice che sei dolce» sogghigna «a me sembri solo molto arrogante Porter.»

«Detto da te fa sorridere» commento stupita.

Ethan mi squadra con più attenzione. Per un momento ho la sensazione che non mi stia solo studiando, ma sta valutando la sua prossima mossa. Forse vuole colpirmi oppure mettermi a nudo per umiliarmi. Per certo non conosce il mio punto debole e dubito che ci riuscirà mai. Ci sfidiamo con gli occhi, perché esattamente come lui, anche io lo fisso convinta. Non sono una delle bamboline che ammalia e per quanto mi riguarda possiamo tornare ad ignorarci.

La metro interrompe i nostri scontri mentali. Ethan sposta il suo sguardo oltre me, probabilmente individua la sua fermata. Scatta in avanti e mi supera con disinteresse. Senza neanche salutare. Trascorro il resto del tragitto domandandomi i motivi di questo scontro. Sono anni che ci evitiamo reciprocamente e non abbiamo nulla da condividere. Credo che essere come il giorno e la notte per noi sia fin troppo evidente, eppure Ethan ha cercato un contatto o forse mi sono illusa che lo volesse? Forse non c'era nessun secondo fine e voleva solo provocarmi. 

Dunque mi consideri antipatico?

Si forse lo considero proprio così, ma lo conosco abbastanza per poterlo dire? Cosa so di Ethan Stevens? Forse è un bullo, o lo è stato anni prima. Per il resto è un fantasma, un ragazzo maledetto e pieno di mistero. Che è meglio evitare.

Il corso extra con il professor Jackson è sensazionale. Ho partecipato ad alcune lezioni scoprendo che la materia non solo mi appassiona particolarmente, ma anche che sono dotata per questo tipo di giornalismo. Indagare a fondo gli eventi e portare alla luce una verità, questo è ciò che voglio fare nel mio futuro. Ciò che soprattutto mi stupisce è che il professore ha riconosciuto un'attitudine in me, per cui mi ha inserita definitivamente nel corso e mi ha dato un lavoro da svolgere. Dovrò trovare una storia adatta e degna di essere raccontata, ma fortunatamente ho fino al termine del semestre per presentare un articolo e mi sento ottimista in merito. Il lavoro sugli immigrati che avevo proposto al Daily è al momento in standby ed è un grande dispiacere per me. Tengo in grande considerazione quell'articolo, ma non è in linea con le richieste del professore e sto valutando di presentarlo a qualche testata per trovare un nuovo lavoro.

«Oggi Robert mi ha chiesto di te» mi dice Maggie.

Mi agito sulla panchina e stringo più forte il bicchierone di caffè. Ci siamo prese una pausa dallo studio in biblioteca dove abbiamo trascorso le ultime ore in religioso silenzio. Maggie non ha resistito e in realtà neanche io.

«Come mai?» domando curiosa.

«Credo sappia che ha perso un ottimo elemento» ammette Maggie «insomma sarebbe da stupidi non capirlo.»

Le sorrido ingenuamente. «Mi manca il Daily.»

«Perché non torni? Credo che Robert ne sarebbe felice.»

Ci rifletto su mentre sorseggio il caffè.

«Sarebbe bello ma non è la scelta giusta» dico sincera «devo correre il rischio in questo momento, ho bisogno di un cambiamento e cerco un giornale che possa offrirmi di più.»

Maggie annuisce consapevole che è la cosa giusta. Probabilmente sta valutando le mie stesse cose. Il Daily è un trampolino di lancio, non un punto di arrivo. Siamo giovani e dobbiamo tentare ora pur rischiando di rimanere bruciati. Poco dopo usciamo dal campus insieme, dirette a farci un giro per negozi così da rilassarci un po'.

Noto con la coda dell'occhio Kathy, seduta alla fermata di un autobus. Ho subito la sensazione che non sia la solita raggiante ragazza che ho visto passeggiare nei giorni scorsi per il campus e il mio istinto mi dice che devo ricambiare le sue gentilezze.

Maggie sembra notare le stesse cose così ci avviciniamo a lei.

«Ciao Kathy.» esclamiamo insieme.

Si volta verso di noi e non mi serve molto per capire che ha pianto da poco. Gli occhi lucidi e leggermente gonfi, le gote arrossate e il trucco imperfetto sono chiare prove che qualcosa non va come al solito. Ma soprattutto Kathy non ha quel sorriso puro e quasi di bambina che avevo avuto modo di conoscere in precedenza.

