Il Luna Park
Darling, you got to let me know.
Should I stay or should I go?
If you say that you are mine,
I'll be here 'til the end of time.
So you got to let me know
Should I stay or should I go?
Should I stay or should I go now?
If I go there will be trouble.
And if I stay it will be double.
So you gotta let me know...
Should I stay or should I go?
Should I Stay Or Should I go –
The Clash
Da quando Ermes è arrivato, Carmen, la mia collega, non ha perso occasione di farsi notare nella sua perenne corsa al primato. Nei turni di lavoro si alterna con me, ma quando non tocca a lei il servizio gironzola attorno al figlio del dottore con fare civettuolo, colmandolo di mille attenzioni. Arriva persino a togliermi dalle mani i vassoi che preparo, per essere lei stessa a portarglieli e mostrarsi sempre disponibile. Io la lascio fare, in fondo mi fa un favore alleggerendomi, in un certo senso, e poi non sono in competizione con nessuno; bado solo a far bene come sempre.
Nelle pause pomeridiane, anziché ritirarsi in camera per riposarsi perché "stanca morta" a suo dire, ha preso ad accedere in piscina, tentando di attaccare bottone con il figlio del padrone, adducendo ogni pretesto buono. Sfoggia, alternandoli spesso, succinti bikini variopinti sul suo fisico minuto ma ben proporzionato.
Osservo divertita tutta la kermesse che inscena con il fare maliardo tipico della donna furba che è. È arrivata a prendersi talmente tanta confidenza, in queste settimane, da chiedere a Ermes, poco fa, se potesse spalmarle la crema solare sulla schiena. Il grottesco teatrino è visibile dalle vetrate della sala da pranzo mentre spolvero e rassetto. E persino dal giardino, da cui, il povero Ahmed si strugge tra la gelosia consumante e il desiderio non corrisposto nei confronti della proterva Carmen.
Il povero diavolo aspetta solo il momento nel quale vedrà Ermes e su Carmencita – come il giardiniere l'ha ribattezzata – andare di sopra, nelle camere padronali, o appartarsi in qualche siepe ombrosa della villa. Nonostante il trascorrere delle settimane, questo non è accaduto; contrariamente alle previsioni, sembra che il figlio del dottor Hernandez sia del tutto indifferente al fascino di Carmen. Ho addirittura notato come cerchi di evitarla così che, quando la morettina tutta curve e tutto pepe si appressa alla piscina, il figlio del dottore, compresi bene i turni e le intenzioni di lei, scompare in soggiorno a giocare alla PS5 con Matias.
Oggi ha provato ad accollarsi ai due, scodinzolando loro dietro come un cagnolino e sgocciolando pure, in maniera incurante, sul prezioso persiano che campeggia al centro della sala da pranzo, senza tenere conto del disastro messo a segno, visto l'inestimabile valore del tappeto.
«Carmen, per cortesia, non entrare in soggiorno grondante e, in linea di massima, ti pregherei di rispettare la mia privacy senza seguirmi ovunque» Ermes, stufo, la rimette al suo posto.
Carmen diventa più bianca di un cencio, ché la sua fulgida abbronzatura da fare invidia a una bagnina californiana da serie tv anni novanta pare un lontano ricordo.
Ermes mi rivolge dunque una tacita occhiata e mi prende di mano lo spazzolone. «Qui ci penso io, sei abbastanza stanca per fare gli extra, Mira. Va' a riposarti, ci vediamo alle nove.»
Poco dopo, mentre mi dirigo verso la dependance, Ahmed mi affianca. Come sempre facciamo due chiacchiere prima di andare a cambiarci per la cena. «Ehi, Mira, allora tu e Mati andate al Luna Park con Ermes, stasera?»
«A quanto pare...» rispondo un po' in imbarazzo. In realtà conduco zero vita sociale ma ho accettato per Matias: è un'occasione in più per farlo divertire. Va d'accordo con Ermes, si intendono sui videogiochi e, anche se c'è grande differenza d'età, legano bene. Probabilmente è perché Ermes è un padre e sa come prendere i ragazzini.
