Nodi Lunari
Se c'è una cosa di cui sono assolutamente certo, è che non mi vanno per niente a genio i tizi come D'Onofrio. Spavaldi, si credono sempre un passo avanti agli altri, i furbi della situazione. Mi piace smentirli nel punto più vulnerabile del loro ego: la convinzione che tutti siano meno scaltri di loro. Pessima. Davvero pessima. A ogni modo non ho alcuna voglia di pensare a un imbecille che, tra l'altro, non ho mai neanche avuto il dispiacere di vedere in faccia, è bastato incaricare l'avvocato Robert Renier - Bob ai tempi del liceo - di dire due parole ai suoi tirapiedi e il buffone s'è precipitato nello studio associato a firmare i documenti che sanciscono che il ragazzo, Matias, raggiunta ormai l'età del consenso vuole stare esclusivamente con la madre e a lui non resta che rassegnarsi a rimanetre fuori dagli zebedei.
Qualcosa mi dice che siamo ancora molto lontani dall'archiviazione del caso e che l'imbecille si rifarà vivo presto. Per il momento, comunque, sono riuscito a portare Mira e Matias abbastanza lontano, perché si godano un po' di meritato svago e quella leggerezza che, sebbene lo nasconda, anche Matias non ha mai veramente provato.
Tra qualche minuto li sveglierò e spero che la colazione sia di loro gusto; questa mattina ho detto a Mercedes che poteva non venire, voglio curarmi personalmente dei miei ospiti.
Armeggio nella grande cucina con isola centrale. Matias è piuttosto pigro, quindi, sapendo di avere un congruo tempo a disposizione, inizio con il bollire del riso bianco. Nel mentre sminuzzo finemente la cipolla e il coriandolo, divido a metà tre avocado freschissimi, provenienti dalla mia serra personale, e ne pesto la polpa in un mortaio spremendovi del succo di lime. Per una consistenza più cremosa frullo tutto leggermente perché Matias non noti pezzetti nella salsa guacamole appena preparata. Evito l'aggiunta di spezie piccanti per il ragazzo, ma anche per Mira che è piuttosto delicata di stomaco.
Preparo una frittata con le uova fresche, che prendo sempre dal banco di fiducia nel vicino mercato rionale - uno che non ci vive, non penserebbe mai a New York come a un posto dove ci sono prodotti freschi e cibi salutari. Uno se la immagina tutta cemento, high-tech e fast food e invece, fuori dal caos di Manhattan, è pieno dei neighborhoods per le famiglie con i parchi, le scuole, i mercati piccoli e grandi, i bar, le botteghe.
Dopo aver sgranato il riso, lo lascio intiepidire e nel frattempo affetto i pomodori e metto in tavola la crema di fagioli neri preparata da Mercedes ieri sera e parecchie tortillas, scaldate appena al microonde, insieme a tutte le altre pietanze.
I profumi speziati che arrivano fin nelle camere devono aver messo un appetito da lupi a Matias, il quale è il primo a fare capolino dalla zona notte. Dev'essersi affrettato a finire di vestirsi, dopo la doccia, perché ha ancora i capelli bagnati. Mira lo segue appena qualche minuto dopo, raggiungendoci sugli sgabelli della penisola.
«Che profumino, Ermes!» esclama il ragazzo «quanta roba hai preparato? Soprattutto, come si mangia?»
Una risata genuina mi fugge dalle labbra. «Sei abituato alla colazione italiana dolce di tua madre, questa è una colazione sudamericana invece. Puoi abbinare il cibo sulle tortillas come vuoi.»
Verso abbondante caffè in tre tazze per me e i miei ospiti. Ormai Matias ha compiuto quattordici anni da qualche mese, è un liceale, dunque ha un'età più che congrua per il caffè.
«Buenos dias y buen desayuno» alzo la tazza per farla tintinnare con quelle dei miei ospiti.
«Gracias. Buenos dias, Ermes, y buen desayuno para ti» risponde il ragazzo in un perfetto spagnolo. Gli occhi vispi e nocciola come quelli di sua madre, curvi in un sorriso pieno, grato per la colazione proteica tipica degli Hernandez. Mira ci osserva soddisfatta della nostra intesa. Credo di piacere a suo figlio, lo capisco chiaramente dall'apertura che mi ha concesso fin dai primi momenti. L'ho sempre trattato con rispetto, come un mio pari, mai come un bambino, e sono stato sempre attento a non frappormi in nessun modo tra lui e sua madre.
«Ragazzi, dove vorreste andare oggi? Io ho pensato verso Liberty Island, se vi va. Sentiamo, Matias, tu che posti vorresti visitare? Ho tutto il giorno libero e sarò il vostro Cicerone.»
«La Statua della Libertà è una hit! Per me va benissimo!" esclama entusiasta il ragazzo. «E... possiamo andare fino in cima fino alla corona?»
«Certo!» asserisco, rivolgendo un'occhiata di intesa a Mira, mentre le prendo la mano «se la mamma se la sente viene con noi, altrimenti scaleremo la signora, io e te, sfidando gradini e fila.»