«Ciao ragazze» sussurra con fioco pigolio.

«Stai bene?» domando esplicita.

Mamma dice sempre che sono fin troppo diretta. Non mi manca l'empatia, anzi, ma non so mediare sui miei sentimenti e così finisco per prendere le cose di petto, rischiando di sembrare anche troppo irruente per alcuni. Ma lei sembra apprezzare la mia sincerità.

«Credo che sia evidente giusto?» dice con un lieve sorriso.

Le allungo la mano e poco dopo ci troviamo tutte e tre in una caffetteria a mangiare un gelato spropositatamente buono.

«Vengo spesso qui» ammette «dovrei dire che ci venivo in realtà» aggiunge più triste.

«Credo sia evidente il problema» commento sincera.

«É per il tuo ragazzo?» chiede Maggie più titubante.

«Ci siamo lasciati» sussurra Kathy «mi ha lasciata lui in verità» precisa poi abbassando gli occhi.

Le accarezzo una mano in segno di supporto. Non mi va di farle domande affrettate, anche se sono una ragazza decisa e diretta, conosco il rispetto per i sentimenti altrui e Kathy sta evidentemente soffrendo.

«Mi dispiace» commenta Maggie sincera anche se a disagio.

«Tranquille ragazze» ammette lei «sapevo che sarebbe successo.»

La guardo interrogativa, mentre lei si prende del tempo prima proseguire.

«Ethan è un ragazzo particolare. Non si concede agli altri con facilità e tiene cose per sé che lo limitano molto» spiega «ho tentato di farlo sbloccare con me, ma ha alzato un muro e mi aspettavo che mi avrebbe allontanata» aggiunge addolorata «me lo aveva detto di non legarmi ma non è facile.»

Rimango in silenzio, non sapendo bene cosa dire, impreparata in fatto di sentimenti.

«Non serve giustificarlo» dice Maggie più nervosa «ti ha lasciato e se stai male è colpa sua.»

Noto come si infervora. Maggie è una ragazza molto sensibile e altruista, odia la sofferenza e subisce il dolore altrui in modi che non riesco a comprendere fino in fondo. In fin dei conti non conosce Kathy così in profondità, eppure qualcosa mi dice che c'è un'affinità forte fra loro.

«Non lo giustifico ma è stato onesto dall'inizio. Non mi ha mai fatto credere che potesse esserci altro, mi sono illusa che avrei sciolto il suo cuore.»

Le scende una lacrima in silenzio. La sofferenza per amore è qualcosa di atroce e ciò che la rende ancora più tragica è che non esiste un modo di guarire, non c'è una tempistica. L'amore arriva all'improvviso, ma sfugge anche con la stessa rapidità, lasciando crateri dietro di sé che difficilmente si possono risanare. Guardo Kathy e penso che non voglio provare quel dolore, mi riprometto di non trovarmi mai in questa situazione per colpa di un uomo.

«Prova a concentrarti su altro» le propongo sincera «sulla fotografia ad esempio.»

«Oh sì lo sto facendo» ammette «ho dei lavori in porto, ma capita che con la mente torno a lui.»

«Immagino sia normale» commento titubante.

Kathy mi guarda stupita e confusa al tempo stesso. «Non ti sei mai innamorata?»

«Non saprei» ammetto «non così forse e non è una mia priorità.»

Sorride. «Eppure sei molto sensibile Amanda» aggiunge «credevo avessi già conosciuto un grande amore.»

«Ethan era un grande amore?» domanda curiosa Maggie.

Kathy rimane in silenzio. «No, era uno di quelli impossibili. Non c'era lo stesso sentimento» spiega «sfuggiva sempre e non penso abbia mai provato più di una passione. Su molte cose non eravamo complici.»

«Sei molto lucida» commento.

«Passano i giorni e metto a fuoco come stanno le cose» ammette sorridendomi.

Passiamo un po' di tempo insieme e non faccio che osservarla. È molto fiera nella sua sofferenza. Non so se riuscirei mai a essere come lei, forse perderei molta della mia dignità. Kathy invece è sempre equilibrata, solo più malinconica nella sua armoniosa bellezza. Mi soffermo a pensare ad Ethan. Effettivamente non l'ho visto nelle ultime lezioni al campus, chissà, magari soffre anche lui.