«Beh, fai bene, sono proprio contento che usciate a svagarvi. Ermes mi ha chiesto di andare a bere una birra insieme, qualche sera fa. Sembra veramente un tipo alla mano, non me lo aspettavo.»
«Mi dispiace che tu non venga con noi. So che Ermes ti ha chiesto se potevi rimanere in casa... per Santiago sai. Non lo dice, ma ha paura se deve lasciarlo solo.»
«Nessun problema per me, Mira. Ermes ha detto che la prossima volta lasceremo Carmen di guardia e ce ne andremo noi quattro!» ride divertito. «Carmen è davvero impossibile. Da quando è arrivato Ermes, che è sempre così amichevole, stranamente sono diventato invisibile» ammette con un velo d'amarezza nei grandi e sinceri occhi scuri che eludono il mio sguardo e volgono sull'asfalto del vialetto. «Sei un'amica, Mira. Hai sempre cercato di aprirmi gli occhi su di lei.»
«E tu sei un tesoro, Ahmed» lo incoraggio «non avrei trovato questo lavoro, se non fosse stato per te. Hai un cuore d'oro e sono certa che arriverà la persona giusta.»
«Grazie, Mira. Apprezzo le tue parole e il tuo affetto ma sono realista, guardami: sono povero e turco, non esattamente il principe azzurro!» fa spallucce «non posso minimamente competere con quel gran figone di Ermes, ma l'hai visto? Beh del resto fa l'attore, mica poteva essere bruttarello. Poi è pure ricco. Chi se lo fila uno come me invece? A chi tutto e a chi niente.»
«Smettila! Esistono ancora persone capaci di guardare oltre le apparenze.»
Ahmed è tanto dolce. Lo osservo avviarsi verso la villa mentre mi rivolge un ultimo saluto affettuoso con la mano e quel suo sorriso malinconico e buono. Il dottor Hernandez, più volte, mi ha detto che dovrei mettermi con lui ma Ahmed è cotto di Carmen e io sto bene così. Sì, per la prima volta, sento che non mi serve altro. Sono serena da quando lavoro per gli Hernandez e già questo ha del miracoloso.
Quando rientro, trovo Matias già pronto e vestito di tutto punto, doccia fatta. Ne deduco l'entusiasmo dell'uscita con Ermes.
Anche se sono stanca, un sorriso per il mio ragazzo nasce spontaneo.
«Ma'» mi fa «Il bro è ricco sfondato, cioè ti rendi conto? Beato lui, può fare tutto quello che vuole nella vita» considera, lasciandosi cadere nel divano, mentre maneggia il controller della Play Station.
«Beh, ciò che ha se lo guadagna» preciso.
«Ma', anche tu te lo guadagni ciò che hai, ma ti spacchi la schiena e noi non ce li sognamo neanche tutti quei soldi. Conta, se nasci in una famiglia già ricca come quella di Ermes.»
«Sicuramente. Eppure c'è anche chi parte da zero. Come dico sempre, tu studia e impegnati e forse avrai le opportunità che vuoi. Non è mai saggio fare dei paragoni. Piuttosto, visto che Ermes è così disponibile, chiedigli dei consigli per avviarti nel mondo degli sviluppatori di videogiochi. Vivendo a New York sicuramente potrebbe darti delle dritte.»
«Allora io vado, Ahmed. So che alla sera siete liberi, mi dispiace approfittare del tuo tempo.»
«Ermes non preoccuparti, sarei rimasto comunque a casa, non avevo programmi. Piuttosto fa' divertire un po' Mira che ne ha bisogno.»
«Ci provo, Ahmed, ci provo» ridacchio.
«Sono sicuro che quella testa dura abbia accettato perché porterai Matias sulle giostre dove lei non riesce a salire perché ha paura.»
«Lo sai? Ci ho pensato pure io e quindi l'ho invitata apposta, così non si sarebbe potuta rifiutare.»
«Ben fatto, Ermes» Ahmed mi batte una pacca sulla spalla e mi saluta, rientrando in casa, dunque imbocco il vialetto che conduce alla dependance. Mira sistema delle piantine in giardino e Matias giocherella col cellulare, seduto al bordo di una sdraio.
«Ehi, ciao, allora andiamo?»