Gli occhi di Mira sono colmi di una luce meravigliosa. Nessuno l'ha mai sostituita con Matias. Ha sempre fatto tutto da sola. Qualche volta, quando proprio stava male, ho visto gli uomini della villa prodigarsi per lei, ma Mira fa il più possibile a meno di chiedere qualunque cosa perché ciò che ha ricevuto le è sempre stato rinfacciato. È abituata ai voltafaccia. Uomini e persino presunte amicizie hanno cercato di comprarla con regali e favori e lei si è sempre tirata indietro perché non può permettersi di pagare lo scotto della fiducia concessa con leggerezza. Non le è mai stato regalato niente, piuttosto le è stato portato via quel poco che si è guadagnata. Così sta sempre sulla difensiva. Aspetta il conto, sempre. Anche ora con me, so che quei brutti pensieri purtroppo offuscano il rapporto sano che abbiamo instaurato. Glielo leggo negli occhi e stringo maggiormente la presa della mia mano sulla sua. Un bellissimo sorriso le adorna il volto sebbene, negli occhi, il velo della tristezza non se ne vada mai.
Tengo sotto controllo l'impulso di baciarla a perdifiato, trattenuto dalla presenza di Matias. Quando la vedo in questo stato vorrei solo stringerla e scacciare qualsiasi ombra si frapponga tra noi. In cuor mio mi riprometto di farlo alla fine di questa giornata. Al calare della notte l'amerò ancora e ancora fino a convincerla che, di me, non deve temere.
Quando arriviamo con il battello su Liberty Island pioviggina lieve, i comodi k-way tornano molto utili. Essendo l'ora di pranzo, e avendo scelto un giorno in mezzo alla settimana, non c'è molta calca per salire in cima alla corona, tuttavia Mira preferisce aspettarci di sotto. Si sente stanca dopo l'interminabile camminata sul lungomare dai dintorni del One World Trade Center fino al molo dei traghetti. Ci attenderà, gironzolando per il negozio di souvenir, proprio sotto Lady Liberty.
Una volta in cima, Matias rimane col fiato mozzato. «Voglio vivere qui! Ora che i miei occhi possono vedere di persona questa incredibile città, ne sono più sicuro di prima. Ermes, sei fortunato!»
«Ma certo che vivrai qui, Matias. Uno sviluppatore di videogames deve per forza abitare a New York» asserisco fiero.
«Spero di riuscirci.» La sua voce si incrina appena, pervasa di una disillusione che fa male constatare in un ragazzo di appena quattordici anni.
«Sei il primo della classe, Matias. Tua madre mi ha detto che hai ricevuto persino il riconoscimento di studente modello per il tuo comportamento, quest'anno» incoraggio il ragazzo, posandogli una mano sulla spalla.
«Ci vuole anche fortuna nella vita, però. I meriti non bastano» abbassa il capo e i capelli biondi gli ricadono sul volto. «Insomma, guarda mia madre. Ha studiato tanto, ha fatto moltissimi sacrifici e continua a farli e la vita l'ha ripagata con gli attacchi di panico e... io vorrei tanto aiutarla ma...» non riesce a continuare e deglutisce, sospirando profondamente.
Avverto il cuore andare in pezzi davanti al piccolo grande uomo dinanzi a me. Lo prendo per le spalle con gentilezza e fisso i miei occhi nei suoi.
«Matias» imploro mentalmente di trovare le parole giuste «tua madre ha te, non ti pare che abbia meritato un figlio che la ama tanto? Che non le chiede mai niente e la riempie di orgoglio? Un figlio che mette da parte un po' di tempo, ogni giorno per lei, togliendolo ai suoi amici e alle sue passioni per non lasciarla sola a fine serata. Il vostro legame è unico. Credimi, non potrebbe essere più fiera e felice di avere te.» Cerco di riprendere fiato inspirando a fondo. «Sei un ragazzo fantastico e lei ti ama moltissimo. Ha già tutto, perché ha te. Ora voglio chiederti una cosa: anche io voglio bene a tua madre, tanto. E desidero avere ufficialmente il permesso di stare con lei. Ti dà fastidio? Sii sincero, non mi offendo.»
Lo vedo inspirare mentre fissa lo sguardo pensoso sui grattacieli di Lower Manhattan. «Mi stai simpatico, Ermes. E non perché hai i soldi, delle belle case e ci porti in dei posti fichissimi. Sei forte perché non sei un montato come tanti famosi, sembri uno a posto. Puoi uscire con mia madre. Le piaci e lei piace a te. Dormite insieme da un po' tanto... me ne rendo conto. Mi fa piacere che lei non sia più da sola. Hai il permesso, ma non farle male, altrimenti ti uccido, è una promessa! Se vuoi divertirti puoi avere chiunque, ma mamma è una donna semplice, che ha sofferto troppo e ha bisogno di essere amata veramente. Troppe persone l'hanno presa in giro, ti prego solo di non farlo anche tu.»
Matias preme un pugno sul mio addome in maniera scherzosa per smorzare i discorsi seri. Poi entrambi torniamo con gli occhi sul panorama e ci affacciamo leggermente per vedere se scorgiamo Mira, di sotto. Lei è lì, riparata dal cappuccio del k-way ci guarda sorridente e noi la salutiamo sbracciandoci calorosamente.
Angolo Autrice:
Perdonate l'assenza, ma i tanti impegni chiamano senza lasciarmi tregua. Come ho detto, finirò questa storia, ma lentamente, con i miei ritmi. Non lascio i miei personaggi a metà e vi dico che i due prossimi capitoli sono già pronti. Come sempre mi farà piacere sapere che ne pensate nei commenti.
Piccolo indovinello per il lettore: perché Nodi Lunari è il titolo di questo capitolo?
A presto ♥️,
Nives.
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