«Lui come sta?» domando di getto, pentendomene quasi subito.

Maggie mi fissa stupita. Kathy non sembra sorprendersi.

«È un ragazzo che si chiude in se stesso. Se lo conosco un po', immagino sia sparito dalla circolazione» mi dice pensierosa «non condivide la sofferenza con altri e temo che chiuderà questo capitolo a modo suo.»

Non capisco molto delle sue affermazioni, ma decido che va bene così. In fin dei conti dei sentimenti di Ethan ho uno scarso interesse, mentre capisco che mi sta più a cuore Kathy. Ci separiamo in tarda serata e rientro a casa giusto in tempo per controllare la mail prima di dormire. Sto contattando varie testate, ma ancora nessuna risposta.

I giorni successivi scrivo spesso a Kathy e le propongo di berci un caffè. Noto che sta meglio, forse parlare con noi l'ha aiutata e poi ha avuto un'opportunità lavorativa. Senz'altro uno stimolo positivo è ciò che le serviva. Per mia sfortuna invece non ho nessuna novità e sono in alto mare con l'articolo che devo presentare a Jackson. Mi riduco a passare i pomeriggi in biblioteca a sbattere la testa contro il display del tablet, ma senza avere risultati. Non ho idee, non ho una proposta di lavoro. Arriverò alla fine del semestre senza uno straccio di articolo o se anche lo avessi sarà talmente delirante da essere scartato. Il mio ottimismo si spegne, mentre vedo intorno a me situazioni più rosee.

«Torna al Daily» mi dice Maggie convinta.

«No.»

«Sei testarda Amanda» ammette lei «e sempre troppo ribelle.»

«Come?»

«Sì hai capito bene» sussurra «non torni al Daily perché non hai gradito il loro comportamento e in segno di ribellione e per orgoglio non valuti la prospettiva di un rientro.»

La guardo sconvolta. «Pensi che sia una ripicca?»

«Forse» ammette «non ti sto giudicando. Ti conosco bene e so che non è un gioco per te, ma alle volte il tuo bisogno di scontrarti contro ciò che conviene ti mette in queste condizioni.»

«Preferisco rischiare.»

«E trovarti senza un lavoro? Potresti pubblicare qualcosa almeno.»

Resto in silenzio. Colpita e affondata. Ma io sono fatta così, non è solo una questione di orgoglio. Percepisco improvvisamente qualcosa alle mie spalle, un movimento dietro di me e un fruscio che mi fa rabbrividire. Capisco di avere qualcuno accanto, ma qualcosa mi dice di fingere che non sia così.

«Stai cercando un lavoro?»

Mi volto e vedo Ethan che mi sta fissando serio e con un interesse velato di falsa curiosità.

«Ebbene?» domando esplicita.

Maggie ci guarda un po' confusa.

«Si da il caso che posso offrirti la soluzione al problema Porter» dice mellifluo «ti interessa?»

Sto per mandarlo al diavolo, ma sento una mano sul mio polso.

«Certo che le interessa» dice Maggie al mio posto. La fulmino immediatamente con lo sguardo, ma con scarso successo.

Ethan sposta su di lei  il suo sguardo che potrebbe uccidere per quanto è ammaliante. È magnetico e lei gli fa un sorriso davvero da idiota.

Mi alzo dal banco ed esco sul corridoio con lui. «Sentiamo» dico brusca.

Ethan al contrario si prende tutto il tempo prima di parlare. È calcolato nei suoi gesti e immagino che abbia previsto questo incontro, assolutamente poco casuale, ma ponderato in ogni dettaglio.

«Prima mi serve un favore però» dice autoritario.

«Scusami?»

Alza gli occhi su di me. Mi sento sovrastata da quelle fessure torbide e senza fondo.

«Hai capito bene» ammette sicuro «mi serve che tu faccia una cosa per me» aggiunge «niente di sconveniente Porter, anche se mi dicono che sei una ribelle giusto?»

«Cosa vuoi Ethan?» Pronuncio il suo nome e sento tutto il peso di quelle lettere sulle mie labbra.

«Mi serve una persona che mi accompagni da una parte.»

Scoppio a ridere. «Non sono un'assistente alla poltrona» dico aspra «né una ragazza immagine»

«Lo so» ammette «ma il tuo profilo è perfetto per l'occasione.»