«Ciao Ermes» Matias salta su e mi saluta con il bump, battendo il pugno contro il mio mentre Mira sorride. Saliti in macchina faccio rotta verso l'autostrada per Orlando. I miei ospiti ancora non lo sanno, ma ho in mente una serata molto speciale per loro.
Dopo un bel tratto di strada, vedendo la direzione imboccata, è Mira a rompere il silenzio «Scusa, Ermes, non avevi detto che andavamo nelle vicinanze?»
«Sì sì, infatti siamo quasi arrivati» la tranquillizzo ma non credo abbia mangiato la foglia perché, con la coda dell'occhio la vedo fissarmi in tralice con sguardo inquisitorio.
Giunti alla destinazione che avevo in mente e, scesi dall'auto, le facce dei miei ospiti sono impagabili: hanno gli occhi sgranati dallo stupore.
«Che figata!» esclama Matias.
«Parla bene!» gli fa eco sua madre. «Ermes, ma...» si volge poi verso di me facendo spallucce con i palmi aperti a chiedere spiegazioni «avevi detto il Luna Park, non Disneyland!» mi guarda con una espressione che è un misto tra la sorpresa e il disappunto più totale. «Ma poi a quest'ora? Praticamente è chiuso.»
La guardo e sorrido sornione, sollevando un sopracciglio. Lei ne solleva uno a sua volta: ha capito. «Quella di stasera è solo una visita veloce. Qui dobbiamo tornarci con più calma, ma intanto saltiamo un po' di fila dopo la chiusura, e poi non avrà i suoi vantaggi fare il mio mestiere?»
«C'hai le skill, si sa!» replica Matias che intanto ha già preso una coca zero in uno dei chioschi all'entrata. Un amico di famiglia, che lavora nel parco divertimenti ci guida con un golf cart fino all'avveniristica struttura dinanzi alla quale, a Mira e Matias, casca la mascella: il Galaxy Edge, la parte del parco dedicata a Star Wars. Mi è venuta subito l'idea quando ho capito che Mira è una fan. Di colpo la vedo irrigidirsi, mentre stiamo per entrare.
«Voi andate, io ho un po' di mal di testa, l'aria condizionata potrebbe peggiorarlo, vi aspetto fuori.»
Vedo l'espressione di Matias incupirsi «Va beh, Ermes, andiamo io e te» mi esorta, ma non mi do per vinto e insisto «Mira, staremo dentro il tempo che ti va, poi ti riaccompagno fuori. Dai che sarà divertente: alcune comparse sono rimaste apposta per noi.» le porgo la camicia che indosso al di sopra della t-shirt «tieni questa, così starai più calda». Lei esita ma alla fine pare convincersi. La vedo bisbigliare qualcosa a suo figlio che rigira però gli occhi al cielo e le dice «Ma' stai chill, su. È grande e illuminato lì dentro, non ci pensare.»
Finalmente entriamo e ad accoglierci c'è la rampa di imbarco del Millenium Falcon. Una figata! Matias ha davvero ragione e le facce dei miei compagni d'avventura sono entusiaste. All'interno ci attende Chewbacca. Io e Matias ci posizioniamo nella cabina di pilotaggio, pronti al salto subluce tramite il visore 3D mentre Mira, che non ama la realtà virtuale, fa un giro e due chiacchiere con il Wookie più famoso della galassia alla cantina Oga's dove sorseggia la specialità della casa, un Blue Milk rinfrescante, su suggerimento del nostro amico peloso. Dopo la battaglia sul mercantile Corelliano, trascino Mira e Matias alla volta della prossima tappa: l'inseguimento del perfido Kylo Ren e i suoi assaltatori che ci insidiano lungo i corridoi del loro Star Destroyer, nave dalla cui plancia assistiamo, come bambini, a un'epica battaglia tra Primo Ordine e Resistenza, le due principali fazioni nemiche. Dal dedalo di lamiere spunta un caccia Tie imperiale che ci spara addosso e riprendiamo la corsa fino a che incontriamo i piloti dell'Alleanza Ribelle, i quali ci conducono in salvo sui loro X-Wing. Dopo poco più di un'ora siamo fuori sudati, trafelati ma divertiti. La cosa più carina è stata sentire Matias e Mira che si parlavano in codice starwarsiano, un linguaggio facilmente decodificabile per chi, come me anche, è fan della galassia lontana lontana.