Lo guardo confusa.

«Sei studiosa, preparata e penso che sai rispettare le etichette nonostante tutto» dice convinto «soprattutto però sei agli antipodi da me» aggiunge con un ghigno.

«Su questo non ho dubbi» rispondo acida.

Ethan sembra divertito. «Perfetto» dice sicuro «quindi non ti creerà problemi se ti chiedo di essere la mia fidanzata per qualche giorno.»

Spalanco gli occhi sconvolta. Per un istante voglio credere che non l'abbia detto, ma lo ha fatto. La mia reazione è immediata e mordace. «Non sono un oggetto» alzo la voce.

«Lo so» dice impassibile.

«Non faccio favori sessuali» aggiungo irritata.

Questa volta ride fragorosamente.

«Ehi Porter» alza le mani «non arriverei a tanto neanche io» aggiunge divertito «le cose stanno così: a me serve un favore senza impegno, a te un lavoro. Non ci girerò intorno, mio padre cerca una stagista, potrei fare il tuo nome, in qualità di mia fidanzata ti prenderebbe senza problemi.»

«E perché non vai te?» domando di getto ma con più curiosità di quanto dovrei.

Di tutte le cose che avrei dovuto considerare in quelle proposte assurde, mi salta alla mente solo che lui non lavorerà con il padre. Il che per me è altrettanto clamoroso in effetti.

«Questo non ti riguarda» dice duro «è un accordo pulito e senza impegno. Io ho quello che mi serve e anche te. Nel giro di qualche giorno torniamo ad ignorarci come sempre.»

La sua lucidità mi intimorisce. Soprattutto perché scopro che la vorrei anche io.

«Perché hai pensato a me?» domando ancora perplessa.

«Te l'ho detto.»

«Allora, di grazia, potresti ripetermelo?» chiedo aspra.

Mi fissa annoiato. «Perché non cerchi compagnia e pensi al lavoro. Mi serve esattamente questo.»

Mi stupisco ancora davanti alla sua squilibrata sincerità, che mi disarma completamente, lasciandomi stranamente senza parole.

«Pensaci Porter» dice voltandomi le spalle «vediamo se sei ribelle come dicono.»

Non gli rispondo mentre lo guardo allontanarsi lungo il corridoio portandosi via quel gelido brivido di adrenalina che capisco di aver percepito per tutto il tempo che Ethan è stato con me. Rientro in biblioteca con uno stato confusionario addosso. Nella mia testa scorrono le parole e i gesti di un ragazzo che continuo a non decifrare. Lui è rischio e ribellione. E capisco che esercita un potere inatteso su di me.

«Allora?» domanda Maggie curiosa.

«Mi ha offerto uno stage al City News» dico sconvolta.

Maggie spalanca gli occhi e un attimo dopo esplode dalla contentezza. «È fantastico Amanda. È la tua occasione» dice urlante «Ti rendi conto?»

Io rimango in silenzio, troppo incerta per poter esprimere un parere. Maggie mi fissa, ma in breve si rende conto che qualcosa non torna.

«Cosa ti ha chiesto?» domanda preoccupata.

La guardo stordita e incredula. Dirlo ad alta voce lo rende reale.

«Mi ha chiesto di essere la sua finta fidanzata» rispondo.

Perché siamo agli antipodi..

«Scherzi?»

«No.»

«E perché gli serve una finta fidanzata?»

«Questo non lo so» ammetto «avrei potuto indagare ma onestamente non prenderò in considerazione la sua proposta malata.»

Maggie mi guarda confusa. «Diamine Amanda» dice poi brusca «che sarà mai fingersi fidanzata con un ragazzo maledettamente bello se poi avrai il lavoro dei tuoi sogni? Pensaci.»

Non mi aspetto questa reazione. Generalmente Maggie tiene alle convenzioni molto più di me, accettare questa proposta mi sembra quasi scendere a compromessi.

«Vorrei arrivare a un livello del genere per merito» ammetto.

«Al diavolo il merito» urla Maggie «se non lo fai non ti parlerò più.»

Mi alzo dalla sedia turbata con lei che mi segue a ruota.

«Ok dai forse non ti parlo per una settimana» precisa ridendo.

Scoppio a ridere dietro a lei e mi sgonfio di tutta la tensione che ho accumulato. È scioccante ciò che è successo e non ho idea di cosa fare. Maggie continua a ripetermi che rinunciare sarebbe sciocco e che anche in questo caso mi faccio condizionare dall'orgoglio. Ma il fine giustifica i mezzi? Evidentemente per Ethan sì, anche se non ho ben chiara la ragione delle sue azioni. Le bugie non mi piacciono perché presto o tardi i nodi vengono al pettine, ma perdere questa occasione non è un enorme errore?

Percorro la strada di casa con questi pensieri, finché non mi rilasso nella vasca da bagno. Boston è colpita da ingenti acquazzoni da alcuni giorni ormai e l'inverno sembra voler anticipare i tempi. I vapori dell'acqua distendono i miei nervi messi a dura prova, mentre socchiudo gli occhi facendomi trasportare dall'odore del bagnoschiuma verso atmosfere esotiche e rigeneranti.

L'ingresso di mamma nel bagno rompe la magia.

La vedo impegnata a riordinare finché, stanca, non scivola sul bordo della vasca e mi osserva.

«Come va?» mi chiede gentile.

«Ho alcune preoccupazioni» ammetto senza girarci intorno.

«Lo so» sussurra «quando fai il bagno è perché hai pensieri.»

Le sorrido, mi conosce talmente bene.

«Cosa faresti se per ottenere una cosa che desideri devi fare qualcosa di insolito e sopra le regole?» domanda d'istinto.

Mamma mi guarda confusa. «Dipende. Che intendi per insolito e fuori le regole?»

«Niente di grave, solo fare un favore ad un'altra persona.»

«Favore di che genere Amanda?» chiede mamma più preoccupata.

Sorrido. «Niente di pericoloso o amorale. Solo un po' strano.»

«Fai quasi sempre cose insolite figlia mia» ammette confusa «questa cosa ferisce qualcuno?»

«No» dico stupita «non la valuterei neppure.»

Questa volta è lei a sorridere.

«Se è una cosa eticamente ammissibile, se non fai del male al prossimo e se non vai contro il rispetto di te stessa, forse puoi farla» dice poi definitiva «anche se non so cosa devi fare, ma spero che tu sia assennata come hai sempre fatto.»

«Su questo puoi stare tranquilla» le dico sorridendole.

Mamma mi accarezza i capelli, sciogliendo i nodi che si sono formati fra le ciocche lasciate spesso fin troppo libere. Poi si alza un po' affaticata e mi lascia da sola con i miei pensieri.

Mi sento confusa e so che è una scelta apparentemente futile. In fin dei conti, fingersi la fidanzata di qualcuno non è una cosa così disturbante, ma l'idea che il soggetto della storia sia Ethan mi tormenta. Non è un ragazzo semplice, è agli antipodi da me e c'è quell'alone intorno lui che mi parla del tormento che ha inflitto ad altri, della prepotenza con cui si è sempre comportato e della disinvoltura con cui feriva il prossimo senza alcuna giustificazione. Tutte cose che mi intimoriscono inevitabilmente. Perché è vero: io e Ethan siamo gli opposti. Non potrei mai ferire qualcuno, non potrei mai calpestarlo, non potrei mai farlo soffrire come ha fatto lui tante volte. Ma nonostante tutto non posso non ammettere che questa potrebbe essere una svolta nella mia carriera. Conoscere John Stevens ed entrare nel suo giornale anche solo per un breve periodo, è qualcosa che probabilmente non accadrebbe in altro modo, se non con una raccomandazione. In fin dei conti ho sempre dato il massimo e ho fatto tanti di quei sacrifici che per una volta potrei anche prendermi qualcosa senza troppa difficoltà. Non è abbastanza fingersi la ragazza di un bullo fuori di testa?

So perfettamente cosa farò, il mio senso di ribellione mi spinge a fare qualcosa di inatteso e di sorprendentemente folle. Ma prima di qualsiasi cosa voglio seguire il consiglio di mia madre, perché non ho intenzione di ferire nessuno.

Il mattino seguente sono fuori dal campus in attesa di incontrare Kathy. Le ho scritto immediatamente e lei ha accettato la mia proposta per una colazione insieme. Entrambe abbiamo il giorno libero, da quando non lavoro ho molto tempo per me e la cosa inizia seriamente a pesarmi, ma in questo caso sono felice di potermi confrontare subito con la diretta interessata.