Come promesso, al ritorno verso Miami ci fermiamo nei pressi del Luna Park, all'hamburgheria di cui avevo accennato a Mira. Si è fatto tardi ma ho messaggiato con Ahmed per dirgli di andare tranquillamente a dormire, tanto papà difficilmente potrebbe aver bisogno di qualcosa durante la notte. Al momento del conto, Mira insiste per pagare e la lascio fare.
«Ci mancherebbe, Disneyland ti sarà costato un occhio, pure fuori orario per noi». Sorrido e distolgo lo sguardo, Mira si fa troppi problemi. Non vuole dare l'impressione di approfittarne ma io non lo penserei mai, però la capisco, fossi nei suoi panni farei altrettanto.
«Bene, allora direi di tornare, che ne pensate? Non siete abbastanza stanchi?» ci chiede lei, ma io e Matias ci siamo già guardati, occhieggiando verso la ruota panoramica.
«Ma', solo l'ultima dai... fa caldo, chi riesce a dormire o stare in casa?» Mira mi guarda sgomenta.
«Non guardare me, eh! È stata un'idea sua» puntualizzo.
«Solo un giro ragazzi, è veramente tardi.»
«Solo se vieni anche tu!» la invito.
«Devo lavorare presto, domani. Passo.»
«Hai il turno di pomeriggio» ribatto, mi sono informato. Capisco le sue rimostranze, la vedo tirare fuori dalla borsa il portafogli e la fermo. «Mira, lascia stare e vieni su con noi. Non è lo stesso se non ci sei anche tu. Hai sempre la mia camicia, non hai scuse.»
«Ermes, soffro di vertigi–»
«Non è vero!» tuona suo figlio.
Le porgo la mano, come ho fatto l'altra sera, quando eravamo fuori sulle sdraio. Nel palmo ho la camicia che le presto nuovamente, volentieri. Lei si irrigidisce, come prima al Galaxy Edge. Io e Matias chiacchieriamo a raffica ma non la perdo d'occhio, voglio assicurarmi che stia bene per questo siedo accanto a lei nella navetta della ruota. Credo sia vero che soffre di vertigini perché è molto tesa. Le sue mani sono aggrappate tenacemente agli appigli metallici e, a un tratto, credo di averla vista affannare. Penso non ci sia niente di meglio del coinvolgerla negli stupidi indovinelli in cui io e suo figlio ci stiamo sfidando, per distrarla. Giunti al punto più alto, dev'essersi rilassata. Le mani hanno lasciato la presa e sono mollemente adagiate in grembo ora, mentre sorride con la schiena poggiata alla seduta, infilando dietro le orecchie le ciocche di capelli che le finiscono sugli occhi per il vento. Un goloso spuntino notturno ci riaccompagna verso l'auto, una volta terminato il giro. È stato impossibile resistere all'invitante profumo vanigliato delle crepes e dei waffel della gelateria di fianco alla biglietteria della ruota.
Non trascorrevo serate tanto spensierate da non ricordo quanto. Si sta bene con Ahmed, con Mira e con suo figlio. Sembra quasi che il tempo abbia cancellato le cose spiacevoli, in questi bei momenti che mi lasciano una briciola di speranza per un futuro più sereno, che spero di poter trascorrere anche insieme ai miei figli.
Angolo Autrice:
Eccoci puntuali con un nuovo capitolo. Nella prima parte conosciamo Carmen, la collega di Ahmed e Mira. Nella seconda parte fa il suo ingresso il figlio tredicenne di lei, Matias, con il suo linguaggio da gamer, tipico della generazione Z, i Millenial.
Glossario:
Bro sta per abbreviazione di brother: fratello, frate, fra ecc.
Skill significa hai le abilità, i poteri.
Chill da chilling, rilassarsi trascorrendo tempo piacevole.
Quali sono le vostre impressioni su questa prima uscita tra Ermes e Mira? Che ve ne pare di Carmencita, Ahmed e Matias? Come sempre, se vi va, fatemelo sapere nei commenti.
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