Ci dirigiamo in una caffetteria poco distante dall'università e ordiniamo due cappuccini con doppia panna e cacao. Kathy sembra tornata in forma: con i suoi boccoli biondi, gli occhioni da cerbiatto e un look mozzafiato che fanno invidia a una qualsiasi diva di Hollywood. Se penso alla mia tuta jumpsuit nera e i capelli legati in una coda, mi sento decisamente inferiore.

Ma al di là dell'aspetto esteriore, Kathy è dotata di una personalità ancora più accattivante e ammiro il suo carattere morbido e brillante.

«Allora dimmi tutto» mi dice serena.

«Non so da dove iniziare» ammetto sincera «è successa una cosa inaspettata, direi quasi assurda, ma è un'occasione per me.. »

Kathy si concentra maggiormente su di me, capisce che si tratta di qualcosa di delicato e che non so come gestire la situazione.

«Tranquilla Amanda, di cosa si tratta?»

Prendo un respiro profondo. «Ho incontrato Ethan ieri» sospiro «mi ha proposto uno stage nel giornale del padre.»

«Beh è fantastico» mi dice di getto prima di rabbuiarsi «come sta? Sì, insomma, è sempre il solito Ethan?»

Tentenno, perché a essere onesta non ho idea di come sia generalmente. «Non saprei. Lo conosco poco in verità.»

Kathy si mette a ridere. La sua spontaneità è aria fresca per me. «In effetti chi lo conosce davvero?»

Rimango stupita della sua affermazione. Hanno avuto una relazione e mi sembra impossibile pensare che non si conoscessero abbastanza.

«Quanto tempo siete stati insieme?» mi sfugge di bocca.

Forse è una domanda invadente, ma la curiosità prende il sopravvento.

«Cinque mesi» ammette guardando il cappuccino pensierosa «lo so che sembra strano ma Ethan non mostra a nessuno la sua vera natura, non ti fa entrare facilmente nella sua vita» mi spiega quasi con compassione

«E perché?»

«È difficile da capire, ma lui tratta i sentimenti in modo calcolato, come se non volesse mai perdere il controllo di sé o degli altri.»

«È molto triste questa cosa» dico sincera.

Non provo la compassione che vedo negli occhi di Kathy, non capisco neanche perché debba averne così tanta per un ragazzo così freddo e distaccato, che oltretutto l'ha fatta soffrire.

«Già. Ma perché mi stai parlando di lui? Cosa c'entra con lo stage e con me?»

Solo a quel punto l'imbarazzo regna sovrano, almeno per me, ma come sempre decido di essere diretta perché è l'unico modo che conosco per essere onesta e con la coscienza a posto.

«Mi ha chiesto di essere la sua fidanzata per alcuni giorni» dico d'un fiato «non so bene perché ma ovviamente è una finzione, giusto il tempo che gli serve» aggiungo «lo so è assurdo ma ci ho pensato e per me è un'opportunità» resto in silenzio un istante e intuisco dai suoi occhi che sta provando emozioni contrastanti. «Non ho interesse per lui credimi, ma se la cosa ti turba, non lo farò» concludo facendole capire che non voglio ferirla

Rimango davvero in silenzio ora, in attesa di una sua risposta e tremo all'idea che possa reagire male. Non voglio offenderla in alcun modo.

Kathy sembra riflettere a lungo, poi sospira e infine fa un mezzo ghigno che fatico a decifrare.

«Sai Amanda» esordisce sorridendo «credo che tu gli somigli più di quanto immagini»

Spalanco la bocca, sorpresa ma anche amareggiata da quel commento.

«Come puoi pensarlo?» dico aspra.

Kathy non sembra prendersela anzi la mia reazione la fa sorridere anche di più.

«Agite per interesse, siete scaltri e in qualche modo avete le vostre ossessioni» mi dice divertita «e non da ultimo avete poco a cuore i vostri sentimenti. Meglio calcolare tutto no?»

Non so cosa dire perché in parte mi riconosco in quella descrizione, eccezion fatta per la parte sulle ossessioni. Sono semplicemente ambiziosa e non credo che questo possa comportare manie compulsive.

«Ti offende questa cosa?» chiedo ancora titubante.

«No, sarei curiosa di capire cosa passa nella testa di Ethan. Non me ne aveva parlato, ma se necessita di una falsa fidanzata bolle qualcosa in pentola» commenta pensierosa «non ti ha detto altro?»

Mi gratto la testa sentendomi improvvisamente confusa e forse leggermente nervosa. Avrei dovuto approfondire di più con lui, prima di trovarmi sul punto di voler accettare. Come posso fidarmi di lui?

«Non mi ha detto nulla in realtà. Ma perché non ha chiesto a te?»

«Immagino non volesse farmi soffrire.»

«Hai un'idea alterata di Ethan» commento ridendo.

«E se l'avessi te?» dice provocandomi.

Scuoto la testa. «È un bullo» dico sicura «ha calpestato cuori e sentimenti di molte persone, devo ricordartelo?»

«Forse» ammette «ma con me è stato sincero e mi ha protetta a modo suo. Mi ha allontanata prima che potesse deludermi e farmi soffrire di più.»

Kathy crede davvero a ciò che sta dicendo? La sua visione distorta mette a dura prova la mia pazienza, ma alla fine non mi interessa. Ciò che conta è che non soffre se io accetto la sua offerta perversa.

«Quindi se mi fingo la sua ragazza è un problema?»

Kathy scoppia ridere. Sono contenta di essere la ragione della sua ilarità.

«No ma voglio sapere tutto» mi dice allegra «e ti consiglio di fare attenzione Amanda. Perché Ethan ti entra nelle ossa e può farti uscire di testa se non sei attrezzata a sufficienza.»

Questa volta sono io a ridere.

«Puoi stare tranquilla, il massimo che può accadere è che uno dei due uccida l'altro» commento scherzosa.

«Forse sarebbe meglio questo» dice convinta «ne riparleremo presto o tardi.»

Poco dopo ci separiamo senza che io mi lasci condizionare dall'opinione di Kathy in merito all'accordo che sto per stringere con l'unica persona che credevo non avrei mai frequentato nel corso della mia esistenza. Ma alla fine si tratta solo di una piccola parentesi cosa potrà mai succedere?

Non ho modo di contattare Ethan, ma non fatico comunque a trovarlo. Trascorre molto tempo al campus, anche se salta spesso le lezioni il che mi lascia molto perplessa. Kathy dice che ci somigliamo, ma onestamente non trovo un motivo per crederle.

Entro nella biblioteca e lui è lì, in un banco in fondo all'aula, a leggere con attenzione un libro. Risalta a confronto di ciò che lo circonda: la pelle chiara, il viso allungato e magro, i capelli mossi e neri. Il volto è definito da linee decise, il naso dritto e quasi cesellato, gli occhi, due fessure allungate sotto le spesse sopracciglia corvine e decise. Mi perdo a osservarlo così assorto nella lettura. È maledettamente accattivante e pericolosamente attraente. Ancora una volta percepisco le tenebre intorno a lui che calamitano verso di me, attirandomi nella sua morsa.

Mi avvicino, decisa ad affrontare la situazione. «Posso disturbarti?» dico decisa e con finta gentilezza.

Ethan non alza neanche lo sguardo.

«Dimmi» sussurra flemmatico senza distogliere gli occhi dal libro.

Mi sento avvampare per il nervoso. «Accetterò la tua proposta ma voglio sapere di che si tratta» dico decisa.

Ethan sogghigna un istante e non ho idea di quali pensieri passano per la sua mente.

«Attieniti a quello che ti ho detto» accenna «non ti serve di sapere altro» conclude ignorandomi.

Forse pensa di avere a che fare con una delle tante ragazze che cadono ai suoi piedi innamorate, ma è bene che abbia chiaro che io non appartengo a quella categoria e che questo accordo è una dare e avere reciproco.

«In qualità di tua finta fidanzata vorrei chiarire alcune cose» dico ad alta voce.

Solo a quel punto Ethan lascia cadere il libro sul tavolo, visibilmente infastidito, ma noto nel suo sguardo un lampo di sorpresa che mi da una certa soddisfazione. Un attimo dopo mi prende per un polso e mi guida fra le file di banchi in direzione dell'uscita.

Mi sento improvvisamente nervosa, non abituata al contatto con la sua mano chiusa con freddezza su di me, né conscia di cosa significhi tenere una conversazione con Ethan più lunga di una qualsiasi battuta o provocazione. Solo ora capisco che mi sono messa in un guaio da sola.

Usciamo dall'aula e Ethan si volta verso di me, senza lasciarmi il braccio, spingendomi invece verso il muro. Mi ritrovo con le spalle contro una parete fredda, il braccio alzato, ma tenuto saldamente da lui che è il diavolo in persona. Nei suoi occhi vedo scintille di rabbia e violenza, sentimenti che sono stata io a generare solo opponendomi alla sua volontà. Ma nonostante tutto non lo temo.

«Ascoltami bene Porter» sussurra avvicinandosi terribilmente al mio volto «non parlarmi mai più in quel modo, non contraddirmi e soprattutto sta al tuo posto» dice d'un fiato «non c'è niente da condividere, solo da rispettare un accordo.»

Non mi lascio intimidire. «Non funziona così» dico dura «se devo aiutarti, allora voglio saperne il motivo.»

Ethan scoppia in una risata amara e cruda. «Sei una sciocca se pensi che ho bisogno di aiuto» commenta «sei solo uno strumento, fastidioso direi, ma sei utile nonostante tutto.»

«Sei un bastardo.»

«Me lo dicono in molti» dice acidulo.

I suoi occhi sono a un passo dai miei e percepisco il suo profumo di liquirizia. La mano mi tiene ancora il polso con forza, come a volermi soggiogare. È un gioco di potere per lui, ma io non lascio la presa.

«Sai Ethan, io so di aver fatto un accordo con il diavolo, ma te non hai idea di chi hai scelto come tua fidanzata» dico schietta «forse avresti potuto chiedere a..»

Mi interrompe bruscamente. Stringendomi il braccio con più violenza, facendomi male.

«Non metterla mai più in mezzo» dice irato.

Quelle scintille di rabbia, sono ora sostituite da un calore più profondo, e se non ci fosse stato Ethan davanti a me, avrei quasi potuto credere di vedere dell'amore in quegli occhi. Capisco allora che si riferisce a Kathy, evidentemente ha saputo della nostra conversazione.

«Tutto bene?» una voce fuori campo mi distrae «ti serve aiuto?»

Un ragazzo alle spalle di Ethan deve aver notato il modo con cui mi attanaglia al muro, stritolandomi un polso. Sto per tranquillizzarlo, ma vengo sovrastata dalla sua voce.

«Sparisci.»

In un attimo il ragazzo se ne va. Non so se provare pena per la mancanza di coraggio che ha dimostrato o se spaventarmi per il potere che Ethan possiede solo guardando negli occhi le persone. Mi riscuoto e riprendo il discorso in mano, decisa a mettere in chiaro le cose.

«Le voglio bene anche io» ammetto sincera «avevo bisogno di sapere che non avrebbe sofferto vedendomi con te.»

Ethan mi fissa in silenzio. La sua rabbia sembra spegnersi lentamente e percepisco che anche la sua presa si allenta. Mi prendo il polso con l'altra mano e lo massaggio per attenuare il fastidio che mi ha procurato. Sono convinta che lui se ne è accorto, ma non commenta in alcun modo la questione.

«Attieniti a ciò che ti ho detto» conclude «non serve altro.»

Sta per voltarsi, ma gli afferro io il polso. Una scarica di energia si irradia da me a lui o forse no, da lui a me. Mi guarda con sconcerto e ancora una volta leggo qualcosa di inatteso nei suoi occhi.

«Va bene» dico fissandolo con decisione «ma due regole voglio inserirle anche io nell'accordo.»

Un ghigno divertito si dipinge sul suo volto e per un momento mi sorprendo sentendomi contenta di averlo stupito.

«Sentiamo» sussurra maliziosamente.

«Dovrai rendermi partecipe su ciò che mi riguarda direttamente» dico decisa e consapevole che lo sto contraddicendo.

Lui sembra pensarci. «Poi?»

«Niente baci» dico di getto.

Mi fissa confuso, prima di tornare a essere duro e spietato come solo lui riesce a fare.

«Manchi di immaginazione, Porter» commenta «ad ogni modo non avevo alcuna intenzione di... baciarti» aggiunge con disprezzo.

«Ottimo» concludo lasciandogli finalmente il braccio.

Ethan mi volge le spalle e si allontana definitivamente da me che torno solo ora a respirare regolarmente.

«Ci vediamo fra due giorni in aeroporto» mi dice senza voltarsi.

«Dove andiamo?» chiedo confusa.

«A Sydney.»

Un attimo dopo scompare dietro la porta a vetri, lasciandomi stordita e stranamente senza parole.

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